TUTTI GLI UOMINI DEL RETTORE

 

La giornata era soleggiata e caratterizzata da un piacevole tepore. Gli uccellini cinguettavano, ed una leggera brezza accarezzava i volti di coloro che passeggiavano per le strade. Naturalmente, tutto questo causava una profonda depressione in chiunque fosse costretto a stare in luogo chiuso, insieme con un gran numero di persone vocianti che detestavano anche loro stare lì. Questa era più o meno la situazione dei cadetti quel giorno. Ognuno, poi, l'affrontava in un particolare modo. Alcuni s'immergevano nello studio per tenere occupata la mente, altri la occupavano in... altre maniere, come un paio di cadetti più anziani della media.

"Mio dio che noia, proprio non riesco a tenere gli occhi aperti" borbottava Dalton, mentre cercava una posizione consona al dormire.

I suoi tentativi erano ostacolati dal cadetto affianco a lui, che cercava di occupare più spazio possibile per raggiungere lo stesso obiettivo dell'amico.

"Dai, fammi posto, che voglio dormire anch'io" disse un assonnato Foster, mentre appoggiava i piedi sulla consolle, rigirandosi più volte sulla sedia.

Lo scambio di battute fu osservato da un paio d'occhi severi che nascondevano una sopita rabbia. Rabbia che ruppe gli argini ed esplose, in un esasperato sospiro.

"La volete smettere? Mentre voi state a giocherellare, io mi sto arrovellando le meningi per decifrare questo messaggio. Certo, essendo stati soldati, questi codici saranno complicati come i cruciverba facilitati della settimana enigmistica. Ma, per il sottoscritto, sono..." e chinò il capo sconfitto, "impossibili. Concluse, con un filo di voce.

In quel momento, il frullato genetico si accorse di un continuo tossire che proveniva dal cadetto alla sua sinistra. Vaarik era almeno un minuto che cercava di ottenere l'attenzione di Renko, e stava ormai per cedere. Anzi, per qualcuno che non conosceva i vulcaniani, avrebbe detto che stava per perdere la pazienza ma, naturalmente, la cosa era impossibile. Alla fine, Vaarik riuscì a raggiungere il suo scopo.

Renko, esordì l'amico, con il solito e pedante tono dei vulcaniani, incrociando le braccia e inarcando un sopracciglio. Questo testo, non è stato ancora criptato.

Il ragazzo rimase sconcertato per un attimo, totalmente incredulo per quello che aveva sentito. La sorpresa durò solo un istante poi, con veemenza, ripartì all'attacco.

Impossibile, guarda questo messaggio: 'Non dire gatto se non l'hai nel sacco', o quest'altro : 'Sono completamente d'accordo a metà'. Sono totalmente privi di senso! Devono per forza essere criptati.

Quella discussione aveva attirato l'attenzione anche del resto del gruppo.

In fondo non ha tutti i torti, non sono certo chiare come frasi. S'intromise Paul, cercando di non ridacchiare troppo.

Dalton stava per dire qualcosa, ma improvvisamente la sua attenzione fu attirata da una rossa molto interessante, che pareva sorridergli. Gli ci volle qualche istante per ricordarsi dove l'aveva già vista. Era il cadetto Goldblum, e se non si sbagliava e, su quelle cose, non si sbagliava mai, l'affascinante signorina era un'amica del funerale ambulante (cosa incredibile).

Subito, il suo sguardo si volse verso la persona con cui divideva la stanza. Tirandogli la manica della divisa per attirare la sua attenzione, gesto non molto apprezzato a giudicare dalla faccia di Vaarik, ma certamente funzionale, giacché ottenne il risultato sperato.

Poi, con un tono cospiratorio e rimettendo subito gli occhi sulla ragazza, chiese all'amico se gliela poteva presentare.

No. Rispose laconicamente il vulcaniano.

Immediatamente, Luke cominciò a protestare: Senti non sarà, che vuoi farmela pagare, per aver interrotto i tuoi esercizi di concentrazione? Se fosse così, saresti veramente meschino. Poi, con sguardo supplice, continuò: Dai, presentamela, tipregotipregoti pregotipregotiprego.

Vaarik si voltò di nuovo, e di nuovo rispose 'NO' aggiungendo un 'Non sei il suo tipo.'

Dalton stava per dire qualcosa, quando Stark entrò in classe. Tutto il quartetto pigiò un bottone a caso sulla consolle, così da dare l'impressione d'essere parecchio affaccendati sulla lezione quando, improvvisamente, accadde il fattaccio... anche se molti altri, usarono un termine 'più colorito'.

In pochi secondi, l'intera aula fu lacerata dalle urla strazianti di Stark ed Ailoura che cercavano di capire cosa stesse succedendo ai loro schermi che, improvvisamente, si erano riempiti di simboli strani ed assurdi.

Il tutto sotto gli occhi dei cadetti, che non sapevano assolutamente cosa fare. Una decina di minuti ed una lezione su epiteti poco gradevoli dopo, gli allievi videro gli insegnati sprofondare sulle loro sedie, con l'aria sconfitta.

Fu la caitiana a parlare, si alzò silenziosamente dalla sedia, e disse: Signorrrrri, il sistema dei computerrr dell'accademia è stato crrrriptato. Fino a nuovo ordine le lezioni sono finite.

Non finì neanche di pronunciare la frase, che davanti a lei si parò un paesaggio desolato di sedie vuote e fogli che svolazzavano per aria. Mentre i cadetti battevano ogni record atletico e si cimentavano in acrobazie al limite della pazzia per andarsene prima che cambiassero idea.

Dovrrrrò tenerrrne conto perrr la prossima eserrrcitazione di sicurrrezzaa. Disse una stupefatta Aiuloura a Stark, che aveva ricominciato a lavorare sul computer.


 

Appena fuori dall'aula, il solito quartetto si era riunito a confabulare.

"Senti, Vaarik, dimmelo ancora una volta." Chiese Foster al vulcaniano.

L'espressione dell'amico era traducibile, in termini umani, in 'aria notevolmente scocciata' ma, nonostante questo, ripeté per la quarta volta il discorso che aveva fatto.

"Allora, è statisticamente impossibile che il guaio l'abbiamo causato noi. Ci sono vari protocolli di sicurezza, ed è assurdo solo pensare, che li abbiamo superati tutti semplicemente premendo a caso quattro bottoni. Perciò vi consiglio di calmarvi e sopire le vostre irrazionali paure. Sentenziò il tenebroso alieno.

Un risolino nervoso lo interruppe. Voltandosi, vide che proveniva da Dalton, che era appena dietro di lui.

"Credi che le mie analisi siano così campate in aria da essere ridicole, Dalton? Gli chiese, fissandolo glacialmente.

Luke scrollò le spalle. Amico, io mi fido ciecamente delle tue pensate. Il problema è che loro non lo fanno. Ed indicò, con un ampio gesto, tutta l'accademia e la folla di cadetti che li circondava.

Solo allora gli altri si accorsero delle strane occhiate che erano lanciate loro.

"Capite cosa intendo? Per loro siamo stati noi, prove o non prove. _Concluse Luke.

"Se il resto di loro, pensa che sbagli, allora il problema è loro, non mio. Concluse Vaarik.

Gli altri cercarono di trattenere le risate (fallendo miseramente), e stavano per ribattere, quando furono interrotti da un richiamo.

"LLLLLLUUUUUUUUUKKKKKKEEEEEEEE! Come va, tutto a posto vero? Ti vedo in forma. Sai, Vaarik mi ha parlato molto di te, e devo dire che non sembri un cavernicolo dedito a culti pagani. Esordì la rossa mozzafiato che si era appena unita a loro, incominciando contemporaneamente a stringere le mani a tutti.

Immediatamente, Luke diede un'occhiataccia al suo compagno di stanza che, dal canto suo, non fece una piega. Ma subito dopo si concentrò sulla ragazza, che non era altri che il cadetto Goldblum in persona e, bisogna dire, vista da vicino era ancora più bella. Purtroppo lei questo lo sapeva sin troppo bene.

Lo prese a braccetto, e portandolo leggermente lontano dagli altri, cominciò a parlare.

"Come tu saprai, io sono candidata per la presidenza, e mi serve gente capace per portare avanti la mia campagna elettorale. Esordì la ragazza, facendo gran sorrisi e sbattendo gli occhini. Per questo vorrei che tu facessi parte del mio comitato elettorale, che ne dici?

Dalton la guardò bene, molto bene, troppo bene. "Certamente! Sono a tua disposizione.

In qualche minuto, Goldblum gli spiegò cosa doveva fare.

- La ragazza è una politica nata, ed io mi sono lasciato infinocchiare come un dilettante. - Pensava Luke, sorridendo leggermente mentre la vedeva andar via.

Poi, mentre si avviava per riunirsi ai suoi compagni, un enorme massa di muscoli si parò davanti a lui.

E appena alzò la testa, vide che il coso gli sorrideva. Salve Tovarich, come va?.

Oh, ciao Ilaij, non c'è male, spero che la tua campagna vada bene. Gli rispose Luke, sorridendo a sua volta.

Il tizio era strano ma simpatico. Curioso che fosse amico di Vaarik.

Molto bene, le gloriose forze della rivoluzione socialista sono in netto vantaggio sulle oscure forze della reazione clerical-capitalista. Rispose, alzando il pugno sinistro. E per mantenerlo, il vantaggio, ho bisogno di tutto l'aiuto possibile. Fortunatamente hai saggiamente deciso di unirti all'avanguardia rivoluzionaria, compagno cadetto.

Sulle prime, Luke non capiva cosa aveva detto, poi si ricordò della vaga promessa di entrare nel suo comitato elettorale, dopo che gli aveva passato degli appunti di Stark.

A suo discapito, bisogna dire che Dalton tentò di spiegargli cosa era successo ma, prima che potesse proferire parola, fu sommerso da una marea di materiale propagandistico, mentre Ilai si allontanava di gran lena.

DETESTO I LUNEDI MATTINA! Urlò Luke, con un'espressione leggermente insoddisfatta.


 

Erano passate alcune ore e, dopo un tentativo di pranzo fallito causa i replicatori fuori uso, quasi tutti i cadetti erano stati chiamati in Aula Magna dal capitano Maxwell per un'importante annuncio riguardante le vicine elezioni. Si poteva udire il brusio di mille voci che si chiedevano il motivo di questa riunione straordinaria. Brusio che si fermò appena il capitano entrò in aula.

Schiarendosi la gola per attirare l'attenzione di tutti, incominciò: Signori, come sapete, il nostro sistema di computer è saltato.

E, per un secondo, tutti gli sguardi sembrarono rivolti a Vaarik, Renko, Paul e Luke, che cercarono di fare i più assoluti indifferenti, fischiettando allegramente.

Perciò, bisognerà svolgere i conteggi a mano. Per questo ho bisogno di volontari.

Un inquietante silenzio avvolse la sala. Poi lo sguardo del capitano si fermò su un certo quartetto, i cui componenti stavano facendo di tutto per passare inosservati, fallendo miseramente.

Maxwell fece un enorme sorriso poi, avvicinandosi a loro, li prese uno a uno e li portò davanti a tutti, continuando a ringraziarli per essersi offerti volontari e bloccando ogni pur timido tentativo di protesta.

Ma... ma io non posso, ho il gomito che fa contatto con il ginocchio, un inizio di peste bubbonica, sono un pericoloso criminale... non voglio! Continuò a ripetere Dalton, ma le sue proteste si perdevano nel coro di quelle dei suoi amici, e giungevano ad orecchie sorde.

Mentre tutti gli altri cadetti non facevano neanche finta di divertirsi un mondo.

Appena giunti sul palco, un'enorme scroscio di applausi li accolse. Loro risposero con dei timidi sorrisi, tranne Vaarik naturalmente, che fece la solita espressione degna di un funerale di massa.

Insieme con loro c'erano gli altri volontari scrutinatori, tipi conosciuti da tutti. Infatti erano i quattro migliori giocatori della squadra di Parisses Square e, per una strana coincidenza, erano amici del terzo candidato alla presidenza del Consiglio Studentesco, il sempre affabile Peter Perfect, capitano della squadra.

Questi stava discutendo con il capo della sua campagna elettorale, cioè Dick Dastardly, ed il suo assistente, quell'anticano che sghignazzava sempre, un tal Muttley.

Il Cadetto più grosso, un Klingon enorme, si avvicinò a Paul, poi cominciando a ridere sguaiatamente, gli diede un'enorme pacca sulla spalla, facendolo quasi cadere.

Salve umano, mi chiamo KRufus della casa di Rufcott, e quelli sono Peneloe Pitspot, ed indicò una ragazza bionda che si stava truccando.

Tse', Betazoidi... aggiunse, volgendo gli occhi al cielo. Poi il nostro geniaccio, Pat Pending, ma tutti lo chiamano Il Professore.

L'umano in questione alzò la mano in segno di saluto, e accennò ad un sorriso.

Dick Dastardly, il braccio destro di Peter ed infine Clyde, che viene da Sigma Iota.

In quel momento tutti gli sguardi si diressero verso un nanetto vestito da ganster che girava intorno a Peneloe.

Luke e gli altri non sapevano bene cosa fare, almeno finché Renko non ruppe il ghiaccio con il classico - SALVE A TUTTI. -

Paul e Luke cercarono di nascondere le loro facce, mentre Vaarik rimase impassibile come al solito. La situazione fu risolta dal capitano Maxwell, che decise di cominciare a spiegare, le procedure di scrutinio.

Allora, signori e signora, dopodomani cominceranno le operazioni di voto. Voi dovrete rimanere qui per tutto il tempo distribuendo a tutti le schede di voto, segnando chi vota negli appositi registri e controllando che non si verifichino errori. In parole povere: i conti devono tornare, altrimenti sono guai grossi... per voi. Disse, sorridendo.

Poi, prendendo in mano una scheda e facendola sventolare in faccia ai cadetti ricominciò

Ma il compito più importante sarà la conta delle schede e la verifica della loro validità. Ricordatevi che andrete avanti ad oltranza, finche non avrete finito, rimarrete qui.

Con quello, concluse e se n'andò, mentre ai cadetti, quest'ultima notizia, fece piacere quanto una martellata nelle gengive.

I loro molto felici pensieri furono interrotti da un vociare roco e dall'urlo di Dalton, che quasi cascava per terra a causa della gran pacca sulla schiena che aveva appena ricevuto dal ridanciano Klingon.

Allora, compagni, credo che dovremo passare del tempo assieme. Domani festeggeremo con litri di vino di sangue la vittoria di Peter! E, mentre stava dicendo questo, accanto a lui arrivò Pending, tossendo leggermente per ottenere un po' d'attenzione.

Sai, amico, credo che presagire una vittoria che, sebbene probabile non è ancora certa, pecchi di presunzione. Inoltre credo che sia vietato, per gli scrutinatori, assumere alcolici durante il servizio.

Quelle parole avevano notevolmente depresso il Klingon e il quartetto vedeva o, meglio, sentiva le sue rimostranze, mentre lasciavano la stanza, il tutto sotto gli occhi molto attenti di Dastardly.

Bel tipo, quel Klingon. Credo che si presenti una serata interessante. Proclamò Paul, ridacchiando. E Luke, cerca di non infastidire troppo la Betazoide.

Dalton fece un espressione di finta offesa, annunciando che non sapeva di cosa stesse parlando, e che ora il lavoro l'aspettava.


 

La piazza grande dell'accademia era piena di cadetti, la metà dei quali impegnata a propagandare i vari candidati distribuendo gadget e volantini, facendo discorsi e cercando di raccogliere proseliti mentre l'altra metà era intenta a cercare di evitare tutte queste eccessive attenzioni, con risultati abbastanza scarsi.

Ma, tra tutti gli imbonitori... pardon... attivisti politici lì presenti, uno era oggetto di occhiate gelide e dell'occasionale lancio di oggetti vari (palle da baseball, sassi, gavettoni etc. etc.). Però il soggetto rimaneva stoico al suo posto, quasi come una guardia della regina, anche perché l'ultimo tentativo di colpirlo, questa volta da parte di un'andoriano, era risultato nel lancio di paio di razioni d'emergenza congelate, che avevano centrato in pieno il tizio blu, mandandolo nel mondo dei sogni.

Tsk... tsk... Dalton, non mi sembra questa, la migliore tattica politica. Quella di mandare all'ospedale i possibili elettori. Disse Vaarik, che, come uno scuro corvo, incombeva su di lui.

Luke, dal canto suo, era bardato con svariati adesivi inneggianti Rebecca Goldblum e circondato da cartelli con stampato il suo motto: Un'impegno concreto - aiutare chi è rimasto indietro. Ma soprattutto era scocciato e sporco per i precedenti incidenti, e non si sentiva certo dell'umore per una discussione amichevole sui migliori modi per conquistare il pubblico.

Senti, caro compagno di stanza, digrignò lui. Non sono nello stato d'animo per queste cose, perciò se non hai qualcosa di positivo da dire...TACI!

E, mentre parlava, Vaarik vide una piccola venuzza gonfiarsi nella tempia dell'amico.

Il vulcaniano inarcò il sopracciglio, valutando la situazione. Aveva un'idea di tutto quello che era successo a Luke, visto la bell'accoglienza, che aveva ricevuto da parte degli altri cadetti, quando si era presentato da Chun. E capiva che, essendo Dalton un semplice umano, perciò non possedendo l'autocontrollo tipico della sua razza, era bene cambiare discorso, per evitare inutili scenate.

Vedo che hai deciso con chi schierarti. Disse, indicando il vario materiale propagandistico inneggiante Rebecca. Come l'ha presa Ilaij, la rottura della tua promessa?

A quella domanda, Luke fece un piccolo sorriso. Rottura, quale rottura?

E, premendo un piccolo bottone, i cartelli cambiarono immagini, facendo apparire la sagoma stilizzata di Ilaij che, con un martello in una mano e la falce nell'altra, si schierava in mezzo ad un gruppo di cadetti che marciavano, ed in mezzo al cartello, c'era il motto del pravdiano: Un'accademia di tutti, e non di pochi.

Inarcando entrambe le sopracciglia, Vaarik ammirò il lavoro per qualche secondo, poi indicò la maglietta con i vari adesivi. Immediatamente Luke se la tolse, rivoltandola, scoprendo così svariati adesivi inneggianti Ilaij.

Double-face. Scrollo le spalle sorridendo. Una promessa è una promessa, perciò faccio turni di tre ore, lavorando un po' per l'uno e d'un poco per l'altra.

Sai, Luke, non credo che questo possa essere considerato molto corretto.

Continuando a sorridere, Luke scrollò le spalle. Ecco il tuo problema, amico mio, tu ti perdi in dettagli, piccoli ed insignificanti dettagli.


 

La sala era gremita di gente, non solo per gli attesi discorsi dei candidati, ed il dibattito che ne sarebbe seguito, ma anche per il grande e accattivante buffet che sarebbe stato offerto, e visto quello che si stava mangiando di recente era una prospettiva molto allettante per tutti i cadetti.

Mentre i tre aspiranti presidenti si alternavano sul palco, infiammando la platea con le loro parole, il solito quartetto cercava di stare in disparte per evitare ogni possibile problema, poiché la loro popolarità di recente aveva subito una leggera flessione.

Ummmmmmmm... svegliatemi quando hanno finito. Disse Dalton, mentre cercava disperatamente una posizione per dormire sulla sedia.

Cosa che del resto Paul era già riuscito a fare. Lo sguardo di disapprovazione di Renko diceva molto su cosa stesse pensando dei suoi due amici, ma visto la loro attuale mancanza d'attenzione per il mondo circostante, gli toccò esternare a parole quello che sentiva.

Sentite, ragazzi, non dovreste interessarvi di quello che stanno dicendo? Mi sembra un atteggiamento molto qualunquista il vostro.

Paul, che già era sprofondato in catalessi, rispose con un grugnito, mentre Luke, essendo ancora parzialmente sveglio, comunicò in modo più articolato.

Renko, stai zitto. Disse, con una voce leggermente impastata, mentre finalmente aveva trovato la posizione giusta per la pennichella.

Naturalmente l'amico non seguì il consiglio, e continuò a lamentarsi per lo scarso senso civico dei due, mentre Vaarik restava in silenzio a seguire il dibattito.

Senti, devo dormire assolutamente. Stasera devo uscire a tappezzare la scuola di manifesti di Rebecca, poi devo trovare una scusa per raggiungere il gruppo di Ilaij per attaccare i suoi. Perciò, visto la scarsa prospettiva di riposo, vorrei approfittare del momento. Inoltre è sempre la solita solfa: 'Non chiedere cosa può fare il tuo paese per te, ma cosa tu poi fare per lui, combatteremo per aria, cielo e terra, nelle spiagge e nelle piazze o l'ora delle decisioni irrevocabili è giunta...etc. etc...' Niente di nuovo.

Renko stava per dire qualcosa, quando delle grida e degli schiamazzi attirarono la sua attenzione, contemporaneamente svegliando Paul e Luke. Davanti a loro si stava scatenando una battaglia tra i diversi sostenitori dei tre candidati, dalle grida si passò agli insulti, poi al lancio dei programmi, delle riviste ed infine qualcuno pensò di usare il buffet come santa barbara, e cominciò a bersagliare gli avversari di tartine.

Presto l'esempio venne preso da tutti ed in breve tempo si arrivò ai dessert. Così, mentre decine di torte e bignè volavano, centrando svariati bersagli sia amici che nemici, con i candidati che cercavano di calmare gli animi, quattro cadetti si stavano dirigendo verso l'uscita praticando il classico passo del giaguaro e sperando di non essere incolpati anche di questo.


 

Finalmente è tutto finito, non ne potevo più di attaccare manifesti. Mugugnò Dalton, entrando a testa bassa da Chun.

Fisicamente distrutto si trascinò al più vicino tavolo liberò sprofondando sulla sedia. Presto i suoi amici sarebbero arrivati, adesso voleva solo riposare le sue vecchie ossa. Improvvisamente, due delicate mani si appoggiarono sulle sue spalle, immediatamente seguite da un bacio sulla guancia. Per un secondo Dalton sorrise, poi ridivenne subito serio.

Ciao, Lam, mi ero scordato che eri di turno oggi, altrimenti non sarei venuto. L'accolse Luke, mentendo spudoratamente, perché sapeva benissimo tutti i turni della sua presunta moglie, solo non voleva darle l'impressione di essere venuto per lei.

- Poi cosa avrebbe mai pensato? Magari che m'interessava. - Pensò lui.

La ragazza rispose con un sospiro rassegnato, chiedendosi quando quel tonto avrebbe messo la testa a posto.

Allora cosa ti porto tesoruccio? Il solito? Cinguettò lei.

Di norma Luke avrebbe fatto una scenata per questo, odiava farsi chiamare tesoruccio, ma essendo più morto che vivo a causa della stanchezza, annuì distendendosi sulla sedia. E poi, stranamente, vedere Lam di solito gli faceva dimenticare quasi tutti i suoi problemi.

-Sarà perché mi fa diventare matto,- pensò, mentre un piccolo sorriso appariva sul suo volto.

Lam andò a prendere l'ordinazione, ignorando tutte le altre come al solito, facendo così aumentare le occhiate irate della gente nella direzione di Luke. Questi stava aspettando che tornasse quando, un tizio alto e smilzo, con due baffetti stile cattivi dei film muti, si sedette al suo tavolo, proprio davanti a lui. A fianco aveva un piccolo anticano sghignazzante.

Naturalmente li riconobbe subito, erano Dastardly e Muttley e, sinceramente, non gli piaceva il sorriso che avevano.

Posso fare qualcosa per voi? Chiese, con un tono freddo e palesemente poco cortese.

Con un sorriso ebete stampato in faccia, Dick cominciò a parlare. In effetti sì. Vedi, domani ci saranno le elezioni, e vorrei tanto poter contare sul tuo aiuto.

La platealità della proposta l'aveva preso di sorpresa, ci vollero, infatti, alcuni istanti perché potesse rispondere.

Senti, Dick, e pronunciò quel nome come un insulto. Credo che non sia la cosa più saggia del mondo, chiedere aiuto ad uno degli scrutinatori proprio prima delle elezioni.

Continuando a sfregarsi le mani, Dastardly non si scompose. Al contrario, è proprio il momento giusto.

Proprio in quell'istante arrivò Lam, che appoggiando la bevanda di Luke sul tavolo, guardò con malcelato disgusto le due persone che si erano unite al suo ragazzo.

Devo portare qualcosa anche per loro?

No, i signori stavano per andarsene, vero? Disse, in tono perentorio, Dalton.

I due continuarono a sghignazzare poi, cercando di rimanere serio, Dick fece la sua proposta.

Vedi, amico, fossi in te, penserei seriamente alla mia offerta, più che altro se non vuoi che la ragazza ed indicò Lam, abbia dei guai.

La faccia di Luke divenne improvvisamente rossa, ed un incontrollabile moto di rabbia s'impadronì di lui. Con una mossa fulminea prese per il colletto Dastardly sbattendolo sul tavolo.

Prova solo a toccarla, e pregherai di morire. Sibilò lui.

Dal canto suo, il viscido individuo non smise di sorridere e di sfregarsi le mani.

Oh! Io non gli farò niente, ma pensa a cosa dirà la Sicurezza della Flotta, quando sapranno che c'è un alieno sulla terra, senza permesso, o dalle generalità sconosciute. Quelle parole, furono come un incudine da 16 tonnellate, per Luke e Lam.

Liberandosi della presa, Dastardly salutò i due, augurandogli buona nottata, e lasciandoli ai loro cupi pensieri.

Passarono alcuni minuti, durante i quali Dalton cercò di rassicurare la ragazza che tutto sarebbe andato per il meglio, quando arrivò il resto del gruppo. Appena i suoi amici si avvicinarono, Lam lasciò il tavolo per dirigersi verso altri clienti.

Renko e Paul stavano ridendo alla grossa, mentre Vaarik inarcava entrambe le sopracciglia. Immediatamente si sedettero accanto a lui, non smettendo per un attimo di sghignazzare. Fu Foster a prendere la parola appena riuscì a calmarsi.

Luke, questa la devi sentire, è micidiale. Diglielo, Renko. Poi quasi cadde dalla sedia per il troppo ridere.

Il frullato genetico fece un respiro profondo e poi, sempre trattenendo un sorriso, cominciò a spiegare. Dastardly ha tentato di ricattarmi, e sai come? Minacciando di rivelare che sono osservatore per il mio pianeta.

Ormai, non riuscendo più a resistere, Renko riprese a ridere. Una cosa che sanno solo il rettore, gli insegnati ed una decina di cadetti.

Le risate dei due amici divennero fragorose, per poi spegnersi lentamente, quando videro che Luke non si era unito a loro.

Ehi, cosa c'è, non è esilarante? Chiese un incuriosito Foster.

Fissandoli attentamente Dalton era indeciso su cosa fare.

-Glielo dico? Posso fidarmi? In fondo sono la cosa più vicina a degli amici che ho qui e ammettiamolo... ho bisogno d'aiuto, perfino il loro- pensò, ed infine, decise di parlare. Dopo qualche minuto necessario per spiegare l'accaduto passò quella mezz'ora necessaria per impedire a Paul di andare a pestare a morte Dick, pensiero molto allettante ma in fondo controproducente per il destino di Lam.

All'improvviso per il locale s'iniziò a sentire un vecchio ritornello, che sembrò far scattare qualcosa in Luke, illuminato in quell'istante dalla luce bluastra di una lampada, si alzò dal tavolo cominciando a gridare.

LA STANGATA! LA STANGATA!.

I suoi amici, per un attimo, credettero che fosse impazzito, ma quando si sedette e cominciò ad illustrare l'idea che aveva avuto... n'ebbero la conferma.


 

La giornata ai seggi, sebbene lunga ed estenuante, aveva raggiunto la sua fase finale. Quasi tutti i cadetti avevano votato e lo spoglio era iniziato.

Ragazzi, prima di cominciare, siamo sicuri d'avere votato tutti? Domandò Renko ai suoi compagni di lavoro.

Tutti annuirono tranne Paul, che affermò di non essere interessato alla politica e che lui la democrazia la protegge, non l'applica.

Come mai tanto cinismo?

Brutte esperienze con i politici del mio tempo, Luke.

Capisco, solo sta' attento con questo modo di pensare, la mia gente l'aveva e, come conseguenza, non si curò tanto di chi andò al potere. Risultato: il tipo alla fine decise che l'unica opinione giusta era la sua e ci volle molto... per fargli cambiare idea. Disse, in tono sommesso e triste, mentre andava a prendere qualcosa da bere.

Ci vollero alcune ore per completare la prima urna, ognuno doveva tirare fuori una scheda, aprirla, leggerla ad alta voce e farla vedere agli altri. Contemporaneamente, Vaarik aveva il compito di segnare sull'apposito registro i voti assegnati e quelli nulli.

Basta, non c'è la faccio più! Ma è assurdo, era una bella giornata, non potevano andarsene al mare? Nooooooo... a votare sono venuti! Al diavolo loro e lo stramaledetto senso civico! Borbottò Paul, mentre si stirava i muscoli dolenti per il poco movimento.

Hai la mia comprensione, amico. Gli rispose Dalton, mentre anche lui cominciava a sgranchirsi braccia e gambe.

Invece di lamentarvi, vedi di essere più veloce con il prossimo gruppo. Disse freddamente Clyde.

Dalton, mi vieni ad aiutare a prendere l'altra urna? Chiese il perennemente sghignazzante Dastardly.

Luke lo guardò stranamente poi, abbozzando un sorriso, annuì.

Vaarik, allora, hai collegato l'interfono? Domandò sottovoce al compagno, dopo essersi assicurato di non farsi vedere.

Tranquillo. Lo rassicurò il vulcaniano. E' tutto a posto. Inoltre il preistorico registratore di Renko sarà il tuo back-up in caso qualcosa vada storto.

Speriamo bene. E, sospirando quelle parole, Dalton seguì Dick.

I due stavano faticosamente portando l'urna dagli scrutatori, quando Dastardly gli fece segno di svoltare in una stanzetta buia.

-Si comincia- pensò Luke.

Senti, Dick, questo è il piano più ridicolo che abbia mai sentito.

Il sorriso del truffatore si fece ancor più largo. E' un piano perfetto, Dalton. Ho calcolato tutto nei minimi particolari, abbiamo l'urna, qui ho nascosto una pinzatrice, non ci resta che invalidare le schede di Goldblum ed Ilaij.

Pregando mentalmente che l'interfono funzionasse, Luke continuò con la sciarada - Appunto, non pensi che sarà un pochetto sospetto, se improvvisamente venisse trovata dal nulla una gran quantità di schede, e per coincidenza appartenessero tutte agli avversari di Peter? Disse, con il tono più sarcastico possibile.

La risata del bieco individuo si fece ancor più grande. Ho pensato a tutto, gli scrutatori della squadra di Parrisses square sono tra i più fanatici sostenitori di Perfect, non ci penseranno nemmeno a sospettare, li ho scelti apposta. Quel beccamorto vulcaniano è passato dalla nostra parte, mentre tu e Renko... be', avete i vostri motivi per assecondarmi. Quanto a Foster... è un apolitico, non gliene importa niente di chi vince queste elezioni.

Ma... ma l'unico modo perché questo piano funzionasse, è che ci fosse bisogno di contare i voti a mano, e non potevi sapere che sarebbe successo... a meno che...

Non fossi stato io a cripte l'intero sistema di computer dell'accademia. Finì la frase Dastardly.

Poi, facendosi più serio, gli chiese come mai tutta questa curiosità. Dalton stava per rispondere, quando il rumore di un nastro che si riavvolgeva lo gelò. Immediatamente questo venne preso da Dick, che rideva sguaiatamente, divertito per l'essere stato quasi fregato da un mezzo così primitivo.

Cercando di non perdere il suo sangue freddo, e di finire di fregare il tonto, sempre sperando che l'interfono funzionasse nonostante i decenni d'inattività, Luke continuò nella sua recita.

Ancora non capisco perché vuoi fare eleggere Perfect, cosa ci guadagni tu?

Esordendo con una risata maniacale, il viscido essere cominciò a spiegare come intendeva installarsi come eminenza grigia dell'accademia, usando Peter come paravento, e che nessuno l'avrebbe mai capito.

Sul serio? Disse sorridendo Luke, mentre indicava a Dick di voltarsi.

Ah, ah, ah... non penserai mica che caschi in questo trucco antidiluviano! Ma il sorriso si spense, quando un paio di robuste mani gli afferrarono le spalle, ed una voce roca lo dichiarò in arresto.

Luke non poté fare a meno di piegarsi dal ridere, mentre vedeva Dastardly scalciare e professare la sua innocenza mentre veniva portato via dal corpo di sorveglianza.

MUTTLEY... FA QUALCOSA...! Furono le sue ultime parole.


 

Due giorni dopo, all'interno dei condotti di aerazione dell'Archivio Centrale Federale...

"Senti, quando ti avevo detto di fare qualcosa per regolarizzare Lam, sai... non intendevo questo" gli disse Renko, dandogli per l'ennesima volta uno sguardo di rimprovero.

Luke scrollò le spalle, sorridendo e continuando a controllare rampini e corda. "Credimi, è il modo migliore, certo è..."

"Proibito? Illegale? Assurdo?"

"Stavo per dire rischioso" rispose con una smorfia. "Calarsi con una corda in mezzo ad una stanza, lavorando praticamente a mezz'aria e facendo attenzione a non far cascare niente sul pavimento è difficile, ma è l'unico modo per non far scattare i sensori e di conseguenza tutti gli allarmi dell'installazione."

Anche continuando a lamentarsi, il frullato genetico non smetteva di controllare l'apparecchiatura. Certo doveva ammettere che l'idea d'immettere dei dati falsi direttamente nei computer centrali della Federazione era pericolosa ma anche abbastanza ingegnosa.

"Messaggi dai nostri due osservatori esterni?" chiese Dalton, riferendosi a Paul e Vaarik.

"Si, due. Il primo è che tutto pare libero, il secondo è che se ti beccano... 'noi negheremo di conoscerti, d'accordo?'"

Cercando di reprimere una risata, Luke annuì, finì di togliere la grata e, flettendo i muscoli, si lanciò nel vuoto.

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