C'era nebbia nella tempesta, nebbia nel mio cervello che tentava di decifrare la lezione e una tempesta di vociare e confusione tutt'attorno. L'aula era piena come al solito, anzi, più del solito in quanto la lezione congiunta di Ailoura e Stark aveva riunito due corsi in un sol colpo. Così, per far quadrare le risorse tecniche con quelle umane (pane e marmellata non vanno mai pari) i cadetti erano stati suddivisi in gruppi per un lavoro di squadra. Indovinate chi faceva parte della mia.
"Magnifico, messaggi criptati, proprio quello di cui sentivo la mancanza!" sbuffò ironicamente Luke, piegando le braccia dietro la testa ed adagiando i piedi sulla consolle. Dopo una breve ma intensa stiracchiata di schiena alzò lo sguardo al soffitto come se stesse tentando di decriptarne la trama.
"Luke, ti spiace? Vorrei usarla questa consolle, io." Paul scostò i piedi di Dalton rischiando di fare perdere al compagno il precario equilibrio che aveva fatto assumere alla sedia per potersi dondolare in tutta comodità. Luke dovette usare tutta la sua esperienza di 'dondolate passate' per riprendere il controllo della situazione e riportare prontamente la propria sedia alla posizione per la quale era stata concepita (ed il tutto senza rovinare a terra). Dopo questo breve sfoggio della propria agilità Dalton rivolse uno sguardo interrogativo e stupito verso Paul che ricambiò con aria serafica
"Altrimenti dove mi appoggio per dormire?" chiese, come se la domanda fosse ovvia.
"Ah..." mormorò soddisfatto Dalton, mentre le sue labbra si increspavano nel suo caratteristico e, a detta sua, affascinante mezzo sorriso da avventuriero.
"Bravi," mi intromisi "prendetela pure alla leggera, probabilmente voi, col vostro passato da soldati, ci parlate anche nel sonno, in codice criptato..."
"Ecco perché Ossy non ti ha ancora ucciso vecchio mio." Dalton diede di gomito a Paul, ma Foster, che sembrava non aver apprezzato il riferimento a sua moglie e al parlar nel sonno, gli lanciò un'occhiata al vetriolo e Luke rinunciò, sentendosi come solo un fine umorista si può sentire ad un meeting di psicologi tellariti.
"...ma io non ci sto capendo niente qui" finii io, proprio sullo sbuffo di rassegnazione di Luke.
"Renko?" mi chiamò Vaarik, con un insopportabile tono da Vulcaniano ed il sopracciglio alzato.
"Sì, Vaarik?" gli diedi corda, aspettandomi che si lanciasse in una spiegazione tecnica della decriptazione con la quale avrebbe smontato con estrema facilità il testo esibendosi in tutta la sua logica.
"Questo testo non è ancora stato criptato."
Devo ammettere che restai spiazzato qualche secondo in più del solito, tuttavia il mio contrattacco fu infine sferrato: "Non è possibile" rilanciai in tutta sicurezza, mentre abbassavo lo sguardo sulla lista di proverbi che gli istruttori avevano scelto come campione per farci fare pratica con i codici. "Questa roba non ha senso. 'Non dire gatto se non l'hai nel sacco', è ridicolo, deve essere in codice, per forza. Perché qualcuno dovrebbe insaccare un gatto? E perché dovrebbe mettersi ad urlare 'GATTO, GATTO', dopo averlo fatto?"
"Effettivamente neanch'io riesco a comprendere appieno il linguaggio terrestre," ammise il vulcaniano "né perché non dicano quello che devono dire semplicemente utilizzando le parole adeguate."
"Tutta la lezione così? Wow!" ironizzò Paul "ed io che credevo sarebbe stato un mortorio..."
"Volevi dire una cripta, forse" gli servì la battuta Luke, gelando i presenti nel gioco di parole.
Esiste nell'universo un tipo di umorismo che non è immediatamente riconoscibile da una mente cosciente. Ti entra nelle vene, poi striscia su per tutta la schiena provocandoti un leggero solletico ed un brivido conseguente, è utilizzando la spina dorsale che riesce ad aprirsi la strada verso il cervello, il quale deve macinare per qualche secondo ancora, prima di trasmettere l'impulso a quei centri nervosi locali il cui potere è deformare una sagoma umanoide in un essere sghignazzante.
Solo Vaarik, da buon vulcaniano, si limitò ad alzare un sopracciglio.
Fu in quel momento che passi inesorabili si diressero verso la nostra postazione. "Attenzione, arriva Stark!"
Tutti, contemporaneamente, pigiammo un bottone a caso sulla consolle, giusto giusto per dare l'impressione di essere parecchio affaccendati sulla lezione, quando, improvvisamente, accade l'incomprensibile...
...o così venne definito dopo che fu criptato.
Una palpabile atmosfera di scontento regnava quel giorno in accademia.
Dopo che l'intera rete di computer era stata criptata era diventato arduo affrontare la vita con comodità ed anche le operazioni quotidiane più scontate erano al di fuori della nostra portata. Le docce soniche erano state dichiarate off limits ed era stato ripristinato il vecchio e umido sistema di lavarsi con l'acqua. L'illuminazione e l'areazione veniva fornita dai generatori autonomi d'emergenza ma la cosa più sconcertante di tutte era che le porte dovevano essere aperte a mano!!
Più di un cadetto, quel giorno, si era schiantato contro una porta che non si era aperta automaticamente al proprio passaggio. Tuttavia il culmine venne raggiunto durante l'ora dei pasti.
Non essendo più utilizzabili nemmeno i replicatori, gli addetti alla mensa erano stati costretti a riesumare la scorta di razioni d'emergenza e chi si lamentava schizzinosamente che il cibo replicato della mensa fosse immangiabile si ritrovò improvvisamente di fronte alla dimostrazione pratica che c'è sempre qualcosa di peggio. In fin dei conti le razioni d'emergenza potevano forse non essere particolarmente appetitose ma di sicuro si facevano notare. Cubetti colorati densi di principi nutritivi riempivano i vassoi dei cadetti, alcuni si azzardavano a mangiarle, altri ci giocavano come se si fosse trattato di mattoncini Lego.
"Chissà quanti anni avrà questa roba, ma secondo voi è ancora commestibile?" si chiese Paul, perplesso.
"Non so, ma di certo è coreografica" rispose Vaarik, alzando un sopracciglio. Il vulcaniano, non trovando obiezioni sul cibo visto che assolveva comunque allo scopo di portare nutrimento, lo stava ingoiando metodicamente.
"Ed io che mi stavo già abituando ad una vita agiata..." sospirò Luke fra sè e sè.
"L'ho già mangiata durante un'addestramento questa roba e sono ancora vivo" commentai, giocherellando anch'io, come molti, con i cubetti colorati prima di ingoiarli.
"Quale addestramento?" mi chiese Luke.
"L'esercitazione che abbiamo fatto a inizio mese noi della sicurezza."
"A inizio mese?" soppesò Dalton "Beh, eri così già da prima... perciò posso anche mangiare."
"Ehi!" esclamò all'improvviso Paul, "fa attenzione!"
Foster si stava rivolgendo ad un cadetto, un giovane andoriano del secondo anno, che nel passare aveva urtato il tavolo, forse non accidentalmente.
"Oh, scusatemi" rispose quello con un'esagerata aria contrita, "è stato un incidente. Sono veramente desolato." Poi, senza aggiungere altro, fece un piccolo inchino e se ne andò per la sua strada.
Appena il tavolo era stato urtato tutti ci eravamo precipitati sui bicchieri per non farli cadere ma ora che il pericolo era passato e Luke aveva le mani libere ci mise veramente poco per reagire.
"Ehi, non crederà di cavarsela così?!" mormorò verso le spalle dell'andoriano che si stava allontanando lentamente, forse un po' troppo lentamente, con aria di noncuranza. Dalton fece per alzarsi ma Vaarik gli mise una mano sul braccio per fermarlo.
"Lasciarsi coinvolgere in un'escalation di ostilità con un altro cadetto potrebbe non essere proficuo nelle circostanze attuali."
"Sta calmo, Luke" aggiunse Paul. "Non dargli corda, non abbiamo certo bisogno di una sospensione per aver scatenato una rissa in sala mensa."
"È esattamente quello che stavo dicendo io" puntualizzò il vulcaniano.
"Un'altra rissa in mensa?" esclamai "per carità, mi è più che bastata quella dello scorso anno. Certo, sarebbe tutto più facile senza l'aurea ostile che stagna in questo luogo."
Analizzando i dintorni con spirito critico infatti, non si poteva fare a meno di notare come il nostro gruppo fosse al centro, se non il bersaglio, di un notevole ammontare di mormorii e frecciate.
Era fin troppo palese che l'intera accademia ci aveva già addossato la colpa di ciò che era successo al computer, segno evidente che le masse non hanno bisogno di processi o qualche altra forma di pesante burocrazia e riescono immediatamente ad identificare il colpevole senza ulteriore necessità di prove contrarie. E se qualcuno è colpevole di qualcosa, di una qualunque cosa, è giusto che sia punito...
... "Venite pure, cadetti, non siate timidi. Qui stiamo aspettando solo voi."
Aula Magna. Assemblea per le Elezioni dei Rappresentanti dei Cadetti. La voce di Maxwell percorreva sicura la distanza che separava l'imponente cattedra centrale dai nostri anonimi banchi sparsi fra la folla. A quanto pare eravamo appena stati nominati volontari per lo spoglio dei voti.
Lavoro che consisteva nel contare quanti fori un cadetto con una precisa coscienza politica era in grado di applicare su di un cartoncino ed in quali coordinate dello stesso.
Il parco dell'Accademia era verdeggiante di fresca erba, una leggera brezza faceva stormire le fronde degli alberi, il saggio giardiniere Boothby stava come al solito prendendosi cura delle sue piante mentre dispensava consigli esistenziali ai cadetti che avevano smarrito la strada.
Seduto con la schiena appoggiata ad un tronco non potevo fare a meno di interrogarmi sulla mia presente situazione, richiamando alla mente gli eventi e la baraonda provocati dalle imminenti elezioni.
La voce di Maxwell echeggiava nell'Aula Magna, non contenta di averci trascinato allo scoperto estirpandoci dalla nostra sicura posizione di banco in ultima fila, ora stava estraendo dal marasma dei cadetti coloro che ambivano al compito di rappresentarci.
"Ora che il gruppo di volontari per le operazioni di spoglio dei voti è completo, penso sia il caso di presentare ufficialmente quelli che sono i candidati per il seggio di rappresentate degli studenti." Maxwell prese un PADD dalla cattedra e si schiarì la voce con aria ufficiale. "Presentato dal'Unione Studenti dell'Accademia, il cadetto del terzo anno Peter Eugene Perfect."
Il capitano della squadra di Parisses Square si diresse con passo baldanzoso al fianco di Maxwell, fendendo con tranquilla fiducia il mare di ovazioni che si era sollevato all'annuncio della propria candidatura. Perfect, come campione sportivo, era molto popolare in Accademia, tanto che la folla, dopo qualche secondo, ammutolì spontaneamente per non perdersi una sola parola riguardo alla presentazione dei prossimi candidati. Chi avrebbe osato sfidare Perfect?
"Presentato dall'Unità Rivoluzionaria Socialista Studentesca, il cadetto del secondo anno Ilaij Vladimirovic Ulianov."
Ulianov, del pianeta Pravda V e direttore del giornalino Academy Bugle, coprì la distanza che lo separava dalla gloria con grandi falcate ed una palpabile determinazione. Anche Ilaij era piuttosto conosciuto, il suo impegno politico lo aveva portato a fondare una testata indipendente del giornalino dell'Accademia in contrapposizione all'Academy Planet, che era invece vistato dal corpo insegnante. Dalle pagine del Bugle, Ilaij prendeva frequentemente le difese dei più deboli e, sebbene la maggioranza degli studenti trovasse la sua conversazione eccessivamente infarcita di propaganda politica, tutti sapevamo che Ilaij aveva a cuore il bene della comunità ed avrebbe rappresentato i cadetti con quel particolare fervore che lo contraddistingueva.
Maxwell alzò il Padd d'innanzi agli occhi ancora una volta. Evidentemente c'era qualcun altro che intendeva proporsi, qualcuno che non temeva una concorrenza del genere, che non si era sentito scoraggiato all'ultimo momento dal peso dei propri avversari. La folla, ancora una volta, trattenne il fiato ed il silenzio sottolineò l'annuncio dell'istruttrice.
"Presentato dal Movimento Indipendente Accademico, il cadetto del secondo anno Rebecca Goldblum."
Una rossa si alzò dal proprio posto e si diresse ancheggiando al fianco degli altri due candidati, camminando verso il destino come solo una donna può fare. La ragazza si piazzò in mezzo ai due uomini, sembrando così minuta in confronto all'atletico Perfect e sembrando così... ragazza in confronto al serio ed impegnato Ilaij. Eppure un'ovazione aveva accompagnato la sua deliberatamente lenta passerella verso il centro dell'auditorium. Il motivo dei fischi e degli applausi da parte del pubblico maschile era palese, perfino chi non condivideva i criteri di valutazione estetici umani poteva intuire la bellezza della ragazza. Tuttavia gli uomini non erano i soli a manifestare la propria soddisfazione. Rebecca non era popolare o famosa come i suoi avversari eppure, in quel momento, piazzata com'era fra i suoi antagonisti, stava catalizzando l'attenzione più di quel che potessero fare gli altri due candidati. Il suo sorriso verso la folla portava il chiaro messaggio che avrebbe lottato con le proprie forze senza farsi scoraggiare dagli ostacoli. Il suo carattere aperto e disponibile aveva suscitato simpatia fra quanti la conoscevano di persona, per quanto pochi che fossero. Fu allora che anche buona parte dell'elettorato femminile si unì agli applausi...
...un getto d'acqua mi distolse dai ricordi, uno degli annaffiatori aveva deciso che era ora di dissetare la porzione d'erba sopra la quale ero seduto io. Mi alzai e continuai le mie elucubrazione mentre passeggiavo. Un po' di moto ha sempre fatto bene allo spirito, il dover pensare a dove stai mettendo i piedi occupa una parte di cervello che sarebbe altrimenti attiva su altre cose di poco conto, riducendo così la porzione di mente che potrebbe farti distrarre e permettendoti di focalizzare meglio le questioni importanti. O almeno questo è quello che ha sempre sostenuto il Maestro, mentre ci faceva correre come lemming suicidi fra dirupi ed altri e vari alternativi terreni accidentati.
Nel corso della giornata tutte e tre le fazioni dei candidati erano venute a chiedermi un appoggio, tentando di portarmi dalla loro parte facendo più o meno leva sul lato morale.
I primi erano stati alcuni membri della squadra di Parisses Square, i fratelli Slag. In passato mi avevano chiesto di entrare in squadra in quanto mio allenamento alle arti marziali esoteriche mi avrebbe permesso un'ottima performance in quello sport. Sebbene allora dovetti rifiutare per mancanza di tempo (se fossi entrato in squadra avrei dovuto dedicarmi appieno a quell'attività) l'amicizia era rimasta. Forse per questo i fratelli avevano trovato naturale appiopparmi un mazzo di volantini propagandistici con cui avrei dovuto pubblicizzare l'elezione di Peter.
Curiosamente, la stessa idea era venuta anche ad Ilaij e Rebecca, conoscendomi di persona ed avendo sempre avuto con loro un rapporto di cordiale amicizia, sembravano dare per scontato che sarei entrato nel loro comitato elettorale e che li avrei aiutati nella loro propaganda. Risultato, altri volantini da distribuire. Per questo ora mi stavo aggirando per l'Accademia meditando sul perché dovessi trascinarmi dietro tre borse colme di slogan.
Non era certo la prima volta che mi trovavo al centro di una campagna politica. Il motivo per il quale frequentavo l'Accademia della Flotta infatti derivava proprio da una decisione politica presa dal Governo del mio pianeta. Una fazione consistente voleva far domanda per entrare nella Federazione ma molti membri non erano del tutto convinti che... sia tutt'oro quel che luccica, per usare una loro curiosa espressione. Per questo avevano mandato alcuni osservatori per studiare come effettivamente si svolgeva la vita all'interno della Federazione e sempre per questo io ero entrato nella Flotta Stellare, che è un importante organo federale e spesse volte ne è il portavoce.
Devo ammettere che la mia propensione a favore della Federazione mi rendeva difficile, di tanto in tanto, mantenere una certa imparzialità nello stilare i miei rapporti.
Queste elezioni mi avevano messo più o meno in una situazione simile. Se avessi parteggiato per una delle fazioni in causa, Ilaij, Rebecca o Perfect... sarei poi riuscito a mantenere la mia imparzialità come scrutinatore di voti? La matematica non e' un'opinione, posso essere d'accordo, specialmente un'operazione che prevede una semplice conta dei voti utilizzando un sistema di numerazione progressivo. Ma di fronte ad una scheda dubbia, quanto avrebbe influirebbe il mio fervore nel volerla ritenere per forza nulla perché il voto espresso non mi soddisfaceva o nel tentare di far passare per valide schede che avrebbero potuto essere nulle solo per favorire il mio candidato?
Quanto aveva influito la mia posizione pro-Federazione, nei rapporti stilati finora per il mio pianeta? Sono poi così sicuro di aver sempre mantenuto la mia obiettività o è semplicemente quello che mi piace credere?
Eppure, non potevo evitare di schierarmi, ero anch'io un'elettore, la carica di scrutinatore non cancellava certo questo mio diritto, una posizione l'avrei pur dovuta prendere, avrei dovuto dare anch'io il mio voto. Come volontario coatto non potevo neanche dimettermi, ma poi a che sarebbe servito? Qualcun altro avrebbe avuto lo stesso dilemma. Qualcun altro, appunto.
Da un punto di vista motivazionale, se io avessi preso l'impegno di appoggiare attivamente una delle fazioni mi sarei poi sentito obbligato, anche se soltanto nel subconscio, a farlo anche nel mio ruolo di spoglio dei voti. Accidenti, questa era psicologia spicciola. -La stessa che usano i pubblicitari... e i propagandisti- pensai, dando due sonore pacche alle borse piene di volantini.
Ma se anche mi fossi schierato? Da che parte potevo stare? Non potevo certo scegliere la mia linea politica in base all'amicizia (no di certo, visto che conoscevo tutti e tre nella stessa maniera).
Una cosa era fare un favore ad un amico e distribuire un po' di volantini, un'altra appoggiare le sue idee contro quelle di altri due tuoi amici. Non avrei potuto scegliere nessuno dei tre senza sentirmi un traditore nei confronti degli altri due.
QUESTA NON ERA UN'ELEZIONE ERA UNA KOBAYASHI MARU!
Uno di quei quesiti morali senza soluzione che ti spiattellano come test per verificare la tua personalità. Basta, dovevo parlare chiaro a tutti e tre, gli avrei detto che non potevo entrare a tutti gli effetti nel loro comitato elettorale o appoggiarli pubblicamente al dibattito di quella sera, ci sarebbe stato un conflitto di interessi con il mio ruolo di scrutinatore, e gli avrei anche detto che non me la sentivo di schierarmi contro altri due miei amici semplicemente in base alla simpatia, finora tutti si erano aspettati che io facessi proprio questo, senza neanche prendersi la briga di dichiarare cosa avrebbero fatto di concreto una volta eletti. Avrei dato il mio appoggio votando per chi di loro sarebbe riuscito a convincermi durante il dibattito. Non era poi così difficile, dopo tutto.
Nel mio ritrovato buon umore non avevo fatto caso al fatto di essermi lasciato sfuggire un piccolo particolare, mentre cercavo l'uscita dal mio labirinto costellato di ostacoli quali il dovere e il conflitto di interessi: ben quattro scrutinatori facevano parte della squadra di Parisses Square capitanata da Perfect: la betazoide Peneloe Pytstop, il klingon Krufus Ruff'kut, Patrick 'Professore' Pending e lo sigma iotiano Clyde Oxmyx e guarda caso erano tutti suoi sostenitori. Risultato di questo fu che la centrale di campanelli d'allarme in dotazione al mio cervello per quell'occasione restò inattiva, così, esaltato per esser riuscito ad estrapolare una linea di condotta accettabile dopo un'intera pagina di elucubrazioni celebrali, iniziai la ricerca dei tre rappresentanti per spiegargli il mio punto di vista.
"È per questo Dick, che non posso entrare attivamente nel Comitato Elettorale di Peter."
Dick Dastardly, braccio destro di Perfect, ascoltò il mio discorso annuendo sbrigativamente.
Era un personaggio con cui avevo particolare difficoltà a relazionarmi, sempre intento a guardarsi intorno furtivamente e a sfregarsi le mani com'era. L'anticano sghignazzante che si portava sempre appresso non mi era di nessun aiuto, mai sentito proferirgli parola, solo dei mormorii inintellegibili. Tutte le volte che la squadra di Parisses Square vinceva una partita era sempre il primo a fiondarsi sulla medaglia, borbottando ossessivamente: "Medaglia, medaglia, medaglia..." A parte questo non sapevo altro di lui sebbene, in quanto giocatore titolare, godesse di una certa notorietà.
"È un peccato, un vero peccato" mi rimandò Dick con aria pensierosa. "Ci avrebbe fatto comodo l'aiuto di uno dei cinque, nel Comitato."
"Dei cinque?" chiesi.
"Dei cinque cadetti che hanno risolto 'l'incidente del Guardiano', sai, in fondo si tratta di una questione di pubblicità."
Riportare alla mente quell'avventura cambiò completamente il mio umore, e non in positivo.
Malgrado tutto il tempo trascorso da allora non avevo ancora digerito del tutto quel che mi era successo nell'universo alternativo dominato dai Ferenghi.
"Ma forse esiste anche un tipo di pubblicità che forse non ti farebbe piacere vedere realizzata."
Dastardly aveva assunto un'espressione astuta e aveva iniziato, ancora una volta, a sfregarsi le mani. Gesto che stava iniziando ad irritarmi, soprattutto perché non capivo dove volesse andare a parare. Per sua gentile concessione non ebbi bisogno di chiederglielo, pensò da solo a chiarirmi le idee in maniera più che esplicita: "Io penso che faresti bene a rivedere la tua posizione o... alcune informazioni potrebbero giungere ad orecchie sbagliate..."
Il latinuum! Fu la prima cosa che pensai. L'astronave precipitata che avevamo lasciato sul Pianeta del Sempre e che dovevamo ancora recuperare. Informazione che avevamo deciso saggiamente di tenere per noi insieme al carico del prezioso minerale, giusto risarcimento a tutto ciò che avevamo dovuto sopportare.
Ops, fu la seconda cosa che pensai. Ed io che solo qualche minuto fa mi stavo interrogando ed arrovellando riguardo la correttezza e l'etica! Ma chi non ha le proprie piccole contraddizioni interne? Vale poi la pena di intavolare un dibattito su una leggera idiosincrasia della personalità come questa?
Come ha potuto, Dastardly, venire a conoscenza del latinuum? Le uniche persone al corrente della cosa eravamo me stesso, Foster, Vaarik, Dalton e Ripley, non posso credere che qualcuno di loro possa aver fatto trapelare qualcosa.
"...come alcuni rapporti che partono regolarmente per un certo pianeta. E che riguardano le procedure della Flotta Stellare..."
L'improvviso deragliamento della minaccia dal binario di ipotesi che stavo tracciando mi riportò bruscamente a capire, finalmente, dove volesse andare a parare Dastardly e, senza fargli finire la frase, scoppiai a ridergli in faccia. Non potevo credere quanto maldestramente stesse tentando di ricattarmi utilizzando il mio ruolo di 'spia' nella Federazione per conto del mio pianeta, dato che il mio compito di osservatore era ben noto al Rettore, al corpo diplomatico federale ed ad un'altra decina di cadetti miei amici.
Il locale era affollato, dagli spezzoni di discorsi che riuscivo a cogliere non era chiaro se l'afflusso di cadetti fosse interessato più ai buffet offerti dai vari candidati o al dibattito politico che stava per iniziare. Effettivamente, il cibo fornito da aziende di catering esterne all'Accademia era più che ottimo se confrontato con le razioni d'emergenza. Fra un boccone e l'altro cercavo fra la folla qualche traccia dei miei compagni di ventura.
"Amici miei," la voce di Rebecca, ampliata dai microfoni, mi comunicò che i discorsi elettorali erano appena iniziati "molti di voi si staranno ora chiedendo che cosa ci facciamo qui oggi. Oggi noi siamo qui per esercitare uno dei diritti più antichi e più difficilmente conquistati della storia della civiltà. Il diritto di voto è un atto sacro, un atto in cui noi dichiariamo a gran voce che noi abbiamo il diritto di decidere della nostra esistenza, che noi non abbiamo paura di far sentire la nostra voce in qualunque occasione. Amici miei oggi io parlo con mille voci diverse, e parlo mille lingue diverse. E tutte queste voci dicono una sola cosa: oggi noi celebriamo il nostro diritto di indipendenza!"
Mi avvicinai alla zona del dibattito praticando un po' di slalom.
"Compagni!" tuonava nel frattempo la voce di Ilaij. "Poco fa, in questa sala, avete udito le parole dell'imperialismo. Avete udito le parole di chi vuole convincervi facendo leva sul carisma, sul consenso, sull'apparenza. Votate per le mie idee, votate per i miei sogni, votate per le mie utopie. Ma non votate per me: io sono solo un uomo, e gli uomini sono destinati ad essere dimenticati. Gli uomini possono essere dimenticati, ma le idee sono per sempre!"
Quando riuscii ad avvicinarmi al palco abbastanza da avere una chiara visibilità notai con stupore che Vaarik era seduto al tavolo di Perfect, il quale, alzandosi si preparava anch'esso a lottare a suon di paroloni.
"Nel momento in cui un cadetto entra in Accademia, è come se si mettesse al timone di una stravagante nave, perché non si può certo dire che la vita di un cadetto sia comune, né semplice, sempre in gara. Sempre in corsa su di un circuito che ci può apparire senza senso, con diramazioni assurde o barriere impreviste. Ostacoli che vengono posti sul nostro percorso per testare le nostre capacità, che ci spingono ad escogitare originali artifici per poter andare avanti. Ostacoli che non si possono superare se si è al timone di navi obsolete od eccessivamente corazzate ma neanche piene di fronzoli. Per superarli ci vuole una marcia in più, ci vuole il turbo ed io posso fornirvelo. Se mi darete il vostro appoggio farò in modo che questo percorso si snodi innanzi a voi in maniera lineare, privo di curve pericolose ed interruzioni improvvise. Amici, se mi sosterrete io mi impegnerò a far si che il cammino che avete imboccato sia il più possibile onesto e privo di trabocchetti." Perfect si fermò nella sua filippica per riprendere fiato, poi guardò verso il suo compagno di squadra e braccio destro come a chiedere conferma di star facendo le cose nel modo giusto. Potei vedere il suo sguardo che chiedeva: "Giusto Dick?"
"Preciso, Peter" sentii che rispondeva Dastardlay all'indirizzo di Perfect, il quale, dopo aver ripreso fiato, concluse: "Se mi eleggerete come vostro rappresentante condurrò la nostra pazza corsa verso il traguardo: il diploma di ufficiale della Flotta Stellare!"
Perfect riuscì a malapena a concludere il suo discorso che l'intera squadra di Parisses Square, con la complicità della tifoseria al completo, iniziò ad inneggiare il proprio capitano. Un gruppo di ragazze pon-pon sembrò sbucare dal nulla e mise su uno spettacolino acrobatico di incitazione al Comitato Perfect. Un boato coprì qualsiasi cosa venne detta successivamente. Di fronte ad una partecipazione così invadente da parte degli elettori di Peter, i sostenitori degli altri due candidati ebbero improvvisamente un moto d'orgoglio e potenziarono anch'essi i loro sforzi.
Nel tentativo di sovrastare gli inni a Perfect furono utilizzati i ritrovati più artigianali, chi non possedeva un megafono tentava di costruirsene uno rudimentale arrotolando volantini, qualcuno iniziò a salire sui tavoli pensando che l'altezza li avrebbe avvantaggiati, i più temerari balzarono sul palco tentando di impossessarsi dei microfoni. In men che non si dica scoppiò il caos, ciò che era inizialmente stato inteso come un tranquillo dibattito elettorale per scambiarsi opinioni si era trasformato ben presto in una rissa da stadio.
Il passaggio dalla fase verbale all'azione fu breve, di lì a pochi istanti cominciarono a volare cibo, piatti, bicchieri, fortunatamente quesi ultimi composti da un materiale leggero, surrogato moderno di ciò che un tempo veniva chiamato carta.
Fu così che stoviglie e tovaglioli, colorati rigorosamente con i colori delle diverse fazioni e riportanti svariati slogan politici, iniziarono a fluttuare nell'aria, tanto che un tornado non avrebbe potuto far di meglio. Capii che avrei dovuto aspettare ancora prima di riuscire a parlare con i miei amici.
Quella sera il locale di Chun era più che affollato, tanto che muoversi risultava difficoltoso. Essendo i replicatori della mensa inutilizzabili, la massa di cadetti si era riversata nei locali privati adiacenti l'Accademia in cerca di cibo degno di tale nome.
I tavoli erano tutti occupati, ed anche il bancone del bar era stato preso d'assalto, una massa variopinta di giovani cadetti si era appolaiata sugli sgabelli e si protendeva verso i baristi come una cucciolata verso la madre in cerca di latte. Malgrado questo, Chun riusciva a muoversi fra la folla con una grazia quasi sovrannaturale, come se tutta quella gente non potesse costituire un ostacolo sul suo cammino.
Ero in cerca di un qualche indizio che mi potesse indicare dove fossero i miei compagni di sventura quando, per un pelo, non venni urtato da una delle cameriere. Quando la guardai meglio riconobbi immediatamente Lam, la 'quasi moglie' di Luke. Dire che non avesse un'espressione serena sarebbe usare un leggero eufemismo, non si accorse nemmeno della mia presenza e continuò per la sua meta fendendo la folla, tentai di chiamarla ma non mi udì, un istante dopo era già stata inghiottita dal locale.
Restai immobile a guardare nella direzione dove era sparita ma non c'era più traccia di lei. Provai a continuare la mia ricerca quando venni inghiottito da un vortice di cadetti che aveva deciso di lasciare il locale in quel preciso istante. Mentre tentavo di disimpegnarmi con signorilità, ebbi una fugace visione di Luke che si stava dirigendo anch'esso verso la porta e decisi allora di lasciarmi trascinare dal gorgo umano. Dalton spariva e riappariva a tratti, provai a chiamarlo ma non mi sentii. Troppo intento nei propri pensieri, aveva la stessa cupa espressione di Lam. Una volta all'aperto il frastuono scemò improvvisamente in un brusio sommesso, riuscii ad identificare Luke accanto a due sagome familiari, erano Vaarik e Foster.
"Dentro è murato, proviamo ai Tre Tellariti?" proposi.
"Niente da fare, la folla lo ha già invaso. Non vedo l'ora che i replicatori rientrino in funzione." sospirò Foster.
"Non crederete mai a quello che mi è successo" annunciai, utilizzando finalmente una delle frasi fatte che avevo trovato consultando 55C9, il mio Padd.
"Mettimi alla prova" mi 'sfidò' Paul.
"Lasciami indovinare" replicò al contrario Luke, "sei stato coinvolto in una rissa durante il dibattito?"
"A parte questo, mi riferivo ad un'interessante chiacchierata avuta stamattina con Dastardly."
"Anche tu?" chiese Foster, adombrandosi. "Che coincidenza, anch'io." Non si poteva non notare il fondo di cinismo che impregnava la sua voce. "Guarda caso, gli sforzi delle tre fazioni in gara per portarci dalla loro parte sono come triplicati da quando siamo stati nominati scrutatori, mi chiedo il perché, non capisco" finì, mimando un'espressione di finta innocenza, si poteva quasi vedere un'areola apparire sulla cucuzza della sua testa, decisamente in contrasto con il sarcasmo del suo tono di voce.
"Guarda caso" risposi. "Pensate che Dastardly è perfino arrivato a minacciarmi, voleva ricattarmi denunciandomi come spia per i rapporti che scrivo al mio pianeta!"
"Spia?" meditò Vaarik alzando un sopracciglio. "Non avevo calcolato che un collaboratore di Perfect potesse essere così... goffo, prima di sedermi al suo tavolo."
"Spia?" scoppiò Foster, preso alla sprovvista da un afflusso di risa. "Goffo non è la parola che avrei usato io."
Varik replicò al commento limitandosi ad alzare anche l'altro sopracciglio. L'unica nota stonata era costituita da Luke che non partecipava. Il pilota non si era unito alle risate, nè alle battute sul conto di Dastardly. Non che fosse questo il problema, libero di fare ciò che voleva, quel che era stonato era la sua espressione fissa, atipica della scanzonatezza, o autoironia (come preferiva definirla lui) che era solita contraddistinguerlo.
Inutile dire che perfino io mi accorsi che qualcosa non andava.
Giunto il momento della fatidica conta dei voti ci eravamo riuniti nell'aula prescelta per l'ingrato/onorevole, a seconda dei punti di vista, compito della conta dei voti. Paladini coscritti della democrazia ci apprestavamo a diventare un ingranaggio attivo della grande macchina burocratica che avrebbe portato all'elezione di colui che i funzionari dell'Accademia non avrebbero comunque ascoltato e che i cadetti avrebbero batezzato come capro espiatorio per tutti quei fastidi che la burocrazia scolastica può apportare a chi tenta di ampliare le proprie conoscenze.
Mentre il tutto veniva approntato trovammo anche il tempo di giocare ai piccoli cospiratori, tanto per conferire un ulteriore tocco all'atmosfera di quei giorni.
"Non mi sembra granchè come piano" insisteva scettico Vaarik.
"Hai in mente qualcosa di meglio?" ribattè piccato Dalton.
"Incredibile" non riuscivo ancora a capacitarmene "Non riesco ancora credere che Dastardly sia arrivato ad usare Lam per poterti ricattare in questa maniera."
"Quell'uomo è un verme" fu la sentenza precisa e concisa di Paul.
"E Lam non aveva detto nulla nemmeno a te" insistei. "Spiegami meglio questa cosa della clandestinità."
"Non ora, quando avremo più tempo." Era in effetti un argomento in cui Dalton non si trovava a suo agio. "Fra poco bisognerà trasportare la prima delle tre urne con le schede, Dastardly ha predisposto che io e lui facessimo da facchini per il trasporto della seconda. Non so ancora cos'abbia in mente di fare, esattamente, ma sono sicuro che sarà allora che tenterà qualcosa."
Contare i voti fu estenuante, ed eravamo solo alla prima urna! Quando le schede contenute in quella furono esaurite, Dalton e Dastardly si alzarono per andare a recuperare la seconda urna, mentre noi che rimanevamo accogliemmo quella breve pausa come un assettato può accogliere una bottiglia di acqua minerale ghiacciata nel più cocente deserto vulcaniano. Stavo giusto iniziando a rilassarmi quando un suono gracchiante interruppe la mia meditazione.
"Non funzionerà mai Dastardly, è il piano più ridicolo che abbia mai sentito."
La voce di Luke aleggiava nell'etere, roca e disturbata, solo che Dalton non era qui. I presenti nell'aula si guardarono attorno stupiti prima di rendersi conto che ciò che stavamo sentendo fuoriusciva dal vecchio interfono dell'Accademia. Ma allora funzionava ancora!
"È un piano perfetto Dalton, ho calcolato tutto nei minimi dettagli, abbiamo l'urna, non ci resta che invalidare tutti i voti a favore degli avversari. Ho anche rubato un perforatore per le votazioni."
"Appunto, Dick, è proprio questo il problema, non credi darebbe un pochettino troppo nell'occhio se, improvvisamente, venisse trovata nulla una gran quantità di schede di un'unica urna e per coincidenza le schede nulle sarebbero quelle a sfavore di Perfect e per un'altra coincidenza si trattasse proprio dell'urna che abbiamo trasportato noi?"
"Ah! Ho pensato anche a questo, ho orchestrato tutto, ho fatto in modo che fra gli scrutatori venissero scelti Peneloe, Krufus, Pending e Clyde, tutti membri della squadra e tutti adoratori di Perfect. Sono tanto fiduciosi della sua vittoria che non si accorgerebbero di nulla. L'unica cosa che non avevo calcolato era l'ingerenza di altri quattro membri: tu, quel Foster, il corvaccio vulcaniano e quel tipo con gli occhiali da sole. Ma a quanto pare ho trovato un'ottima argomentazione per portare dalla mia parte almeno te. In quanto agli altri, Foster non è interessato alla politica, perciò non dovrebbe fare questioni. Il vulcaniano ha scelto spontaneamente la nostra fazione senza nemmeno darmi il tempo di poterlo ricattare e riguardo all'ibrido di Delta Gamma... ho delle informazioni con cui posso tenerlo in pugno, anche se lui ha tentato un abile bluff facendo finta che non gli importassero."
Ciò che stava succedendo aveva del surreale. Come in sogno ci alzammo ed uscimmo dall'aula.
Nel resto dell'Accademia sembrava che il tempo si fosse fermato, tutti i cadetti erano congelati con il naso all'insù, ascoltando attoniti la conversazione che giungeva alle loro orecchie da quell'ormai dimenticato mezzo di comunicazione che era l'interfono.
"Ma, ma... ma è impossibile! Come potevi sapere che ci sarebbe stato bisogno di contare i voti a mano, non posso credere che tu l'avessi previsto!"
"È questo il colpo di genio! Sono stato io a criptare l'intero sistema di computer dell'Accademia ed ho fatto abilmente in modo che la colpa ricadesse su qualcun'altro, ah! Ah! Voi per esempio. Mmm, questo però mi si è ritorto contro, in ultimo. Non avrei dovuto far fare il lavoro a Muttley..."
"Ma allora È STATO MUTTLEY su TUO ordine, ad incasinare il computer" chiese conferma Luke, scandendo bene le parole perché fosse ben chiaro.
Questo mise in allarme Dastardly: "Dalton, come mai tutte queste domande proprio adesso?"
"Così. Perche?"
(rumori)
"Un registratore! Nascondevi un registratore?! Avrei dovuto sospettarlo, e tu ti aspettavi di fregarmi così? Fregare me, un genio, con questi mezzucci preistorici?"
"Sì, è vero, lo ammetto" rispose Luke. "Volevo registrare questa conversazione per ricattarti e tenerti in scacco... ma tu mi hai scoperto, ora non ho più scelta, sono in mano tua ma prima dimmi: perché? Perché tutto questo?"
"Perché Perfect è un burattino! Quello non riuscirebbe a distinguere un piccione da un biplano" esclamò entusiasta Dastardly ma il suo grido di vittoria era rovinato dalla statica dei vecchi circuiti dell'interfono, così, ignaro di questa piccola pecca nel suo splendido piano, continuò a sciorinare le sue immense doti di stratega.
"Una volta eletto sarò io, il suo fido braccio destro, a dirgli cosa fare. Governerò da dietro le sue spalle, sarà il mio parafulmine per le decisioni impopolari ma sarò io goderne i vantaggi. Sfrutterò appieno questa posizione di prestigio, ho già fatto un piano di mungitura."
"Non funzionerà, Dastardly, i cadetti non si lasceranno tiranneggiare da te."
"Non da me, sciocco, da Perfect! Ho mosso egregiamente le mie pedine e nessuno verrà mai a saperlo! Nessuno sospetterà mai di questo mio brillante piano!"
(Rumore di porta che viene aperta - passi che entrano)
"Dastardly, in nome del Corpo di Sicurezza dei Cadetti dell'Accademia ti chiediamo di consegnarti fino a che non avremmo proceduto a chiarire la situazione."
"Quale situazione?" fu la domanda proferita con stupore.
"Andiamo, Dastardly, tutti hanno sentito la tua confessione, seguici."
"Quale confessione?" continuava a chiedere Dastardly nella sua recita del finto tonto.
(rumori)
"NO! Non potete portarmi via, il mio era un piano perfetto! Perfetto! MUTTLEY FA QUALCOSA..."
"Dalton devo parlarti." Acchiappai al volo il braccio di Luke e lo trascinai sul lato della strada. Ero riuscito ad intercettarlo mentre si recava al locale di Chun, il fatto che avrebbe anche potuto pensar male, in quel momento non mi attraversò neppure la mente data la serietà del discorso che intendevo fargli.
"Cos'è che non puoi fare a meno di dirmi se non in un luogo appartato?"
"Mi hanno offerto di entrare nel Corpo di Sicurezza dei Cadetti" esordii.
"Congratulazioni!" esclamò Dalton. "Notevole, non sapevo prendessero anche i cadetti del secondo anno."
"Solo in via eccezionale infatti, ma dopo che abbiamo smascherato Dastardly, e visto che la mia sezione è proprio la sicurezza... hanno deciso di affibiarm... ehm onorarmi in questa maniera. Comunque..."
A questo punto Luke si era fatto serio, conoscendomi aveva intuito che avevo ottimi motivi per utilizzare un tono così grave.
"Luke, Dastardly sta parlando."
"Sta parlando..." ripeté Dalton.
"Come membro del CSC ho seguito i suoi interrogatori... fortunatamente, per ora se ne occupa l'Accademia, lavare i panni sporchi... com'e' che era quel detto..."
"Lascia perdere i proverbi, va avanti!"
"Beh, visto le accuse ridicole che Dastardly muoveva nei miei confronti, quelle della spia, ricordi?"
"Come se fosse ieri, continua."
"Le accuse ridicole, dunque, per ora non gli hanno creduto ma Dastardly gli sta dicendo anche di Lam. Non so fino a quando sarò in grado di coprirla."
La comprensione apparve sul volto di Dalton. Non che non avesse già capito dove volessi andare a parare ma c'è sempre una speranza. Quella piccola, minima speranza che le catastrofi ti possano sfiorare senza travolgerti in pieno.
"Sto facendo tutto quello che riesco ma la questione di Lam deve essere risolta, Luke." Lo guardai seriamente. "Ed al più presto. C'è appena stata una guerra Dalton, tu sai cosa vuol dire... se scoprono che un'aliena si è infiltrata sulla Terra, la Terra, il cuore della Federazione, senza denunciarsi, senza documenti... potrebbero non essere più tanto teneri come lo sarebbero stati un tempo."
"Lo so, maledizione, lo so!" esclamò Luke. "Perché credi che stessi cedendo a quel ricatto?" Dalton inspirò profondamente, rivolgendo il volto verso il cielo, poi chiuse un attimo gli occhi, in raccoglimento. "Per quanto tempo ancora puoi coprirmi?"
"Forse una settimana, non di più. Ho chiesto che Dastardly venisse confinato nel suo alloggio e che non potesse parlare con nessuno. Inoltre sto facendo in modo di essere sempre presente quando parla con altri membri del CSC, ma..."
"Grazie." Dalton riaprì gli occhi mentre già pensava al da farsi. Era un uomo d'azione dopo tutto, non uno che si faceva abbattere facilmente. "Grazie, Renko."
Quando infine giungemmo da Chun, Dalton aveva indossato nuovamente la sua maschera da scanzonata canaglia, dal suo comportamento non si riusciva ad intuire nulla di quello che effettivamente stava provando.
"Invalidata! L'intera votazione è stata invalidata, sapete che significa?" Ci venne incontro Foster, esasperato.
"Che abbiamo contato 4668 fori inutilmente?" ipotizzò Vaarik, catalogando mentalmente l'esperienza sotto la voce 'svantaggi derivanti dalla democrazia'.
"NO!" ribattè Paul amaramente. "Significa che fra una settimana ci sarà una nuova votazione e ci toccherà rifare tutto da capo!" annunciò Paul, mentre le braccia gli cadevano sul tavolo. "E io odio la politica."