C'è nebbia nella tempesta.
La foschia inizia infatti ad alzarsi, sul pianeta sull'Orlo del Sempre, ma viene presto dissipata dalle turbolenze tipiche della zona.
Oggi lezione pratica di fisica spazio-temporale. Il docente, un Gallyfreiano di nome Fraser, ci ha portato infatti 'in gita' al Guardiano dell'Eternità, ed ora ci sta spiegando come i tecnici federali abbiano studiato ben tre livelli di protezione, per impedire che qualcuno abusi del suo immenso, incomprensibile, potere.
"Ci sono tre protezioni. Scansione retinale" enumera Fraser, mentre un raggio scansiona l'occhio del professore. "Controllo vocale" continua, mostrandoci in pratiche cosa significhi, fatto sta' che la luce sulla consolle della sicurezza, da rossa che era, diventa verde. "Ma soprattutto, questo campo di contenimento che impedisce a chiunque di attraversare la barr..." Il professore sparisce all'interno del Guardiano, inghiottito dal caleidoscopico fluire delle spire del tempo.
"AstronaveHuston, abbiamounproblema. IltenentecomandanteFrasere'scompaarso..."
"Qui parla il tenente comandante Ahl Cobledick. Si calmi cadetto e ripeta lentamente. Fatico a seguirvi, come sempre, del resto!"
"QuiVinsarrestate lìenonmuovetevimando giùunasquadrappenapossibile."
L'universo si è invertito, tutti noi parliamo a velocità warp, mentre Cobledick parla lentamente. Se ho capito bene i proverbi terrestri... è come dire che non esistono più le mezze stagioni, giusto?
Il tenente Fraser è appena saltato nel passato provocando chissà quale squilibrio temporale, con me ci sono Foster, Vaarik e Luke, sarebbe dovuta venire anche Ripley, ma aveva altri impegni di studio in Accademia.
"GuardianomostradovepossiamotrovareFraser!" Chissà se abbiamo preso la decisione giusta. Mentre anche gli altri si preparano arraffo tutto quello che riesco a mettere in tasca. Meno male che ho fatto questa modifica alla mia divisa. Del resto, il mio Maestro lo diceva sempre: 'Uomo senza tasche è come cangura sterile, poco produttivo'.
Saltiamo. Il dado è qualcosa che non ho mai capito, ma che indica l'inesorabilità del destino, dopo aver compiuto determinate azioni.
Eravamo indubbiamente sulla terra, la mia allergia allo spettro di Sol III era ancora ben presente. Tenendo gli occhi chiusi, presi dalla cintola gli occhiali schermanti e, solo dopo averli inforcati, riuscii a vedere che ne era degli altri. Stavano tutti osservando Vaarik che, a sua volta, stava in piedi di fronte ad un bambino in lacrime, guardandolo con espressione arcigna.
L'attenzione degli indigeni si stava velocemente spostando su di noi, era meglio far qualcosa. Mi chinai di fronte al bambino nel tentativo di distrarlo dalla sua attuale ed umida attività. Non avendo granché da perdere tentai un semplice trucco, mi frugai nelle tasche e ne estrassi un panno, agitandolo davanti al pargolo, che sembrava prestare sempre più attenzione, mi frugai nuovamente in tasca e presi la prima cosa che mi capitò sotto mano: un lecca lecca. Restai sbalordito anch'io. Come c'era finito un lecca-lecca nelle mie tasche? Ma l'importante fu che il trucco funzionò, il bambino aveva smesso di piangere e, arraffato al volo il lecca lecca, scappò disperatamente verso una persona anziana, forse una parente.
Dalton apostrofò scherzosamente Vaarik riguardo lo spaventare i bambini, ma poi il discorso si spostò spontaneamente verso argomenti di carattere pratico.
"1979?" Stava chiedendo Dalton, osservandosi in giro. "Se non sapessi di essere in un altro universo, potrei credere di essere nel passato della mia Terra. E ditemi, che cavolo di data è, il 1979, nel vostro universo?"
"Circa un decennio prima delle guerre eugenetiche."
"Mavoistateparlando a velocità normale... ed ora anch'io!"
"Segno che lo squilibrio Mecflaiano ha inizio in questo luogo e tempo" precisò Foster.
"Si, ma in quale luogo e in quale tempo siamo?" chiese perplesso Dalton.
Il Colonnello non si scompose. "Proviamo a chiedere a quella famiglia che gioca a football."
"Quale, quella che sta davanti alla casa dove c'è scritto Bredford?"
"AlloraFoster, inchecittàsiamo?" gli chiesi, appena fu di ritorno. "Ehi!Parlodinuovo velocemente. No anzi, va e viene. Strano."
"Sacramento" ribatté, inspiegabilmente, Paul.
Tentai di passarci sopra e richiesi, gentilmente: "Allora, Foster, come hai detto che si chiama la città?"
"Sacramento" ribatté nuovamente Paul, con tono irritato.
"Che bisogno hai di bestemmiare? Stavo solo chiedendo!"
"Non stavo bestemmiando, frullato genetico, Sacramento è il nome della città!"
"Ah!"
Vaarik estrasse il tricorder ed iniziò ad esaminare l'ambiente circostante. "Ho delle strane letture, non riesco a capire di cosa si tratti. Se riesco ad agganciare il segnale del comunicatore di Fraser potremo avere qualche risposta... niente da fare, nulla."
Utilizzando tutti i tricorder a nostra disposizione iniziammo ad analizzare l'area.
"Quei due li conosco" sentii dire Foster.
"Quali?" chiesi, guardandomi attorno, "Quelli che abbiamo appena incrociato? Loro sembra non ti abbiano riconosciuto."
"Non li ho incontrati nel 79 infatti... ah, sì, ora ricordo, li incontrerò nell'81. Erano venuti agli Harlington Straker Studios con uno strano tizio, com'è che si chiamava? Strawberry... Generry... Bronberry... non ricordo. Cercavano fondi per un progetto sgangherato, un programma di fantascienza..."
"Davvero? E com'era?"
"Mah... Straker era un soldato, non un produttore, passò la pratica ad un certo Piroscafos, che aveva assunto per portare avanti la copertura degli studios, e che si rifiutò di produrlo, sostenendo che non avrebbe mai avuto successo. Com'è che faceva, il titolo? Qualcosa di assurdo, non ricordo bene: 'La Nuova Generazione della Pista delle Stelle', oppure 'Star Crak the next Satisfaction', boh?! Io sono stato catapultato nel XXIV secolo nell'82, chissà se hanno tentato anche con altri produttori?"
"Preso!" Vaarik ci distrasse dalle nostre chiacchiere, riportando l'attenzione al nostro obiettivo principale. "Presto, da questa parte"
Ci ritrovammo davanti ad un edificio chiamato CINEMA ASTOR OGGI GUERRE STELLARI.
"Buondio,maèancora inprogrammazionenel79? "EdirecheStrakerl'ha rifiutatoloritenevaunflop" esclamò Foster.
"Madichestaiparlando?"
"Delfilminprogrammazione,una speciedifavolafanta scientificaconuna principessa,unbalordo dalcuored'oroelaparte piùinteressante... conuncertoLuke Skywalkerdaglistranipoteri."
"Stranipoteri,Luke!?" Due sorrisi sardonici e un sopracciglio alzato si voltarono contemporaneamente verso Dalton.
"Ilprimochefaràun solocommento,ancheminimosul mionomeèmorto."
"Forza, Luke, dov'èfinito iltuosensodell'umorismo?" chiesi, mentre Foster si metteva stranamente a ridacchiare. "UsalaforzaLuke, usalaforza" lo sentii sussurrare divertito.
"Smettetela, dobbiamoritrovareFraser, nonavetenotatoche abbiamoricominciato aparlare veloce? Fraserèsenz'altromoltovicino" sbottò Dalton, dirigendosi verso il cinema e poi paralizzandosi di scatto. "Ma... maquelloèAhlCobledick! Ec'èFraserinsiemealui."
All'urlo di Luke, Fraser si voltò e ci vide "Hoilaaa, ragazzi, anche voi da queste parti?"
"Deduco che anche voi siate del XXIV secolo, come costui" ci apostrofò Cobledick.
"Cobledickcheparlanormalmente, non riuscirò mai ad abituarmici" dissi, mentre ci avvicinavamo ai due. "Cobledick, come ha fatto ad arrivare fin qui?"
"Tramite la mia agenzia turistica" rispose serafico il futuro professore, "vedete, io appartengo a questo secolo, quello che conoscete voi sarò sempre io, solo un po' più vecchio... ma chiamatemi pure Ahl."
"Beh, senti Ahl, noi avremmo un problema, non so quanto possiamo dirti senza interferire ulteriormente con la storia."
"UsalaforzaLukeusalaforza..."
"Ti ho sentito sai?" sbottò Luke, girandosi verso Foster con aria accusatoria.
"Non ho detto niente" rispose Paul, stupito, mentre un aureola gli coronava la testa. La voce apparteneva infatti ad uno spettatore che usciva in quel momento dalla sala proiezioni, mentre altri lo seguivano commentando il film appena visto.
"Bellissimoilmigliorcattivocheabbiamaivisto...!"
"Machil'aspirapolvereumano? MoltomeglioObiWan!"
"Caporossocaporossocel'haincoda... bellissimo!"
"Vi riferivate a questo?" chiese Cobledick rassegnato, indicando il pubblico che usciva dalla sala. "Da quando è arrivato questo tizio e ha fatto cadere quell'aggeggio nel proiettore, non solo si è velocizzata la pellicola, ma tutti quelli che escono dalla sala parlano così"
"Aggeggio?" chiese Vaarik, "Potrebbe essere più preciso, nel definire il congegno di cui stiamo parlando?"
"Ehm..." Fraser sembrava imbarazzato. "Sarebbe la mia cronovela da polso, volevo usarla per tornare indietro ma quando mi sono materializzato improvvisamente davanti ad Ahl, lui sì è spaventato, mi ha dato un pugno e la vela è caduta dentro al proiettore, poi sì è fusa con la macchina, creando..."
"...una distorsione nel continuum spazio temporale che velocizza la comunicazione verbale" continuò Vaarik. "Applicando la seconda legge di McFlay e tenendo conto che la distorsione sì è appena creata, il suo effetto non è ancora stabile ma facendo un calcolo approssimativo... fra circa diciassette anni, nove mesi, tredici giorni, l'intera popolazione terrestre avrà adottato permanentemente il linguaggio del futuro Cobledick. Poi l'anomalia si espanderà nello spazio circostante."
"Vaarik, se la noia fosse una pianta, tu saresti una sequoia" mormorò Foster, scuotendo il capo.
"Scusa, ma allora perché noi e soprattutto Cobledick, che siamo così vicini al punto di distorsione, parliamo normalmente?" chiesi, sebbene avessi già rinunciato da tempo a capirci qualcosa.
"A causa della mia cronobolla, ovvio" rispose tranquillo Fraser. "Ogni buon crononauta ne ha un generatore con sé. Serve appunto a proteggere il viaggiatore temporale da questi eventi. In questo momento siamo tutti nel suo raggio di azione, ma ha una portata limitata, se vi allontanaste tornereste a parlar... ma perché mi guardate così?"
"Tu hai un generatore di cronobolle?!" esplose Foster, "Perché non lo piazzi sul proiettore, la bolla conterrà gli effetti della distorsione!"
"Ehm... non posso, vedi... il generatore portatile di bolle, con la tecnologia di oggi... cioè di domani. sì, insomma ci siamo capiti... è diventato molto ma molto piccolo..."
"E allora?" Qualcosa mi diceva che continuare a chiedere era un atteggiamento che rivelava pulsioni masochistiche ma, purtroppo, sapere cosa fosse successo, faceva parte della nostra missione
"Dunque... durante la colluttazione con Cobledick... vedete, lui urlava, mentre mi colpiva, perciò aveva la bocca aperta, in quel momento, perciò..."
"Stai tentando di dirci che lo ha inghiottito?" scattò Luke.
"Non proprio, perché poi c'è stato il cortocircuito della vela, quando mi è caduta e si è fusa con il proiettore. E' successo tutto in un secondo, e visto che il generatore e la vela sono collegati..." Fraser si fermò un attimo per studiare le nostre facce e quella di Cobledick, poi inspirò e disse tutto d'un fiato "Il generatore si è fuso con l'otturazione di Ahl."
Ci guardammo stupiti. "Ecco perché Cobledick parlava normalmente, rimarrà sempre protetto dalla cronobolla."
"E' tutto molto interessante, ma ora che facciamo, per fermare quest'onda?" chiesi.
"Elementare" rispose Fraser "Ho studiato una situazione del genere durante il mio dottorato, è sufficiente costruire un discriminatore di fase con il quale recuperare la cronovela."
"Tutto qui?" disse Luke, grattandosi il pizzetto. "Già, com'è che non ci avevo pensato prima? Qualsiasi negozio di elettronica del XX secolo ha un aggeggio del genere no?!?"
"Suvvia, Luke, con tutta la roba tecnologica che ci siamo portati dietro..." dissi, iniziando a svuotarmi le tasche.
Dietro le indicazioni di Fraser iniziammo a costruire il discriminatore, eravamo quasi alla fine ma... "Per tutte le tare genetiche di un clone di dodicesimo grado, ci manca un Radar Binario a Largo Spettro! E dove lo troviamo?"
Vaarik guardò verso Paul. "Tu lo sai, dove possiamo trovarlo, in questo tempo, un radar binario a largo spettro, vero, Paul?"
"Sì, ma avrei preferito non tornarci..." mormorò Foster, evidentemente ritrovarsi nel suo tempo, per Paul, era più doloroso di quanto pensassi.
"Posso capirti, ma il programma Utronik lo aveva solo la Shado" insisteva Vaarik.
"Ok, ma la base è fuori Sacramento, come ci arriviamo?"
"Ma i mezzi li posso fornire io!" si insinuò Cobledick. "Ma prima dobbiamo fare in modo di rendervi meno riconoscibili. Fortunatamente ho qualche abito da prestarvi, per fare pubblicità a volte la maschera si veste a tema con il film che proiettiamo. Dunque, vediamo... non è rimasto molto, purtroppo dovrete accontentarvi. Ecco... scegliete voi."
Vaarik si fiondò subito sul primo abito nero che trovò. - E te pareva! - pensai, alzando gli occhi verso il cielo. Quando finì di vestirsi ci ritrovammo con un vulcaniano in completo pantalone+giubotto da motociclista in pelle nera, la scritta "Hell on Earth" sulla schiena e una bandana in testa a coprire le orecchie a punta che lo identificavano come alieno. "Questo Easy Rider deve essere interessante, come film" affermò.
Paul invece indossava un poncho, stivali, jeans marroni e un cappello in testa. Quando mi voltai verso di lui si stava rigirando fra le mani un mezzo sigaro, chiedendosi se era il caso o no di utilizzarlo per completare il travestimento. "Fortuna che dovevamo passare inosservati" stava sospirando "Tanto valeva tenere le uniformi e farci passare per benzinai!"
"Ma questo lo conosco!" esclamò Dalton "Clint Eastwood da 'il buono-il brutto e il cattivo."
"Già, chissà quale fa Foster?" non potei fare a meno di chiedere scherzosamente. Del resto avevo poco da scherzare, da quando mi ero vestito non riuscivo a fare a meno di canticchiare un motivetto che faceva... "Fever night, fever night, fever night..." eppure indossavo un semplicissimo completo bianco (scarpe e gilet compresi) e camicia nera dal colletto a punta.
L'unico a non essere ancora vestito era Luke.
"Mi spiace, non mi è rimasto più niente della tua misura, no, un attimo! Torno subito."
Cobledick sparì dietro alle porte che davano sulla platea, pochi attimi dopo si sentì un trambusto e alcune grida confuse: "Machefaimaniaco! - Maniaco a chi? Ti ho già detto che mi servono i tuoi vestiti - Sielnziovogliamosentireilfilm - Ahhhmacosìrestoinmutande!! - insommaandatefuoriafarecasino!"
Cobledick ricomparve con un involucro di stoffa bianca che aveva 'requisito' alla maschera, ed agguantò Luke: "Vai a cambiarti, così vediamo subito se ti calza."
Per un breve periodo di tempo gli unici rumori che riuscirono a farsi strada fuori dall'improvvisato spogliatoio furono mormorii ed imprecazioni soffocate, poi Dalton riapparve. Indossava una specie di kimono bianco con scarpe chiare e una cintura da elettricista alla vita "Ma... e dovrei anche andare in giro con questo tubo di plastica colorata?" chiese scettico, protendendo il tubo davanti a sé.
Scese il silenzio, Luke se ne stava nel suo nuovo abbigliamento, ben piantato sulle gambe in mezzo alla hall del cinema, le spalle rivolte ad una locandina del film in programmazione, dalla quale, la sagoma cartacea di un altro Luke, gli faceva l'imitazione.
La reazione dei presenti alla scena fece sì che qualche spettatore uscisse dalla sala di programmazione lamentandosi degli schiamazzi troppo rumorosi.
"Ed ora, signori, i mezzi di locomozione, ecco a voi le mie signorine!" Cobledick era raggiante mentre ci mostrava le sue Harley Davidson. "La prima l'ho chiamata Chopper...."
"Sai che originalità!" commentò Foster. "Chiamare una moto Chopper è come chiamare una gatta Mi..."
"... mentre l'altra, quella con il sidecar è Chipper."
"...cia." Non ne capii immediatamente il motivo, ma la faccia di Foster si fece improvvisamente inespressiva.
"Paul, ti senti bene?" Il suo improvviso stato di trance mi preoccupava, non l'avevo mai visto così, nemmeno dopo essere stato ferito da McBride.
"...Chipper e Chopper, Chipper e Chopper..." continuava a cantilenare.
"Che cos'ha secondo voi?"
"Non ne sono sicuro." Vaarik lo studiò per un attimo con aria meditabonda poi, ponderando bene le parole, prescrisse: "Ho visto gente assumere un'espressione simile solo dopo avere assistito ad una battuta di spirito del Consigliere Memok. A volte, per farli riprendere, era necessario sottoporli ad un trauma di uguale portata. Cobledick, provi a parlarci ancora dei suoi mezzi di locomozione a due ruote."
"Mezzi di locomozione a due ruote, ma come siamo freddi! Come si può non esprimere un.... moto di orgoglio verso un'Harley?!"
"Tu!" gridò Foster, rianimandosi miracolosamente e girandosi di scatto verso Cobledick, "Hai bisogno di uno psicologo, ma di uno buono!"
"La terapia d'urto ha funzionato" constatò Vaarik, con la classica espressione che assumono i vulcaniani quando sanno di avere ragione, ma la sua aria soddisfatta non durò a lungo, il tempo di sentire Cobledick mormorare: "Hmm.... psicologia... sai che non è una cattiva idea?"
Ci guardammo sperduti. "Mio dio, che abbiamo fatto!?"
"Andiam, andiam, alla Shado a rubacchiar...ehi Foster, eri solo nel '79?"
"Un altro attacco di quel fastidioso istinto suicida, Renko?" Ebbi come tutta risposta.
"Tentavo solo di tenerti allegro, sei così giù da quando siamo qui. In effetti non so perché, ma questo posto mi inquieta." Non volevo mancare di rispetto ai precedenti datori di lavoro di Foster... ma il mio istinto catalogava quella costruzione come: pericolosa. Più di quanto ci avesse già descritto Paul.
"La Shado è stata fondata per combattere gli alieni, ecco perché ti inquieta e visto che, guardacaso, voi siete alieni, ora voi mi state attaccati, niente improvvisazioni, niente attacchi di curiosità, mi state dietro e basta, intesi?"
"Prima Dalton che tenta di strangolarmi mentre guido, poi quell'agente motorizzato, Poncharello, che ci voleva multare, e adesso cosa, ancora? E fa un po' attenzione Paul, mi stai pestando i piedi!"
"Scusi, che le avrei fatto... ma chi è lei, ci conosciamo? Non lavora per la Shado vero?"
"Paul, adesso sei tu che scherz..." Il tempo di accorgermi che dal poncho Paul era improvvisamente passato ad una strana divisa con maglioncino grigio. Mi voltai con fare interrogativo verso gli altri per vedere... Paul, con poncho e tutto. Non era possibile! Ero in un epoca in cui la terra era mono-razziale ma avevo resistito, avevo anche già sentito parlare di gemelli e di cloni, ma due esseri completamente uguali... per un delta gammano, vissuto su un pianeta dove non c'era un essere uguale all'altro... era troppo. Sentii un tonfo ai miei piedi, guardai cosa fosse stato e vidi il mio corpo a terra. Ma bene! La mia tendenza alle proiezioni aveva colpito ancora e stavo per affrontare un'altra esperienza extracorporea! Non potevo permettermelo, non in questo luogo, non con il rischio di peggiorare ulteriormente lo strappo nel tessuto temporale apparendo come Angelo della Morte a queste persone. Con tutta la mia concentrazione tentai di far sparire l'estrapolazione di me stesso e ci stavo anche riuscendo ma, fino a che restavo svenuto a causa dello shock, continuavo a riapparire ogni tanto. Fortunatamente nessuno faceva più caso a me, vidi Foster che si parlava, poi lo vidi parlare con Vaarik e intuii qualcosa, qualcosa sulla pratica vulcaniana della fusione mentale, credo anche di essere riuscito ad apparire sotto forma di me stesso e aver detto un paio di stupidaggini prima di risvegliarmi nel sidecar della motocicletta di Cobledick...
"Booorn to bi uaaaaild... ma non siamo ancora arrivati? Quanto è distante la Shado?"
"Siamo già stati alla Shado, non ti ricordi più? Ah, è vero che sei rimasto fuori uso per quasi tutto il tempo, alla faccia dello shock culturale!" Mi apostrofò gentilmente Luke "Se non la pianti di cantare te ne posso fornire un altro io ai connotati facciali, a mano e senza anestesia, magari funziona come elettroshock e ti fa tornare la memoria."
"Che bello avere degli amici che si preoccupano per te...com'è che la moto ha smesso di funzionare?"
La ciliegina sulla torta (come cita quell'antico detto terrestre). Ero stato svenuto per quanto, qualche ora? E già ci ritrovavamo sperduti, di notte, senza carburante e senza soldi. Già senza soldi, perché quando tirai fuori il mio portafortuna, 20 dollari americani, la faccia di Foster si fece improvvisamente vacua.
"Renko, non vorrai mica pagare la benzina con questi?"
"Perché no, sono dollari americani."
"E' vero sono americani ma... sono DOLLARI DEL MONOPOLI!"
Digito velocemente e discretamente la voce MONOPOLI sul mio DiPad - Monopoli gioco di società nato sulla terra - Ma porc... e come facevo a saperlo? Sono mica un numismatico! Pazienza.
Meno male che Dalton ebbe quell'idea del gioco d'azzardo e ci condusse in quella fogna con pretese da bar. E chi l'avrebbe detto che se la sapesse cavare tanto bene con il poker? Iniziò a vincere ad ogni mano, all'inizio ero entusiasta per la buona sorte ma a lungo andare il gioco iniziava ad essere prevedibile, funzionava più o meno così: Dalton vinceva e si aggiudicava l'intero piatto di puntate.
Con il passare del tempo, e data l'ora tarda, iniziai a sentire un po' di sonnolenza e decisi di ordinare l'equivalente terrestre di un raktagino, giusto per svegliarmi un attimo. Purtroppo quando il barista mi mise davanti il solito bicchiere d'acqua per sciacquarsi la bocca le cose iniziarono a precipitare: "Barista, quest'acqua è sporca"
"Ma... che sta dicendo?"
"Guardi che colore che ha, vede questa sfumatura di marrone? Sembra sia stata usata per sciacquare dello sporco."
"Ma... ma... le va di scherzare?"
"Non ci riesco, porti via il bicchiere per favore e cancelli la mia ordinazione, ormai sono troppo nauseato per bere del caffè."
"E' questo il caffè!!! Qui serviamo il migliore caffè americano che ci sia in tutti gli Stati Uniti! Caro Signor..."
"Renko."
"Cosa?"
"Il mio nome, può chiamarmi Renko."
"Un comunista!" esclamò l'uomo tentando di agguantarmi al collo, ma con l'abile mossa dell'Airone Diabetico eseguii la mia migliore giravolta ad una gamba ed atterrai direttamente sulla vetrina delle ciambelle dolci. Intorno a me il caos, improvvisamente tutti si erano messi a menare le mani. Accidenti! Forse dovevo usare il mio vero nome: 512451. Poi realizzai che non ero stato io ad innescare la rissa ma è con Dalton che ce l'avevano, del resto non potevo biasimarli, li aveva letteralmente lasciati in mutande. Ma possibile che quel ragazzo non riesca a fare nuove conoscenze senza che le nuove conoscenze tentino di menarlo? Se non altro, a quel punto, avevamo i soldi per la benzina del viaggio di ritorno.
"Bene, oraabbiamotuttiipezzi!" esclamò Fraser, quando, dopo tutte le nostre peripezie, riuscimmo a tornare finalmente al Cinema Astor. "Ahl, venga, ciapralasaladiproie zionecosì possiamorecuperare lacronovelae togliereildisturbouna voltapertutte."
"Peccato perché stavo veramente iniziando a divertirmi, quasi quasi speravo non ve ne andaste più" rispose Cobledick mentre, con le chiavi in mano, stava aprendo la porta della piccola saletta.
"Ma che dice Ahl, sta sicuramente scherzando!" esclamò giulivo Fraser assestando una sonora ed amichevole pacca sulla spalla del futuro istruttore. Sfortunatamente la pacca sulla spalla fu un po' troppo energica. Cobledick perse l'equilibrio per un breve istante ma tanto bastò per mandarlo a sbattere contro il proiettore, che si ritrovò così all'interno degli effetti della cronobolla, insieme alla cronovela ed insieme a Cobledick. L'onda, imprigionata dentro la bolla, smise immediatamente di far effetto sull'ambiente circostante ma il suo effetto all'interno della bolla e su Cobledick doveva essere tremendamente amplificato.
"Presto, si allontani da lì" gridò Foster.
"Calmaragazzocalma.CertoperòchedaidellepacchedavveroenergicheFraser!"
"Cobledick! Non ha sentito? Si allontani subito dal proiettore o gli effetti dell'onda... non sappiamo quello che potrà succedere!" Dalton scattò in avanti ma Vaarik lo bloccò con un gesto fluido ma fermo.
"No, se entri nel campo di effetto della bolla, ne subirai gli effetti anche tu, dobbiamo aspettare che Cobledick se ne allontani da solo."
"Eccomiquachebisognoc'eradiagitarsitantovedete?Sonosemplicementecaduto,stobeniss..." fece in tempo a dire prima di crollare a terra.
Vaarik si chinò su Cobledick ed iniziò ad esaminarlo con il tricorder scientifico.
"Allora?" chiesi.
"Non ho un tricorder medico ma direi che dal punto prettamente fisico non ha subito danni. Ha semplicemente perso i sensi."
"Ma voi capivate qualcosa di quello che stava dicendo o parlava troppo velocemente solo per me?"
Vaarik alzò lo sguardo "L'essere stato sottoposto all'azione dell'onda mentre si trovavano entrambi nella cronobolla ha fatto si che il grado di amplificazione dello sfasamento subspaziale agisse in progressione geometrica..."
"VAARIK!" tre voci ringhianti si rivolsero contemporaneamente verso il vulcaniano.
"Anche se abbiamo aggiustato la cronovela" intervenne Fraser in suo aiuto "Ahl parlerà velocemente per molto, molto, molto tempo."
"Era appunto quello che stavo tentando di spiegare." finì Vaarik.
"Ma... ma... allora tutto torna... Cobledick è tornato Cobledick!" esclamai.
"Mi sono sempre chiesto perché parlasse così velocemente" disse Foster mentre schioccava le dita.
"E allora com'è che siamo ancora qui?" chiese Dalton "Non dovevamo tornare automaticamente nel XIV secolo una volta rimesse tutte le cose a posto?"
"Come ho tentato di spiegarle a lezione, signor Dalton, è impossibile rimettere proprio tutte le cose a posto, secondo le leggi Mekflaiane..." iniziò a cantilenare Fraser, ormai preso dall'impeto della spiegazione della sua materia preferita.
"Ma è anche vero che è stato lei a spiegarci come funziona il Guardiano!" sbottò Luke, "come mai quella ciambella bucata non ci ha ancora riportato indietro eh? Mi senti Guardiano, rispondimi, perché siamo ancora qui?"
"Una domanda intelligente, finalmente, dopo tanto tempo." La voce incorporea del Guardiano dell'Eternità risuonò nella hall del piccolo cinema. "Ho passato millenni completamente solo, fino a che non sono stato 'riscoperto' da una nave Federale. Potevo di nuovo essere utile, potevo ancora ascoltare delle domande. E sebbene nei limiti del vostro arretramento, per più di un secolo sono stato studiato da storici e scienziati. E' vero, non riuscite quasi mai a comprendere le risposte, ma almeno si parla. Poi arriva quel gallifreyano e che domande mi fa? Come si è formato l'universo forse? Come funziona la mia tecnologia? No, mi chiede come si chiamava il tizio che parlava con Khaless davanti alla città di Quin'lat, di che marca era la prima panciera di Kirk e se è vero che Elvis Presley è ancora vivo! E io dovrei riportarlo qui? Mi spiace ma dovrete arrangiarvi."
Ci girammo tutti in perfetta sincronia verso Fraser.
"Beh, che c'è da preoccuparsi?" rispose con aria serafica. "Abbiamo la mia cronovela, torneremo nel futuro con questa."
"Ma è sicuro che funzionerà, non è rimasta danneggiata da... da tutta stà storia?" Dalton era molto scettico nei confronti di Fraser, del resto lo potevamo capire bene, senza il tenente non ci saremmo trovati in tutti questi guai.
"Ma no, certo che funziona, guardate, ve lo mostro subito, basta spingere questi tasti e..." Fraser iniziò la spiegazione, fiero di poterci mostrare il funzionamento della meravigliosa tecnologia dei crononauti del suo pianeta. Purtroppo, ancora una volta, tutto preso dalla sua lezione...
"NOOO, non lo faccia...." sentii gridare Paul con tono di voce alla da deja-vù. Troppo tardi, Fraser, spingendo tutti i tasti per completare la sua dimostrazione, aveva azionato la cronovela ed era partito verso il futuro... da solo.
"Non so perché, ma non sono stupito" esclamò Dalton.
"Ammiro molto la sua coerenza" concessi al tenente novello Houdinì "ma che facciamo ora?"
"La logica e le leggi Mekflaiane detterebbero di non muoverci ulteriormente per non provocare ulteriori danni al continuum spazio temporale." suggerì Vaarik "Ossia dovremmo aspettare che mandino qualcuno a 'prelevarci', tuttavia..."
"Già, TUTTAVIA." confermo' Foster "Nemmeno io me la sento di affidare il nostro biglietto di ritorno nelle mani di Fraser. Dobbiamo organizzare qualcosa noi, che tecnologia ci è rimasta?"
"Non molta" risposi sinceramente "Ci sono rimasti due tricorder, un phaser e qualche pezzo sparso. Non riusciremmo a farci niente comunque"
"E il tuo pad non lo conti?"
"Non vorrai smontare 55C9!?!" chiesi orripilato "Come farei senza?"
"Lo vuoi sapere veramente?"
"Va bene, va bene..." dissi allontanandomi con nonchalance dalla zona di pericolo per mettere in salvo 55C9 "...vado un attimo qui fuori a prendere una boccata d'aria."
Al di fuori del cinema la città si stava preparando ad affrontare un nuovo giorno. Abbassai lo sguardo sui vestiti che portavo dal giorno prima. Pazienza, del resto eravamo in missione, quello era il disagio minore.
"Ok, credo di aver bisogno di un caffè" modulò la voce di Foster alle mie spalle, mi voltai e vidi che mi avevano seguito tutti al di fuori dal cinema. "Che ne dite di un break e poi ci pensiamo su a mente lucida?"
"E Cobledick?"
"Sta bene, dorme ancora" disse Vaarik
Ci avviammo sul marciapiede verso un punto di ristoro imprecisato dove poter mettere qualcosa sotto i denti. Lungo il tragitto ci dovemmo fermare ad un passaggio pedonale in attesa che il traffico dei veicoli ci permettesse di raggiungere incolumi il marciapiede di fronte al nostro. Di fianco a noi sorgeva uno di quei caratteristici baracchini il cui compito era diffondere le informazioni dietro piccolo compenso. Ne avevo già viste altre prima d'ora nelle brevi gite fuori dall'Accademia. Nella San Francisco del XIV secolo ne veniva mantenuta qualcuna a mo' di monumento storico. Malgrado tutti gli sforzi fatti negli anni passati per tenerle ben lontane, le pareti del mio stomaco stavano iniziando ad avvicinarsi fra loro, così, per distrarmi, iniziai a leggiucchiare qualche giornale in esposizione...presi il tricorder e diedi una veloce controllata al mio traduttore universale, volevo essere sicuro che funzionasse bene, poi arraffai la rivista e la lessi di nuovo. Le persone che avevano messo le inserzioni vendevano o compravano oggetti extraterrestri, foto autentiche di alieni, macchine del tempo ed altre amenità varie. Voltai il giornale per vederne la facciata.
In prima pagina c'era una specie di identikit di Vaarik, le inconfondibili orecchie a punta ben in vista, il titolo diceva: HO VISTO UN ALIENO; sottotitolo: AVVISTATO MARZIANO A SACRAMENTO; a pagina undici servizio speciale sull'alluminio, tutto su come proteggersi dalle onde cosmiche che gli alieni ci lanciano contro.
"Mi hanno scoperto" constatò Vaarik guardando negli occhi la propria immagine stampata che lo ricambiava con il proprio cupo cipiglio e sembrava sussurrargli 'è così che appari agli altri'. Per un attimo sembrò come ipnotizzato dal suo stesso sguardo, poi fece l'errore di leggere il titolo ed uno dei suoi sopraccigli schizzò verso l'alto. Mi prese il giornale dalle mani e iniziò a sfogliarlo "Ma che razza di rivista è questa? Non avevo mai visto un tasso così alto di assurdità scientifiche in uno spazio così ristretto, prima d'ora."
"Ci credo! Questi giornali sono la spazzatura editoriale di questo secolo" rise Foster.
"Ma no! Guardate qui, questo annuncio!" esclamai, riappropriandomi del giornale e tornando direttamente all'ultima pagina lessi ad alta voce: "A.A.A. A tutti gli alieni in visita sulla Terra, ho finito la scorta di Brandy sauriano, se qualche anima pia può venirmi in aiuto, cinema ASTOR, chiedere di Ahl. P.S. solo annate dal 5000 A.C. ad antecederem"
"Cosa? Ma è Cobledick?!"
"Ma certo che è Cobledick!" ormai ero in un raptus di illuminazione, "Ragazzi, sentite, non siamo i soli alieni sulla Terra, ammettiamolo, fra Roswell, Tunguska, la Shado, Cobledick, Michael Jackson, la Terra è sempre stata visitata da alieni. Come potrebbero comunicare fra loro senza dare nell'occhio? Mettendo annunci su un giornale che nessuno prende sul serio. E se non fossimo neanche gli unici profughi temporali? Se qualcuno di questi annunci che parla di macchine del tempo fosse... vero?"
"Mi sembra una teoria da disperati... perciò si adatta perfettamente a noi. Ma... come facciamo a capire quali inserzioni sono vere e quali sono state inserite da completi folli?"
"Forse c'è un codice segreto."
"No, io penso bisogni comparare la posizione degli annunci con l'importanza degli stessi."
"Si, ma in questo caso l'impaginatore ed il tipografo dovrebbero essere d'accordo."
Fui immediatamente sommerso da una cacofonia di ipotesi ed elaborate analisi, alle quali dovevo mettere fine se non volevo impazzire del tutto.
"Il mio maestro diceva: Tutte le volte che guardi più profondamente una cosa trovi nuovi disordini."
"Non chiedete" disse Vaarik "vedrete che neanche lui capisce quello che sta dicendo."
"E invece stavolta sì" reclamai, e pappappero, aggiunsi mentalmente verso lo scetticismo dei miei compagni. "Volevo dire che la soluzione può essere più in superficie di quello che crediamo.
Questi annunci si dividono in due categorie, quelli semplicemente folli e quelli che tentano di essere credibili citando strane nozioni tecniche. Ma apparire credibili a tutti non è lo scopo di chi stiamo cercando. Perciò propongo di focalizzarci sulle inserzioni più folli e senza infarciture."
A questo punto lo sguardo di tutti cadde su un unico annuncio:
A.A.A. vendesi Cammello Temporale ottimo stato prezzo trattabile.
"Scusate ragazzi, avete finito con il giornale?" Ci voltammo, un uomo vestito completamente di nero e con occhiali da sole ci stava guardando "perché se è così...." disse, protendendo una mano.
"Ma certo, tenga pure."
Anche a riposo il luna park era una cacofonia di colori contro il cielo mattutino. C'era una strana atmosfera sospesa, come quella che si avverte alla vigilia di qualche festa. Al momento il parco era chiuso ma nel pomeriggio avrebbe aperto fino a notte inoltrata in un'esplosione di musica stonata, neon stroboscopici ed odore di frittura. Tecnici ed operai correvano qua e là occupati nella manutenzione delle attrazioni e in altri lavoretti tipici. C'era chi stava ripulendo i vialetti di passaggio fra un baraccone e l'altro dalla spazzatura della sera prima e chi intagliava paperelle nel legno per il tiro al bersaglio. L'animatronic di un enorme gorilla ci guardava arcigno dalla sua posa cristallizzata davanti al baraccone degli orrori. Fra qualche ora sarebbe tornato in vita, ruggendo ai passanti e promettendo brividi ed emozioni.
Ci guardammo intorno, Luke sembrava scettico: "Ragazzi, siete sicuri che questo sia il posto giusto?"
"E' l'indirizzo indicato dall'annuncio" risposi, continuando ad osservare l'ambiente circostante.
"Luke, usa la..." iniziò a dire Vaarik. Dalton si voltò di scatto verso di lui con un'espressione arcigna. "...logica." Concluse il vulcaniano guardando i denti digrignati di Luke ed alzando un sopracciglio, giusto per sottolineare l'eccessiva risposta emotiva dell'umano. "Questo è il posto più logico per nascondere una macchina del tempo: in mezzo ad attrazioni strambe od esotiche."
"Credo di averla trovata" disse Foster, ci girammo verso di lui, teneva una mano sulla fronte e aveva l'espressione sconsolata. "Eh sì, coincide proprio con la descrizione."
La testa di un cammello di metallo viola faceva capolino fra il baraccone della pesca al pesce rosso e quello delle donuts fritte.
"Ragazzi, se l'espressione di quel cammello rispecchia l'intelligenza del computer che lo guida..." ancora un po' e le spalle di Dalton stavano per toccagli le ginocchia.
"Coraggio, le apparenze ingannano, forse è stato truccato in questo modo per far credere che sia solo un'attrazione da luna park e non una vera macchina del tempo." Dissi la prima cosa che mi venne in mente tentando di fare coraggio più che altro a me stesso, ma questo sembrò rinfrancare il gruppo che si rimise in moto dirigendosi verso la meccanica nave del deserto.
Una donna bionda vestita di una tutina molto aderente e con molto poca stoffa si trovava ai piedi del cammello, proprio sotto al cartello con la scritta 'VENDESI'.
"Ragazzi, conduco io le trattative che sono più pratico" Luke sembrò smaterializzarsi per ricomparire all'istante davanti alla signora.
"Dalton non..." iniziò a dire Foster, ma Luke era già sparito. "Speriamo non si faccia menare di nuovo" concluse il colonnello, in una preghiera comune.
"Allora, angelo, cosa fai stasera?.." Lo sentimmo chiedere alla succinta fanciulla quando fummo a tiro d'udito.
"Dalton, non dovrebbe concentrasi sugli affari, piuttosto che sulle abitudini della signorina?" chiesi, assumendo per l'occasione un'aria estremamente professionale (malgrado l'abbigliamento).
"Ma è quello che sto facendo," disse voltandosi un attimo verso di noi e sussurrando con aria cospiratoria. "Se mi mostro troppo interessato verso la macchina del tempo alzerà il prezzo, se invece riesco a farmi prendere in simpatia potrei anche ottenere uno sconto."
"Ah, è così che si chiama nel tuo universo, sconto" mormorò Foster fra i denti.
"Cosa?" chiese Luke che non aveva sentito bene.
"Niente, chiedevo se frattanto che tu tratti sul prezzo noi possiamo dare un'occhiata al... cammello."
"Ma certo, fate pure, i miei assistenti Settembre e Ottobre vi faranno da guida" ci apostrofò la donna, sorridendo nella sua tuta violetta ed indicandoci due tizi che sembravo lo stereotipo di un duo comico. Il primo era ben piantato e in quel momento stava lavorando con degli attrezzi sotto al cammello. L'altro invece era magro e portava dei baffetti, fu lui a venirci incontro per guidarci alla scoperta del Cammello Temporale.
"Ma, cosa sta facendo con quegli attrezzi, il cammello ha bisogno di riparazioni?" chiesi all'improvvisato veterinario. L'uomo robusto fermò un attimo il suo lavoro per rispondermi: "Beh, sì, dall'ultima esplo..."
"ESPLORAZIONE... dall'ultima esplorazione temporale che abbiamo effettuato" lo interruppe immediatamente il tizio magro, "dall'ultima esplorazione temporale non lo abbiamo ancora revisionato, e noi lo revisioniamo sempre, perciò vedrete che non troverete nessun guasto nel suo funzionamento, è efficientissimo. Ma venite, venite a vedere l'interno, oh, a proposito, io sono Settembre."
Ci guardammo per un istante con aria scettica, c'era come un qualcosa che non tornava, ma dato che al momento non avevamo altre alternative seguimmo l'uomo.
"Ecco, questa è la cabina di pilotaggio."
"Qui ci sono tre posti, noi siamo in quattro." La matematica era decisamente il mio forte.
"Non è un problema, c'è tanto spazio anche nella stiva dietro, ora che non abbiamo i robottini bomb... boniera... i robottini bomboniera."
"I robottini bomboniera?!" chiese Foster, non molto sicuro di avere sentito bene.
"Ehm.. sì, ultimamente abbiamo avuto molti amici che si sono sposati, ma basta ora, piuttosto entrate, entrate e vedrete come vi sentirete comodi su questi sedili, fate la prova per credere." Settembre sembrava più che ansioso di lasciare cadere il discorso e penso che anche Foster e Vaarik, come me, provassero un brivido all'idea di approfondirlo, così facemmo come ci disse il nostro cicerone e ci accomodammo nella cabina. Effettivamente le poltrone erano molto comode, mi adagiai contro lo schienale sollevando di riflesso i piedi e appoggiandoli senza pensare sulla consolle dei comandi.
"SONO IL MAIALINO PORTAFORTUNA!!!"
"Ah! Che è quello?"
Evidentemente dovevo aver spinto qualche tasto perché un animale dalla fisionomia tellarite era sbucato fuori dal nulla. "I BRAVI MAIALINI NON RACCONTANO LE BUGIE...."
"Dentro, dentro, torna dentro tu..." Subito Settembre agguantò il maiale spingendone la testa dentro all'appropriato vano della consolle. "Ehm... non fate caso a lui, è solo un accessorio non indispensabile, pensavamo di smontarlo infatti... Ottobre, vuoi salire un attimo per favore?"
Ci guardammo sempre più scettici, ormai era sempre più evidente che qualcosa non andava ma, come ho detto prima, al momento non avevamo piani alternativi per tornare al XIV secolo.
"E come mai avete deciso di vendere questa macchina del tempo se funziona così bene?"
"Beh, ecco, se tutto va per il verso giusto questa sarà la nostra ultima esplorazione temporale, così la macchina non ci servirà più e abbiamo deciso di barattare questa bellezza per un semplicissimo pavone."
"Volete un pavone in cambio?" chiesi allibito.
"Ma non un pavone qualsiasi, un pavone che noi abbiamo individuato in questo tempo e che dovreste essere così cortesi da catturare per noi."
"E perché dovremmo catturare per voi un uccello?" chiese Foster, con l'aria di uno che era convinto che si sarebbe risvegliato da un momento all'altro nel proprio letto.
"Tutte le volte che ci abbiamo provato noi siamo esplos..."
"Zitto, zitto, Ottobre... non ascoltatelo, è stato troppo tempo sotto il cammello, per la revisione, sapete..."
"Ma è vero, avevamo deciso così, di mandare avanti al posto nostro..."
"Zitto ho detto... allora, signori... andiamo a concludere l'affare?"
"Veramente dovremmo consultarci fra noi prima. Se permettete..." disse Vaarik, facendoci segno di seguirlo fuori. Fummo più che felici di assecondarlo, quel cammello iniziava ad inquietarmi.
"Prego, prego." Stava intanto dicendo Settembre sempre sorridendo ed inchinandosi.
"Luke, dovremmo parlarti se hai finito di...'trattare' con la signora. Signora, permette, vero?" chiese Foster, agguantando Dalton per una spalla e trascinandoselo dietro. "Voi che ne pensate?"
"Beh, Paul, malgrado la mia conversazione con la Signorina Lunedì sia stata più che soddisfacente, devo ammettere che è strano... mi ha chiesto di portarle un pavone in cambio della macchina temporale... montandoci su una storia che, sinceramente, non saprei come definire."
"Come se tentasse di nascondere qualcosa?" chiesi. "Abbiamo avuto anche noi la stessa impressione, forse è meglio guardare qualche altro annuncio prima di decidere."
"Se sono tutti così... proteggici tu San Straker!" esclamò Paul. "Forza, andiamo a dire a quello strano trio che abbiamo bisogno di un po' di tempo per pensarci."
Ma non facemmo in tempo a voltarci per tornare indietro che sentimmo una voce stridula: "SONO IL MAIALINO PORTAFORTUNA!!!....AVETE FALLITO ANCHE QUESTA MISSIONE..." seguita dal boato di un'esplosione alle nostre spalle.
"Che cos'è stato?" chiese Vaarik, coprendosi le orecchie a punta con le mani.
"Non lo voglio sapere" disse Foster ed iniziò ad incamminarsi verso l'uscita del luna park senza voltarsi indietro, anche Dalton lo seguì, seppure con rammarico, infatti lo sentii sospirare:
"Addio, angelo, speriamo di rivederci, un giorno, forse in un altro tempo."
Mi guardai intorno, tutte le persone presenti nel parco non solo non sembravano affatto allarmate ma stavano continuando la loro attività, mi chiesi secondo quale strana legge di distorsione spazio temporale potesse accadere questo. In ultimo non resistemmo alla curiosità e ci voltammo verso il cammello temporale. Il baraccone della pesca al pesce rosso e quello dei donuts erano ancora perfettamente intatti ma la testa del cammello viola non faceva più capolino, al suo posto una nuvola di fumo dall'inquietante forma di teschio si stava librando nell'aria mattutina.
"Perfetto, a questo punto tanto vale stenderci sui binari ed aspettare l'arrivo del treno."
"Scusa, Luke, quali binari?"
"Quelli laggiù, non li vedete?"
"Ma non c'erano prim..." un fischio assordante: 1) coprì le mie ultime parole; 2) precedette l'arrivo di una locomotiva antiquata anche per gli anni in cui ci trovavamo a peregrinare.
Il treno si fermò con stridere di freni e ne scese un tizio in confronto al quale Einstein era pettinatissimo. Anzi, a guardarlo bene sembrava il gemello umano di Kruge. Si guardò attorno con aria perplessa per poi chiedersi: "Possibile? Eppure questo è l'indirizzo che c'era nell'annuncio."
"Annuncio?" scattai, "anche lei è in cerca della macchina del tempo?"
L'uomo allampanato si accorse per la prima volta di noi: "Ma certo, sono sempre curioso di fare quattro chiacchiere con i colleghi, per scambiarci pareri tecnici, voi cosa ne sapete di macchine del tempo?"
"Colleghi?" chiese Foster interessato, "significa che lei è in grado di viaggiare nel tempo? Perché sa... la macchina del tempo che cerca lei è... leggermente esplosa e noi avremmo bisogno di un passaggio per tornare nel nostro secolo, accetterebbe mica degli autostoppisti temporali?"
"Non c'è problema, quanti siete, quattro? Fortuna che ho preso il treno e non la DeLoren."
Non è possibile, non posso ancora crederci. Sto correndo per i corridoi dell'Accademia. sono quasi senza fiato, sento ancora i brividi di gelo che mi scuotono le spalle, giurerei quasi di star sudando. Mi sto pentendo di essere sceso nei sotterranei del Museo di Storia della Comunicazione Terrestre, ma come facevo a sapere cosa si annidasse là sotto? Volevo solo farmi una copia di quella pellicola che trasmetteva Cobledick senza farmi accorgere da Dalton. E' sempre troppo sensibile riguardo l'argomento, sembra sia a causa di incomprensioni religiose con i genitori. Ma questo non ha importanza ora, sono passate settimane dal nostro viaggio nel passato alla ricerca di Fraser, pensavo che quella storia fosse conclusa ed invece... irrompo nell'alloggio di Foster, sapevo di trovarli tutti qui.
"Ragazzi, sapeste cosa ho trovato!"
"Oh, un salvatore!" esclamò Dalton, sprofondando sulla sedia e gettando il Pad dietro le spalle.
"Cosa?" chiesi, preso alla sprovvista.
"Niente, non farci caso, stava solo perdendo la battaglia contro centurie, decurie, astati e triati."
"La lezione sull'antica Roma" chiarificò Foster con rimprovero "quella che tu hai saltato"
"Lasciate stare l'antica Roma e pensate piuttosto alla teoria Mekflaiana: si può correggere uno squilibrio ma mai eliminarlo del tutto. Vi ricordate dei due tipi, quelli del 79, che Foster pensava di conoscere? Quelli che volevano fare un telefilm di fantascienza e che gli Harlington Straker Studios avevano cacciato a pedate? Ho qui la prova che Straker era un magnifico soldato ma che come produttore non valeva proprio nulla..."
"Mai detto che valesse qualcosa in quel senso" specificò Paul. "Insomma, vuoi dirci o no che cavolo hai trovato?"
Come tutta risposta inserii il BDV che avevo in mano nel lettore e lasciai parlare le immagini.
"Ehi, ma non vi sembrano famigliari quelle divise? E quel comunicatore!!"
Una puntata intatta di un telefilm chiamato Star Trek era sfuggita alla distruzione da parte del Governo Eugenetico che, in una specie di versione moderna dei falò dei libri, aveva tentato di cancellare tutte le opere che portavano in sé un determinato messaggio.
Intanto, sullo schermo, le immagini continuavano a scorrere...
"Signor Crusher, tracci una rotta per il sistema, warp 9.9. Engage!"
Un urlo a quattro voci irruppe nel territorio accademico della San Francisco del XXIV secolo.