"C'era nebbia nella tempesta!" Il grido eruppe dalla bocca attorniata da barba e baffi di Smithee. Il regista si era accomodato nell'immensa poltrona imbottita del suo nuovo ufficio, una tazza fumante di tè giaceva sulla scrivania.
"Signore, si sente bene?" Un omino asciutto, con in braccio una caterva di carte e fogli svolazzanti, accorse allarmato in soccorso del suo capo.
"Ah... assistente. Sì, certo, sto bene, bene. Stavo solo meditando profondamente sui concetti che la vita ti pone innanzi e su quante e quali trame ne possano scaturire. Storie che non aspettano altro che di assurgere al meraviglioso mondo della pellicola olografica."
"Capisco, signore. Si stava riposando gli occhi..."
Il regista scoccò un'occhiata malevola al proprio assistente ed alle cartelle che questi aveva sempre in mano e che sembravano essere parte integrante della fisiologia dell'uomo. "Ero solo soprappensiero" mormorò.
"Ha gridato qualcosa sul tipo: 'C'era nebbia nella tempesta'" lo informò l'assistente. "È per un nuovo olo-film? Ma che significa?"
"Non lo so, non ne ho la minima idea. Ma sicuramente sarà qualcosa di molto profondo... un nuovo concetto da trasformare in immagini sublimi... immagini che farebbero venire le lacrime agli occhi al pubblico..."
"Con il suo ultimo film ha già fatto venire le lacrime agli occhi" lo consolò l'assistente.
"Sì, ma a quelli dei critici!" sbottò invece Smithee, ben al di là di ogni facile consolazione. "E non erano di certo lacrime di commozione... credi che non sia consapevole della mediocrità del lavoro che sono costretto a svolgere? Credi che non mi bruci, dover sacrificare il mio talento e le mie idee in squallide produzioni di cassetta, successi usa e getta, quando la mia creatura, il mio bellissimo soggetto intimista sul dissidio generazionale non ha ancora potuto vedere la luce?"
"Le rimane sempre questa poltrona e questo ufficio immenso" rispose l'assistente, il cui lavoro consisteva soprattutto nello sfruttare il proprio animo pratico per stemprare i voli pindarici del capo. "Ufficio che, se mi posso permettere, ha potuto ottenere proprio grazie al successo del suo ultimo lavoro: Quella sporca accozzaglia, il film spionistico ambientato all'Accademia della Flotta. La stroncatura della critica non ha potuto niente contro il successo di cassetta."
"Quel film è stata la mia definitiva rovina."
L'assistente si guardò intorno, valutò la distanza che intercorreva fra una parete e l'altra, la vetrata luminosa, il nuovo modello di replicatore e decise saggiamente di non commentare l'ultima affermazione del boss.
Il boss, dal canto suo, ormai era lanciato ed iniziò a commentare di sua spontanea iniziativa le proprie parole: "Lo so cosa pensi, ma hai visto anche tu. Dopo l'uscita di 'Quella sporca accozzaglia' non ho fatto che ricevere copioni e soggetti improponibili. Storie diverse, intendiamoci, ma stesso tipo di film... non so se mi spiego. Guarda questo, per esempio, guarda!" Alan Smithee raccolse un foglio da sopra la scrivania e lo sventolò sotto il naso dell'assistente. "Secondo loro dovrei mettermi a girare l'ennesimo film catastrofico... il disastro annunciato, navetta che precipita nell'atmosfera a pochi chilometri dallo spazioporto con a bordo i più collaudati cliché che la storia del cinema ricordi! La donna incinta, il tizio con il braccio solo, il pargolo in fin di vita! Mondieu! Ah! Se solo il traduttore universale non avesse un protocollo 'polically correct'... almeno riuscirei a capire ciò che dico quando bestemmio."
"Ma la produzione prevede che sarà un sicuro successo, è basato su di un fatto vero. Proprio come lo era 'Quella sporca accozzaglia'."
"Già, un fatto vero che l'Accademia della Flotta non ha mai confermato però. Un momento... Accademia... l'Accademia della Flotta..." Smithee cominciò a rimuginare, rigirandosi quelle due parole sul palato, fino a che non ebbe raggiunto l'illuminazione: "Ci sono!" esclamò. "L'Accademia della Flotta Stellare mi ha portato a fondo e l'Accademia della Flotta Stellare mi permetterà di realizzare la mia creatura!"
"La sua... creatura."
"Guarda questo titolo: Cuori in Ballo." Il regista aveva attivato il terminale ed ora stava leggendo il titolo di un articolo che parlava di una festa organizzata, appunto, dall'Accademia della Flotta. Smithee continuò a leggere: "Si terrà anche quest'anno quel che è ormai conosciuto come Il Ballo dei Cuori Solitari..."
"Sì?"
"Pensa: Accademia della Flotta, giovani cadetti, l'impatto fra sogni di futuri eroici e la cruda realtà... il dover sempre dare il meglio... e poi il ballo! I primi palpiti del cuore, la nascita di relazioni, il dubbio se queste potranno durare o meno una volta volati via, nello spazio, lontani lontani... quale ambiente migliore per analizzare il dissidio interiore generazionale? In marcia, assistente! Andiamo!"
Alan Smithee uscì a passo di carica dall'ufficio ma si dovette bloccare sulla porta quando si accorse che il proprio assistente era rimasto immobile impalato al centro della stanza.
"Il suo film, signore?" chiese questi. "Il suo film? Sono anni che va avanti a menarla a spron battuto sulla sua creatura! Il mio film di qua, la mia creatura di là... pensavo che lo avesse, un film. E adesso mi viene a dire che a parte 'dissidio introspettivo generazionale' non aveva pensato ad altro? Non ha un soggetto, non ha un copione, non ha niente se non: andiamo all'Accademia a guardarci in giro!"
"Vedi?" lo rimbeccò Smithee. "Ecco perché sei rimasto un assistente. Forza, in sella! Che è infine giunto il tempo dei mulini."
Il locale di Chun sta cominciando a riempirsi, una fiumana di cadetti si sta riversando a poco a poco oltre le porte della 'Salamandra Lucente nel Sole del Mattino che varca i Cancelli del Regno del Coleottero Danzante'.
Passando da un capannello di gente all'altro un mio sospetto trova conferma. Allora non era solo un'impressione, è proprio vero che da due giorni a questa parte gli argomenti di conversazione si stanno riducendo sempre di più fino a convogliare in uno solo: Il Ballo dei Cuori Solitari.
Non posso fare a meno di provare curiosità per questi riti di accoppiamento. Vengono utilizzate un sacco di energie e poi, da ciò che ho sentito dire in giro, la maggior parte dei tentativi va a vuoto. Inoltre, secondo le statistiche, solo lo 0.01% dei cadetti che ora è in questo locale a parlare di compagni e romanticismo, procreerà entro la fine dell'anno. E allora mi domando perché tanta preoccupazione, aspettativa, pianificazione... mi sembra quasi di essere a delle prove generali di una commedia a cui non partecipo, o, al limite, ad una sessione di allenamento.
Sul mio pianeta il processo procreativo non si può certo dire semplice ma, almeno per ora, è scevro da questi riti sociali. Per come è composta la nostra popolazione, ne abbiamo già così tante, di convenzioni e riti sociali che ci manca pure di complicarli ulteriormente.
I delta gammani sono ibridi e l'unico modo per procreare è tramite l'ingegneria genetica. Pertanto i neonati vengono creati all'interno dei Laboratori di Genesi seguendo schemi di DNA studiati in precedenza dai genetisti. In poche parole, la terribile domanda 'Oddio, sarà quello giusto?' pesa sulle spalle di un'esigua fetta di specialisti. E tutta quella serie di doveri ed oneri comportamentali che relega gli individui in ruoli definiti non viene distribuita in base al sesso (o ai sessi, o alla loro mancanza) delle persone.
"Cadetto che siede a solito tavolo dove nessuno lo può vedere non si unisce a suoi compagni, oggi?" A parlare era stato Chun, gestore del locale.
"Hai visto gli altri, Chun? E dove sono?"
"Saletta privata" si limitò a dire Chun, indicandomi la direzione.
Mi alzo dal tavolo e vedo Vaarik dirigersi proprio verso le salette private. Com'è che a me non avevano detto niente? Affretto il passo, voglio scoprire cosa sta succedendo.
Quando raggiungo le salette mi si para davanti una strana scena. Vaarik non è entrato ma sta in piedi di fronte alla porta. Sembra quasi che voglia origliare... no, non è possibile.
Non faccio in tempo a concludere il pensiero che arriva Luke di soppiatto. Tanto di soppiatto che il rumore dei suoi passi riecheggia per l'intero corridoio.
"Shh... ti muovi come una vacca gravida" Vaarik lo ammonisce dopo averlo zittito.
"Pure voi, allora siete curiosi riguardo lo strano comportamento di Ripley" sbotta Dalton.
"Prima che me lo dicessi, no" rispondo. "Ma ora che lo so, sì."
In tre ci mettiamo ad origliare la conversazione che Ripley e Foster stanno tenendo nella saletta privata.
"...il tuo misterioro ammiratore ti da appuntamento questa sera al Ballo dei Cuori Solitari, promettendoti una serata di fuoco."
"...temo il misterioso ammiratore possa essere un istruttore."
Improvvisamente si fa il silenzio e non ci giungono più nemmeno quei pochi brandelli di frase che siamo riusciti ad origliare finora (sarà per il fatto che all'ultima affermazione di Ripley tutti e tre abbiamo emesso un suono soffocato?). Ci appoggiamo molto più aderentemente alla porta per poter sentire di nuovo, quando, improvvisamente... mi ritrovo a cadere a precipizio dentro ad un indagine amorosa (oltre che sul pavimento del locale di Chun).
Foster ha aperto di scatto la porta, prendendoci con l'orecchio nel sacco. Dopodiché ci spiega, come niente fosse, che qualche ammiratore segreto ha preso di mira Ripley e lei vuole scoprirne l'identità prima che iniziasse il ballo.
Semplice, no?
Scoprire l'ammiratore segreto di Ripley. È una parola... ma che sto dicendo? In realtà sono sei, magari fosse solo una! Le cose semplici, evidentemente, non sono apprezzate qui all'Accademia.
E così mi ritrovo a pedinare Fraser, l'anello di congiunzione fra un istruttore ed un cadetto. Beh... cadetto ormai non lo è più e, malgrado l'increscioso incidente capitato la volta scorsa sul Pianeta del Sempre, il gallifreyano ha mantenuto la sua cattedra di Fisica Temporale. Ma il passaggio da cadetto a Tenente J.G./istruttore è avvenuto da così poco tempo che perfino Fraser ci si deve ancora abituare. Infatti passa la maggior parte del proprio tempo fra noi cadetti invece che a fare quello che fanno di solito gli istruttori quando non sono in un aula a sbraitare formule o verità di vita.
Con queste premesse, mi hanno detto, e visto che ci sono forti possibilità che l'ammiratore segreto di Ripley possa essere un istruttore, mi hanno detto, Fraser potrebbe essere un buon indiziato, secondo loro.
I loro sono Foster, Dalton e Vaarik, anch'essi decisi, per un motivo o per l'altro, a stanare lo spasimante misterioso. Io sono della sicurezza, specializzazione: investigazioni. Fra tutti avrei dovuto essere io a scovare indizi e formulare ipotesi ma l'argomento in questione non solo non mi e famigliare ma nemmeno lo insegnano sui libri di testo.
Per scoprire il colpevole di tanta galanteria prima che inizi il gran ballo abbiamo appena una mezzo giornata di tempo, così ad ognuno di noi è stato affidato il pedinamento di un 'indiziato' nella speranza che faccia qualcosa che lo tradisca e lo smascheri senza l'ombra del minimo dubbio.
Fraser per ora non ha fatto nulla di insolito. Ho assistito ad una sua lezione di Fisica Temporale sebbene non facesse parte dei miei impegni accademici, ma per tenerlo d'occhio, questo ed altro. Il lavoro di un bravo investigatore è fatto più che altro di pazienza e costanza.
Mentre seguo Fraser lungo il corridoio tento di capire se nel suo comportamento ci sia qualcosa di diverso dal solito ma l'istruttore, finora, non ha fatto stranezze. I suoi piedi sono ancora a stretto contatto con il suolo e non emette sospiri accorati quando incrociamo coppie di cadetti. Neppure una volta si è fermato davanti ad un aiuola a declamare poesie e se continua così non vedo proprio in che altro modo possa tradirsi. Non mi resta altra scelta che continuare a seguirlo e... oh, oh. Questa non ci voleva. Il gallifreyano è appena entrato in sala professori e non posso andargli dietro senza prima una scusa valida. I cadetti solitamente non bighellonano senza scopo apparente in sala professori, perfino io darei nell'occhio, se lo facessi.
Resto a gironzolare nei pressi della Segreteria, fingendo di essere occupato a consultare questo o quello mentre tengo d'occhio la porta della Sala Professori.
"Queste le tengo io" sento dire la voce di Sherman alle mie spalle.
"Per quanto lei sembri essere convinto del contrario, lo spionaggio non è il mio settore specifico."
"Non importa, questione di sicurezza. È bene essere prudenti, è una lezione importante."
Mi volto e vedo che sta parlando con un uomo magro la cui testa arriva a fatica oltre la cintola dell'istruttore. Dopo essersi congedato, lo sconosciuto entra in sala professori e Sherman resta lì, con in mano una tale quantità di cartellette e di fogli cartacei che fatica a gestirli. Infatti non passa molto tempo che li appoggia ad uno dei tavoli della Segreteria e si allontana un attimo per sbrigare qualche sua faccenda burocratica.
Non resisto alla tentazione, mi avvicino e spio i fogli... cosa potrà mai esserci scritto? Cos'altro sta tramando, Sherman, alle spalle di noi cadetti?
'Lo spionaggio non è il mio settore specifico' aveva detto l'omino. Ma da quello che leggo ci tira abbastanza vicino. Arraffo il primo foglio prima che torni Sherman e mi allontano per esaminarlo con calma.
Leggo il titolo: Pedinamenti. (Neanche fosse un segno del destino, mi viene da pensare.)
Archetipo dell'investigatore terrestre. Ambientazione storica - XX secolo.
L'investigatore durante i suoi pedinamenti deve avere determinate caratteristiche fisse nel suo abbigliamento. E sono:
1. Pantaloni larghi di stoffa (possibilmente sgualciti).
2. Impermeabile rigorosamente di colore beige o al limite giallo, evitare a tutti i costi il nero o il grigio scuro, che sono invece colori da spia. L'impermeabile inoltre deve essere assolutamente del tipo con cintura (importante: non dimenticarsi della cintura che deve essere allacciata con un nodo stretto).
3. Cappello a borsalino in tinta con l'impermeabile (facoltativa una fascia sul cappello, ma nel caso ci sia, mai, mai di colore sgargiante. Predilire il marrone o il grigio.)
4. Durante il giorno deve indossare occhiali scuri indipendentemente dalle condizioni atmosferiche. Di notte invece deve sempre avere in bocca il mozzicone di una sigaretta. (Mai, mai usare occhiali scuri di notte o verrebbe subito identificato come spia.)
Vabbe', penso, dopo aver letto. Mi ricordo chiaramente di avere sentito Sherman che diceva: 'È una lezione importante.' Ma mi lascia piuttosto scettico il fatto che qualcuno vestito in questo modo possa pedinare un indiziato senza farsi notare. Non ho mai visto nessuno conciato così... potrebbe voler dire che il travestimento funziona? Del resto non ho nulla da perdere (né da guadagnare, ma guardiamo il lato positivo).
Neanche un quarto d'ora dopo sono abbigliato secondo istruzioni: impermeabile giallo, cappello e tutto (gli occhiali ce li avevo già, sono i miei soliti) ed entro nella sala istruttori. Tutti notano il mio ingresso, voltandosi verso di me, ma nessuno dice niente. Soltanto la Maxwell mi apostrofa con sguardo accigliato: "Il suo collega è appena uscito."
"Davvero?" Che avrà voluto dire?
"Non avete ancora finito con queste ricerche?" mi chiede poi, e dalla sua espressione noto un certo disappunto. Evidentemente vede come intrusi me e il mio misterioso collega che, detto fra parentesi, non ho idea di chi sia. Comunque prendo la palla al balzo, decidendo di assecondare le parole dell'istruttrice e alimentare l'equivoco cadutomi dal cielo. Noto che Fraser ha appena finito di consultare qualcosa su di un terminale ed ora si sta alzando.
"Manca ancora qualche dato, alla nostra ricerca, posso consultare un terminale?" chiedo, dirigendomi verso quello lasciato libero da Fraser.
Il gallifreyano saluta cortesemente gli istruttori presenti e si appresta ad uscire dalla sala. Passandomi di fianco saluta cortesemente anche me e conclude con una strana frase: "Sono sicuro sarà un bel film. Ottimo, il costume."
Sto al gioco e mi siedo al terminale su cui ha lavorato Fraser. Richiamo il log degli ultimi file consultati: ricerche e teorie scientifiche sulla fisica spazio-tempo. Nulla di anormale.
Allora richiamo i file precedenti e... la scheda di Ripley! Che io abbia fatto centro? Sono state richiamate le schede di Ripley, la mia, quella di Dalton e alcuni altri cadetti. Di certo un innamorato segreto vorrebbe tenersi informato sull'oggetto dei propri desideri e sulla cerchia di amici che questi frequenta. Tutto coincide.
Saluto ed esco a precipizio dalla Sala, devo ritrovare Fraser e concludere il pedinamento. Ci metto un po' di tempo a rintracciarlo ma poi lo vedo di sfuggita che sta uscendo dall'Accademia. Sta entrando in un taxi-pod dal quale sono appena scesi un uomo alto con barba e baffi ed il tizio asciutto. Dopo due secondi il taxi parte in direzione San Francisco.
Mi avvento a mia volta all'interno di uno dei pod pubblici parcheggiati lì vicino.
"Non me lo dica" mi apostrofa l'autista squadrandomi da capo a piedi con aria accigliata. "Segua quel taxi, giusto?"
"Come ha fatto ad indovinare?"
L'autista si limita a scrollare le spalle ed inizia ad inseguire il pod di Fraser senza fare la minima questione.
Resto un attimo sbalordito da come questo travestimento funzioni così bene. Ha effettivamente delle potenzialità di cui non mi ero reso conto... e bravi Sherman e il suo nuovo collaboratore!
Il taxi-pod scarica Fraser di fronte ad un edificio dall'aria austera. A fianco della porta principale un cartellone olografico fa bella mostra di sé ed annuncia: 'Simposio: Paradossi temporali e squilibri mcflaiani. Occorre una nuova legislazione? Relatori: Lucsley e Dulmer del Servizio Sicurezza Temporale.'
Lascio che l'istruttore entri e non lo seguo, dubito di poter scoprire qualcosa di romantico, là dentro. (E poi non ho neanche tanta voglia di incontrare di nuovo i due agenti temporali.) Così scendo dal mio pod solo per infilarmi in quello appena lasciato libero da Fraser.
"Direzione?" mi chiede questo autista.
"Faccia solo un giro dell'isolato e poi torni qui, grazie."
"Pure questo!" mormora, "che è? Una nuova moda?" ma poi parte senza fare altre domande, borbottando qualcosa su dei cliché che non riesco ad afferrare bene.
Non voglio lasciare nulla di intentato e mi metto a perquisire il pod. Lo spazio è piuttosto ridotto tanto che la mia ricerca non dura che un paio di minuti ma gli esiti sono al di sopra di ogni mia più rosea prospettiva. Nei taxi-pod di San Francisco c'è uno scomparto in cui i passeggeri possono gettare i piccoli rifiuti e che l'autista svuota nello smaterializzatore alla fine di ogni turno (ma ovviamente ciò non è ancora avvenuto.)
Durante l'intera operazione l'autista mi lancia occhiate accigliate, fino a che non si decide a chiedere: "Qualche problema?"
Mi guardo attorno, il pod ha già compiuto un giro attorno al palazzo ed ora è di nuovo fermo di fronte all'ingresso del simposio. "No, mi porti all'Accademia della Flotta."
"È sicuro di voler andare all'Accademia della Flotta?" mi chiede conferma, squadrandomi da capo a piedi. Evidentemente questo travestimento non ha su questo tizio lo stesso effetto che ha avuto sull'altro autista.
"Sì, devo incontrare degli amici al più presto" dico.
"Capisco" si limita a commentare. "Posso anche ipotizzare chi."
Cadetti, no? Che altra ipotesi c'è da fare? Devo raggiungere Vaarik, Luke, Paul e Ripley e fargli vedere la schiacciante e definitiva prova che ho trovato nello scomparto rifiuti. Piego con cura il foglio di carta e me lo infilo in tasca.
Si tratta della scheda di Ripley, Fraser ne ha fatta una copia cartacea in sala professori e sul retro, scarabocchiata a mano, spicca la frase: 'come si potrebbe mai amare una creatura del genere, se non con un ardore nascosto dalle ceneri della passione?'
È sera. Anzi, è La Sera. Il gran Ballo dei Cuori Solitari è iniziato e finito e ancora non riesco a capacitarmi di ciò che è appena successo. L'ammiratore di Ripley, così come aveva promesso, si è dichiarato. Ma non è stato questo ad averci lasciato attoniti, è stato il modo singolare in cui l'ha fatto.
Per spiegare le cose più approfonditamente, però, riprenderò il discorso da oggi pomeriggio, iniziando a parlare al passato.
Scoperto l'indizio sul taxi, ordino all'autista di tornare in Accademia ma, appena entrato nel campus sono stato bloccato da un ostacolo tanto imprevisto quanto insormontabile: Sherman.
Ho tentato di passare inosservato e scansarlo ma non ci sono riuscito, per una volta il mio travestimento ha fatto cilecca. Finora aveva funzionato così bene... credo si basi su di una specie di paradosso, non è che riesci a nasconderti perché la gente non ti vede, anzi, direi che mai, prima d'ora, così tanta gente si era girata verso di me al mio passaggio. No, è più qualcosa sul tipo: 'tutti ti vedono ma avrebbero preferito non averlo fatto.'
Comunque, torniamo a Sherman. L'istruttore notò il mio ingresso nel campus ma invece di tirare dritto come tutti gli altri mi si parò davanti, bloccandomi la strada.
"È così che vi fanno giocare al piccolo investigatore?" chiese sarcastico, accennando al mio abbigliamento. Sherman non aveva ancora digerito il fatto che io avessi scelto come specializzazione il reparto investigativo e si era messo in testa di fare di me un vero soldato. In realtà le sue esatte parole erano state: 'Ne farò un uomo!' (come l'avevo sentito esclamare una volta) ma suppongo sia solo un modo di dire terrestre.
"Ehm... no, signore. Una piccola indagine personale..." risposi. "Il cadetto Ripley ha già finito la sua lezione d'addestramento, vero? (Anche Ripley, come me, è della sezione sicurezza). Sa se si trova ancora in palestra?"
Sherman, invece di darmi l'informazione, socchiuse gli occhi e mi domandò, sospettosamente: "Perché cerchi il cadetto Ripley?"
"Ho una cosa da dirle, è urgente" dissi, tentando di accomiatarmi, ma l'istruttore non me lo permise ed aggiustò la posizione per sbarrarmi il passo.
"Mi spiace, cadetto. Ma dovrai aspettare un altro momento. Sei già in ritardo per l'esercitazione."
"Io non ho nessuno esercitazione!" esclamai. Ed era vero, non c'erano esercitazioni della sicurezza per me, quel giorno. Non mi tartassava già abbastanza durante le lezioni, Sherman? Doveva mettersi a farlo anche nel tempo libero?
"Sbagliato! Ne hai una di livello delta proprio fra cinque minuti. Presentarsi puntuali od ho i miei seri dubbi che tu riesca a passare il corso di quest'anno." Ebbene sì, a quanto pare sentiva proprio il bisogno di tartassarmi anche nel mio tempo libero. "Muoversi, cadetto! Non stare lì impalato come un paguro davanti alla Gorgone! Muoversi! Muoversi! Muoversi!"
Così per le restanti tre ore non riuscii a comunicare la mia strabiliante scoperta né a Ripley né a nessuno degli altri investigatori improvvisati. Sherman l'aveva pensata proprio bene, era riuscito a levarmi dalla circolazione per il resto del giorno. Quando gli avevo domandato dove fosse Ripley lo avevo fatto nella più ingenua sicurezza, non avrei mai potuto immaginare che fosse coinvolto, perfino nelle successive tre ore che passai a strisciare nel fango paludoso di una sala ologrammi e con un fucile phaser in mano, mi venne mai questo sospetto. Credevo si trattasse della solita ossessione di Sherman per fare di me... 'un uomo', come diceva lui, ed invece l'istinto di quella macchina da guerra ambulante era riuscito a capire che avevo investigato proprio per conto di Ripley, anche se non poteva essere sicuro su quale fosse il vero obiettivo dell'indagine. Tanto per stare sul sicuro, comunque, mi aveva giocato quello scherzetto senza che il mio, di istinto, facesse il collegamento fra l'istruttore e lo spasimante misterioso di Ripley.
Un collegamento fra Fraser e Sherman? Ridicolo.
Era ridicolo un'ora fa e lo è ancora adesso, al gran Ballo dei Cuori Solitari.
Pertanto restammo tutti di sasso quando ci incontrammo, a ballo già iniziato, per comunicarci a vicenda le nostri grandi scoperte per scoprire invece la vera identità dello spasimante misterioso. Ognuno di noi, infatti, aveva individuato senza ombra di dubbio il colpevole e, quando puntammo il dito all'unisono sul maggior indiziato, pronti a pronunciare la fatidica frase 'È stato lui!', successe...
Semplicemente.
Ed al di fuori del nostro controllo...
"Capo, è già passato un giorno e mezzo da quando il Rettore ci ha dato il permesso di condurre ricerche per il nostro film, ma finora non abbiamo fatto altro che gironzolare di qua e di là per l'Accademia senza profitto. O così mi sembra."
"Assistente, le idee veramente geniali non ti cadono addosso all'improvviso come cachi marci. Ma sbocciano dentro di te, dopo che l'anima ha assimilato e amalgamato le immagini che i freddi occhi gli hanno impresso."
"..."
"Sono sul punto di avere un'ispirazione, me lo sento."
"..."
"Guarda quei cadetti, per esempio. Quelli che hanno tentato di origliare dalla porta e sono carambolati dentro appena questa si è aperta all'improvviso. Vedi? Ora sono usciti e stanno parlottando con il ragazzo e la ragazza che erano dentro la stanza. Secondo te che cosa volevano spiare? E cosa mai si staranno dicendo, ora?"
"Capo, io non ho idea riguardo cosa stiano parlando, non si sente nulla da qui. Forse sono solo normali discorsi fra cadetti. Le lezioni, le... lezioni e... le lezioni?"
"Fantasia saltami addosso e fammi tuo per una notte!" esclamò Smithee, con tono ironico. "Non senti l'improvvisa leggerezza nell'atmosfera? Non ti senti investito da uno strano refolo? Scommetto che è di amore che si tratta."
"Ehi, guardi! Finalmente qualcuno ha aperto una finestra" esclamò l'assistente.
Ma il regista era preso dalla sua ispirazione e non gli fece caso: "Pensa: il ballo dei Cuori Solitari è alle porte, possibile che tu non riesca a pensare neanche ad una storia? Vediamo... e se la ragazza al centro avesse un ammiratore segreto che le ha fatto regali ed ora stia chiedendo agli amici aiuto per capire di chi si tratti? C'è niente di più romantico di questo?"
'C'è niente di più trito e ritrito nella storia della commedia romantica?' pensò l'Assistente, ma decise di esprimere la sua opinione con altri termini: "Signore, è un soggetto già molto sfruttato, e da olo-film che di 'introspettivo' non avevano nulla. Decisamente."
"Lo so, lo so" risposte il regista e con la mano fece un gesto come per cacciar via una zanzara. "Credi che sia questo, il tipo di storia che voglio raccontare nel mio film? Ho solo voglia di distrarmi un attimo, perché non giochiamo un po' con i cliché, che ne dici? Guarda meglio i nostri cadetti. Che cosa noti? Due di loro non ti sembrano un po' cresciutelli, per essere ancora cadetti? E quel vulcaniano con la cicatrice? Non è inquietante?"
L'assistente considerò il gruppetto sotto nuova luce. Se quello fosse stato un film sui cadetti dell'Accademia... avrebbero dovuto licenziare il responsabile al casting.
Intanto il regista continuava ad imbastire mattoncino su mattoncino una sua improbabile trama: "...la ragazza al centro, per esempio" stava dicendo quando l'assistente riportò di nuovo l'attenzione su di lui. "Non riesco ad individuarne la razza, e dire che con il nostro lavoro di gente ne vediamo! Guarda che curiose escrescenze ossee... quale commistione di fragilità e potenza sembrano racchiudere! Una principessa aliena dagli enormi poteri ma spaesata perché è alle prese con il suo primo amore... che ne dici?"
Principessa aliena? Quello sarebbe stato il momento per abbatterlo, ma l'assistente perse l'occasione, del resto chi poteva immaginare a quali conseguenze avrebbe portato, questo gioco apparentemente innocente? Non era certo la prima volta che i due si divertivano a farsi beffe dei luoghi comuni del mondo degli olo-film.
Smithee ormai franava a ruota libera, deragliando dal percorso del 'dissidio introspettivo generazionale' in maniera tanto clamorosa che nessuno dei due se ne accorse fino a che il disastro non fu compiuto. Il regista continuò a parlare: "E se in realtà fossero tutti esseri provenienti da un altro settore? Ma che dico altro settore... altra galassia! Ma perché pensare in piccolo? E se fossero tutti esseri provenienti da un altra dimensione? Venuti qui per conquistare l'universo ma un ammiratore segreto della principessa riesce a rapirne il cuore e lei diventa buona."
"Un guerriero, non può essere altri che un guerriero" affermò l'assistente.
"È vero, il cliché lo impone, ma ultimamente va di moda l'uomo tranquillo, hai notato? Colui che sotto un animo da bravo ragazzo nasconde un infanzia da karateka."
"E diventa un guerriero negli ultimi cinque minuti di film."
"Ovvio."
"E se per una volta ci fosse un colpo di scena? Se l'ammiratore segreto della principessa non fosse che un uomo tranquillo, con un'anima da impiegato che nasconde il coraggio di un leone?"
"Assistente! Vuoi forse far venire un colpo alle capocce della TriCadets propinandogli all'improvviso qualcosa di nuovo? Potrebbe essere un ottimo piano, sai?" lo rimproverò Smithee con finta aria corrucciata.
"Ha ragione, signore, tutto sommato, a questo punto, sarebbe molto meno ridicola la storia della base di contrabbandieri nascosta in un campo d'addestramento dell'Accademia."
"O quel copione che è arrivato l'altro giorno, ricordi? Quello in cui le elezioni venivano sabotate da un cadetto malvagio che voleva impadronirsi dell'Accademia."
I due ripensarono alle trame che erano costretti a vagliare tutti i giorni e scoppiarono in una risata.
Smithee, per la prima volta in quel mese, provò una sincera punta di allegria.
Smithee, con la testa fra le mani, provava una sincera punta di sconforto.
"Come è potuto accadere? Come è potuto accadere?" continuava a mormorare sconsolato.
"Capo... io sono desolato. È tutta colpa mia... non sa quanto mi senta in colpa a vederla in queste condizioni."
"I cavalli, assistente. È questa la soluzione al problema, i cavalli..."
"Cavalli, signore?"
"Sì, un tempo le comunicazioni erano portate a dorso di quadrupede e per ricevere notizie passavano a volte giorni, se non settimane. Con la tecnologia odierna, invece, le comunicazioni sono praticamente istantanee. Se invece ritornassimo ai cavalli... l'idiozia dei produttori non sarebbe fermata, no, questo è impossibile. Ma almeno ne risulterebbe notevolmente rallentata."
Era successo che l'assistente aveva inviato alla TriCadets alcuni documenti ma, per una colossale beffa del destino, fra questi erano finiti per errore anche gli appunti che l'assistente aveva preso quando lui e il regista, soltanto mezz'ora prima, stavano costruendo per scherzo quella stupida storia di principesse e innamorati segreti.
Il foglio con gli appunti, giusto per fare il maggior danno possibile, era finito nelle mani dei produttori che erano stati tanto entusiasti dell'idea da decidere di tirarci fuori un olo-film. Neanche cinque minuti fa Smithee aveva ricevuto una comunicazione urgente della TriCadets in cui gli si ordinava di interrompere le ricerche a scopo personale per condurne di finalizzate alla realizzazione del nuovo soggetto cinematografico: Cuori in Ballo.
Ovviamente sul soggetto originale sarebbero dovute essere apportate alcune lievi modifiche, sì che la storia si ammantasse di un labile pizzico di aderenza alla realtà da poter sfruttare in campo promozionale. Pertanto la vicenda romantica della principessa si sarebbe svolta durante il Ballo dei Cuori Solitari dell'Accademia (sfruttando così l'onda di una pubblicità già precotta.)
In meno di mezz'ora Smithee si era ritrovato sbalzato da un'innocente visita in Accademia in cerca di ispirazione per la propria 'creatura', a dover girare l'ennesimo baraccone astruso.
L'assistente lo lasciò a smaltire la disperazione su di una panchina del campus e si diresse verso la segreteria. Dato che si sentiva responsabile per l'accaduto aveva deciso di prendersi sulle proprie spalle l'onere delle ricerche per dare al nuovo film quel lieve (molto lieve) tocco di realtà richiesto dai produttori.
Se solo non avesse preso appunti! Ma che ci poteva fare, era così abituato a girare con cartelle, fogli e foglietti su cui appuntava tutto ciò che riguardava l'ambiente cinematografico che aveva messo giù la storia senza neanche rendersene conto.
Condurre ricerche approfondite non era un onere da poco. Il Rettore aveva acconsentito a che loro due girassero liberamente per l'Accademia perché Smithee gli aveva parlato della sua intenzione di orientarsi su un tipo di intrattenimento olografico più maturo, se solo D'Elena avesse sospettato che il regista era stato intrappolato di nuovo dalla TriCadets in un altro progetto mastica e getta, sicuramente sarebbe venuta a meno gran parte della sua benevolenza.
Inoltre dopo l'uscita di 'Quella sporca accozzaglia' (film che narrava di una spia infiltratasi nell'Accademia) non erano visti di buon occhio dal corpo docente. Fortunatamente il volto del regista non era così noto come quello degli attori, anzi, era ai più sconosciuto. A maggior ragione i lineamenti dell'assistente, mai apparsi su alcun cartellone o rivista del settore. Tuttavia, c'era purtroppo chi si ricordava le fattezze dell'ometto da quando questi era stato nei pressi dell'Accademia per assistere il regista nella sua ultima fatica e difatti gli ostacoli non tardarono a presentarsi sotto la forma minacciosa ed inquietante dei muscoli di Sherman.
"Dove pensa di andare, lei?"
"Ehm..." deglutì l'assistente, quando l'istruttore gli si parò innanzi. "Volevo solo dare un'occhiata in sala insegnanti, ho il permesso del Rettore."
"E quelli?" chiese Sherman con tono da controspionaggio, tanto per mettere sulle spine quel piccolo ingranaggio della produzione che aveva messo in cattiva luce l'Accademia mesi prima.
"Questi sono solo appunti, fogli innoqui, glielo assicuro" si affrettò a spiegare l'assistente ma la sua mente pensava freneticamente: 'Innocui! Dopo quello che hanno combinato questi appunti... e quello che potrebbe combinare questa montagna umana dopo che sarà uscito nelle sale Cuori in Ballo...' l'uomo fu percorso da brividi al solo pensarci ma si costrinse a tenere duro: "Che male vuole che facciano delle semplici cartellette?"
"Per adesso non ho una risposta disponibile ma..." disse Sherman, allungando la mano aperta, in esplicita modalità richiesta. "Queste le tengo io."
"Per quanto lei sembri essere convinto del contrario, lo spionaggio non è il mio settore specifico."
"Non importa, questione di sicurezza. È bene essere prudenti, è una lezione importante."
All'assistente non rimase altro che riversare la montagna di carta nelle braccia di Sherman ed entrare nudo (o così si sentiva lui senza i suoi appunti) nella saletta professori.
Dopo aver salutato i presenti con formule di rito, l'assistente si sedette al primo terminale libero fingendosi occupato. In realtà tentava solo di sfuggire a Maxwell che gli stava facendo una filippica riguardo a come veniva trattato il corpo docente accademico in 'Quella sporca accozzaglia.' E meno male che al momento non c'erano né Kharla né De Leone!
Mentre spulciava i file del terminale, l'assistente valutava l'atmosfera che si respirava nella sala professori e tentava di orecchiare le conversazioni sul ballo che si sarebbe tenuto quella sera. Queste informazioni avrebbero potuto far comodo per costruire set e 'dialoghi di sfondo' credibili. Quando poi inciampò per caso nei file pubblici dei cadetti non poté credere alla propria fortuna, per pura curiosità richiamò quelli dei cadetti su cui lui ed il suo capo avevano ricamato la trama di Cuori in Ballo. Grazie alla propria memoria fotografica li riconobbe dalle foto poste su di ogni scheda, le lesse brevemente mentre le stampava, solo informazioni innocue di pubblico dominio... peccato. Del resto non poteva pretendere che gli avrebbero lasciato attingere ad informazioni riservate, sospirò fra sé e sé, scostandosi dal terminale.
"Scusi, ha finito con il terminale?" L'assistente si voltò e si ritrovò faccia a faccia con un giovane gallifreyano che portava una sciarpa.
"Certo, prego" disse, alzandosi. "Si accomodi pure signor...?"
"Fraser. Molto gentile, grazie."
Non avendo più nulla da fare, l'assistente uscì dalla stanza e raccattò il mucchio di cartellette e fogli che Sherman aveva barbaramente abbandonato su di un tavolo, lasciandolo incustodito. Appena lo prese in mano capì immediatamente che qualcosa non andava. Lo soppesò un paio di volte per poi esclamare, costernato: "Manca un foglio!"
Gli ci vollero giorni per riprendersi da quell'oltraggio, ma l'Accademia negò sempre ogni responsabilità per l'incresciosa vicenda.
Quando l'assistente raggiunse di nuovo Alan Smithee, il regista non era più seduto sulla panchina con la testa fra le mani ma stava passeggiando avanti e indietro, gesticolando e pontificando fra sé e sé.
"Assistente!" lo apostrofò appena lo vide. "Dove ti eri cacciato?"
"Ho svolto indagini, capo" rispose questi, sull'attenti. "Guardi, ho qui gli appunti. Ma lei... si è ripreso dalla mazzata? Va meglio, ora?"
Smithee non rispose in maniera diretta, si limitò a fermare i suoi passi e guardare fisso davanti a sé. Poi si voltò lentamente verso il suo assistente, mentre un sorriso gli increspava gli angoli della bocca. "Ho un Piano" annunciò, con tono definitivo.
L'assistente restò un attimo immobile, impalato in mezzo al prato come se ci si fosse piantato cadendo da un'altezza vertiginosa, un sorriso congelato sulle labbra ed un brivido congelato sulla schiena. "Un piano... signore?" chiese, pur essendo sicuro che se ne sarebbe pentito.
"Vogliono costringermi a girare l'ennesimo olo-obbrobrio di cassetta, ma io li saboterò, così capiranno cosa vuol dire vero cinema!"
"Davvero, signore?" chiese l'assistente, sforzandosi perché la voce non gli si incrinasse. "E come faremo?"
"Non ne ho la minima idea."
A passo di carica Smithee condusse l'assistente verso un taxi-pod. Vero cinema e TriCadets pronunciati uno di fianco all'altro era ben di più che un ossimoro, era una bestemmia, ma i mulini a vento attendevano, schierati in posizione di battaglia, e la lotta non era che agli inizi. Solo la storia poteva dire se sarebbe stata vana o meno.
"Ho bisogno di pensare, assistente. Pensare, pensare, pensare." Smithee salì sul pod continuando a mugugnare fra sé.
L'assistente si sporse verso l'autista e gli disse: "Faccia il giro dell'isolato, grazie."
"Il giro dell'isolato?" chiese il taxista, non essendo sicuro di aver capito bene la richiesta.
"Sì, dell'isolato, giri intorno all'Accademia e torni qui, grazie." L'assistente sapeva che Smithee riusciva a concentrarsi quando era in movimento e si muoveva quando stava pensando. Probabilmente era salito sul taxi-pod senza neanche essersene reso conto, compito dell'aiutante era assecondare le esigenze celebrali del proprio capo.
L'autista si strinse nelle spalle ed eseguì ciò che gli era richiesto, contenti loro...
Appena il pod si fu messo in moto un trillo scaturì dalla cintura del regista. Smithee sganciò il suo comunicatore e riversò il file testo appena arrivatogli sul suo padd per poterlo leggere.
"Si stanno muovendo in fretta, dobbiamo agire prima di loro" disse.
"Davvero, signore?" chiese l'assistente, sbirciando il padd. "Le hanno già mandato una bozza di copione?! Come hanno fatto? Non sarà passata neanche un'ora!"
"Come vuoi che abbiano fatto? Come fanno di solito. Avranno preso cinquanta frasi fatte da cinquanta commedie a caso e le avranno cucite assieme alla rinfusa. Non ci vuole tanto tempo, per far questo. Leggimelo tu, per favore."
L'assistente prese in consegna il padd ed eseguì con tono monocorde: "La principessa dice: 'Da quando ho ricevuto quella scatola di cioccolatini da un ammiratore misterioso, provo una strana sensazione mai provata prima. Che cosa potrà mai essere questo sentimento sconosciuto che mi scalda il cuore, mi chiude lo stomaco e mi fa tremare le ginocchia, o mio sgherro?' Lo sgherro risponde: 'Probabilmente influenza, maestà. Vuole che le chiami un medico?' La principessa si porta il dorso della mano alla fronte, china indietro la testa e chiude gli occhi 'Sgherro, vorrei poter mangiare ma non sento nemmeno più i morsi della fame. Trovatelo, trovate chi mi fa sentire così. Sì, sento che è questo il mio destino.' Lo sgherro dice: 'Maestà, malgrado questo male sconosciuto che l'ha presa all'improvviso e che le ha tolto perfino l'appetito, sono sicuro che non resisterà di certo davanti ad un'insalata condita con olio Solar. Olio Solar calma i palpiti del tuo cuore perché usa solo il cuore del mais.' N.B.: inquadratura della lattina di olio Solar non inferiore ai cinque secondi... " L'assistente si bloccò, voltandosi allarmato verso il regista. "Signore, è peggio di quanto pensassimo... hanno già trovato gli sponsor!"
Dopodiché l'assistente chinò nuovamente la testa sul padd e lesse: "Allora la principessa risponde..."
"Basta così!" esclamò Smithee, con un tono di voce che avrebbe fatto invidia ad un torturatore cardassiano. "Basta così, ti supplico!"
Il registra strappò il padd dalle mani dell'assistente. "Adesso so cosa farò" annunciò trionfante. "Saboteremo questo film! Durante le riprese cambieremo le battute, così almeno riusciremo a tirarne fuori qualcosa di mediocre, se non altro. Iniziamo subito."
Smithee prese un foglio dalla catasta che l'assistente si portava appresso come una seconda pelle. Si trattava della scheda della cadetta che avevano osservato poche ore prima e che scoprì chiamarsi Ripley. "La nostra principessa" disse. "Prima di tutto faremo che non è affatto una principessa, ci butteremo sull'underground... vediamo, cosa potrebbe stravolgere il cliché? Ci sono! Guidatrice di cargo! Sarà una guidatrice di cargo."
"Una guidatrice di cargo che è venuta qui a conquistare questo universo, signore?"
"Te l'ho già detto assistente, stravolgiamo i cliché, spiazziamo lo spettatore... fammi vedere le schede degli sgherri. Dunque... qui dobbiamo buttarci sulle macchiette, questo qui per esempio, con la faccia da mandrillo sarà un pilota che si è autoconvinto di essere un gigolo. Questo qua con la faccia da inglese invece... ma guarda se non sembra sbucare fuori da una vecchia foto del passato! E sia, sarà un tizio venuto dal passato."
"Ma non sarà troppo inverosimile?"
"E noi lo faremo ancora più inverosimile! Sarà un tizio venuto dal passato dove ha passato la vita a combattere alieni cattivi e invasori. Poi chi abbiamo? Il vulcaniano. Guarda che cicatrice... un vulcaniano dal passato violento, niente IDIC, niente armonia, che ne dici?"
"Ne manca uno" rispose l'assistente, svicolando sulla domanda del 'che ne dici?'
"Davvero? Non l'avevo notato" rispose Smithee, osservando la foto sulla scheda. "La faccia non mi dice nulla. Oh, beh! Per me può anche essere un essere sintetico, un esperimento da laboratorio. Gli faremo fare 'l'occhio alieno', il tizio che non capisce mai cosa stia succedendo, un classico."
"Signore, ma... non saranno un po' troppo macchiette? Come possono essere credibili, dei personaggi del genere?"
"Non devono essere credibili, assistente, devono essere sopra le righe. È l'unico modo per salvare il film. Underground, ricorda, underground. In quanto ai dialoghi... 'Da quando ho ricevuto quella scatola di cioccolatini da un ammiratore misterioso'. Niente cioccolatini, per carità! Bombe a mano gli regala, l'ammiratore misterioso. Underground, ho detto!"
"Non crede che quelli della TriCadets tenderanno a notare i suoi piccoli cambiamenti?"
"Oh sì, ma quando se ne accorgeranno sarà troppo tardi, il film sarà già stato montato e distribuito. È un nostro dovere morale, assistente, leggi qua, pag. 4 del copione, l'ammiratore segreto dice: 'Come posso farle sapere quanto palpiti il mio cuore al suo passaggio? Dovrò quindi sempre amarla da lontano?' Adesso guarda questa foto, assistente." Il regista attirò l'attenzione del fido collaboratore sulla foto di Ripley. "Con una donna del genere davanti non trovano altro da dire che 'Oh, quanto palpita il mio cuore?' No, assistente." Smithee voltò il foglio e prese appunti direttamente su quello, dopo averci pensato su un attimo scrisse: 'Come si potrebbe mai amare una creatura del genere, se non con un ardore nascosto dalle ceneri della passione?'
Restò per qualche secondo a fissare il foglio e poi lo accartocciò, scuotendo la testa. "Ma che sto facendo? È tutta un'illusione. Quegli attorucoli non riuscirebbero nemmeno a capire ciò che stanno leggendo." Preso dalla sconforto il regista ficcò la scheda di Ripley con relativo appunto nello scompartimento rifiuti del taxi-pod.
"No, signore, la prego non si scoraggi" esclamò l'assistente. "La cinematografia olografica ha bisogno di un paladino, ora più che mai. Ha bisogno di... lei."
"Sì, è vero, hai ragione. Ma ti rendi conto dei rischi che questo comporta vero? La TriCadets..."
"Lo so signore, ma sono pronto a seguirla. È giunto il momento di dire basta allo strapotere della TriCadets. Ovunque ci saranno produttori che pensano solo al successo di cassetta... ovunque ci saranno dialoghi fotocopiati dai baci perugina... ovunque ci saranno trame di contorno agli effetti speciali... là ci sarà lei, signore!"
Smithee si voltò verso il suo assistente con un espressione non del tutto tranquillizzante.
"Ma io l'assisterò, signore" si affrettò ad aggiungere questi.
In quel momento l'autista si voltò verso di loro e chiese: "Che faccio? Un altro giro o mi fermo qui?"
"Qui dove?" chiese Smithee, lasciando il mondo dei vendicatori e tornando alla realtà.
"Qui al punto di partenza. Siamo di nuovo davanti all'ingresso dell'Accademia." risposte il tassista.
"Ah, bene, siamo arrivati allora, è proprio in Accademia che dobbiamo andare" esclamò Smithee, scendendo a passo di carica dal pod. "Forza, assistente, i mulini non staranno ad aspettare noi, è cominciata la battaglia! Dobbiamo rendere questo film un po' meno schifezza di quel che è già."
Sul volto dell'assistente si dipinse un sorriso soddisfatto, lo spirito battagliero era tornato ad aleggiare nel suo capo. Si accinse a seguirlo ma per poco non sbatté contro ad un gallifreyano con la sciarpa che stava chiedendo all'autista se il taxi fosse libero.
"Oh, mi scusi" mormorò questi. Poi lo squadrò meglio e lo riconobbe come il tizio che aveva visto in sala istruttori. "Ma guardi, di nuovo lei, come vanno le sue ricerche?"
"Molto meglio grazie, signor... Fraser, giusto? A quanto pare oggi siamo destinati a scambiarci i posti, eh?" buttò lì l'assistente a mo' di battuta, prima di congedarsi in modo cortese e correre alle calcagna di Smithee, che stava pontificando ad alta voce su come 'gliela avrebbe fatta vedere alla TriCadets'.
"Capo, ancora non riesco a capacitarmi di come, in sole tre ore, siamo riusciti a trasformare un copione di cinque pagine in uno di venticinque."
"Abbiamo solo aggiunto dialoghi sensati e scene coerenti ed esplicative ai fini della storia. È il finale che ci manca, assistente, il finale."
"Guardi, signore, là c'è quel gruppo di cadetti da cui è partita tutta questa cosa. Chissà di cosa staranno parlando? Sembra che stiano lanciando accuse a qualcuno."
Appena l'assistente finì di dire questo, le luci si spensero improvvisamente. Ci fu un 'Ohh...' da parte della folla e anche qualche 'Ma che ca...'
Poi alcuni riflettori si accesero e dal pavimento si innalzò un ring con al centro una figura solitaria ed in controluce. Cobledick e la sua orchestra cominciarono a suonare una musica a tema. Quando il ring fu fuoriuscito completamente lo sconosciuto si diresse direttamente verso Ripley fra i mormorii della folla: 'Gozar', 'Gozar!' 'Gozar?'
Questo tizio, Gozar, si inchinò galantemente davanti alla cadetta e parlò di una qualche rivincita, poi le porse un biglietto di invito in carta filigranata, con due cuori ricamati ad oro in un angolo e la scritta 'Sarei lieto se volesse unirsi a me su questo ring.'
"Se non ha altri impegni sul carnet" aggiunse l'angosiano a voce.
"Sembra una cosa in grande, signore" disse l'assistente. "Probabilmente era una sorpresa organizzata da tempo. Guardi, ci sono di mezzo quasi tutti gli istruttori. Se non ricordo male i nomi è Sherman quello fa da secondo a questo Gozar. L'ammiraglio De Leone e il comandante Stark sembrano dei commentatori sportivi. Il kingon, Vinsar mi sembra si chiami... guardi quel farfallino, è di sicuro l'arbitro..."
L'assistente fu spintonato da una Maxwell versione cronista che fendeva la folla con il microfono puntato. L'ometto si riscosse e guardò allora verso il regista per la prima volta da che le luci si erano spente e... restò di stucco.
Smithee era rimasto imbambolato a fissare l'intera scena, sembrava come ipnotizzato, gli occhi gli luccicavano. "Il finale..." mormorò. "Abbiamo trovato il finale."
Il regista alzò le mani davanti al volto e pose le dita come se stesse studiando un'inquadratura.
"Primo piano" disse "panoramica..." Smithee iniziò a descrivere le varie scene.
Annunciatore: "Signori e signori, qui è il vostro Stark, insieme a Simone De Leone che vi accolgono all'Academy Deathmatch, e vi augurano buona notte e buone botte!"
Ripresa dall'alto su ring e folla.
Intervista ai secondi di Ripley: "Veniamo, vediamo e lo fottiamo"
Intervista a Sherman (il secondo di Gozar): "Vincerà lui, ovviamente. Ha passato l'ultimo mese ad allenarsi in Siberia, niente comfort, niente tecnologia, solo lui e la natura. Grazie a lui, ora le tigri bianche sono di nuovo una specie in via d'estinzione."
Intervista ai secondi di Ripley: "Faremo vedere a quel bastardo d'angosiano come lavoriamo all'assessorato!"
Gozar: "Vinco."
Ripley: "Vinco."
Carrellata bassa, giro attorno al ring.
Annunciatore/De Leone: "Signori e signore, la signora della distruzione, la vedova nera dell'Accademia... Riiiipleeeey!"
Scatto felino della ragazza, atterraggio sulla colonna del ring.
Carrellata, giro intorno alla ragazza. Primo piano della mano con il segno di vittoria, fra le dita aperte si vede la faccia di lei e l'espressione risoluta.
Annunciatore/Stark: "È cattivo, è spietato, è laureato in architettura... ecco Naren Gozar, il macellaio angosiano."
Primo piano su sguardo assassino. Piano allargato su incedere minaccioso. Inquadratura in soggettiva del balzo e atterraggio sul ring. Primo piano viso di Ripley.
Arbitro/Vinsar: "Non mi interessa chi siete..."
Folla in delirio. Primo piano di Gozar. Inquadratura di sbarre che salgono dal terreno.
Arbitro/Vinsar (sale di tono): "Non mi interessa da dove venite..."
Folla in delirio. Primo piano di Ripley. Inquadratura delle sbarre che continuano a salire oltre la testa dei contendenti.
Arbitro/Vinsar (voce tonante): "Datevele di santa ragioneeee!"
Sbarre che si uniscono sopra il ring a formare una gabbia. Suono secco e metallico quando le sbarre si agganciano, chiudendosi sul ring. Contemporaneamente: scatto improvviso dei due contendenti, inizio della lotta.
Panoramica sugli spettatori, panoramica sul tifo dei secondi.
Secondi di Ripley: "Vaaai Ripley, vaaaaai!"
Inquadratura in soggettiva di caduta e schivata.
Sherman/secondo di Gozar: "Uccidi, figliolo. Uccidi!"
Scena al rallentatore: serie di colpi, pugno, schivata, pugno, parata, calcio ruotato.
Carrellata veloce su folla. Fuga rasoterra della telecamera verso l'orchestra. Inquadratura del ring da dietro le spalle dei suonatori. Folata di vento, pagine degli spartiti che vengono voltate dall'aria. Improvviso cambio di melodia. Primo piano sulla canzone che ora l'orchestra sta suonando: Parlami d'amore Mariù.
Carrellata a rotto di collo di nuovo verso il ring. Il combattimento si fa meno frenetico. Sempre meno frenetico fino a che i movimenti dei due duellanti non si fanno a tempo di musica. Ripley e Gozar iniziano a ballare allacciati insieme.
Carrellata sulla folla che guarda attonita.
Pian piano gli spettattori iniziano a ballare anche loro al ritmo delle note romantiche.
Ring: Gozar conduce Ripley in un caschè.
Folata di vento. Un drappo ornamentale si stacca dal soffitto e volteggia sulla gabbia, nascondendo i due ex combattenti agli occhi dei presenti.
Fine.
"Assistente" disse Smithee. "Hai mai sentito le parole: a volte la realtà supera l'immaginazione?"
L'assistente suppose fosse una domanda retorica e non rispose.
Il regista continuò: "Tutto questo è... è..."
"Grottesco? Trash? Demente? Truzzo?" propose l'assistente.
"Bellissimo."
Smithee aveva trovato il suo film.
E Ripley il suo misterioso ammiratore.
- Dalton e Vaarik passarono l'esame di Tecniche di Comunicazione grazie alle rispose che Ripley gli aveva promesso in cambio della loro collaborazione.
- Foster ebbe modo di vedere la felicità negli occhi di quella che era ormai diventata la sua sorellina adottiva per aver trovato un'anima gemella.
- Il corpo docente dell'Accademia passò una divertentissima serata e si ripromise di fare più spesso 'di queste goliardate', proprio come ai vecchi tempi.
- Gozar continuò a regalare a Ripley rose blu e a sfidarla tutte le volte che tornava in Accademia.
- Renko, da tutto questo, capì solo che picchiarsi furiosamente era una cosa molto romantica.
- L'assistente lavorò nell'ombra all'interno della struttura dirigenziale della TriCadets, falsificando copioni e provini, per permettere a Smithee di inserire in ogni film rocambolesco e standardizzato almeno un pezzetto di dissidio introspettivo generazionale.
- Smithee non riuscì per ora a girare il suo film sul dissidio introspettivo generazionale ma si consolò 'sabotando' tutti i film della TriCadets, storpiando le trame ed inserendo a tradimento dialoghi elaborati e non banali.
- 'Cuori in Ballo' uscì nelle sale un mese dopo e fu subito un enorme successo di cassetta. I critici lo considerarono: 'curiosamente quasi guardabile' in confronto alle altre produzioni TriCadets.
- I produttori della TriCadets si accorsero solo vagamente che a 'Cuori in Ballo' era stato fatto 'qualche piccolo cambiamento' perché erano troppo occupati a guardare le statistiche di accesso del pubblico alle sale, piuttosto che il film stesso.
- Il Rettore D'Elena assisté alla prima del film e si infuriò come una belva.
- The End.