DODICI PICCOLI CADETTI

ovvero: perché mi hai portato su questo planetoide se non mi vuoi bene?

"Sono un pilota, non un maledetto fantaccino!" mugugnava tra sé e sé Dalton, mentre, vanamente, cercava di schiacciare un fastidioso e ronzante insetto che lo stava pungendo da quando aveva messo piede in quel posto dimenticato da Dio.

- Tutto questo per una prova di sopravvivenza! Proprio la cosa che detestavo di più quando ero una recluta...- pensò Luke, ricordando, con orrore, il suo precedente addestramento. Facendo poi un respiro profondo e riuscendo finalmente a schiacciare quel maledetto animaletto, decise di tralasciare momentaneamente quei pensieri, ricominciando a farsi strada nella giungla così da raggiungere il resto della sua squadra e naturalmente per scoprire chi fossero i suoi membri. Infatti, gli istruttori avevano avuto la brillante idea di creare a caso con il computer, oltre ai nomi delle suddette accozzaglie, ed il loro era... DELFINI INFIOCCHETTATI... a quel pensiero Luke ebbe un moto di disgusto, anche la loro composizione, in modo da aumentare la difficoltà e abituare i cadetti al gioco di squadra.

"Dei rumori, deve essere il resto del gruppo, però è strano, mi sembrano familiari queste voci" pensò Dalton, mentre si avvicinava circospetto.

"Ehi, Luke, come va'? Anche tu del nostro gruppo vero? Come diceva sempre il mio Maestro..." gli disse una voce tranquilla alle sue spalle.

Il povero cadetto ebbe quasi un infarto per la sorpresa, ma già s'immaginava chi ci fosse dietro di lui, lentamente si voltò, mentre contemporaneamente urlava che non voleva, per nessuna ragione, sapere cosa diavolo diceva quel benedetto maestro.

"Non c'è bisogno di essere così nervoso, amico mio, rispose leggermente offeso Renko. "Però è strano, anche gli altri hanno avuto la tua stessa reazione."

"Altri? Quali altri? Domandò Luke, già temendo la risposta. Con un gesto casuale della mano, il frullato genetico indicò una decina di cadetti che cercavano di capire dov'erano finiti. Alcuni volti erano familiari, altri no, altri fin troppo conosciuti. A parte i suoi "soliti" compagni riconosceva Rebecca Goldblum ed il suo eterno avversario Ilaj, l'ex-compagno di stanza di Paul, un caitiano di nome Mefeura, stava osservando il paesaggio con aria leggermente spaesata, mentre in sottofondo si sentivano le imprecazioni di Bolty, un tellarite della sezione ingegneria, poi sentì le presentazioni degli ultimi due, cioè Musuko Senman, un umano appartenente alla sicurezza, cieco dalla nascita che vedeva attraverso una rete sensoria nei suoi abiti ma, da quello che aveva sentito, era letale anche senza, ed infine Sh'muss, un enorme Mcgaiveriano della sezione medica. Per alcuni secondi fissò con un'aria leggermente ebete i volti di Foster, Ripley e di quel beccamorto del suo compagno di stanza, se erano qui significava che facevano parte del suo stesso gruppo, insieme a Renko, la cosa non era molto chiara, per usare un eufemismo: le possibilità che loro stessero insieme in quest'esercitazione erano... scarse, come stava confermando il vulcaniano con molto più precisione. Queste elucubrazioni però ebbero vita breve, c'era un lavoro da fare ed il tempo a disposizione era poco, i loro rifornimenti erano stati teletrasportati lontani da loro, ed anche gli altri gruppi miravano di certo a prenderli, perciò più aspettavano e meno probabilità c'erano di poter recuperare qualcosa d'utile dalle casse.

"Signore e signori, è ora di muoverci, non abbiamo un minuto da perdere" esordì Dalton, con il tono di voce di chi è abituato ad essere obbedito. "C'è terra fresca, cospargetela sul volto e sui vestiti, dobbiamo mimetizzarci il più possibile e questi pigiamini sgargianti non aiutano molto. Poi voltandosi verso Renko gli disse di prendere un paio dei ragazzi della sicurezza, sarebbero stati l'avanguardia, mentre Ripley sarebbe andata in avanscoperta. Entrambi i suoi amici annuirono e si prepararono ad eseguire quei compiti.

"Ilaij, Rebecca, voi vi occuperete dei fianchi, mentre in retro ci starà Paul, il resto nel mezzo. Signore e signori, ricordatevi, fino a che non raggiungiamo le casse, comunicheremo solo a segni, vi voglio distanziati ma non troppo, rimanete sempre in contatto visivo con i vostri compagni, così riusciremo a soccorrerci in caso di necessità. Bene, tutto chiaro? Andiamo, truppa, è ora di diventare pericolosi" concluse, sfoggiando un sorriso di sfida e facendo segno d'incamminarsi.

Dalton si fermò un momento per osservare il gruppo, e vide che si era diviso in due. Da una parte c'erano i suoi quattro amici, che sebbene non molto entusiasti, stavano facendo quello che aveva detto, ma quello non lo stupì, in fondo aveva dato comandi logici e sensati. L'altro gruppo, composto dai rimanenti cadetti, stava fermo e tutti i suoi membri lo guardavano come se venisse da un altro universo

-Forse ho venduto la pelle dell'orso prima di averlo ucciso. Luke, sei un idiota, questi non sono tuoi sottoposti, ma tuoi pari che ti considerano pure un deficiente, ovvio che non prendano i tuoi ordini seriamente- pensò il cadetto - Una cosa è certa, non devo mostrare debolezza, altrimenti non m'ubbidiranno mai - concluse, preparandosi ad uno scontro di volontà.

"Ehi, chi è morto e ti ha fatto re?" disse Rebecca Goldblum, con un leggera vena di sarcasmo.

Luke la fulminò con lo sguardo e mentre stava per ribattere si avvicinò Ilaj con aria greve ed esordì: "Tovarich Dalton, ammiro la tua prontezza d'animo e la tua volontà d'aiutare, ma credo che il da farsi dovrebbe essere deciso da un soviet dei cadetti, così da poter individuare, tramite la retorica, la linea di condotta ideologicamente più corretta."

"Esatto, perché deve essere uno di voi vecchietti a dettar legge? S'intromise il caitiano amico di Foster. "Già fate gruppetto a parte, guardando noi altri come se fossimo dei novellini che non potranno mai raggiungere il vostro livello."

"Giusto, il gattone ha ragione, a dar ragione a Rebecca," s'intromise Bolty, come tutti quelli della sua razza, amava discutere e più acceso diventava il dibattito, meglio era... almeno per lui.

Paul fissava attentamente Mefeura cercando di non mettersi a ridere a crepapelle davanti a tutti, mentre gli occhi degli altri erano puntati su Luke. Questi, dal canto suo, fece un respiro profondo, cercando di mantenere la calma più assoluta. "Sentite, mettiamo in chiaro una cosa, come ho detto prima il tempo non gioca a nostro favore, abbiamo un'altra dozzina di squadre, su questo pianeta."

"Undici" lo corresse Vaarik.

"Sgrunt... undici." E, mentre si correggeva, diede un'occhiataccia al vulcaniano. "E tutte mireranno alle casse dei rifornimenti, oltre a metterci fuori combattimento, perciò è meglio agire subito. Gli ordini li ho dati io solo perché ho più di vent'anni d'esperienza in queste cose alle spalle." Nel parlare fissò dritto negli occhi il russo, mentre usava lo stesso tono che aveva quando impartiva comandi alla sua squadriglia.

"Lo sapevo, le voci erano vere lui e gli altri sono degli ex-mercenari." disse una ragazza ispanica che prima si era identificata come Lara Dyanthes, usando un tono di voce tra l'ammirato ed il disgustato. Gli altri cadetti si scambiarono delle occhiate pensierose, poi, senza dire una parola, cominciarono ad eseguire gli ordini impartiti prima.

Luke ed il resto dei suoi amici si guardarono in silenzio stupiti, cercando di non mettersi a ridere e mentalmente si ripromisero di far chiarezza sulle voci che circolavano su di loro, o almeno qualcuno lo fece. Ma, almeno per adesso, la cosa più importante era raggiungere le casse ed uscire, senza troppi danni, da quella maledetta situazione.

Con riluttanza, e con qualche mugugno, il gruppo incominciò la sua marcia.


 

L'esercitazione stava andando abbastanza bene per il gruppo, in un ragionevole lasso di tempo, ragionevole per gli standard di Shermann naturalmente, riuscirono a raggiungere le casse che per qualche miracolo non erano state ancora depredate. Purtroppo si resero subito conto di due cose: primo, c'era troppa roba e non potevano portarla tutta con loro; secondo, le scatole non avevano nessuna indicazione sul loro contenuto, perciò dovettero prenderne un po' a caso ed andarsene di fretta, infatti avevano già sentito svariate altre squadre avvicinarsi. Fino a quel momento, la cosa più terribile che era successa, era stata la sfuriata di Paul nello scoprire d'avere preso dalle casse solo delle carote (cibo che odiava con tutto il suo cuore) ed il suo seguente tentativo di rubare i fagioli a Dalton. Questo, ovviamente, senza contare il caldo, gli insetti voraci, un paio d'incontri con squadre avversarie e la scarsità di sonno. Avevano anche formato un campo base in una baracca che avevano trovato, perciò era assolutamente normale che i cadetti si rilassassero leggermente, anzi, una ventata d'ottimismo permeava l'ambiente. Il tutto cambiò quando, subito dopo uno scontro con la squadra di Perfect, Ilaj fu ritrovato con una brutta ferita da phaser, venne subito trasportato al campo, dove, utilizzando quel poco che c'era nel kit d'emergenza, si riuscì a stabilizzarlo.

"Chi è stato? Chi è stato il bastardo!" imprecava Rebecca, mentre teneva stretta la mano d'Ilaj, evidentemente preoccupata per la sorte del compagno in un modo del tutto diverso da quello di un'amica.

"Forse un cadetto o un istruttore, è probabile che un phaser vero sia stato, per sbaglio, messo in mezzo a quelli a salve" ipotizzò Vaarik.

Questo fece nascere un'accesa discussione tra i cadetti, per stabilire cosa era successo veramente, che andò avanti per una decina di minuti, fino a quando Luke fece un rumorosissimo fischio per ottenere l'attenzione di tutti, così da poter tirare le conclusioni. "Signori, la situazione è chiara, in questa zona ci sono uno o più ostili e sono armati mentre noi abbiamo solo delle armi a salve."

"Tutte cose che noi non sapevamo prima, o mio prode generale" disse con un pizzico di sarcasmo Dyanthes.

"Che cosa facciamo ora?" chiese urgentemente Kamster. Seguì un momento di silenzio fino a che Foster non prese la parola consigliando di lasciare questo posto ormai poco sicuro.


 

Erano passate alcune ore dalla partenza ed i cadetti erano molto tesi, per usare un eufemismo. Ilaj veniva trasportato su una barella di fortuna da Ripley e Bolty, Goldblum era sempre al suo fianco, cercando di tranquillizzarlo, e ogni tanto somministrandogli del sedativo per lenire il dolore.

Luke e Foster erano in prima fila facendo da battistrada, armati solo di primitive lance costruite con materiale locale, non molto contro dei phaser ma sempre meglio che niente, tutti gli altri, tranne uno, stavano attorno al ferito ed alle provviste ed erano anche loro armati con mezzi di fortuna. L'unico che non stava di guardia era Sh'muss, il gigantesco Mcgaiveriano che aspirava a diventare consigliere, anche se la maggior parte dei cadetti e degli istruttori pensava che difficilmente un coso altro più di due metri, muscoloso come un klingon e con due set di denti aguzzi, potesse ispirare molta fiducia, poi c'era la faccenda dei capelli a rasta. Fortunatamente per tutti loro, il gigante si era rivelato anche un brillante factotum, infatti, sia la barella sia le armi erano sue creazioni ed ora stava cercando di usare i pezzi dei loro phaser ed altri strumenti non totalmente funzionati che avevano trovato, per modificare la rete sensoria di Musuko, in modo che potesse essere utilizzata anche come un rudimentale tricorder.

"FFFFFFfatto, signori, non è perffffetto ma ffffunzionerà" esordì gioioso Sh'muss, mostrando orgogliosamente a tutti il suo operato.

"Sicuro che sarà utilizzabile?" domandò uno scettico Foster, mentre osservava l'ammasso di fili che adornava Musuko e che doveva passare per un tricorder.

Il gigante parve offeso ma, con calma serafica, aggiunse: "Sarà al massimo un rilevatore di movimento glorifffficato, ma se pensi di poter fffar meglio tu, accomodati" E con questo chiuse il discorso, anche perché, all'improvviso, il raffazzonato macchinario emise un ping, poi un altro ed un altro ancora ad intervalli sempre più brevi.

"20 metri... in rapido avvicinamento" urlò Musuko, mentre immediatamente tutti i cadetti si preparavano ad uno scontro. Le armi vennero impugnate e puntate, posizioni più favorevoli ad una battaglia prese, Ilaj venne messo in un luogo un po' più protetto e nascosto, al suo fianco c'era Rebecca ed aveva la stessa espressione di una leonessa che protegge i suoi cuccioli. Una calma irreale regnava in quell'area, pareva che perfino gli animali avessero smesso di far rumore e questo non aiutava di certo i loro nervi già più tesi di corde di violino, nessuno faceva un movimento, neanche per asciugarsi i rivoli di sudore che solcavano i loro volti e che non erano di certo dovuti al caldo, l'unico che parlava era l'umano cieco, con i suoi continui aggiornamenti sulla posizione del contatto.

"15 metri... davanti a noi. Singolo, pare umanoide."

"10 metri... non accenna a fermarsi."

"5 metri... signori, pronti?"

"3... 2... 1.... 0!"

Non era successo nulla, tutti si guardavano intorno preoccupati, nessuno era sicuro sul da farsi, ora.

"Dovrebbe essere davanti a noi..." disse stupito il gigante, mentre guardava stranito lo strumento che aveva assemblato.

"Lo dicevo che quel coso non avrebbe funzionato" affermò un arrabbiato Senman.

Quella che poteva essere un'accesa discussione non ebbe tempo di prendere piede perché all'improvviso il vulcaniano gridò: "E' SOPRA DI NOI E' SOPRA DI NOI!"

All'unisono i cadetti rivolsero la loro attenzione all'alto, pronti ad usare i loro primitivi mezzi, purtroppo non fecero in tempo, l'unica cosa che videro fu una snella figura scendere giù dal cielo a forte velocità gridando: "TTTTEEEESSSSORRRRRRRINNNOOOO!!"

E, atterrando su Dalton, lo fece cadere rovinosamente per terra, per poi cominciare subito a baciarlo. Gli amici di Luke non riuscirono a trattenere le risate, tranne Vaarik, ovviamente, la cui unica reazione fu d'inarcare leggermente di più il sopracciglio, mentre il resto del gruppo guardava attonito la scena chiedendosi cosa diavolo ci faceva la cameriera di Chun in quel planetoide dimenticato da tutti.

"LAM, scendi subito dal sottoscritto e dimmi come sei arrivata qua!" chiese il cadetto sbaciucchiato e sorpreso, cercando di mantenere la calma, tentativo miseramente fallito quando urlò ai suoi compagni di smettere di ridere, pena la decapitazione.

"Ehi, volete forse che vi lasciamo soli, piccioncini?" chiese Foster, guadagnandosi un occhiataccia da Luke.

"Magari!" rispose lei. "Ma per adesso mi accontenterò di far mangiare il mio tesorino, guardatelo è deperito ma adesso sono arrivata io." Alzandosi posò lo zaino, che portava alla schiena, a terra e ne tirò fuori abbastanza cibo per sfamare un plotone, con somma gioia di tutti gli altri cadetti.

"Scusa, Lam, ma come sei arrivata qua?" domandò il vulcaniano.

"Appena ho saputo dell'esercitazione mi sono subito preoccupata per il mio amoruccio, perciò mi sono imbarcata sulla nave, nella stiva, e sono scesa con il teletrasporto che c'era lì" rispose, mentre preparava il necessaire per un pic-nic.

"Adesso mettiti questo tovagliolo ed apri la boccuccia, amore, che devi nutrirti"disse rivolta al suo amore, tentando d'imboccarlo. Questi, dal canto suo, divenne più rosso della sua divisa e le disse di fermarsi, lei rimase stupita per questa reazione e quasi sembrò che cominciasse a piangere... ed in quel momento tutti gli altri cadetti guardarono malissimo il povero Luke. Immediatamente Dalton cercò di evitare il peggio: "Senti, piccola, abbiamo un ferito e delle persone cattive ci stanno inseguendo perciò non possiamo fermarci, mangerò tutto dopo, te lo giuro, solo che adesso dobbiamo scappare ed è meglio che tu venga con noi."

Subito l'umore della ragazza mutò e sorridendo andò a stringersi al braccio del cadetto. "Certamente, ora che ci sei tu a difendermi sono sicura che niente può succedermi."

E mentre il gruppo riprendeva la sua marcia, Luke mentalmente incolpava svariate deità di quello che gli stava succedendo, mentre i suoi compagni osservavano divertiti e perplessi lo spettacolo di quella strana coppia.

"Dove diavolo possono essere andati a finire quei due?" urlava Foster. "Avevano detto che tornavano subito, ed è un'eternità che sono spariti, sembra quasi la scena di uno di quei ritriti film dell'orrore che producevo."

Renko gli si avvicinò e, posandogli una mano sulla spalla, cercò di tranquillizzarlo: "Pace amico mio, pace, come disse il mio maestro: Il colombo torna a casa solo quando non ha di meglio da fare... torneranno fidati."

Tutti lo fissarono esterrefatti, di solito dopo una simile esternazione, il frullato genetico sarebbe stato subissato d'insulti ma erano tutti troppo stanchi e preoccupati per dargli peso, perfino Musuko Senman si limitò a sbuffare.

"Signori, meglio stare tutti insieme per adesso," propose Sh'muss, "meglio non offrire a chi ci segue un facile bersaglio dividendoci."

Annuirono tutti, tranne Mefeura. "Ma, ma, ma il vulcaniano e la stangona? Co... cosa gli succederà?"

"Sanno cavarsela, inoltre, nelle nostre attuali condizioni, non siamo in grado di organizzare una squadra di soccorso, una volta raggiunto il campo base avvertiremo gli istruttori" tagliò corto Luke. "Aspetteremo Lara e poi via."

"Ha ragione, Ilaj sta sempre peggio, dobbiamo affrettarci" aggiunse Rebecca, evidentemente preoccupata per la sorte del russo.

Mentre i cadetti si preparavano, Lam si avvicinò pian piano a Luke, il cui umore era palesemente nero. "Non gli è capitato nulla, abbi fiducia" gli disse, cercando così d'incoraggiarlo.

Lui si voltò e rimase ad osservarla in silenzio per qualche istante e poi appoggiandosi stancamente ad un albero: "Lo so, sono delle persone in gamba... ma prova a dire questo a Vaarik... e non ti parlo più" disse, abbozzando un sorriso.

La ragazza non tenne assolutamente conto di quel patetico tentativo d'umorismo e andò a stringersi a lui, Luke notò subito che tremava ma, prima che potesse dire qualcosa, lei l'anticipò, chiedendogli se se la sarebbero cavata. Lui la fissò dritta negli occhi e abbracciandola le rispose con un semplice sì, in qualche modo questo riuscì a risollevarle il morale. Luke, mentalmente ringraziò le tante partite a poker che gli avevano insegnato a mentire così bene.


 

In quel preciso istante, a qualche centinaio di metri di distanza, Lara Dyanthes stava adempiendo alla ricerca dei compagni scomparsi quando sentì uno strano dolore al collo, come di una puntura d'insetto, e poi all'improvviso tutto divenne sfocato e cominciò a girare, questa strana sensazione durò pochi istanti, giusto il tempo per cadere a terra, priva di conoscenza.

Con circospezione tre figure vestite di nero uscirono dai loro nascondigli, circondando la ragazza svenuta, guardandosi intorno per evitare sorprese.

"Fantastico, adesso che abbiamo preso Foster ne mancano solo due" disse sottovoce il più alto dei tre.

Uno dei suoi compagni, per la precisione il più grasso, si avvicinò a Dyanthes e cominciò ad esaminarne il viso. "Cruellio, credo che abbiamo preso il cadetto sbagliato."

"Coooosaaaaa???... No amico, ti sbagli, sono strasicuro che questo è uno di quelli che dobbiamo portare dal capo."

Il tizio scosse la testa in segno di diniego . "Credo sia una femmina."

"Ne sei sicuro?" chiese il compare.

"Fidati, a differenza di te so distinguere i maschi umani dalle loro donne."

"Opsssss... scusate, ma per me sono tutti uguali, questi umani" rispose imbarazzatissimo, mentre il restante membro del trio si copriva la faccia con una mano, chinando il capo.

"Quante storie, sono errori che possono capitare" continuò a scusarsi Cruellio.

Gli altri due intanto sollevarono Lara. "Portiamola alla base, scommetto che il capo non sarà contento" disse il grasso.

"Vero Woodleg, vero... sai, è in momenti come questo che vorrei aver dato retta a mia madre ed aver continuato con l'impresa di famiglia" rispose il terzo compagno, che teneva saldamente la ragazza per i piedi.

"Di cosa si trattava?" chiese Woodleg.

"Estorsioni e ricatti, ma io gli ho detto: no mamma, non è la mia strada. Io voglio vedere il cosmo, avere delle avventure, gli ho detto" rispose sconsolato il tipo, mentre si addentravano nella giungla.

" Beh... male che vada, la vendiamo" concluse in tono pragmatico il grassone.

"Scusate, scusate, scusate..." continuò a ripetere Cruellio, ricorrendo i suoi compari.


 

Dopo l'ennesima scomparsa di un loro compagno, gli sforzi dei cadetti per arrivare alla base erano raddoppiati, percorrevano la giungla a gran velocità, cercando nello stesso tempo di evitare d'essere seguiti, purtroppo i tentativi si erano risolti in un fallimento perché occhi rapaci li stavano osservando, aspettando solo il momento migliore per colpire.

Ed il momento era sembrato arrivare quando, inavvertitamente, Lam si era separata dal gruppo.

"Tesorino! Tesorino! Dove sei, tesorino? Non farmi stare in pena che ho paura a stare da sola, tesorino..." urlava la ragazza, sempre più preoccupata.

Intanto un trio di figure sospette stava valutando il da farsi. "Per me dobbiamo prenderla" disse sottovoce Cruellio.

Il grassone di nome Woodleg scosse il capo in senso di diniego, ma il compare non desistette. "Senti, la possiamo usare com'esca, inoltre, rivendendola, possiamo farci dei facili soldi extra."

Quest'ultima affermazione sembrava aver fatto breccia nei due tipi, che si voltarono a guardare Lam con occhi molto interessati.

"Allora, Blackspot, cosa ne dici?" chiese al membro del trio che considerava più intelligente.

"Uhmmmm... in fondo dei liquidi in più fanno sempre comodo, inoltre la ragazzina non sembra essere molto battagliera."

Il grassone sbuffò, poi si arrese al volere della maggioranza e si preparò insieme agli altri a rapire quella esotica aliena.

Mentre i malfattori stavano parlando, un altro genere di predatore aveva puntato Lam, qualcuno di altrettanto letale ma meno sofisticato. Lentamente, con passo felpato e sicuro, una specie di grosso felino uscì dal suo nascondiglio nel fogliame e si avvicinò all'ignara ragazza.

"Va bene, signori, appena la tipa è a tiro gli facciamo lo stesso trattamento dell'altra" disse Cruellio, prendendo la mira. "Un dardo e poi..."

Il suo discorso venne interrotto da Blackspot che gli fece segno di guardare in una precisa direzione, esattamente dove c'era la bestia che si apprestava ad aggredire Lam.

"Addio soldi extra!" dissero tristemente all'unisono i malfattori.

L'oni si accorse del pericolo solo dal ringhio che la cosa fece prima di attaccarla, lei ebbe il tempo di fare solo due cose. La prima fu urlare spaventata con tutto il fiato che aveva e la seconda... lanciare una saetta che trasformò l'attaccante in cenere.

I tre guardarono quella scena ammutoliti, dopo qualche istante Woddleg suggerì di tralasciare quella parte del piano e di concentrarsi solo sui cadetti che il capo voleva, i suoi compari annuirono, silenziosamente, non distaccando un momento lo sguardo dai resti fumanti dell'animale. Intanto tutto quel rumore aveva attirato il resto del gruppo, Luke in testa, subito Lam corse ad abbracciare il suo supposto marito con tanta foga da gettarlo a terra e piangendo a dirotto.

"Su, dai piccola, è tutto passato" tentava di consolarla Dalton, accarezzandole la testa e baciandola. "Adesso ci sono io a proteggerti, piccolina." E la strinse a sé con tutta la forza che aveva.

Ci vollero una decina di minuti perché la situazione si normalizzasse ed i cadetti potessero riprendere la marcia, tutti tranne Luke, gli sembrava di aver visto qualcosa di strano tra le piante, e voleva accertarsene senza che gli altri si preoccupassero, stava controllando delle strane impronte quando sentì un dolore lancinante al fianco destro e tutto divenne buio. Subito i tre malfattori in tuta nera uscirono dal loro nascondiglio e circondarono il cadetto svenuto. "Presto, presto, i suoi amici possono ritornare indietro in qualsiasi momento" disse Cruellio, con un certo tono d'urgenza e guardandosi continuamente attorno, tendendo l'orecchio per sentire l'avvicinarsi d'eventuali problemi.

"Sì, sì... uff... ma quanto pesa sto' tipo... meglio sbrigarsi, non voglio assolutamente... uff... avere a che fare con la sua donna" rispose Blackwood, prendendo Luke per le spalle mentre Woodleg lo sollevava per le gambe.

"Per me dovremmo chiedere al capo un aumento... secondo voi ce lo concede?" chiese il grassone, abbozzando un sorriso.

"NAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA" risposero all'unisono gli altri, mentre velocemente scomparivano tra la vegetazione.


 

"Ouuuuuchh... la testa, che male" Luke si stava lentamente riprendendo, la vista era ancora annebbiata, ed il fatto che una potente luce fosse puntata su di lui, di certo non aiutava, tentò di alzarsi o di muovere braccia e gambe, ma gli risultò impossibile... l'avevano legato ben stretto alla sedia. "Cosa succ..." la frase fu interrotta da un sonoro schiaffone.

"Kui le domande le fazziamo noi, kapiten?" gli rispose, in tono severo, un tipo davanti a lui.

"Dove sono i miei amici? Cosa ne avete fatto di loro?" chiese imperterrito, beccandosi, immediatamente dopo, un altro pugno in faccia.

"Ti ho detto di Kstaren zitto, pikkolo ferme."

"Auch... ma c'è l'avete con la mia faccia?" disse ,sputando del sangue e sperando di beccare uno dei suoi carcerieri. "Cavolo, ho solo questa, ed almeno smettetela con quell'accento, si sente lontano anni luce che è falso" rispose Dalton, con una smorfia di dolore.

"Ma come l'ha capito... eppure sono stato perfetto..." ribatté subito il tipo, ferito nell'orgoglio. "Auch... ehi! Jago, non darmi gli scappellotti."

"Faainax, sei un imbecille! Tu e la storia dell'accento svedese!" gli urlò in faccia il compare.

"Ehm... grazie per avermi detto i vostri nomi" disse sghignazzando Luke, intromettendosi nel discorso. "Se non sbaglio sono tipici degli orioniani, vero?"

"Fantastico, adesso basta che gli diate i codici d'accesso dei vostri conti bancari e poi siamo a posto" disse sconsolato un terzo soggetto.

"Scusa, Uncino" dissero all'unisono i due, dopo di che, stranamente, Dalton sentì solo una serie d'imprecazioni nella lingua d'Orione.

Luke in realtà vedeva ben poco, la luce che gli dirigevano direttamente sul viso glielo impediva, doveva fare affidamento sul suo udito e sul fatto che si comportavano così pensando che non fosse una gran minaccia... una valutazione non troppo distante dalla realtà, ammise a malincuore, l'unica cosa certa è che lo volevano vivo, altrimenti avrebbe già scoperto, da un pezzo, cosa c'è dopo la morte.

Il trucco era capire il perché, informazioni? Non credeva che questi tipi fossero interessati ai segreti dell'Alleanza Interstellare. Soldi? Era al verde... e non ci voleva un genio per capirlo.- Beh, cerchiamo di stare vivi abbastanza a lungo da scoprirlo - pensò mestamente.

"Signori, il capo ha detto di ammorbidirlo un pochetto, perciò..." disse Jago, con un tono che tradiva la gioia che stava per provare.

In pochi secondi, Luke fu colpito da svariati pugni in varie parti del corpo, la cosa andò avanti per parecchio, almeno così gli sembrò.

Erano dei professionisti, almeno questo bisognava concederglielo, colpivano abbastanza forte da far male ma non da causare danni seri o permanenti. Ma quello era solo l'assaggio, il brutto sarebbe venuto dopo, di quello era certo.

"Ba... basta... vi prego" rantolò Dalton. "Non... non c'è la fa... faccio più:"

"Ehi, questo non è duro come gli altri, l'abbiamo appena toccato e già crolla" lo derise Faainax.

"Lascialo supplicare ancora un po', mi diverte" Ed un sorriso maligno apparve sul volto di Jago.

Luke continuò a supplicare i suoi torturatori. "Parlerò, di... dirò tutto... vi darò qualsiasi cosa... abbiate pietà! Sono solo un povero cadetto, orfano, con pessimi voti e senza amici e senza una donna... probabilmente mi bocciano, cosa vi ho fatto di male, io? ...Non ce la faccio più, adesso mi hanno anche torturato. Oh! Destino crudele ed infame... vipregoviprego, abbiate pietà!" urlò il cadetto, in tono melodrammatico e mettendosi a singhiozzare.

I tre lo guardarono straniti per un po', poi Uncino ,con aria calma e tranquilla, gli chiese se li stava prendendo in giro.

Luke smise subito di lamentarsi e si ricompose, sfoggiando il migliore dei suoi sorrisi alzò lo sguardo in direzione della voce e disse: "Giusto un pochettino, così per gradire... sapete, sono stato torturato da professionisti, al confronto le vostre sono carezze" E poi ricominciò ad urlare.

"Io lo STRANGOLOOOOOOO" gridò Faainax, mentre si stava lanciando verso di lui con chiare intenzioni omicide. Fortunatamente venne trattenuto dai suoi compari, che continuavano a ricordargli gli ordini del capo di mantenere i prigionieri in vita. Appena il bandito si calmò, insieme ad Uncino e Jago slegò Dalton dalla sedia, tenendogli però i polsi ammanettati dietro la schiena e con poca grazia lo portarono in una specie di sotterraneo. Dopo qualche metro si fermarono davanti ad una porta e, quando l'aprirono, Luke poté vedere che conteneva i suoi compagni scomparsi, tranne Dyanthes. Con un brusco gesto venne spinto all'interno della cella, cadendo malamente addosso a Vaarik, cosa di cui nessuno dei due fu molto felice, poi, sghignazzando, gli orioniani andarono via, chiudendoli dentro.

Rialzandosi a fatica, cercò di abbozzare un sorriso e di salutare i suoi amici con una battuta, ma desistette subito, notando che loro erano del suo stesso umore, cioè più oscuro di un buco nero, almeno sembrava che non gli fosse stato fatto del male... non troppo, almeno.

Dopo alcuni minuti di convenevoli e di scambio d'informazioni, Luke ne uscì fuori con una valutazione tattica della situazione e con una soluzione a questi problemi, degni del migliore stratega della federazione. "Signori, quei maledetti ci hanno fatto prigionieri e noi dobbiamo uscire da qui."

"Non so perché, ma questa tua arguta e salace affermazione e la conseguente soluzione, non mi stupisce molto" rispose il vulcaniano con il suo solito tono gelido, mentre Ripley fu più prosaica e consigliò a Dalton un atto anatomicamente impossibile.

Lui sembrò non fare neanche caso a quei commenti e cominciò a raggomitolarsi su se stesso, cercando, nel medesimo tempo, di portare in avanti le mani, facendole passare sotto il suo sedere. "Auchhhh... ngggghhhhhhh... mamma... non sono più giovane come una ... ufffff... aiiiaaaaauuuchhhh... volta." Dopo parecchi minuti di dolorosi tentativi, alla fine Luke riuscì a portare le mani davanti a sé. "E adesso mi serve un qualcosa di piccolo, sottile e mediamente robusto... ehm, signori, amici... cadetti, qualcuno non avrebbe una forcina?" chiese, leggermente imbarazzato.

"Ne ho un paio io" rispose Ripley. "Sei fortunato che mi sia venuta la voglia di farmi crescere i capelli."

"Ehi, fortunato è il mio secondo nome" disse sorridendo Luke con la sua solita aria da sbruffone.

Dalton si avvicinò alla sua compagna e le prese la forcina dai capelli, immediatamente si mise al lavoro sulla serratura delle sue manette.

"Dalton, potresti erudirci sulle tue intenzioni?" chiese Vaarik, mentre l'osservava liberarsi ed iniziare a fare la stessa cosa con Ripley. Lui rispose, continuando nel frattempo a lavorare. "Diciamo che metto a frutto quello che ho imparato da bambino... sapete, non ero esattamente molto giudizioso nelle compagnie che frequentavo, almeno così dicevano i miei genitori, poi li unisco ai trucchetti che ho imparato quando volevo fare il prestigiatore... et voilat! Mademoisselle, lei è libera" commentò, facendo poi un leggero inchino. Ripley fece solo un breve e piccolo cenno con la testa poi si diresse verso la porta per cercare di aprirla, intanto Luke si occupava di liberare l'ultimo prigioniero.

"Fatto, compare... come va'?"

"Meglio" rispose Vaarik, sgranchendosi i polsi, per poi dirigersi subito verso la porta, per aiutare la sua compagna.

"Non ringraziare troppo, che poi stai male" mugugnò Dalton.

Il vulcaniano sentì le sue parole, dopotutto l'udito della sua razza è più sviluppato di quello umano ma non le tenne di nessun conto, inoltre era del tutto concentrato sulla porta.

"Sì, è possibile aprirla" disse sottovoce. "Bisogna solo fare un piccolo contatto ai fili della serratura e siamo liberi, il problema maggiore è arrivare ai fili, visto che sono dentro un muro" concluse.

Passarono alcuni minuti in cui fissò silenziosamente il muro, poi all'improvviso s'animò e si rivolse a Ripley. "Potrei riuscire ad aprire, ma bisogna passare il muro, c'è un modo ma sarà doloroso... per te" annunciò, con la stessa emozione di qualcuno che ordina del tè earl grey al bar.

Dal canto suo, la donna capì subito cosa voleva fare il vulcaniano, senza dire un parola prese una delle manette e l'usò per farsi un taglio al braccio, dal quale uscì copiosamente del sangue. Subito andò a strofinare la ferita sul punto del muro che Vaarik gli aveva indicato, ed in pochi secondi la parete si sciolse rivelando un groviglio di fili. Lo scienziato si mise immediatamente al lavoro, in pochi attimi la porta si aprì ed i cadetti uscirono dalla cella a velocità di curvatura.

"Ehi, Rip, tutto a posto con quella ferita?" chiese l'umano, preoccupato per l'amica, ma anche per le poco simpatiche caratteristiche del suo sangue, che potevano formare una scia di buchi dietro di loro, o ancor peggio, venir accidentalmente a contatto con la sua persona od anche con Vaarik, e non sarebbe stata una cosa molto carina. Ripley fece un mezzo sorriso ed indicò il braccio, incredibilmente il taglio si stava già richiudendo. "Beh, un pensiero in meno" disse tra sé e sé il cadetto.

Accanto alla loro cella c'è n'era un'altra da cui uscivano strani rumori, il gruppo si fermò e dopo una breve discussione venne deciso d'indagare, per fortuna non c'era bisogno di scassinare nulla, bastava premere un bottone. Appena la porta s'aprì, videro che c'era un'unica occupante, cioè il cadetto Lara Dyanthes, anche lei ammanettata e leggermente arrabbiata.

"Tutto a posto?" chiese Luke, avvicinandosi a lei, mentre gli altri due stavano di guardia nel caso uno dei carcerieri decidesse di fare una visita non gradita.

"Tutto sommato non c'è male. Ora, gentilmente, puoi togliermi questi cosi?" rispose con un tono leggermente freddo e minaccioso.

"Non scaldiamoci, ragazza, mi preoccupavo solo per te, sei pallida come un fantasma. Sei sicura di star bene?"

" Scusa, ma la mia giornata non è stata una vacanza, troppi sballottamenti per i miei gusti, sono tutta un dolore."

Capendo l'antifona, Dalton incominciò subito a lavorare su quei braccialetti non graditi ed in pochi minuti la liberò, dopo una breve discussione decisero di dividersi in due gruppi, avrebbero avuto più possibilità di fuggire ed avvertire la flotta stellare ed i loro compagni di questi sgraditi ospiti. Dyanthes prese l'iniziativa e accalappiò Ripley correndo in una direzione e lasciando indietro Vaarik e Luke, non proprio felici di dover stare insieme.

"Se credessi in certe cose, direi che è il destino che vuole che rimaniamo insieme" esternò Vaarik.

"Il destino è quel che è, non c'è scampo più per me" rispose Dalton, tentando di scherzare sulla situazione.

Non avevano una chiara idea del tempo che era trascorso, l'unica cosa certa fino ad ora era... "Ci siamo persi, ammettiamolo, non abbiamo la più pallida idea di dove stiamo andando" disse sconsolato Luke, mentre si guardava attorno, mettendosi le mani nei capelli. Il compagno lo guardò silenziosamente, per poi rivolgere la sua attenzione all'ambiente circostante, alla ricerca di un uscita. Purtroppo l'unica cosa che vide furono casse, migliaia di casse sigillate che formavano un assurdo labirinto.

"Mio Dio, hanno messo su una bella operazione, bisogna ammetterlo" commentò Luke, facendo un fischio per enfatizzarlo. Questo portò allo scappellotto che ricevette da Vaarik. "Vuoi farci scoprire?" disse.

"Scusa, mi è scappato... ehi, una porta! Vediamo cosa c'è dentro." E fece segno al vulcaniano di seguirlo. Anche quella porta non era chiusa, almeno dall'esterno, bastò premere un bottone e si aprì, rivelando un contenuto molto interessante. Infatti, legati come salami ed imbavagliati, c'erano gli istruttori preposti al controllo dei cadetti, cioè Karla, Vinsar, Sherman, Gozar e Lehnorat oltre ad un altro paio che non riconoscevano, probabilmente erano lì per rendere l'esercitazione più difficile con trabocchetti ed agguati, ma erano stati catturati da quei criminali. Fortunatamente Luke riuscì a trattenere una risata, mentre Vaarik si limitò ad inarcare il sopracciglio, più del solito, bisogna ammettere. Gli insegnanti, con mugugni ed occhiate, stavano evidentemente chiedendo di essere liberati, ma proprio mentre i due fuggitivi stavano per farlo sentirono delle voci, erano quei maledetti che si stavano avvicinando.

"Dal tono delle voci, credo che abbiano scoperto la nostra fuga" suppose Luke.

Vaarik annuì ed entrambi s'apprestarono ad andarsene, furono fermati dai borbottii dei prigionieri. I due si guardarono negli occhi per qualche secondo, poi senza dire una parola andarono via, lasciandoli esterrefatti. Luke tornò indietro dopo qualche secondo, lanciando loro un pezzo di metallo appuntito che era riuscito a recuperare. "Torneremo, non muovetevi, mi raccomando" E con quelle parole andò via, ma non prima di togliere il blocco esterno alla porta in modo che potesse aprirsi anche dall'interno.

"Finito?" chiese Vaarik mentre faceva il palo. Luke annuì ed insieme scapparono via il più velocemente possibile.


 

"Presto, orecchie a punta, ci hanno visto, corri!" urlò Luke, correndo a più non posso, verso neanche lui sapeva bene dove.

Vaarik, dal canto suo, lo seguiva a ruota, tentando d'individuare una via d'uscita. Intanto le voci degli sgherri si facevano sempre più vicine, e sempre più minacciose. "Luke, qui!" avvertì il vulcaniano, entrando in una stanza, e l'amico non si fece pregare due volte nel seguirlo a ruota.

"Dove diavolo siamo? Sembra un magazzino, ma c'è troppa poca luce" disse Luke.

"E' un magazzino" chiarì Vaarik. "Aspetta, ecco, questa dovrebbe aiutare i tuoi deboli sensi umani." E rovistando in una cassa aperta tirò fuori una piccola lampada. Accendendola subito, Luke si accorse che delle centinaia di casse lì dentro, almeno una dozzina erano aperte, immediatamente i due cominciarono a cercare qualcosa d'utile, ma trovarono solo... "Costumi, decine di costumi e d'attrezzi di scena... ma cosa hanno rapinato, una compagnia teatrale?"

"Credo di sì, Luke, guarda qui" disse Vaarik, portando all'attenzione di Dalton la scritta a lettere cubitali che c'era sullo scatolone: REALE COMPAGNIA TEATRALE DEGLI ZACKDORN

"Oh mamma, mai qualcosa di utile! Speriamo solo che non ci becchino!" sospirò l'umano.

"Faainax, Cruellio, venite qui, forse sono in quel magazzino" urlò Blackspot, facendo segno ai suoi compagni di seguirlo.

"Ma perché non sto mai zitto" disse sconfortato Luke, alzando gli occhi al cielo.

"Dobbiamo pensare a qualcosa, e velocemente" dissero i due all'unisono. Poi Dalton diede ancora un'occhiata alle casse e schioccò le dita con aria soddisfatta, poi passò alla fase difficile... convincere il vulcaniano a seguire il suo piano.


 

"Credi veramente che siano qui? Dai, siamo seri, nessuno sarebbe così stupido da rinchiudersi in una trappola come questa" disse sottovoce Cruellio al suo compagno. Questi, dal canto suo, lo fulminò con uno sguardo, poi gli fece segno di stare zitto e di continuare le ricerche.

Il silenzio che regnava in quel posto fu interrotto da una serie di strani rumori che i due riconobbero subito. Starnuti intervallati a improperi, fatti da una voce ben conosciuta. "Blackspot e la sua allergia" dissero all'unisono.

"Etcciiuuuu... etcciiiuuuuuuuu... ma nessuno... ettccciiiiiuuummm... ...pulisce mai, qui?" chiese il terzo contrabbandiere con aria profondamente scocciata. I due compari riuscirono a stento a trattenere le risate e con aria fin troppo seria, cominciarono a cercare di consolare il loro collega. Come risposta ottennero un sommesso ringhio intervallato da una serie di starnuti. Quella scena fu interrotta da una visione che lasciò il trio esterrefatto, incapace di muoversi dalla sorpresa. Davanti a loro stavano due barbieri con tutto l'armamentario per una messa in piega.

"Bienvenù mes amis, come state? Ohhhhhhhhh... capisco perché siete venuti da Pierre, il mago dei capelli, guardatevi... pettinature dozzinali, capelli poco curati e che rischiano di cadere, ma non preoccupatevi, ora ci penso io... Francois, aiutami a preparare i signori."

Ed in un attimo i due sedicenti barbieri presero di forza i tre e li fecero sedere su un cassa, mettendogli in testa una specie di casco asciugacapelli.

"Ed ora il famoso trattamento alla Pierre!" Ed il tipo prese fuori un corda e ne diede in mano all'altro barbiere un capo, poi cominciarono a girare attorno ai tre. Questi dal canto loro erano ancora troppo stupefatti per capirci qualche cosa, ed incredibilmente non si resero minimamente conto di essere stati appena legati come dei salami.

"Uhmmmmm... manca qualcosa?" chiese il cogitabondo Pierre, poi il suo assistente gli porse una grossa manciata di cotone. "Ma certamente!" rispose strizzando l'occhio, ed in un attimo infilarono in bocca ai malcapitati abbastanza cotone da impedirgli di parlare.

"Bye bye, questo è tutto gente!" disse Pierre salutando, mentre si toglieva la parrucca bionda ed il camice, rivelandosi come Luke. Lo stesso faceva il suo assistente... cioè Vaarik. In men che non si dica il duo era uscito dal magazzino, lasciandosi dietro tre loschi figuri legati ed imbavagliati, che ancora si chiedevano cosa fosse successo.


 

"Presto, orecchie a punta, dobbiamo andarcene da questo postaccio ed avvertire qualcuno" disse Luke, mentre correva lungo un corridoio di quella base, cercando disperatamente l'uscita.

"Suggerirei di non sprecare il fiato" rispose laconicamente il compagno.

La corsa durò qualche altro minuto, poi videro una porta aperta da cui provenivano delle voci. Sfortunatamente il continuo ronzare dell'allarme impediva perfino a Vaarik di riconoscerle, l'unica cosa che riusciva a capire era che sembravano di donna.

"Maledizione, non possiamo tornare indietro e non possiamo andare avanti... è ufficiale: siamo immersi in un liquido biologico, di color marronciognolo, fino al collo" annunciò uno sconsolato Dalton, appoggiandosi stancamente ad una parete.

Il vulcaniano non sembrò ascoltare quelle parole, e si acquattò al lato della porta con fare pensieroso. "La tua analisi di questa situazione, sebbene colorita, mi pare abbastanza veritiera. Ma forse non tutto è perduto, ci dovrebbero essere solo due persone dentro, possiamo entrare nella stanza e nasconderci dietro quelle casse, poi gli saltiamo addosso."

"Il piano non è un gran che, ma visto la mancanza di qualcosa di meglio... facciamolo" rispose Luke, non molto convinto.

Tentando di non fare assolutamente nessun rumore, i due, con dosata lentezza, entrarono nella stanza, andando subito dopo ad acquattarsi dietro un mucchio di casse. Intanto le voci si stavano avvicinando, almeno così pareva, i cadetti si guardarono negli occhi poi, comunicando a segni, decisero che al tre sarebbero saltati fuori e avrebbero sopraffatto i delinquenti.

-Uno- fece segno Luke

-Due- rispose Vaarik

-Tre!-

Scattarono all'unisono, ed all'unisono furono accalappiati e sollevati per il bavero dell'uniforme da...

"RIPLEY???????... E Lara? Cosa ci fate qui?"

Le due donne squadrarono un momento i loro compagni, si guardarono in faccia per un istante per poi alzare gli occhi al cielo scuotendo la testa.

"Cerchiamo l'uscita, come voi. Ma pare con gli stessi risultati" disse Ripley, vagamente irritata.

"Ehm... capisco, ora però potresti mollare la presa? Sai, ho qualche difficoltà a rifornirmi d'ossigeno" rantolò Luke.

La ragazza annuì e li lasciò andare, facendoli cadere rovinosamente sul pavimento.

"Sai, Rip, credo che dovremmo insegnarti il significato della parola... delicatezza" le disse Dalton, mentre lui e Vaarik tentavano di rialzarsi dal pavimento, massaggiandosi le parti indolenzite. Se la cosa non fosse stata così assurda, ai ragazzi sembrò vedere dei piccoli sorrisi sui volti delle loro compagne di sventure.

"E adesso?" chiese Lara, guardandosi attorno.

"Tentiamo con l'unica porta che non abbiamo aperto" rispose seraficamente Ripley. E così il quartetto si diresse verso la loro ultima speranza di fuga, tutti erano pronti al peggio mentre Vaarik l'apriva. Infatti, appena si spalancò la porta una marea di carne cadde addosso ai cadetti, travolgendoli in pieno.

"Ehi... cosa... chi siete... leva quella faccia dal mio piede... non mordere tu... TOGLI QUELLA MANO PORCO... Auch che male BESTIA... Ahhhhhhhhiaaaaaa chi mi ha morso?... Tesorino, sei tu?... aiut... non... respir... che cavolo succede???" Questo si sentiva uscire da quel groviglio di carne.

"Paul? Sei tu?"

"Ehi, Luke, cosa stai facendo?"

Dopo alcuni minuti necessari per districarsi, finalmente si poté capire chi era arrivato, cioè praticamente tutti. Renko e Musuko stavano controllando la zona, mentre Sh'muss portava dentro il povero Ilaj, sempre accompagnato da Rebecca. Foster si guardava intorno per raccapezzarsi, mentre Lam aveva immancabilmente abbracciato Luke e sembrava del tutto intenzionata a non lasciarlo andare.

"Paul, come diavolo siete riusciti a scoprire la base dei contrabbandieri?" chiese una stupita Ripley, esternando così anche il pensiero del resto degli ex-prigionieri.

I nuovi arrivati si guardarono l'un l'altro stupiti, ma fu Foster a rispondere per tutti: "Contrabbandieri? Quali contrabbandieri? Noi cercavamo la base di supporto ed, infatti, l'abbiamo trovata."

Adesso era il turno degli altri di essere stupiti e sorpresi, come poteva essere che erano stati prigionieri in una base federale?

"Signori, qualcosa non quadra, e consiglio un rapido allontanamento da questo posto" esternò Vaarik.

"Mai stato più concorde con il beccamorto, come adesso" aggiunse Luke.

"Ilaj ha bisogno di cure, sta male, dobbiamo..." incominciò a protestare subito Rebecca, ormai non pensava ad altro che alla salute del russo. Ma non c'era più tempo per le spiegazioni, Ripley e Foster la presero per le braccia trascinandola via, mentre il Mcgaiveriano faceva marcia indietro con la barella, purtroppo le porte si chiusero davanti a loro imprigionandoli di nuovo in quel luogo, poi da dietro di loro si sentì il rumore di un paio di mani che, lentamente, applaudivano.

"Il mio sesto senso mi dice che siamo nei guai" disse Dalton, con una calma serafica.

"Mi trovo concorde con te" rispose Foster con altrettanta flemma.

All'unisono il gruppo si voltò, per vedersi circondati da una dozzina di pirati armati di tutto punto e chiaramente con intenzioni poco piacevoli. Nella stanza nessuno fiatava, solo una persona produceva rumore, cioè il tizio che si trovava direttamente davanti ai cadetti e continuava ad applaudire, accanto a lui c'era un piccolo anticano bianco. Nell'osservarlo bene, i ragazzi (o meglio Vaarik, Renko, Luke e Foster) videro una certa rassomiglianza con una loro recente conoscenza, infatti, il tipo aveva la stessa faccia allungata, gli stessi baffi lunghi e sottili ed il medesimo sguardo spiritato di Dick Dastardly, solo che pareva più vecchio.

"Finalmente c'incontriamo, signori e signore. Come le vostre facce esplicano chiaramente, avete notato la somiglianza che c'è tra me e mio nipote Dick" disse il tipo, smettendo di battere le mani.

"Vedo che la bruttezza è un tratto caratteristico di famiglia" sentenziò Luke sottovoce.

"Come la disonestà" rispose Renko, sempre sottovoce.

Intanto l'anticano cominciò a sghignazzare, subito fermato dal suo capo: "Buono Mumbley, fammi parlare."

Il sedicente parente di Dick si avvicinò a loro con aria sicura, in fondo aveva ragione, i cadetti erano praticamente disarmati ed i suoi sgherri con le armi spianate li circondavano.

"Permettetemi di presentarmi, sono un uomo ricco e di buon gusto ed il mio nome è... Damocles Dastardly e come potete vedere dalla mia uniforme sono un comandante della Flotta Stellare" annunciò con un sorriso cattivo. "E' da un pezzo che con l'aiuto dei miei soci" e si fermò per indicare gli sgherri "sfrutto questo posto per il contrabbando, in fondo chi sospetterebbe mai che un'installazione dell'accademia è usata per scopi illegali?" E all'improvviso cominciò a ridere compulsivamente per almeno un minuto, per poi ritornare a parlare con i cadetti, che lo stavano guardano come si guarda un matto.

"Però non volevo limitarmi a questi affarucci, in un ambiente come questo o ti espandi o muori, perciò avevo mandato all'Accademia il mio povero nipote, per prendere contatti, fare ricatti, le solite cose insomma... e voi, maledetti, avete rovinato tutto! L'avete spedito in galera, mandando così a monte i miei piani, perciò capirete che il minimo che io possa farvi... è darvi una lenta e dolorosa morte" concluse Damocles, riprendendo a ridere, ma questa risata durò poco, infatti i cadetti non parevano molto impressionati dal suo discorso, anzi, sembrava il contrario.

"Allora la genetica è proprio una scienza esatta, si è intrappolato nello stesso modo del nipote" disse Renko, scuotendo la testa.

"Mi sembra di essere in quei vecchi film che producevo, sapete?" sogghignò Paul.

"Se lo racconto in giro, nessuno ci crede" disse Luke, rivolgendosi a Vaarik. Questi, dal canto suo, si limitò ad inarcare il sopracciglio.

"Ma... avete capito che state per fare una fine orribile?" disse Damocles, leggermente stupefatto per quel comportamento. "Avete sentito quello che ho detto?"

"Certo e con noi tutto il settore" gli rispose Luke con un sorriso di sfida.

"Ah... la pazzia che colpisce i morituri... adesso i miei uomini penseranno a voi."

"Quali uomini?" chiese freddamente Vaarik.

"I miei... uo..." Così, voltandosi, Damocles ebbe davanti agli occhi la visione di tutti i suoi sgherri a terra svenuti, ed una mezza dozzina d'istruttori che lo tenevano sotto mira.

"Non pensavo di poterlo mai dire, ma sono contento di vedere Shermann e Gozar" annunciò Luke a tutti.

In pochi attimi Dastardly venne preso da un paio di persone e portato via, mentre scalciava ed urlava: "Mumbley fa qualcoooosaaa..."

Dal canto suo l'anticano faceva qualcosa: sghignazzava.

Il povero Ilaj venne immediatamente affidato alle cure della dottoressa Lehonar, sempre sotto il vigile sguardo di Rebecca.

Intanto il resto dei cadetti aveva cominciato a congratularsi fra di loro, sdraiandosi a terra per lo sfinimento, ma felici di aver concluso quest'avventura.

"Complimenti, cadetti, una discreta performance" disse serioso Shermann. "Per questo vi concedo cinque minuti di pausa, prima che ricominciate la prova, non crederete mica che per una bazzecola simile ne verrete esentati?"

Il resto delle parole dell'istruttore vennero coperte da un coro di no e d'improperi molto coloriti, proferiti da tutti i cadetti.

Purtroppo le sorprese non erano finite, Lara pronunciò qualche intelligibile parola e senza alcuna ragione apparente cadde a terra svenuta, immediatamente la dottoressa la raggiunse, cercando di capire cosa le stesse succedendo. Fin dall'inizio le cose apparirono gravi, Leneorat incominciò subito a tentare manovre di rianimazione, ma dai gesti e dagli urli che faceva, era chiaro che difficilmente la conclusione sarebbe stata felice. Infatti, dopo una decina di minuti si alzò, ripose i suoi strumenti medici e con delicatezza chiuse gli occhi della ragazza, poi prese un piccolo registratore. "Ova del decesso 17.25, causa attacco cavdiaco, con ogni pvobabilità dovuto ad un veazione alla sostanza usata per stovdirvla."

I cadetti non avevano mosso un muscolo o emesso un fiato per tutto il tempo, sapevano che non potevano fare nulla, ed anche se la cosa era molto frustrante, precipitarsi su di Lara avrebbe ostacolato solo il lavoro della dottoressa... non che avrebbe cambiato molto, pensò più di uno di loro. Rimasero un'altra decina di minuti ad osservare il cadavere della loro compagna, silenziosi, ricordando che non tutte le avventure finiscono bene, una lezione che molti di loro avevano imparato fin troppo bene, e con quel pensiero uscirono mestamente dalla stanza, mentre gli istruttori s'occupavano del corpo esanime della loro compagna.

FINE CAPITOLO