LACRIME DI COCCODRILLO

L'ululato del Coyote
non sarà mai temibile
quanto il pianto del Coccodrillo

PROLOGO:

La palestra era ormai deserta, niente più chiasso, urla o tonfi. Restavo solo io con lo spazzolone in mano ed il compito di cancellare dal pavimento ogni prova di attività fisica svoltasi durante la giornata. Gli altri quattro cadetti che avrebbero dovuto far parte del turno di pulizia insieme a me si erano allegramente imboscati tirando in ballo scuse di contusioni e di salute compromessa.

Quel pomeriggio infatti la lezione di difesa e combattimento corpo a corpo era stata tenuta da un nuovo arrivato. Il tenente comandante Gozar della USS Dominus aveva sostituito cortesemente Sherman, assentatosi per ragioni non chiare e su cui mi piacerebbe aprire un'indagine. La cortesia di Gozar era stata ovviamente tutta nei confronti di Sherman perché, nei confronti di noialtri cadetti... beh... cosa posso dire, Gozar aveva un concetto di lezione di tattiche di combattimento molto semplice e lineare che si poteva sintetizzare in 'picchia più gente che puoi'.

Possiamo dire che fosse un fautore delle dimostrazioni pratiche, non si perdeva certo in spiegazioni o concertazioni su come sferrare o difendersi da certi colpi o sul comportamento più adeguato in particolari situazioni. Non amante della dialettica a lui piaceva far vedere più che perdersi in panigiri, fu così che molti cadetti, nella dimostrazione di combattimento, erano stati sbattuti fuori dalla zona dei tappetini dopo aver sopportato una batosta più o meno legale.

Gozar era uno di quegli avversari che necessitava di un livello di concentrazione elevato per poterlo sconfiggere.

Fattostà che gli altri quattro cadetti, che ora si sarebbero dovuti trovare con me nel riordino, avevano colto al volo la scusa per bigiare il lavoro e farsi un po' di riposo in infermeria. Così ero rimasto solo e volenteroso nello spostare i tappetini e ammucchiare gli attrezzi, ora non rimaneva che il pavimento ma non è che ne avessi granché voglia, senza aiuto ci avevo impiegato più tempo per sgombrare la palestra e si stava facendo tardi. Pensavo a Vaarik, Luke e Foster che avevano progettato di andare da Chun per dare il benvenuto a Ripley, la nuova compagna di alloggio di Paul, se non mi fossi sbrigato avrei fatto tardi.

Strinsi lo spazzolone fra le mani rimuginando su quanto fosse poco pratico utilizzare un aggeggio del genere per pulire la palestra quando potevo avvalermi di un comodo e velocissimo lucidatore ionico automatico. Tuttavia gli istruttori si erano messi in testa che utilizzare quell'antiquato metodo forgiasse il carattere e facesse acquisire disciplina, così ci toccava ramazzare, ramazzare, ramazzare... ignorando i lucidatori, così comodi... così veloci... così a portata di mano...

IL FATTACCIO

'Effettivamente, ora che ci penso... dopo tutti gli anni passati al castello di Kyoki a studiare arti marziali esoteriche direi che di disciplina ne ho già assorbita abbastanza.' Appoggiai lo scoppettone al muro e replicai un lucidatore ionico. 'Meraviglia! Entro un quarto d'ora avrò sbrigato tutto e potrò andare al locale di Chun.'

"CADETTO!"

Il vuoto della palestra fa rimbalzare i suoni, la voce di Gozar riecheggiò su tutte le pareti giungendomi triplicata. Quando mi voltai me lo trovai davanti.

Ma come? Non se ne era già andato? Certo che no, che domande, corso di psicologia criminale del primo anno: gli psicopatici tornano spesso a visitare i luoghi dei loro delitti.

Scattai sull'attenti, voltandomi verso di lui che, ovviamente, mi stava guardando con espressione piuttosto severa. Anche perchè, nel voltarmi di tutta fretta, per un pelo non lo urto.

"Cosa sta facendo?"

"Eseguo la pulizia della palestra come da compito assegnatomi, signore."

"Con quello?" mi chiese indicando il pulitore ionico con un'espressione fra lo schifato e l'incredulo.

"Sì signore, è più pratico."

Gozar mantenne un'espressione neutra.

Non una parola uscì dalle sue labbra.

Riempii il silenzio, secondo 55C9, il mio Padd, è buona educazione intrattenere gli interlocutori anche se con una conversazione futile.

"E poi è più rapido, efficiente, elimina gli odori sgradevoli alla radice e non lascia aloni..."

L'espressione di Gozar aveva ormai raggiunto uno stoicismo allarmante.

"... ed è disponibile in tutti i colori." Non avendo più niente da aggiungere sul lucidatore ionico mi vidi costretto ad interrompere la mia filippica.

Certo che è faticoso sostenere l'intero peso della conversazione!

Dopo un relativo periodo di silenzio la voce forzata e controllata di Gozar prese una decisione tattica e difatti scaturì direttamente dal proprio petto senza prendersi la briga di fare tutta quella strada lungo la laringe, ne risultò un'onda sonora all'apparenza tagliente ma in realtà piuttosto minacciosa: "Mi stai prendendo in giro?"

Ci sono domande nell'universo che hanno sempre avuto il potere di spiazzarmi completamente.

"No, signore, non sono così ingenuo da prendere per i fondelli un istruttore dalla psiche alterata e che è a malapena in grado di controllare i propri istinti violenti."


 

Il colpo di Gozar partì spontaneamente, prendendo alla sprovvista lo stesso istruttore. Era così condizionato all'azione che il suo corpo agiva da solo, sapendo già cosa fare. Incassai il colpo ma gli occhiali schermanti mi volarono via dal viso. In quel momento pensai un sacco di cose, ma solo alcune di queste erano frasi composte anche da soggetto e verbo oltre che da aggettivi qualificativi che non è il caso di trascrivere. Mi limiterò a riportare ciò che ha attinenza con la storia:


 

'Tarato genetico! Ma come si permette di aggredire la gente in questa maniera? Dove si crede di essere, ancora sul ring? Cavoli anche a questa illuminazione terrestre! Basta, se vuole continuare a litigare che si arrangi, io ne ho piene le tasche, mi metto giù e faccio finta di essere morto, sono già in ritardo per andare da Chun, figurati se ho anche voglia di stare qui a fare a botte con un super-steroidato.

Rilassamento, respirazione rallentata, sì, così va bene, frequenza cardiaca in diminuzione.

La Meditazione della Mosca in Coma mi riesce ancora, chi l'avrebbe detto?

Beh... ora che pensa di avermi abbattuto dovrebbe andarsene... o almeno questo è il piano, io sono per terra, lui è soddisfatto e se ne va... non sento passi che si allontanano, come mai non sento passi che si allontanano? Non è ancora contento? Bene, e io rallento ancora di più la respirazione.

Non se ne sta ancora andando! Cosa aspetta? Voglio rialzarmi ed andare a divertirmi insieme agli altri, io. Cos'è questo fruscio che sento? Si sta accovacciando vicino a me?'

"Gente, se l'ho ridotto male... chi immaginava... non è possibile, gli ho dato solo un colpo, un colpettino... mio dio, e se l'ho ucciso? Oh, no, non posso aver ucciso un cadetto!"

'No, no, non sono morto, sono soltanto in coma, vattene adesso, dai che ho da fare anch'io... aargl... che fa adesso? Tenta di finirmi strozzandomi? No, sta tentando di infilarmi le dita fra la carotide e giugulare, cos'ha in mente? Che abbia mangiato la foglia?'

"Accidenti, non sento più il battito cardiaco!"

'Certo che non senti il battito cardiaco! Ma chi ti ha insegnato a prendere il polso carotideo in quella maniera?! Mi hai fatto un livido da due giorni!'

"Oh, no! L'ho ucciso! E adesso che cosa dico a Sherman?!"

'Per tutte le tare! Mi ci mancava solo l'istruttore psicopatico con crisi da senso di colpa. Forse ho esagerato... non importa, basta che faccia finta di riprendermi a poco a poco... ecco, usciamo dalla meditazione con calma e...

SBOOOM!

Craaaak

...

STROOOOOOOOOONZOOOOOOOOOOO!!!!
 

[Da un trattato archeologico scritto due secoli dopo]

Si narra che l'imprecazione mentale lanciata dal cadetto andò a colpire le infrastrutture portanti della palestra rimanendovi incisa. Misteriosamente, da quel giorno, quando a chi faceva lezione in quella palestra veniva voglia di imprecare, si accorgeva di star pensando sempre ad una parola in specifico.

Qualcosa che aveva a che fare con scarti biologici. Qualcuno notò lo strano fenomeno ma nessuno riuscì mai a spiegarne il motivo, fino ad ora.

[Fine trattato archeologico]


 

Gozar era determinato a non lasciare che un cadetto sotto la sua responsabilità tirasse le cuoia.

E poi, cosa avrebbe detto a Sherman? Sherman, che gli aveva affidato i suoi allievi perché lui li addestrasse? "Ehi, caro mio, ho buone notizie, il tuo carico di lavoro è diminuito."?

No, non poteva essere, un colpo del genere poteva far male, è vero, ma di sicuro non uccidere! Forse era stato troppo sicuro di sé, sicuro di essere in grado di controllare la propria forza ed invece... niente, non sentiva più il polso, niente battito cardiaco e nemmeno più respirazione. Ma forse non era troppo tardi, forse poteva fare ancora qualcosa per riportare in vita il cadetto. Doveva tentare, un guerriero non si arrende così facilmente!


 

'LURIDO... psic... str... mer... inutile! Non esiste aggettivo sufficientemente adeguato, per te. Ma insomma! Non sei riuscito a spezzarmi le costole durante l'allenamento, quando tentavi di farmi male veramente... e me le rompi adesso che tenti di salvarmi la vita! Ma si può essere più... più... idem come sopra!'

Gozar mi aveva colpito con forza il torace nel tentativo di farmi ripartire il cuore.

"Milleuno!" gridava, mentre procedeva con il massaggio cardiaco, col solo risultato di incrinare ancora di più le costole.

"Milledue!" Il massaggio era così volenteroso ed energico che ebbi bisogno di tutta la concentrazione per fare in modo che il cuore non si fermasse veramente.

"Milletré" E fu solo per puro miracolo che schegge di ossa non si andarono a conficcare nei polmoni.

'ILLESO! Ero riuscito a rimanere illeso durante l'assurdo allenamento-barra-massacro di Gozar... perché questo? Ma perché non se ne è andato subito? Non poteva proprio lasciarmi qui per terra privo di sensi, eh? No, il colpo di grazia doveva darmi! Il più lungo e doloroso colpo di grazia della storia.

E milledue! E vaiii! Sì, così! Che ne ho tante di costole, cosa vuoi che siano due o tre in meno?

Un attimo. Fermi tutti...'

"Milletré!"


 

Lezione di pronto soccorso elementare su soggetti umanoidi:

Se nel soggetto non è percepibile il polso carotideo, iniziate il massaggio cardiaco.

Se non respira...


 

La mano destra di Gozar si infilò sotto il mio collo ed iniziò a sollevarlo leggermente, la mano sinistra si posò sulla mia fronte, sentii che si stava chinando...

"SONO VIVO! RESPIRO! RESPIRO!"


 

Dovetti utilizzare tutta la mia disciplina per distogliere la concentrazione dal tentativo di ridurre al minimo i danni al torace massacrato ed utilizzarla nel riprendere i sensi il più in fretta possibile.

(Queta è disciplina, altroché ramazzare la palestra!) Inoltre, interrompere una meditazione così delicata, non era certo la cosa più indicata per la salute, ma tanto ormai... diciamo che decisi per il male minore.

Pensato inizialmente per essere un grido, il 'Sono vivo!' uscì in realtà più come un ansimo gutturale, ma l'importante era far capire a Gozar che riuscivo a respirare autonomamente anche se, dopo il suo sollecito e premuroso trattamento, con grande fatica e grande dolore. Tutte le volte che inspiravo sentivo i polmoni gonfiarsi contro le costole maltrattate e questo trasformava i miei già flebili respiri in ansimi. Condizione che si rivelò inaspettatamente a mio favore.

"Ah, ragazzo. Sei ridotto male eh?" (Già, chissà come mai!?) Gozar non si era accorto dell'inganno ed ora era così premuroso che mi incuteva terrore. Percepire il suo sguardo così desideroso di poter far altro per il mio bene mi fece gelare il sangue e qualche altro liquido affine.

"Mm, non riesci ancora a tenere gli occhi aperti" mi fece cortesemente notare.

"E' colpa della luce, non si preoccupi, può passarmi i miei occhiali schermanti, per favore?"

Ottenuta di nuovo la vista usai tutta la cautela che mi era rimasta a disposizione per rialzarmi. Per prima cosa mi misi a sedere e tentai un respiro profondo. Risultato: tanto valeva ingurgitare carta vetrata.

Poi mi concessi un millesimo di secondo di meditazione introspettiva per esaminare il disastro.

'Mm, è meno peggio di quanto pensassi, almeno non ho danni permanenti.'

"Ti accompagno in infermeria" esclamò improvvisamente Gozar, strattonandomi un braccio ed alzandomi in piedi di peso.

'Mi correggo: non avevo danni permanenti.'

"NO! Vado da SOLO, grazie"

"Sei sicuro? Mi sembra non ti regga tanto bene sulle gambe."

"SICURISSIMO."

'Ci arriverò strisciando, forse, ma andrò a festeggiare da Chun stasera, alla faccia della disciplina e di tutti gli spazzoloni dell'universo!'


 

'Ah, a proposito: devo appuntarmi che lo Stile Difensivo della Mosca in Coma può avere qualche controindicazione.'

FINE CAPITOLO