"Allora, Dalton, ha finito? Guardi che non amiamo perdere tempo."
"Un momento solo agente Dulmer," -Mio Dio che rompiscatole- "Grazie per l'acqua, mi ci voleva proprio, sa, raccontare storie mi mette proprio sete. Comunque carina la battuta sul non perdere tempo" Cerco di fare una battuta per alleggerire la situazione, ma purtroppo sortisce l'effetto contrario o almeno così pare, perché il tizio sulla mia destra mi lancia uno sguardo tra l'offeso ed il rassegnato, e poi, con una voce, gelida parla.
"Signor Dalton, non era una battuta, noi le odiamo. Inoltre io sono Lucsly, il mio compagno è Dulmer."
- Opss - "Scusatemi, però prima di ricominciare voglio ribadire che tutta questa faccenda dell'investigazione è assolutamente esagerata, inoltre ci trattate come se fossimo dei terroristi, sembra che per voi siamo peggio di Kirk."
A quel nome, i due agenti del Dipartimento per le investigazioni temporali s'irrigidiscono e per la prima volta vedo qualcosa di simile ad un'emozione apparire sui loro volti, ed è di un tipo che conosco bene, rabbia, ed anche malcelata, se mi posso permettere.
Ma in pochi attimi, entrambi riprendono la loro solita gelida compostezza, ed il nostro interrogatorio ricomincia, il tutto con mio sommo piacere.
"Stia tranquillo cadetto, non vogliamo paragonarla a quella minaccia ambulante, né lei, né i suoi amici. Ma deve capire che il nostro dovere è di indagare su tutte le possibili alterazioni della linea temporale madre, inoltre quest'incidente ha visto coinvolti ben... ehm... due delle più grosse anomalie temporali con cui il dipartimento attualmente ha a che fare, cioè lei ed il cadetto Foster Paul J. Inoltre c'è da considerare il vulcaniano più vulcaniano che abbia mai visto ed anche quello strano tipo, il cadetto... cadetto... adesso non mi viene il nome, eppure è strano, tu lo ricordi Lucsly?"
Immediatamente l'agente comincia a guardare i suoi appunti, ma dopo pochi minuti si rivolge al suo collega con il viso che dire perplesso è poco.
"No, Dulmer, assolutamente no, questo è strano, ed io odio le cose strane, dobbiamo assolutamente ricordarci di fare una chiacchierata molto estensiva con... con... con questo tizio."
"Per tornare a noi, signor Dalton, vuole ricominciare il suo pittoresco racconto?" disse Dulmer con un tono gelido e non sforzandosi neanche di fare un sorriso di circostanza. " E sia il più dettagliato possibile, cadetto."
L'agente aveva usato quella parola come se fosse stato un insulto capitale. Ma la cosa, naturalmente, non mi toccò, sapete, tendo ad essere troppo sicuro di me a volte, e questo mi ha spesso provocato guai e di quelli grossi, come in questa vicenda idiota.
"Allora, la nostra semplice e sicura gita scolastica si era appena trasformata in un incubo, quel to... ehm... scusate, imprudente del nostro insegnante aveva appena causato un alterazione colossale della linea temporale, perciò il prode gruppo aveva deciso che era meglio tentare la fortuna con il guardiano che passare la vita insieme a tanti Cobledick. Appena arrivati nel XX secolo, subito dopo esserci ripresi dal viaggio, la prima cosa che facemmo fu tentare di identificare le nostre coordinate spazio-temporali, per poi trovare un modo di risolvere quella maledetta situazione. Così da tornare a casa, scusate, all'Accademia. Come mi avevate fatto gentilmente notare prima, solo due del nostro gruppo appartengono a questo coontinum dimensionale."
Lucsly si alzò dalla sedia e si parò davanti al sottoscritto, e con la gentilezza di un leone affamato proferì: "Grazie per la precisazione, Dalton, ora vuole continuare? Abbiamo altre cose da fare che sentire i suoi sproloqui. Glielo ripeto, si attenga ai fatti."
Lo ammetto, adoravo farli arrabbiare, comunque, siccome quell'urlo, oltre ad indicare che la loro pazienza era agli sgoccioli mi aveva fatto quasi saltare i timpani, decisi che era meglio evitare ulteriori problemi ed andare avanti con il racconto.
"Allora, come stavo dicendo, eravamo appena arrivati nel XX secolo, ma ci sentivamo pronti ad affrontare tutto... Naturalmente stavamo facendo un errore più grosso del Titanic."
"La nostra avventura temporale era cominciata nel migliore dei modi, infatti, subito arrivati spaventammo a morte un ragazzino occhialuto. Mio Dio, chi poteva immaginare che un esserino come lui avesse un'ugola così potente, peggio di un branco di lupi durante una notte di luna piena! Fortunatamente e, se mi permettete, incredibilmente, Renko si fece avanti ed in un modo che ancora mi sfugge lo fece tacere.
Lasciato il piccolo scocciator... ehm bambino, ci guardammo intorno per capire dove e soprattutto quando eravamo. Grazie al cielo una gentile famiglia indigena gentilmente ci fornì tutti questi input. Finalmente sapevamo il tempo e luogo dove quell'imbecil... ariehm... quello sbadato di Fraser ci aveva portato.
Il luogo: Sacramento, il tempo: 1979, e noi eravamo l'ultima e migliore speranza del continuum temporale di rimanere integro. " L'ammetto, ho un certo gusto per il melodrammatico, però mi era sembrato appropriato, in fondo bisogna tenere acceso l'interesse della platea. "Mi scuserete, agenti, se non sono stato molto particolareggiato, ma purtroppo ho passato la prima ora nel passato ha vomitare anche l'anima. Vi do un consiglio, signori, mai mangiare l'impepata di cozze altariane fatta da Chun prima di un viaggio nel tempo, credetemi, vi risparmierete dei problemi grossi, ed eviterete di sporcare le scarpe dei vostri compagni."
"Grazie, signor Dalton, mi creda, metteremo il suo avviso al più presto nel nostro manuale operativo, ora può ricominciare il racconto. Evitando possibilmente i particolari disgustosi, grazie" - disse Lucsly con tono assolutamente serio...
"D'accordo, agente, comunque non c'è bisogno di essere così scortesi" fu la risposta vagamente offesa che ricevettero "Naturalmente una delle prime cose che notammo, fu che il nostro abbigliamento era... come dire... inusuale, anche per quel periodo. Praticamente tutta la gente che ci vedeva doveva sforzarsi per non ridere o chiamare il manicomio, a parte due tizi che incontrammo per strada e che trovarono le nostre divise molto belle. Valla a capire, la gente. Comunque risultò che Foster li conosceva, erano andati insieme ad un certo Broddemberry o qualcosa del genere agli studi che la Shado usava come copertura per proporre un sequel di una serie televisiva abbastanza famosa un decennio prima. Pensate, volevano chiamarla la nuova generazione della carovana delle stelle, che nome assurdo, fortunatamente il tizio che Straker aveva messo allo sviluppo dei nuovi progetti televisivi, tale Piroskafos, a detta di Paul li cacciò a pedate nel sedere, e di loro non si seppe più nulla.
Tornando a cose più serie, usando i pochi strumenti che eravamo riusciti a portare con noi, riuscimmo a rintracciare quello sfigato. Scusate quel distratto di Fraser. Lo trovammo davanti ad un locale chiamato Astor, che dopo qualche istante riconoscemmo come un cinema, e con mia più assoluta sorpresa vidi quel poster.
Mio Dio, lo
avrei riconosciuto tra mille! L'imbecille con l'accappatoio bianco e la lampada
laser; il buzzurro in nero dalla perenne broncopolmonite; la tizia in abiti
succinti ai suoi piedi. Da quanto eravamo arrivati speravo di non averci a che
fare, ma naturalmente era stata fatica sprecata. La cosa più atroce è che anche
Foster si stava ricordando della trama di quel maledetto Film.
"Buon Dio... ma è errr era ancora in programmazione... nel 1979? E dire che Straker lo riteneva un Flop!" Vi giuro che la faccia di Paul era lo stupore personificato.
"Di che parli?" s'intromise subito il Vaarik.
"Del film che danno stasera," rispose Paul, indicando un poster che aveva visto giorni migliori. "Guerre Stellari, una favoletta fantascientifica con tutti i luoghi comuni del genere. Sapete, una principessa da salvare, un contrabbandiere dal cuore d'oro e un ragazzo."
Mentre i miei compagni discutevano, io stavo scongiurando ogni Dio di questo e d'altri universi perché non dicesse quel nome. Altra fatica sprecata, naturalmente.
"Luke Skywalker, dotato di poteri speciali" E a quelle parole tre persone con dei sorrisetti sardonici stampati sulle loro facce si voltarono per guardarmi.
"Signori, vi giuro che ammazzo il primo che fa battute sul mio nome, avete capito?" affermai prontamente.
Stavano per dire qualcosa, quando notammo con chi diavolo stava parlando Fraser. Il tizio in questione era in un completo assurdo anche per quel tempo, una camicia di tipo Hawaiano con fiorelloni viola, una bandana e gli occhialini scuri. Praticamente l'impersonificazione del maraglio, se mi permettete.
"Signor Dalton, non siamo qui per sentire i suoi commenti sulla moda, ma per ottenere informazioni sulla sua infrazione temporale, perciò torni al punto" disse Dulmer, battendo nervosamente le dita su un tavolino.
"D'accordo, d'accordo agente, ci stavo arrivando. Allora, il tizio in questione, per la nostra più assoluta sorpresa, era nientepopodimeno che Ahl Cobledik. Per qualche secondo rimanemmo fermi a guardarli indecisi su cosa fare. Io ebbi la malaugurata idea di chiedere cosa avremmo fatto ora, e l'unica risposta che ebbi fu di quel malefico del Foster che, alle mie spalle, mi suggeriva di usare la forza. Sarei voluto sprofondare, o meglio far sprofondare il cinema, anzi, tutti i cinema che davano quel film. Comunque, prima che cominciassi una rissa con Paul, e vi giuro che lo avrei strangolato, Fraser ci riconobbe e cominciò a salutarci con un enorme sorriso, tutto contento che qualcuno era finalmente venuto a prenderlo.
Sulle prime ignorammo totalmente le parole del gallyfreiano, eravamo troppo occupati a fissare il nostro futuro professore, mentre lui faceva la stessa cosa con noi. Dopo quei primi imbarazzanti minuti di silenzio fortunatamente decise di rompere il ghiaccio.
"Allora anche voi venite dal Futuro" ci disse in un modo chiaro e comprensibile. Per noi quella semplice frase fu più devastante di un'esplosione, ci lasciò totalmente allibiti, quasi dubbiosi sulla nostra sanità mentale. Ovviamente le sorprese non erano finite, certo quel Cobledik parlava normalmente, ma la gente che usciva dal cinema, parlava come lui quando era nel XXIV secolo, cioè a velocità almeno tripla del normale e, credetemi, era uno spettacolo terribile.
Guardammo stupefatti l'el-auriano e Fraser in cerca di spiegazioni, che per nostra sfortuna arrivarono molto, troppo, presto, almeno per i miei gusti.
"Vedete, cari agenti, quando il distratto apparve nel '79, lo fece proprio davanti al caro Cobledik, più precisamente quando stava montando il film."
"Montando il film?" proferirono contemporaneamente i due agenti, con la più perplessa delle espressioni.
"Sì agenti, ah già, è vero mi sono dimenticato di dirvelo, il professore a quei tempi faceva il turista sulla terra, e per guadagnare qualcosa aveva trovato lavoro come proiezionista all'Astor. Comunque, appena Fraser gli apparve, reagì d'istinto e lo menò, facendo così cadere la sua cronovela da polso nel proiettore e facendo così parlare tutti come dei deficienti."
"E come sarebbe successo?" chiese Dulmer.
"A dire la verità Vaarik ha tentato di spiegarcelo, ma nessuno di noi ha capito bene il meccanismo della faccenda. Sapete, bolle temporali, varianze di fase, quella roba lì. Il vulcaniano sarà anche un genio, ma ha la comunicatività di un sordomuto cui siano state tagliate le mani. "
I due agenti confabularono tra di loro per qualche istante, contemporaneamente davano degli scorci ai loro Padd, poi fecero segno di andare avanti.
"Ehm, dov'ero arrivato? Ah, sì... ci rendemmo conto subito che dovevamo fare qualcosa, altrimenti presto noi tutti avremmo ricominciato a parlare ad ipervelocità, eccetto Ahl, pare che in qualche modo era protetto dalla vicinanza all'evento, il classico occhio del ciclone. Comunque ci disse chiaramente cosa ci serviva, un discriminatore di fase per recuperare la cronovela, così da usarla per tornare indietro, nel futuro, facendo sparire tutto questo casino.
Togliendoci tutto quello che avevamo nelle tasche e riunendo la nostra materia grigia, riuscimmo a costruirne uno, o quasi. Purtroppo per metterla in pratica serviva un radar binario a grande spettro, una cosa non molto comune, allora. Ma come disse qualcuno: 'la fortuna aiuta i pazzi, i bambini e i cadetti (visto che sono entrambi)', e Paul saltò fuori con la notiziona che sapeva dove procurarsene un prototipo, cioè alla base della Shado, vicino a Sacramento. Sì, lo so, quel radar, sebbene fosse il pinnacolo delle conoscenze tecnologiche dell'epoca, era obsoleto, anzi, un antichità, per i nostri standard, ma Vaarik e Foster ci assicurarono che bastavano delle piccole modifiche per adattarlo ai nostri scopi, e poi, in fondo, non avevamo altra scelta . C'era solo il problema dei mezzi e dell'abbigliamento, ma Cobledik, con un sorriso a 72 denti, ci disse di non preoccuparci, perché avrebbe pensato lui a tutto. In quel momento, non so perché, ma ho cominciato a rabbrividire, nonostante la temperatura fosse degna del Sahara. La vestizione diede risultati... beh, meglio lasciare a voi ogni commento. Paul in jeans e poncho sembrava il pistolero senza nome dei Film di Leone, Renko, in giacca e pantaloni bianchi, associati ad un gilet nero poteva passare per un cameriere. Vaarik, naturalmente, era vestito di nero, un completino da Hells Angel compresa la giacca di pelle e l'elmetto da soldato tedesco della 2° guerra mondiale.
E poi io, con accappatoio e pantalone degno di una tuta da ginnastica, entrambi bianchi, naturalmente, ed insieme alla cintura multiuso. Colbledick continuava a ripetere che erano l'unica cosa rimasta, e aveva dovuto lottare strenuamente con la maschera per prenderle. Per fortuna c'erano Vaarik e Foster a tenermi, altrimenti l'avrei ucciso, non mi ricordo cosa ho detto esattamente, ma il senso era che non mi sarei mai conciato come quell'idiota biondo, piuttosto la morte.
"Scusi, signor Dalton, ma non crede di esagerare con quest'odio verso quel film, non la facevo così permaloso."
"Vede, agente Dulmer, è un po' imbarazzante da spiegare, ma nel mio universo i nove film di quella ignobile serie, hanno generato starwalogy, una stramaledetta setta religiosa, anche peggio degli Elvisiani. Ed i miei genitori n'erano membri, è per questo che mi chiamo Luke, ed è per questo che la gente mi prende in giro da 30 anni, perciò credo d'avere tutto il diritto di essere un po' suscettibile sull'argomento, e ora se mi scusa tornerei al racconto. " dissi stizzito
"Naturalmente, Dalton, faccia pure e mi scusi" rispose l'agente, probabilmente solo per cortesia.
"Fortunatamente il vulcaniano riuscì a calmarmi, ed a ricordarmi cosa c'era in gioco qui, perciò mi feci coraggio e lasciai il collo di Cobledik. Appena si riprese, l'el-auriano ci portò ai nostri nuovi mezzi di trasporto, che con nostra grande sorpresa, risultarono essere due moto, e dal sorrisone con cui le descriveva penso che le considerasse le sue bambine.
Io mi accapparai subito il posto sul Sidecar, mentre la guida sarebbe spettata a Renko, cosa volete, sono un po' pigro.
Sull'altro bolide c'erano Vaarik alla guida, con dietro Paul. Non lo so ma quegli aggeggi fanno fare alle persone cose strane. Infatti, appena messe in moto, il vulcaniano ed il miscuglio genetico si sono guardati e sono partiti con una sgommata spaventosa, e canticchiando qualcosa come 'Born to be Wild'. Il viaggio verso la base della Shado andò liscio come l'olio, a parte per un incontro con la polizia stradale, che pareva non condividere lo stesso amore per la velocità che avevano i nostri due piloti. La situazione si risolse semplicemente con una reprimenda, con nostra grande gioia avevano scambiato i nostri documenti della UFP, per quelli dell'ONU, che per la verità sono molto simili, allora, per evitare un incidente diplomatico, ci lasciarono andare. Però credo che la loro opinione sul personale delle Nazioni Unite sia notevolmente scaduto.
Dopo tre ore di viaggio arrivammo a destinazione, alla faccia della vicinanza, cavolo, le mie gambe non davano segnali di vita! Paul ci portò davanti ad un'entrata secondaria: naturalmente io mi dovevo fare riconoscere, prima che qualcuno dicesse qualcosa mi arrampicai su di un albero, ed arrivato in cima mi stavo preparando per saltare sul tetto, così da forzare la finestra ed entrare. Stranamente Foster e Vaarik mi guardarono male, poi vidi Paul dire qualcosa ad un pannello, e la porta si aprì, devo ammettere che mi sono sentito un pochino deficiente, comunque una volta atterrato e riunitomi al gruppo ho cercato di fare l'indifferente il più possibile.
Una volta entrati, l'ex agente ci disse chiaramente di stargli attaccato il più possibile, e di non fare stron.... stupidate. Mio dio, il ragazzo cercava di fare il duro, per non farci preoccupare, ma chiunque poteva vedere che stava soffrendo come non mai, i ricordi lo stavano torturando, comunque cercammo di non fargli comprendere che noi capivamo come si sentiva, così da non imbarazzarlo. Le cose stavano procedendo bene finché Renko non incontrò, o meglio non si scontrò con una coppia di tizi che passava lì per caso. Ed è qui che capitò il fattaccio, vedete ora ho la prova che la sfortuna non solo ci vede benissimo, ma usa anche sistemi di sensori più sofisticati dei nostri. Perché vi dico questo? Beh, provate ad immaginare chi tra tutti gli agenti della SHADO, noi poveri viaggiatori siamo andati a trovare.
"Oh, non..." sia Dulmer sia Lucsly, si coprirono il volto con le mani, mentre tentavano di finire la frase.
"Già... l'allora Maggiore Foster. L'intero gruppo, me compreso, era nel panico più totale, riuscivamo solo a farneticare cose senza senso. Bisogna dire che anche chi stava davanti a noi non era in condizioni migliori. La cosa che fece sbloccare lo stallo fu il tentativo del Paul del passato di toccare quello del futuro, allora Vaarik con un balzo si frappose tra i due blaterando che la stessa materia proveniente da tempi diversi non può coesistere nello stesso luogo e nello stesso momento, se vi toccate sparirete.
"Ah la famosa teoria di Fandamm."
"Già, agente Lucsly:" risposi freddamente. Comunque, dopo che il nostro Paul riuscì a convincere i due della nostra buona fede e dell'importanza della nostra missione, riuscimmo a farci dare da loro una mano.
"Mi scusi ancora, Dalton, ma come ci è riuscito esattamente?" domandò incuriosito il Dulmer.
"Vede, agente, semplicemente dicendo al Foster del passato cose che solo lui poteva sapere, tipo date e modi di una missione, il fatto che la sua fidanzata l'aveva lasciato da poco e che era uno straccio umano dall'allora. Inoltre, la prova definitiva la diede il nostro caro Vaarik, che mostrò al pubblico le sue care orecchie a punta, come dimostrazione che era un'alieno. "
"Ma avete contaminato il passato, ora che il Foster del passato sapeva cosa gli sarebbe accaduto" disse Dulmer, con un tono più acuto ed uno sguardo preoccupato.
"Si tranquillizzi e mi lasci finire. Mentre il gruppo si preoccupava di prendere il radar, al sottoscritto era stato dato un fantastico compito, fare da babysitter ai due Foster per non permettergli di toccarsi. Il problema, signori, è il loro caratterino non proprio angelico, oltre al fatto che le mie battute non erano gradite, cavolo, solo perché ho detto che erano teneri insieme, quasi volevano provocare una frattura nello spazio-tempo"
" COSAAAAAA!!!!!" urlarono all'unisono i due investigatori
" Ehm...diciamo che stavano pensando se il rischio di cancellazione era poco rispetto al piacere di vedere le mie ossa spaccarsi. Per fortuna fui salvato da Renko che esultava per il radar trovato."
"Che fortuna" disse Lucsly, rivolgendosi al suo collega; e, per un attimo, mi è sembrato di notare un lieve tono sarcastico nella sua voce.
"Per tornare alla contaminazione del passato, prima di andarcene abbiamo fatto bere al Foster del passato ed al suo amico Alec un prodotto della loro stessa agenzia, che ha la simpatica caratteristica di provocare delle amnesie. Così, vedete, abbiamo coperto le nostre tracce. Almeno in quell'occasione. "
"Bene, bene. Dopo siete tornati subito in città?" chiese candidamente Lucsly.
"L'intenzione era quella, purtroppo il destino ci ha messo lo zampino. Vedete, miei cari agenti, il nostro amabile gruppo stava tranquillamente viaggiando sulle signore di Cobledik (cioè le sue moto), e tutto pareva filare liscio, a parte Renko che proprio non voleva demordere da cantare "Born to be Wild" ma grazie al cielo la mia promessa di un operazione di chirurgia plastica del tipo manuale e senza anestesia l'aveva momentaneamente fatto desistere. Accanto a noi c'erano Vaarik e Foster sull'altro bolide dell'El-auriano che stavano confabulando qualcosa, ma visto la distanza e soprattutto il rumore di quegli aggeggi era impossibile capire di cosa, poi, detto tra di noi, pensavo che i due nascondessero qualcosa, infatti pensavo che facessero coppia fissa, capite quello che intendo dire? "
"Sì, signor Dalton, ma la..." disse Dulmer arrossendo.
"Non che ci veda niente di male, ma quando per caso accennai questo a Paul, mi fece chiaramente intendere che mi sbagliavo e che tra lui e Vaarik c'era solo una profonda amicizia"
"Bene, cadetto, dopo questa divagazione non richiesta, può gentilmente ritornare al racconto, il tempo a nostra disposizione è limitato, sa?" Sebbene la voce di Lucsly fosse calma, anzi glaciale, notai sulla sua fronte una piccola venuzza che si stava gonfiando e che mi indicò che era bene tornare al racconto vero e proprio.
"Subito agente, mi perdoni. Allora, dove ero rimasto? Certo, ecco: era passata circa mezz'ora da quando avevamo lasciato gli studi di Straker, quando il fattaccio successe, prima stavamo andando ad una velocità abbastanza sostenuta, poi, all'improvviso, prima la nostra moto, e subito dopo quella di Paul e Vaarik, si fermarono senza una ragione apparente.
Dopo avere parcheggiato i bolidi al lato della strada, passammo almeno un quarto d'ora a discutere di cosa poteva essere successo, cosa di cui non avevamo una più pallida idea.
Appena la fase di Brainstorming finì, i due geni del nostro gruppo, cioè Vaarik e Renko, cominciarono a cercare di smontare le moto asserendo che, se potevano aggiustare i materiali altamente tecnologici della flotta stellare, questi due primitivi aggeggi non avrebbero dato eccessivi problemi e cominciarono a discutere di varianze di fase, discriminatori ed alterazioni del campo magnetico del pianeta. Fortunatamente io e Foster riuscimmo a fermarli, più o meno gentilmente, prima che causassero danni veramente seri ai nostri unici mezzi di locomozione visto che eravamo bloccati in mezzo al nulla, e la notte si avvicinava, perciò era vitale rifarle partire.
Se avete letto i nostri dossier, signori, sapete che io e Foster siamo dei piloti e perciò qualcosa di questi meccanismi ne capiamo, anche perché sono molto vicini al nostro livello tecnologico d'origine, ed allora abbiamo fatto la prima cosa scritta nel manuale del pilota sperduto al capitolo mezzo fermo.
Ci siamo avvicinati alle moto, e con tocco leggero e preciso abbiamo tamburellato dove veniva segnalato il livello del carburante, e come pensavamo la lancetta passò da quasi pieno ad indiscutibilmente vuoto.
Sapete, credo che al nostro caro istruttore siano fischiate le orecchie per molto tempo, visto che è stato l'oggetto per almeno 30 minuti di una delle più grandi sequele di madonne ed insulti cui bocca umana e non abbia mai proferito, ma la cosa peggiore è stato Renko che, con aria assolutamente inconsapevole, ci chiede cosa succede. Poverino, per un po' ho creduto che l'urlo di Foster gli avesse distrutto i timpani ma per fortuna mi sbagliai, infatti si mise a commentare il poco educato comportamento di Paul con una citazione del suo maestro che attualmente non riesco a ricordare e poi fece la domanda fatidica, cioè chiese al resto del gruppo come avremmo risolto la situazione.
Dopo un interminabile momento di silenzio gli rispose Vaarik, con la sua solita arguzia e capacità di andare al sodo di una situazione: "Semplice, cadetto, dovremo trovare dell'altro carburante per queste moto."
"Ma no, sai, Vaarik, pensavo di fare la danza della pioggia, così per rinfrescarci un pochetto", gli risposi.
Lo sguardo che mi lanciò fu strano, mi parve per un istante di vederci, non so, credo irritazione. Sì, lo so, è impossibile, i vulcaniani reprimono le loro emozioni ad un livello tale che quasi scompaiono, però... ma forse sarà stata la stanchezza che avrà preso il sopravvento. Comunque per tornare alla nostra storia, stavamo discutendo il da farsi quando Paul si ricordò che durante l'andata aveva visto una svolta che portava ad un paese, circa un chilometro davanti a noi, così trascinando i nostri veicoli ci avviammo speranzosi verso l'incrocio. Lì con gioia vedemmo che la memoria di Foster non aveva fatto cilecca, il cartello e la strada c'erano.
"Angel Groove, 3.5 Km. Fantastico, ragazzi, ci sarà una bella scarpinata da fare, porca sozza" affermò gioiosamente Paul.
"Dai, non ti scoraggiare, la distanza è breve, cosa vuoi che sia" rispose Vaarik.
Il cadetto proveniente dal XX secolo aspettò qualche secondo prima di dare una risposta al Vulcaniano, poi con una voce fin troppo melliflua si rivolse al compagno dalle orecchie a punta. "Caro il mio Vaarik si dà il caso che non tutti abbiamo un fisico simil-vulcaniano, perciò, per noi poveri mortali, questa sarà una fatica boia, capito?"
"Si, ma come hai appena detto tu, ci aspetta una lunga camminata, perciò è totalmente illogico che sprechi il fiato in questi eccessi di rabbia, inoltre il mio udito funziona benissimo."
"Ma il comprendonio no" replico io. Come al solito non resisto a non dire la mia, sono proprio un debole, ma cosa volete, agenti, io sono fatto così.
Vi risparmio del tempo e vado direttamente al nostro arrivo alla cittadina, tanto, a parte le imprecazioni, gli sbuffi per la fatica ed una malefica coppia di avvoltoi che stranamente ci seguiva... non è capitato nulla.
All'apparenza non sembrava un gran che, solo la tipica cittadina troppo vicina ad una grande città per poter veramente crescere, anzi, da quello che potevamo osservare era già arrivata alla fase di stagnazione, comunque non eravamo lì per fare i turisti o gli storici ma solo per fare benzina. Ed è qui che iniziano i... problemi.
"Si spieghi, Dalton" disse Dulmer, con malcelata curiosità.
"È quello che mi appresto a fare, Dulmer. Allora, arrivati che era sera inoltrata, ci siamo resi conto di un piccolo ed insignificante ostacolo al raggiungimento del nostro obbiettivo.
"Come? Non abbiamo soldi? Come credete che faremo, ora? Credete forse che il carburante ci sarà dato per le nostre belle facce?" sbraitai.
"Di certo non per la tua, Luke" fu la gentile risposta di Paul.
Mi voltai per dire a Foster dove poteva mettersi quel commento, ma fui preceduto dal Vaarik, che risolse la cosa molto più diplomaticamente di me.
"Buono, Paul, anche se si è espresso non molto educatamente Luke ha ragione, non abbiamo nessuna contropartita monetaria da dare in cambio della benzina. Purtroppo gli umani di questo tempo sono più attaccati ai soldi di un Ferenghi" fu la sua logica, ma pur sempre fastidiosa intromissione.
Groooam
"Inoltre, visto che quello che ho appena sentito non era un tuono ma semplicemente i nostri stomaci che ci ricordavano che sono vuoti, è bene pensare a come procurarci del cibo."
"Ed un posto dove dormire, Vaarik, ormai è sera ed a quest'ora i distributori sono chiusi, perciò è bene pensare a dove passeremo la notte" concluse Foster.
"È vero, Paul, dovremmo provvedere anche a questa contingenza" dissi con mestezza.
"Ragazzi, sono assolutamente deluso da tutti voi sembrate delle femminucce, cosa volte che siano queste sciocchezze, per tipi come noi" queste furono le parole che sentimmo giungere alle nostre spalle.
Contemporaneamente ci voltammo verso il rude avventuriero che aveva pronunciato queste parole, cioè Renko, con il viso che faceva trasparire solo, ma dico solo, un pizzichino di irritazione.
"Ma perché avete quelle facce, ragazzi, dopotutto non siamo i primi arrivati, siamo del personale perfettamente addestrato a fare fronte ad ogni evenienza, cosa volete che sia una notte all'aperto ed avere saltato la cena? E per il carburante qualcosa troveremo. Bisogna essere ottimisti, almeno è bel tempo" proclamò sorridendo il frullato genetico.
Ed in quel momento piccole gocce di H2O ci toccarono la pelle, prima lentamente poi sempre più velocemente e violentemente.
"Oh beh però..."
"Renko, stai zitto" fu la nostra istintiva risposta che demmo all'unisono.
"Trovato un riparo sotto un porticato di una fermata dell'autobus, ricominciammo a meditare sul da farsi.
"Scusa, Paul, ma visto che sei di questo tempo ed hai un lavoro, non possiedi un conto in banca?" chiesi con malcelata, molto malcelata, speranza.
"Si, ci avevo già pensato anch'io, però ci sono dei piccoli contrattempi" rispose Paul, con un'espressione torva.
"Cioè?" domandai perplesso.
"Primo non ho i blocchetti degli assegni con me, inoltre non posso chiedere aiuto al mio io passato, visto che a quest'ora avrà già bevuto il caffè corretto e perciò avrà anche già dimenticato tutto l'accaduto, è bene non sfidare troppo la fortuna con questi incontri, se vogliamo impedire sconvolgimenti gravi nel continuum."
"Fermo un momento Paul, ripeti cosa hai detto" l'interruppi folgorato.
L'ex colonnello mi dà uno sguardo stupito e poi acconsente alla mia piccola richiesta.
"Stavo semplicemente dicendo che, se vogliamo impedire gravi sconvolgimenti nel continuum temporale, non dobbiamo sfidare troppo la fortuna, tutto qui" mi rispose Paul, con una faccia che sbigottita è dire poco.
"Paul tu sei un genio, altro che colonnello, generale dovevano farti." E con queste parole mi diressi verso la cabina telefonica che si trovava di fronte a noi, mentre i miei compagni mi guardavano allibiti, anzi, preoccupati che io fossi andato direttamente fuori di testa.
Ritornando con un foglio di elenco telefonico in una mano ed un sorriso stampato in faccia, proclamai ai miei compagni che i nostri guai erano finiti.
L'unica risposta che ebbi fu uno sguardo perplesso dal gruppo ed un sacco di domande sulla mia salute mentale e fisica, ma soprattutto mentale, che malfidati!
Comunque rassicurati che avevo trovato il modo di racimolare un po' di soldi in breve tempo, cercai qualcuno che mi desse alcune indicazioni sul luogo.
Una volta tanto la dea bendata ci diede una mano, infatti trovai un gruppetto di cinque ragazzini che tornava da una palestra d'arti marziali, almeno dedussi così guardando le casacche che spuntavano dalle loro borse. Con mio stupore seppero dirmi esattamente dov'era il posto che cercavamo, nella parte più brutta della città, come mi immaginavo. Dopo averli ringraziati ripresi il cammino con i miei compagni.
"Simpatici i ragazzini, vero?" disse il frullato genetico, continuando a salutarli.
"Già, Renko, però hanno un pessimo gusto nel vestirsi. Capisco le stesse giacche per fare gruppo, ma quei colori per l'amor del cielo! Passi quello nero ed il blu, ma il rosso, il giallo ed il rosa, sono inguardabili" affermò Foster disgustato.
"Non so, Paul, a me quello rosa m'interessava" rispose lestamente Renko.
"Non avevo dubbi. Allora, Luke, ci vuoi dire dove stiamo andando? Il vicinato non mi sembra dei migliori sai" chiese l'ex-colonnello.
"Concordo con Foster, in posti come questi il valore di una vita è di solito minore di quello di un alcolico " aggiunse Vaarik.
"Tranquilli, ragazzi, siamo praticamente arrivati, anzi, è proprio di fronte a noi. E adesso diamoci dentro, abbiamo poco tempo per vincere i soldi che ci servono" dissi con molta sicurezza.
"Mi è difficile agenti, descrivere esattamente le facce che i miei compagni hanno fatto vedendo quel tugurio che si faceva passare per bar e ristorante. Sinceramente, signori, nella mia lunga carriera di pilota dell'Alleanza Terrestre ho visto locali ben peggiori, però in quel momento non me ne veniva in mente nessuno. "
"Scusi se la interrompo, ma per semplice curiosità, cosa le hanno detto i suoi soci?" Dulmer, quando parlò, aveva un espressione leggermente sbigottita.
"Allora, tenendo conto che qui si parla di professionisti e, sebbene siano dei cadetti, hanno già molti anni di esperienza, perciò hanno preso la cosa con molta tranquillità.
"La verità, Dalton" Incalzò Lucsly.
"Diciamo che la cosa più sensata che hanno detto è stata":
"Sei matto! Cosa credi di fare qui?"
"Tranquillo, Paul, staremo in questo postaccio solo il tempo di una piccola partita di Poker, così da rimpinguare le nostre tasche. Ed ora, ragazzi, fatemi un piacere, tenete fermo Foster, cavolo, mi sta staraaangg..."
Il vulcaniano ed il frullato genetico si guardarono negli occhi per qualche secondo, poi: "Andiamo Renko, separiamoli."
"Dobbiamo proprio?" domandò a Vaarik un Renko molto indeciso.
"Purtroppo si, altrimenti come lo spieghiamo il cadavere? E poi le sue suppliche cominciano a darmi fastidio."
"Ok, Vaarik, comunque trovo che questa sia fatica sprecata" rispose carinamente il frullato.
Così, con molti sforzi, riuscirono a staccare le mani di Foster dal mio prezioso e delicato collo, dandomi così la possibilità di respirare.
"Mi vuoi fare spiegare, per favore? Cavolo, hai mai pensato di passare al decaffeinato? Credimi, ne hai proprio bisogno" dissi per prendere tempo.
Nel giro di qualche minuto Paul si era calmato ed era pronto per una conversazione più pacata.
"OK, Dalton, cerchiamo di farla breve. Hai veramente intenzione di entrare in quella topaia per giocare d'azzardo?" mi chiese un Foster, che a malapena dominava la sua furia.
"Certamente, mio caro colonnello, purtroppo è l'unico locale autorizzato per il gioco d'azzardo aperto oggi ed a questo orario e, visto che il tempo stringe, non possiamo permetterci di cercare quelli clandestini, perciò dovremo adattarci" risposi con una sicurezza molto ben simulata.
"E tanto per curiosità, in cosa consiste il tuo capitale iniziale, cambiali?" chiese sardonico l'ex agente segreto.
"No, no, certamente no. Intendo puntare le care signore di Cobledik, tanto non ci servono senza benzina" fu la mia candida risposta.
"Cosa? Ma Luke, quelle non sono neanche nostre!"
"Lo so, Renko, ma purtroppo è l'unica cosa di valore che abbiamo, inoltre vi ricordo che non abbiamo neanche da che telefonare a Frazer e Cobledik per aiuti, se non ci procuriamo della benzina saremo bloccati qui per molto tempo, a meno che non desideriate farvela a piedi o rubare un mezzo. E vi ricordo che presto tutti cominceranno a parlare come il nostro caro istruttore" questo fu il mio tentativo di spiegarmi.
Il trio si mise a pensare in silenzio per qualche secondo, poi la decisione venne prese.
"Va bene Luke, tentiamo, ormai da perdere abbiamo poco, però per curiosità sai giocare?" domandò il vulcaniano.
"Certamente Vaarik, sono un po' arrugginito, visto che non gioco da 6 anni, ma penso di sapermela cavare" - dissi con candore.
Il nativo d'Eridani alzò un sopracciglio, mentre gli altri due sbiancarono.
"Sei anni che non giochi? Ma, ma, ma, come?" furono le uniche parole che Foster riuscì a sbiascicare.
"Paul, dovresti fare qualcosa per la tua balbuzie. Ragazzi, fidatemi di me, io so quello che faccio." E mentre mi apprestavo ad entrare nel locale li sentii.
"È questo che ci preoccupa" dissero i tre all'unisono in un tono tra lo sconsolato ed il rassegnato.
"Vi ho sentito, sapete?" E con quell'ameno e franco scambio di opinioni, entrammo.
"Il nome del locale era la Scimmia d'Oro e, credetemi, era appropriato, perché solo un primate si sarebbe sentito a casa sua, lì. L'aria puzzava di tabacco di scarsa qualità, metà degli avventori era ubriaca mentre l'altra metà, mettiamola così, avrebbero fatto paura ad un klingon; una scatola luminescente in un angolo del locale faceva uscire della musica, per la precisione una canzone su un combattimento di Kung-fu o qualcosa del genere e su alcuni tavoli delle ragazze con indosso degli abiti che le coprivano a malapena, ballavano o meglio s'agitavano al suo ritmo. Osservammo l'ambiente ancora per qualche minuto poi andammo allo sbaraglio, ormai il dado era tratto. Chiedemmo al barista dove erano i tavoli dei giocatori e lui, con uno strano accento francese, ce li indicò.
Detta come và detta, non fece una piega a vederci, calcolate che Renko non possiede di certo il gusto più sobrio del quadrante quando si tratta di vestiti, inoltre Vaarik poteva fare da pubblicità mobile ad un'impresa di pompe funebri. In fin dei conti, del gruppo, io e Foster eravamo quelli vestiti più umanamente possibile, e questo è un bel dire, ma credo che il tipo stava da tanto tempo lì che ormai neanche una supernova l'avrebbe scomposto più di tanto. Addentrandoci nel locale dove si giocava, vedemmo un'accozzaglia di tizi anche peggiore di quella dell'entrata ed io colsi negli sguardi dei miei compagni un messaggio che solo un cieco non avrebbe potuto capire.
Ci hai messo in guai immensi, perciò se per un caso fortuito usciremo vivi di qui. Tu sei morto.
Cercando di non preoccuparmi di queste sottigliezze cercai un tavolo dove poter giocare, ed in men che non si dica lo trovo.
Un avventore, vestito credo come un militare dell'epoca, si alzò da un tavolo e salutò gli altri giocatori, io ne approfittai subito per introdurmi nella partita. I tizi mi squadrano per un po' poi si misero a ridere, facendomi segno di sedermi.
"Ok, pivello, ricordati che qui si gioca sul serio, ma non ti preoccupare sarà qualcosa di veloce, sai io e corvo rosso dobbiamo andare presto al cantiere domattina, perciò non abbiamo tempo per rosolarti per benino, dovremmo spennarti subito" - esordì un tipo vestito da manovale edile - "ed a quelle parole le risate del gruppo si fecero ancora più fragorose.
Il tizio alla mia destra, vestito di pelle nera e con due baffoni veramente esagerati, mi diede un'enorme pacca sulla spalla, tanto che dopo dovetti controllare che fosse ancora al suo posto. "
"Allora, straniero, facci vedere il colore dei tuoi soldi." A parlare era stato il tizio di colore davanti a me, che a prima vista sembrava il capo di quel gruppo ed al pari dei suoi compagni pareva molto poco raccomandabile. "
"Bene, signori, contanti non li avrei" ed i loro visi si fecero scuri "ma" replicai subito "metto sul banco due fantastiche Harley, che sono parcheggiate lì fuori" e gettai sul tavolo le loro chiavi.
Il tizio di colore le osservò per un attimo poi mandò il tizio con i baffi a controllarle che tornò con un sorriso grande come una casa.
"Bellissime, veramente bellissime, sarà un piacere aggiungerle alla mia collezione" affermò allegramente.
"Spero, ragazzo, che non siano rubate, sai, sono un poliziotto, e sarebbe un dispiacere arrestarti e dover mettere le moto che fra poco vincerò in deposito come prove" disse il capoccia, con un sorriso da squalo stampato in faccia.
"Stai tranquillo non lo dovrai fare" affermai con molta spavalderia, forse troppa.
Voltandomi, osservai che dietro di me c'erano Vaarik e Renko, e alla mia destra Foster, tutti sul chi vive, pronti a darmi una mano, o almeno era quello che speravo.
"Kelly, Sabrina, venite qui dobbiamo ordinare" sbraitò il poliziotto di colore.
"Arriviamo, che fretta, come se voi doveste andare da qualche altra parte." rispose una voce femminile da un angolo buio del locale.
Quello che mi si parò davanti agli occhi fu uno spettacolo celestiale, una coppia di splendide brune si avvicinò al nostro tavolo per prendere le ordinazioni, mi pareva incredibile che in quel tugurio potessero lavorare due angeli così. Mi sembrava quasi blasfemo.
"Va bene, ragazze, portate birra a volontà, il primo giro lo offro io" Dio, come era sguaiata la risata del poliziotto "dimmi, bellezza, dov'è la vostra amica bionda, è tutta la serata che la cerco e non riesco a trovarla."
La più alta e magra gli rispose che era malata, ed insieme alla sua collega si apprestò ad andarsene, solo per ricevere una pacca nel fondoschiena. Essendo il lavoro di cameriera quello che è, non si scompose più di tanto, anzi fece un sorriso e sé né andò.
"Allora, signori, iniziamo" disse l'indiano. Ed un coro di assensi seguì.
"Per farla corta, signori, visto che non voglio sprecare il vostro tempo più del necessario, vi farò una breve sintesi della partita. Mentre le prime mani andarono male, e proprio male, tanto che vedevo le facce dei miei soci lanciare silenziose minacce nei miei confronti ed ancora più silenziose preghiere verso tutti gli dei conosciuti e non... dalla terza mano in poi le cose cambiarono leggermente.
"Allora, pivello, vedi?" sbraitò il motociclista.
"Certo, con tutto quello che mi rimane."
"Bravo, ragazzo, cerca di smettere subito di soffrire." E dicendo così l'indiano mise giù un full di assi e otto e si apprestò a prendere la posta, mentre io sbattei la testa contro il tavolo per l'apparente disperazione.
Ma, con sorpresa dei miei avversari, e soprattutto dei miei compagni, incominciai a ridere. Poi misi la mia mano sinistra sulle fiches, impedendo al pellerossa di prenderle e, sfoggiando il sorriso più innocente che potevo fare, dissi:
Mi dispiace, capo, ma io ho questi" Scoprii le mie carte. Credetemi, quando ha visto il mio poker di sette, gli è quasi venuto un'attacco di cuore.
Alle mie spalle c'era Renko che stava abbracciando Vaarik, devo annotare che quest'ultimo sembrava non apprezzare molto quel gesto. Mentre Paul, s'era disteso sulla sedia e stava ridendo a crepapelle.
Le altre mani sono andate, più o meno, similmente.
Devo dire che loro erano anche dei discreti bari, ma sfortunatamente per loro, io sono un baro ottimo, perciò nel giro di un'ora erano praticamente in mutande, e non sto parlando in senso figurato.
"Ma mi scusi, Dalton, lei non aveva detto che erano più di sei anni che non giocava?" chiese Dulmer.
"Certamente, agente, mi era stato proibito direttamente dal Presidente dell'Alleanza Interstellare, praticamente la nostra federazione, sapete, non gli è andata giù di essere stato spennato per benino, insieme al suo capo per le Operazione Clandestine ed al Presidente del Consiglio di Amministrazione di uno dei più potenti conglomerati marziani. Perciò mi fece lo scherzetto di proibirmi di giocare in tutto il territorio dell'Alleanza, a dire la verità è stato bello rifarlo, almeno per un breve periodo sono tornato ai vecchi tempi."
"Scusi l'interruzione e continui, la prego" rispose l'agente Dulmer.
"Allora, dove ero rimasto"... a sì, ormai li avevo praticamente ridotti in bancarotta e stavo per andarmene, non l'avessi mai fatto, il poliziotto s'arrabbiò in maniera incredibile, potevo vedere la schiuma che gli usciva dalla bocca.
"Dove credi di andare, devi darci la rivincita bastardo, non crederai di andartene con tutti i nostri soldi" Le parole uscivano come tuoni, dal poliziotto.
"Senti, amico, mi dispiace che te la prendi così, ma ormai è tardi, voi avete perso abbastanza e noi dobbiamo andare, perciò vi saluto" questo fu il mio patetico tentativo di calmare le acque.
"La cameriera di prima, quella alta e bruna cercò di calmare il tizio con il solo risultato di farlo arrabbiare ancora di più e, mentre mi guardavo attorno, un'immagine fosca si faceva sempre più presente, il resto della marmaglia appoggiava il tizio e ci avevano praticamente circondato. Non so gli altri ma io cominciai a sudare freddo, poi sentii un rumore molto ma molto brutto, era l'inconfondibile Snitk di un coltello a serramanico, e quello non presagiva nulla di buono.
E fu allora che successe il finimondo, Paul incredibilmente caricò tre energumeni che gli stavano vicino, mandandoli direttamente nel mondo dei sogni; Vaarik prese la palla al balzo e cominciò ad usare la sua presa vulcaniana; Renko fu scaraventato direttamente sul contenitore dei dolci, intanto io ero occupato con l'indiano ed il muratore. Non mi considero un grande campione delle arti marziali, ma ho la mia bella esperienza in fatto di risse e riuscivo a cavarmela, i miei due primi avversari erano a terra, il problema erano gli altri venti.
Sì, lo so cosa direte, voi siete dei veterani, dei soldati esperti, dovreste fare polpette di quelli lì. Ma vedete noi eravamo in quattro loro in 50, in più oltre ad essere grossi e brutti, anzi, molto grossi e molto brutti, non erano totalmente stupidi, perciò ci avevano separato, il classico dividi e conquista. Comunque stavo già vedendo la mia vita scorrere davanti ai miei occhi e, mentre mi maledico per avere messo i miei amici in questo guaio, sento il rumore più bello del mondo, una pistola calibro 32 che spara. Ci buttammo tutti a terra, e quando qualcuno ebbe il coraggio di alzare la testa, fu premiato con una sorpresa grande come una casa, le due cameriere brune, Kelly e Sabrina, che ci tenevano tutti sotto mira.
"Va bene, idioti, state a sentire, fra pochi minuti questo posto sarà pieno di sbirri, perciò non fate mosse avventate, ricordatevi che è meglio un brutto processo che un funerale splendido" urlò Kelly.
"Vi posso confermare che nessuno osò muoversi, sottoscritto compreso."
"Voi quattro, alzatevi, subito" il tono della ragazza era perentorio, ed indicava noi. "Prendete i soldi ed andatevene, e non fatevi più rivedere."
"Di questo puoi essere sicura, vero Vaarik?" dissi, con un enorme sorriso.
"Certo Luke, difficilmente rimetteremo piede in questo locale" proclamò il vulcaniano.
"Ragazze siete dei veri e propri angeli" ringraziò Paul.
Per un qualche motivo le parole di Foster le fecero sorridere.
"Amico, credo che Charlie sarebbe d'accordo con te, ed ora andatevene, prima che cambiamo idea."
Signori, non ce lo siamo fatti dire due volte, siamo usciti a gambe levate dal tugurio, proprio mentre sentivamo le sirene della polizia arrivare, perciò, con le nostre moto a carico, siamo andati nella direzione opposta.
"E dopo cosa è successo ?" chiese Lucley.
"Dopo, dopo... mi scusi, ma prima avrei bisogno di un altro po' da bere, sapete, raccontare stanca."
Dulmer prese di nuovo la caraffa d'acqua e ne versò il contenuto in un bicchiere con aria leggermente stanca ed irritata
" Eccolo" disse in tono secco.
"Ahhh, mi ci voleva proprio. Allora, cosa stavo dicendo? Ah sì, finalmente, dopo essere riusciti a sfuggire agli sbirri..cioè ai tutori dell'ordine, abbiamo dormito in un squallido albergo del luogo ed il mattino dopo fatto benzina, siamo tornati alla base dove degli entusiasti Cobledik e Fraser ci stavano aspettando. Dopo un breve riassunto di quello che ci era successo ed un raid in dispensa, ci mettemmo subito al lavoro per recuperare la cronobolla. La cosa ci tenne occupati fino a pomeriggio inoltrato, ma finalmente riuscimmo a far funzionare l'aggeggio. Eravamo tutti felici, dopo tante peripezie quella maledetta faccenda stava risolvendosi, Cobledik e Renko si lamentavano perfino che la nostra permanenza era stata troppo breve, naturalmente è questo di solito il momento che il destino sceglie per giocarti quegli scherzi bastardi per cui è famoso.
Vedete, signori, Cobledik ci aveva portato in sala proiezioni per effettuare l'operazione, ed appena entrati, quell... quell... gallyfreiano, in un impeto di buonumore, gli diede una pacca sulla spalla potentissima che lo fece cadere proprio addosso al proiettore, mi pare ovvio sia inutile che vi dica che venne subito inglobato dalla bolla. Per riflesso tentai subito di recuperarlo, ma fortunatamente Vaarik mi fermò in tempo, altrimenti, come mi ha subito spiegato, sarei rimasto intrappolato lì anch'io, dovevamo aspettare che uscisse da solo. La cosa avvenne, ma le conseguenze si fecero subito evidenti."
"In che senso, Dalton?" domandò un Dulmer molto perplesso.
"Semplice, agente, appena uscito di lì le sue parole furono: Allorachecosavetedaguardarmiconquellariapreoccupata.
Già, signori, finalmente avevamo scoperto perché Cobledik parlava a quella velocità."
"Spero, signor Dalton, che non dica che era destino che voi tornaste indietro nel tempo, per fare accadere questo. Sarebbe un paradosso di predestinazione, e noi li odiamo, veramente" disse minacciosamente Lucsly.
"Va bene, agente, preferisce che dica che è stata una coincidenza? Per me va bene."
"Non faccia lo spiritoso, cadetto, sa che non ci piacciono le battute" ribatté il suo collega.
"Humnnff, che caratterini. Comunque, per tornare al racconto, quest'ultimo sviluppo ci fece sperare di tornare subito a casa. Infatti con Cobledik che ora parlava alla sua (per noi) normale velocità, ci rendemmo conto che lo sconvolgimento Macflaiano era stato eliminato, almeno per quanto era possibile, perciò il guardiano avrebbe già dovuto riportarci a casa. Invece eravamo ancora lì, sapete, aspetta 5 minuti, poi 10, una mezz'ora e... niente. Ci stavamo veramente spazientendo. A dire la verità ero talmente stanco e stufo, che cominciai ad urlare a squarciagola insulti al guardiano del tempo, chiedendogli perché mai non ci riportava a casa."
"Mossa non molto produttiva Dalton. Vero, Dulmer?" proclamò divertito Lucsly.
"Già, collega. La possibilità di una risposta era praticamente nulla, stava solo sprecando fiato" disse Dulmer, con un duro sforzo per reprimere le risatine.
"Sapete, è quello che anche Vaarik e Foster mi hanno detto, dovevate vedere le loro facce quando il guardiano mi rispose" dissi, sfoggiando il più innocente dei sorrisi.
All'improvviso i visi degli agenti assunsero un colorito pallido cadaverico, e dopo alcuni secondi di assoluto silenzio, in contemporanea dissero l'unica cosa logica che gli poteva venire in mente: ":Cooooosa?"
"Ecco, la loro reazione è stata molto simile alla vostra adesso. Volete per caso una mano per raccogliere le vostre mascelle? Sapete, sono tanto cadenti che quasi toccano il suolo."
"Non si perda in idiozie Dalton e ci dica subito le parole esatte del Guardiano, questa è una notizia vitale, non era praticamente successo mai prima d'ora, cosa vi ha rivelato?" la voce e la faccia di Lucsly, era un turbinio di emozioni e di aspettative.
"Che è molto permaloso" risposi. Le espressioni dei due agenti indicavano un misto di incredulità e vago sentore di bufala. "Beh, signori, per dirla tutta, il Guardiano aveva avuto già a che fare direttamente con Fraser. All'inizio era stato molto felice di poter di nuovo essere utile, anche ad esseri limitati come noi. Purtroppo sapete cosa a fatto quell'imb... Fraser, poteva chiedere le soluzioni a tutti i possibili misteri dell'universo, sull'origine della vita, invece ha cominciato a fare domande tipo: chi è meglio Kirk o Picard? Come mai Sarek ed il comandante Romulano che 100 anni fa attaccò la zona neutrale si assomigliavano tanto? O quanti figli ha sparsi per la galassia Kirk. Le sue testuali parole furono: "non voglio più avere a che fare con quel Gallyfreiano, per tornare indietro arrangiatevi."
Come potete ben capire, appena sentito questo ci voltammo tutti verso la causa di tutti i nostri guai, con intenzioni vagamente, ma solo vagamente, ostili. Ma proprio mentre stavamo decidendo quale morte era più lenta e dolorosa, lui allegramente ci disse di non preoccuparci, tanto aveva con sé la sua cronobolla, e con quella saremmo tornati a casa.
"Allora tutto andò bene, e tornaste a casa" interruppe Dulmer.
"No, agente Dulmer, niente di così semplice. Vede, per rassicurarci di più, il tizio decise di provarci che il meccanismo funzionava ancora, e così..."
"Non mi dica che l'attivò?!" L'interruppe incredulo Lucsly, portandosi il palmo della mano sul viso.
"Già, quel tonto tornò a casa, lasciando noi poveri cadetti bloccati in quel tempo. Sì, so cosa mi direte ora, avremmo dovuto rimanere lì ed aspettare i soccorsi, come da regolamento. Solo che sinceramente non potevamo certo fidarci di Fraser per farci recuperare, così incominciammo a discutere le possibili soluzioni, anche tenendo conto che le nostre risorse tecniche erano praticamente ridotte a zero. Dopo vari minuti a vagliare idee praticamente irrealizzabili, incredibile a dirsi, la soluzione venne da Renko, che agitava uno strano giornale, sapete, quei vecchi giornalacci scandalistici, con storie assurde su demoni e ufo. Lì aveva trovato tutta una serie di inserzioni, una più strana dell'altra, che riguardavano apparentemente alieni di passaggio sulla terra che cercavano di fare affari. La cosa era anche sensata, certo il primo contatto ufficiale sarà stato nel 2063, ma già da molto tempo la Terra era un crocevia di turisti e commercianti. Forse in quegli annunci avremmo trovato quello che cercavamo."
"Ma signor Dalton, certamente non tutte quelle inserzioni erano di veri alieni, come avete potuto fare una cernita tra quelle genuine e quelle false" chiese incredulo l'agente Dulmer.
"Beh, quello è stato un po' complicato, ognuno di noi proponeva la sua teoria, potevano essere codici numerici, parole chiave o un'altra dozzina di modi. Fu di nuovo Renko ad avere l'idea giusta, due volte in un giorno, questo sì che rasenta l'impossibile...forse devo ricredermi sul ragazzo, comunque per lui bastava prendere quelle più assurde, quelle che non avevano la minima pretesa di essere credibili."
"Tattica strana, Dalton, molto strana."
"Ma con una sua logica, anche se bizzarra e funzionò, signor Dulmer, in pochi minuti trovammo ciò che ci interessava, un fantastico cammello temporale il cui prezzo era trattabile.
Il luogo dell'appuntamento era un vecchio Luna-Park, a dir la verità non molto ben messo. Il primo nostro pensiero fu di andarcene a gambe levate, visto che il luogo non prometteva molto bene. Cavolo, l'oggetto più in buono stato che trovammo era un'enorme cane antropomorfo, vestito da pompiere e ruotato. Figuratevi che parlava anche, però diceva solo Yatta, Yatta o qualcosa di simile. Renko, bontà sua, cercò anche di rincuorarci, almeno per non buttarlo ancora più giù, gli demmo almeno l'impressione di esserci riuscito. Comunque, fortunatamente, qualche minuto dopo qualcuno venne per discutere l'acquisto. E che qualcuno! Una biondina mozzafiato in un abitino rosa molto aderente e molto succinto, il mio tipo preferito, se mi permettete."
"Continui il suo racconto, evitando i particolari laidi, per favore" Il tono degli agenti, più che cortese, era perentorio.
"Immediatamente presi in mano le trattative, anche se dai volti dei miei compagni notavo che la cosa non li faceva molto piacere. Perché? Non lo so, a volte sono così strani. Esordii subito con un baciamano perfetto e con: Ciao angelo, cosa fai stasera? La cosa parve piacerle, perché mi sorrise e che sorriso, degno di una dea. Foster mi prese un momento da parte, chiedendomi più o meno gentilmente, cosa mi girava per la testa. Cercare di entrare nelle sue grazie, così magari ottengo uno sconto, gli risposi, a dir la verità mi parve strano che non ci fosse arrivato da solo."
"Ah, perché, nel tuo universo, la chiamate sconto" mi disse facendomi l'occhiolino.
"La cosa mi offese un pochino, dubitare delle mie buone intenzioni, che malfidati. La gentile signorina, che si presentò come Lunedì, saggiamente pensò d'anticipare le nostre richieste e fece esaminare il veicolo ai miei soci, mentre noi due ci occupavamo dei dettagli della faccenda.
La trattativa iniziale durò qualche decina di minuti, mentre stavamo venendo al sodo, cercai di spuntare qualcosa sul prezzo, immaginate la mia sorpresa quando scoprii che non voleva denaro, bensì un animale. Un raro pavone, per la precisione. Mi disse che lei ed i suoi compagni viaggiavano nel tempo per raccogliere specie estinte nella loro epoca, così da ripopolare la fauna. Solo che ormai erano stanchi, e questo animale continuava a sfuggirgli. Per questo, in cambio della macchina, ci chiedevano di compiere per loro questa piccola missione, naturalmente mentre mi diceva tutto questo, lei continuava a sbattere quegli occhioni azzurri.
"Ed ha accettato?" chiese Dulmer, leggermente inorridito.
"Per l'amor del cielo, agente Dulmer, no di certo! Vede, non nego di essere un grande estimatore del gentil sesso, però non sono così deficiente da farmi infinocchiare come un poppante. Si vedeva lontano un miglio che la storia era inventata, la ragazza era troppo sofisticata per essere nel ramo della preservazione degli animali, comunque aveva argomenti molto convincenti. Aspettai il resto della squadra, per parlarne. Infatti, quando arrivarono, mi dissero che anche i due soci di Lunedì avevano parlato di uno strano pavone, e si erano comportati con fare sospetto, perciò, gentilmente, declinammo l'offerta, ed io, a malincuore, lasciai la mia dolce valchiria.
Stranamente, proprio mentre ce ne stavamo andando, ed io respingevo, offeso, le accuse di essere un maniaco da parte degli altri, un enorme esplosione sconvolse il Luna-Park, veniva dal padiglione dove eravamo prima, e vi parrà incredibile ma aveva vagamente la forma di teschio.
"La forma di teschio, a detto? Dulmer, credi che siano...?" interruppe Luclsy, con un'aria pensierosa.
"Penso proprio di sì, inoltre Lunedì è un alias del capo di quei deficienti. Pensavo che avessero smesso, dopo tutte le batoste che regolarmente i nostri agenti gli danno, sono veramente cocciuti."
"Scusate, c'è qualcosa che devo sapere?"
"No, Dalton, ci scusi e la prego continui" rispose Dulmer.
Come potete immaginare il nostro morale era a terra, passammo qualche tempo a girovagare per il Luna-Park, domandandoci sul da farsi, finché non arrivammo vicino a dei binari, ed io che ormai non ne potevo più mi ci misi in mezzo.
Gli altri mi guardarono stupiti, non perché pensassi a gesti inconsulti, ma semplicemente perché erano sicuri che prima quegli stessi binari non ci fossero. Begli amici. Per farla breve, Vaarik mi tolse dalla strada ferrata, continuando a guardarla pensieroso. Renko stava per dirmi qualcosa, quando la sua voce fu coperta da un fischio assordante che proveniva da una di quelle vecchie locomotive tipo vecchio West che, come per magia, era apparsa dal nulla.
Ma la cosa più buffa era il tipo che la guidava, dovete vederlo, era lo stereotipo dello scienziato pazzo che vedevate nei film di fantascienza durante la 2° metà del XX secolo. Capelli che sembravano essere stati sottoposti ad un elettroshok, tanto erano dritti, un'aria vagamente distratta e, credetemi, era di un agitato che seguire cosa diceva era più difficile che con Cobledik. Con nostra somma gioia risultò essere anche lui un viaggiatore temporale, infatti era venuto anche lui per la macchina della Biondona, pare dovesse essere il regalo di compleanno per i suoi due figli Jules e Verne. Giuro, è la verità, li a chiamati così. Comunque, spiegato velocemente chi eravamo e cosa era successo al potenziale acquisto, quello scienziato strampalato ha gentilmente deciso di darci uno strappo fino qui, salvando così i nostri beneamati fondoschiena.
I due agenti mi guardarono silenziosamente per qualche minuto, poi cominciarono a confabulare tra di loro. Fu Dulmer a prendere per primo la parola. "Allora mi senta, Dalton, abbiamo sentito la sua versione e quella dei suoi amici, e sebbene differiscano in particolari secondari, pensiamo che stiate dicendo la verità. Il problema è che da quello che dite, avete violato svariati regolamenti del DTI, durante la vostra permanenza, niente di veramente grave, a parte l'uso non autorizzato del Guardiano del Tempo, in una missione non sanzionata dal DTI" Improvvisamente la sua voce si fece più bassa, in un tono quasi cospiratorio. "però noi siamo pronti a non fare nessuna accusa, anzi, a mettere una pietra su tutta questa faccenda, come se non fosse mai successo nulla."
"Molto generoso, da parte vostra. In cambio cosa volete?"
Adesso fu Lucsly a parlare. "Nulla, cadetto, proprio nulla, che è ciò che direte è avvenuto, non possiamo divulgare questa storia senza che l'intero servizio ci faccia la figura dei Pakled, e tutto grazie a quel maledetto Gallyfreiano, ma chi diavolo l'avrà mandato da noi? Io proprio non ne ho idea."
"E mi raccomando, lo riferisca anche a quegli spostati dei sui amici, e ricordatevi che la prossima volta non sarete così fortunati" dissero praticamente all'unisono i due figuri.
"Benissimo, agenti, vorrei dire che è stato un piacere, ma mentirei spudoratamente. Ma state sicuri che riferirò."
"E questo è tutto?" - domandò Foster, mentre ingurgitava la sua seconda birra.
Dalton non prestava molta attenzione alle parole del suo amico, era troppo occupato a finire il suo whiskey ed a sezionare con gli occhi una delle cameriere del bar di prora della Uss Houston.
"Luke, vuoi rispondermi per l'amor del cielo?" disse irritato Paul
"Eh?...Porc...cosa? Ah, la storia! Certo che è tutto, non correremo rischi d'indagini più accurate per fortuna, altrimenti con tutti i casini che sono successi altro che Accademia! Quelli ci spediscono ai lavori forzati" rispose Dalton, bevendo l'ultimo sorso del suo drink " Almeno è quello che mi hanno detto ma, conoscendo come funzionano queste agenzie, penso che dicessero la verità"
"Già, su questo concordo, se si venisse a sapere in giro, le investigazioni temporali diventerebbero lo zimbello del quadrante" disse l'amico, non riuscendo a trattenere un sorriso. " Ora dobbiamo solo aspettare gli altri due per festeggiare degnamente."
"Mi dispiace Paul, ma devo lasciarvi."
"Eh, cosa?"
Dalton strizzo l'occhio destro ed indicò una guardiamarina bajoriana che lo salutava. "Sai, Jollyen mi a promesso un tour della nave."
L'ex-colonnello sorrise e gli augurò buona serata.
Ed in men che non si dica Dalton e la ragazza uscirono a braccetto dal locale e s'incamminarono lungo i corridoi della nave.
Luke, questo ti succede quando dubiti della fortuna dei poveri piloti solitari, tanto, tanto lontani da casa.