L'ARRIVO

Anno: 2267 - Luogo: Settore 14, nelle vicinanze della Stazione Spaziale Babylon 5

"Merda, questo colpo è stato brutto. Computer, status dei sistemi?" chiese il pilota, con una voce che, palesemente, tradiva la sua preoccupazione.

<Motori funzionanti al 60%, jet di manovra operativi al 30%, armi operative al 50%. Due caccia Drak in avvicinamento, armi cariche e sistemi di puntamento agganciati a noi.> rispose freddamente la macchina.

"Il resto della squadra?"

<Non rispondono.>

"Computer, grazie per le buone notizie."

<Di niente.>

"Fottiti!" disse, in un impeto di rabbia e frustrazione. "Luke, ragazzo mio, credo che la tua fortuna sia proprio finita. Be', tentiamo il tutto per tutto, tanto da perdere ho poco."

"Computer, ridurre l'energia al minimo, spegnere anche il supporto vitale, tenere pronte solo le armi. Vediamo se cascano in questo trucco decrepito."

Mentre i caccia si preparavano allo scontro, nelle loro vicinanze, dal nulla cominciarono ad apparire fasci d'energia e lo spazio intorno a loro cominciò a piegarsi.

"Computer, distanza caccia Drak?"

Goccioline di sudore, ormai, impregnavano il suo volto.

<1.5 Km., in avvicinamento.>

Respirando profondamente ripeteva: "Aspetta, aspetta, aspetta," come un mantra, finché...

"Ora!" urló, con tutto il suo fiato.

All'improvviso lo Starfury prese vita e si lanciò verso i suoi avversari, sparando all'impazzata.

Il primo caccia venne subito distrutto, il secondo ebbe il tempo di sparare qualche colpo ma anche lui subì la stessa sorte del suo compagno. Purtroppo, un colpo centrò un motore dello Starfury di Luke, mettendolo definitivamente fuori uso.

"Maledetta sfortuna, e coglione io, ad offrirmi volontario per le missioni di ricognizione."

<Imminente esplosione Caccia drak, questo caccia è nel raggio della detonazione, è consigliabile allontanarsi.> avvertì il computer.

"Grazie stupida macchina, per il prezioso consiglio! Lo farei certamente se i maledetti motori funzionassero. Cavolo, che modo idiota per andarsene!" disse, sbuffando.

All'improvviso un'enorme luce avvolse Luke.

E poi il buio.


 

"Cosa... cosa succede? Dove sono? Computer, status?" disse, mentre si toccava ogni parte del corpo, come per assicurarsi di essere ancora tutto intero.

<Motori non funzionanti, sistemi di supporto vitale al 50%, radio al 40%.>

"Mai dubitare della propria buona stella, ormai dovrei averlo capito. Dove siamo? Ma soprattutto, dove sono i Drak?"

<Nessun caccia Drak nel raggio dei sensori, impossibile identificare la posizione, dati insufficienti.>

Facendo un profondo respiro, Luke cominciò a valutare le cose da farsi e, farsi prendere dal panico, non era una di quelle.

"Computer, lancia un segnale di soccorso nelle frequenze dell'Alleanza, usa l'energia di armi e motori."

<Eseguito.> rispose immediatamente la macchina.

"Be', le cose stanno andando per il meglio."

Improvvisamente una lucina rossa si accese sul suo schermo, seguita subito dopo dall'avvertimento del computer.

<Breccia nel sistema di contenimento dei motori.>

"Perchè non imparo mai a stare zitto?" disse, sospirando. "Quando si raggiungerà il livello mortale di radiazioni?"

<Livello mortale di radiazioni già raggiunto.> fu la laconica risposta.

"Oh, mamma."

"Quanto tempo è passato dall'inizio delle trasmissioni, computer?"

<3 ore 6 minuti e 45 secondi.>

Luke guardò silenziosamente lo spazio sconfinato che si parava davanti a lui. Quella, pensava, probabilmente sarebbe stata la sua tomba per l'eternità. Lí, dimenticato e solo.

"Segni di navi? Tanto ormai sono morto,ma almeno un cavolo di funerale lo voglio." Chiese, con il suo ultimo barlume di speranza.

<Sì, nave sconosciuta a 15 minuti da qui.>

"Potevi dirmelo prima brutto rottame!" sbraitò, incapace di reprimere un sorriso.

Premendo velocemente i pulsanti della radio, e pregando in silenzio, subito tentò di mettersi in comunicazione con la nave che stava arrivando.

"Nave sconosciuta, qui è il tenente comandante Luke Dalton dell'Alleanza terrestre, richiedo soccorso e assistenza medica. Ripeto, qui..."

"La stiamo ascoltando, ora si tranquillizzi e si prepari ad essere trasportato in infermeria."

"Calma, ragazzi, tanto orm..." la sua frase fu interrotta da uno strano e fastidioso sibilo e, per un attimo, una strana luce lo avvolse e, come per magia, l'interno del caccia venne sostituito da una strana stanza piena di gente.

Immediatamente una giovane donna gli si avvicinò per parlargli, ma Luke la precedette. Guardandosi velocemente attorno, ancora incredulo per quello che era successo, tempestò la rossa con mille domande, sparate a raffica. "Cosa? Dove sono? Cos'è 'sto posto? Dov'è il mio caccia?"

Lei fece un sorriso mentre agitava uno strano strumento sulla sua testa. "Si calmi, giovanotto, è al sicuro, è nell'infermeria della USS Nemesis, appartenente alla Federazione Unita dei Pianeti."

"La che? Cosa sta dicendo mai? Inoltre è meglio che si allontani, sono così contaminato che al buio brillo."

Il sorriso della donna aumentò.

"Si tranquillizzi, siamo perfettamente in grado di trattarla."

"Cosa? Lei è matta., si allontani da me!"

"Tim, ora!"

Luke sentì una piccola pressione sul braccio destro, ed all'improvviso tutto divenne nero.


 

"Iaaaaawwn. Cosa è successo? Mio dio ho, fatto un sogno così strano..."

"Non era un sogno," sentenziò una voce dietro di lui.

Riconoscendo subito la voce, Luke si voltò e vide quella strana donna che stava controllando alcuni strani strumenti.

"Ben svegliato, signore, spero che il riposo le abbia giovato."

Dalton si stava toccando tutto il corpo, come per essere sicuro di essere realmente lì, si diede anche un pizzicotto che, facendogli molto male, gli diede la conferma che era tutto reale. Cosa che non l'esaltava molto.

"A dire la verità, per essere un tizio che si è beccato una dose mortale di radiazioni, mi sento molto bene."

La donna sorrise, avvicinandosi a lui con lo stesso strano strumento che aveva la prima volta che l'aveva vista.

"Oh... per quella sciocchezza non si preoccupi, ormai non corre più rischi."

Questa tizia parla di una contaminazione da radiazioni come si trattasse di influenza, ed aggiunto a come mi hanno portato qui, significa che hanno una tecnologia avanzatissima, o che sto delirando, comunque era tempo che non avevo visioni così belle, pensò il pilota.

"E' ora che mi presenti, Tenente Comandante Luke Dalton dell'Alleanza Terrestre. Attualmente assegnato alla Exalibur, ma lei può chiamarmi Lucky," annunciò porgendo all'affascinante signora la sua mano e sfoggiando il migliore dei suoi sorrisi.

Lei gli strinse la mano, presentandosi a sua volta. "Comandante Magdalene Lorne, primo ufficiale medico della Uss Nemesis, al suo servizio."

"Bene, comandante, come mi devo considerare?"

Leggermente stupita per la domanda, ci vollero alcuni istanti perchè la dottoressa rispondesse. "Nostro gradito ospite, naturalmente."

"Allora perché questi gentili signori hanno deciso di farci compagnia?" e lo sguardo di Luke si rivolse alle tre persone armate che stavano ai suoi lati.

"Il nostro tenente Smith è una persona prudente, non vuole rischiare di avere ospiti maleducati. Vero, John?"

"Già, comandante," gli rispose l'umano, un tipo di media altezza, capelli scuri ed uno sguardo inquietante ed indagatorio, che sembrava avere la parola Sicurezza stampata in fronte.

Luke scrollò le spalle. "Capisco, è bene essere prudenti, non si sa mai chi viene a farti visita... un momento! Lei si chiama John Smith!"

"Sì, perché?" rispose lui, non capendo dove voleva andare a parare.

"Poca fantasia dalle sue parti, eh?" sghignazzò Dalton.

"Cosa c'è che non va nel mio nome? E' assolutamente normale."

"Per una spia, sì."

Il tenente si animò in un istante. "Cosa fa, allude? Minaccia?" all'improvviso l'ufficiale era diventato rosso in faccia e stava urlando come un forsennato.

"Scherzavo, stavo solo scherzando, tenente Smith."

"Buono John, e lei non lo stuzzichi."

"Mi scuso ancora."

"Umph! Scuse accettate, stavolta," sbuffò Smith.

"Ritornando a cose più serie, ho una buona notizia ed una cattiva notizia. La buona notizia è che ora lei è assolutamente sano," annunciò la dottoressa, abbozzando un sorriso che sembrava palesemente falso.

"E la cattiva?" domandò Dalton, preparandosi al peggio.

Nell'infermeria regnò per qualche secondo un imbarazzante silenzio, poi il tenente comandante Lorne prese il coraggio e parlò. "Lei non può più tornare a casa."

"Cosa?!? Voglio subito parlare con la mia ambasciata, e voglio sapere il perché sono trattenuto! Le assicuro che non ho commesso nessun crimine e che la mia carcerazione sarà considerata un grave incidente diplomatico."

"Si calmi, Luke. Mi perdoni, mi sono spiegata male. Per quanto sia difficile crederlo, questo non è il suo Universo. Lei proviene da una dimensione parallela, e noi non abbiamo la minima idea di come rispedirla indietro," gli disse.

"Cooosa? Un altro!?" Smith stava sbuffando con l'aria notevolmente irritata. "Ma cosa credono che sia, la Nemesis? Un'agenzia turistica?"

Luke non comprese subito le parole dei due ufficiali, per svariati minuti molti pensieri si accavallarono nella sua testa.

Stavano mentendo, era tutto uno scherzo, o una trappola per estorcergli informazioni, più probabilmente era tutto un sogno. Già! Era tutto dovuto alla peperonata di Mazzini, buonissima, ma più pesante di una nana bianca .

Ma più si guardava intorno, più controllava i dati che gli avevano sottoposto, ma soprattutto, più vedeva le loro facce, più si rendeva conto che quello che gli stavano dicendo era la verità.

"Non è la prima volta che vi capita, eh?" disse, in un patetico tentativo di humor.

"Proprio no, signor Dalton. Per questo le posso assicurare che non c'è modo di tornare."

"Grazie per la sua franchezza, dottore. E adesso cosa farò?" chiese, accasciandosi sul lettino.

Magdalene si avvicinò a lui, sorridendogli e appoggiando una mano sulla sua spalla. "Mi creda, questo è un universo pieno di sorprese ed opportunità, troveremo certamente qualcosa per lei."

"Speriamo, mio caro angelo. Comunque mi tolga una curiosità, cosa fa stasera?"

Due mesi dopo

L'infermeria era stranamente silenziosa, non c'era nessun paziente ed il personale stava chiacchierando o leggendo per far passare il tempo.

"Serata noiosa eh, dottoressa."

"Già Brigitte, magari fossero tutte così, comunque godiamocela finche dura," rispose, alzando lo sguardo dal libro che stava leggendo avidamente.

"Concordo, vuole un lecca-lecca ?"

"No grazie, per questa volt..." le parole morirono in bocca alla dottoressa quando vide entrare nella stanza un uomo barcollante e dal volto tumefatto.

"Angelo, credo di avere bisogno di te."

E, con quella frase, si lasciò cadere sul lettino.

"Mio Dio, Luke, cosa hai combinato questa volta?" domandò subito, mentre si metteva al lavoro.

"Potrei essere innocente sai, cosa ti fa mai venire in mente che abbia combinato guai?" rispose abbozzando un sorrisetto, cosa che gli causò una fitta di dolore.

"Ti conosco," fu la secca replica della donna.

La più recente aggiunta all'equipaggio della Nemesis rimase in silenzio per qualche secondo, mentre la dottoressa medicava le sue ferite ed il suo volto riprendeva un aspetto umano.

"Allora, mi dici tu cosa è successo, o aspetto che me lo riferisca qualcun altro?" incalzò inesorabilmente lei.

"Donne," sbuffò lui, rivolgendo lo sguardo al soffitto.

"Ancora! Chi hai importunato stavolta? Il capitano? Spero non il primo ufficiale!?"

Il profuga dimensionale rimase in silenzio, fissando in viso la dottoressa Lorne che si coprì il volto con le mani in segno di disperazione e scuotè il capo. "Oh, maledizione! Proprio con il comandante Ossydianne. Lei è già..."

" Sposata," concluse lui, "sì, ora lo so, visto che nessuno si è preso la briga di dirmi chi era e che era appena tornata dal viaggio di nozze. Perciò, quando vedendola al Bar di prora tutta sola, ho tentato un garbato approccio... cosa ne sapevo io, dei guai che causavo? O che aveva due deficienti di fratelli adottivi."

"Ah, il mitico duo, K'thoor e Smith," aggiunse lei, cercando di reprimere un sorriso.

"Sì, Gianni e Pinotto. Dopo che mi sono allontanato dal primo ufficiale me la sono dovuta vedere con quegli energumeni. Dio... Kthoor farebbe paura perfino ai Minbari tanto è forte e abile. Comunque, quello che spaventa veramente è Smith, non so... c'è qualcosa di strano e minaccioso in lui."

Ormai la dottoressa non riusciva più a non sorridere, mentre curava le ferite dell'amico. "È nella sicurezza, essere strani e minacciosi rientra nei requisiti per il posto."

"Sarà... comunque sono volate prima le minacce poi le botte. Infatti fra un po' dovrebbe arrivare Kthoor per farsi medicare la mano. Fortunatamente, mamma Dalton mi ha fatto con la crapa dura," disse, con malcelato orgoglio.

"Luke, ti do un consiglio d'amica, cerca di stare lontano dalle donne degli altri. Credimi, la tua faccia poi ti ringrazierà."

"Angelo, sai che non posso resistere al fascino di una bella donna, il solo peccato è che sono arrivato tardi ed ormai le più belle sono state prese, te compresa."

"Smetti di fare l'idiota è sta' fermo, altrimenti rendi tutto più difficile. Comunque pare strano che la nostra focosa e permalosa imprimana ti abbia lasciato andare tutto di un pezzo."

"E chi ti ha detto che lo ha fatto? E, visto che siamo in argomento, hai qualcosa per la più importante parte del mio corpo? Sai... Ossydianne ci ha dato un bel calcio."

Reprimendo un sorriso, la dottoressa Lorne prese un altro hypospray.

"Fatto, ora andrà tutto a posto. Tranquillo, potrai ancora avere figli."

"A nome del genere femminile, la ringrazio," disse con un sorriso sornione.

"Spiritoso."

La dottoressa continuò a lavorare su Luke per altri dieci minuti, finché quasi tutti i segni della rissa sparirono.

"Luke, dovresti smetterla di cacciarti nei guai, altrimenti rischi di farti del male oltre le mie capacità di rimetterti a posto."

"Tranquilla, angelo, la mia fiducia nelle tue capacità è illimitata."

"Tu scherzi troppo. Dovresti pensare seriamente alla proposta del capitano e consigliere," disse, tornando immediatamente seria.

"Cosa!? Tornare a scuola, stai scherzando?" rispose lui, stupito.

"No. Entrare nella Flotta Stellare ti permetterebbe di ricominciare a fare qualcosa della tua vita, invece di penzolare qua."

"Senti," disse, tentando di alzarsi dal lettino, e subito fermato da Brigitte. "ho 39 anni, sono veterano di talmente tante guerre che non me le ricordo tutte, per l'amor del cielo... sono sopravvissuto per sette anni su Babylon 5! Quattro di questi, sotto il comando di Ivanova. Non me la sento di dover ricominciare da capo, combattendo con dei brufolosi e scocciatori di ragazzini con metà dei miei anni. La disciplina scolastica, poi, non è mai stata il mio forte. Cavolo, a momenti mi cacciavano dall'asilo! Inoltre, se devo dirti la verità, è difficile vedermi come un viaggiatore dello spazio con quella divisa, tutt'al più come metalmeccanico."

La dottoressa Lorne si fermò e lo fissò dritta negli occhi.

"Luke, queste, come scuse, sono patetiche. Entrare all'Accademia ti spaventa perché credi di non farcela, perciò cerca di non essere un coniglio ed affronta le tue paure."

Il viso di Luke divenne rosso fuoco e dei lievi tremolii scossero le sue mani.

"Senti bene, tipa, io ho paura solo di pochissime cose in vita mia, e una stupida scuola non è fra queste!"

E, con quelle parole, scese di scatto dal lettino e si avviò all'uscita.

"Dove vai? Non ho ancora finito di medicarti!" gli urlò dietro.

"Devo parlare con il Capitano per la lettera di presentazione all'Accademia. Cavolo, te lo farò vedere io chi è il codardo! Cosa mai deve sopportare un povero pilota solitario, tanto, tanto lontano da casa..."

Continuando a mugugnare, Luke Dalton uscì dall'infermeria a passo spedito, lasciando dietro di sé alcuni allibiti infermieri ed una sorridente dottoressa.

"Uomini... è così semplice manipolarli," pensò lei sorridendo.

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