Il tenente comandante Memok rientrò nel suo ufficio a bordo della USS Nemesis.
La porta sibilò silenziosamente alle sue spalle, mentre il vulcaniano lanciava distrattamente il suo cappello a tesa su un pomo dell'appendiabiti nell'angolo. Il cappello cadde a terra con un soffice tonfo, ma il vulcaniano non si preoccupò di raccoglierlo. Quando ne avesse avuto bisogno, il cappello sarebbe stato al suo posto. Lo faceva sempre. E Memok aveva smesso da molto tempo di chiedersi come diavolo facesse. Per la precisione da quella volta che...
"Messaggi, Betty Lou?" chiese alla sua segretaria, intenta a limarsi le unghie alla scrivania.
"Niente, capo," rispose lei, masticando rumorosamente una gomma.
"Bene. Puoi spegnerti, per oggi," le disse distrattamente, mentre oltrepassava la porta che dava sul suo studio privato.
"Grazie, capo," disse lei svanendo nell'aria con una nota di allegria nella voce, come se gli ologrammi avessero un night club dove andare quando smettevano di lavorare. O forse ce l'avevano?
Memok si sedette pensieroso alla sua scrivania, ereditata come buona parte del mobilio dal suo vecchio ufficio su November.
Quando Memok si era ritirato dagli affari per entrare in Flotta Stellare, Beauregard, il suo ex-socio, aveva trasferito l'agenzia investigativa in un altro locale e il vecchio mobilio era finito in un magazzino. Anni dopo, quando era stato assegnato come consigliere della nave sulla Nemesis, Memok aveva riesumato quei mobili e ci aveva arredato il suo studio. Quel mobilio, che sembrava direttamente uscito da un film di Marlowe degli anni '40, aveva suscitato un certo divertimento tra l'equipaggio, ma il vulcaniano non era riuscito ancora a spiegarsi quel fenomeno.
Reprimendo uno sbadiglio, il consigliere stiracchiò i muscoli indolenziti per allentare la tensione. La vecchia poltrona in pelle, il cui colore era ormai divenuto indefinibile, rispose al suo movimento scricchiolando sinistramente, e così fecero anche le sue articolazioni. Era stata una giornata lunga e faticosa quella che aveva trascorso al Comando di Flotta, tra le pratiche burocratiche e il colloquio con Vaarik, e adesso il consigliere aveva solo voglia di una moka vulcaniana e di una doccia sonica. Ma doveva ancora completare i profili psicologi di un paio di guardiamarina trasferiti da poco sulla nave, e il capitano aveva insistito per averli sulla sua scrivania entro l'indomani mattina. Massaggiandosi con il pollice e l'indice l'attaccatura del naso, il consigliere si apprestò a completare il suo lavoro.
In quel momento, notò che in un angolo dello schermo lampeggiava un messaggio che lo avvisava di una comunicazione in attesa. Stupito di non averla notata prima, il vulcaniano domandò la provenienza della chiamata. Quando il computer lo informò che era impossibile stabilire il punto di origine del messaggio, il consigliere cominciò a farsi un'idea di chi lo stava cercando.
Ben sapendo a cosa andava incontro, Memok sfiorò un controllo e attese che la linea di comunicazione fosse stabilita.
Cosa ben poco sorprendente, non ci volle molto tempo.
Quando lo schermo si animò, di fronte a lui apparve esattamente il volto che il consigliere si era aspettato
"Mi avete fatto chiamare, signore?" domandò Memok, accompagnando le parole con un lieve cenno del capo.
"E' così, comandante," si sentì rispondere con voce grave. "Le porgo le mie scuse per l'ora tarda, ma era necessario conferire con lei al più presto."
Il consigliere non si fece trarre in inganno dalla cortesia del suo interlocutore. "Non ne sono stupito, signore. Sono a vostra completa disposizione," disse con aria circospetta.
Com'era sua abitudine, il suo interlocutore venne subito al sodo. "Saremmo interessati a sapere la sua opinione sul soggetto. Soprattutto alla luce del suo incontro di oggi."
Memok tacque per un secondo, reticente. "La mia opinione personale, signore?"
"Per definizione, tutte le opinioni sono personali, comandante," si sentì rispondere con aria di rimprovero.
"Inconfutabile, signore," disse il vulcaniano, "ma ciò che intendevo dire è che ritengo sia ancora troppo presto per trarre delle conclusioni. Il progetto è appena agli inizi."
"Allora provi ad ipotizzare."
Memok sollevò un sopracciglio. Da quello che sapeva del suo interlocutore, l'ultima cosa che si sarebbe aspettato era una richiesta del genere, ma, a pensarci bene, di certo chi gliela stava facendo sapeva il fatto suo.
"Molto bene, signore," iniziò a dire, congiungendo le mani sulla superficie in legno della sua scrivania. "Come voi certamente saprete, sono stato contrario al progetto fin dall'inizio. Ad essere sinceri, non mi sembrava una buona idea allora, e tantomeno mi sembra una buona idea adesso. Checché ne dicano i pezzi grossi, le conseguenze possono essere imprevedibili." Fece un piccolo sospiro. "Ma altrove è stato deciso di proseguire ugualmente. Naturalmente, non è mio diritto discutere questa decisione, ma voglio precisare che, vista la scarsa quantità di dati, non mi posso assumere alcuna responsabilità sull'effettiva completezza di ciò che sto per dire."
Memok vide il suo interlocutore che annuiva impercettibilmente, come per condividere le sue affermazioni. Riprese a parlare.
"Allo stato attuale degli studi, il soggetto sembra reagire piuttosto bene alla nuova situazione. Non sapevamo se sarebbe riuscito a superare il suo trauma, ma pare che i nostri timori fossero eccessivi. La sua condizione mentale sta lentamente migliorando, e a parte alcuni... inconvenienti, le sue reazioni rientrano ampiamente nelle nostre previsioni." Il consigliere si concesse un infinitesimale sorriso, che solo pochi non-vulcaniani sarebbero riusciti ad interpretare come tale. "Come da mio suggerimento, frequentare l'Accademia si è rivelato un deterrente adeguato per tenere il soggetto sotto controllo ed incanalare le sue energie in maniera costruttiva, evitando così che si richiudesse di nuovo in una condizione di completo rifiuto della realtà nella quale non ci sarebbe di nessuna utilità. Le persone con cui è entrato in contatto sembrano avere un'influenza positiva su di lui, anche se ovviamente il soggetto non se ne rende conto completamente. Da questo punto di vista, non ritengo che il soggetto possa creare grandi problemi."
Denotando un certo grado di percettività, la persona dall'altra parte dello schermo gli lanciò uno sguardo significativo. "Ho il sospetto che sia in arrivo un grosso 'ma', giusto, consigliere?"
Memok non si fece pregare per rispondere. "Esatto, signore. Nonostante i primi risultati siano confortanti, non posso esimermi dal ricordare quanto siano rischiose le successive fasi del progetto. La Prima Direttiva vieta categoricamente di intromettersi attivamente nelle vicende degli altri pianeti, e questo dovrebbe valere ancora di più per gli altri universi. Non capisco come pensiate di giustificare un tale comportamento di fronte al Consiglio, soprattutto in vista di quello che pensate di fare in futuro." Scosse la testa, preoccupato. "Le conseguenze..."
Ma Memok si vide interrompere prima di poter finire la frase. "Le conseguenze, comandante, non sono nulla di cui lei si debba preoccupare. Lei si deve preoccupare unicamente di svolgere il suo lavoro, e di fare in modo che al momento opportuno il soggetto si dimostri adatto ai nostri scopi." Il suo interlocutore fece una pausa, come se quelle parole l'avessero svuotato di tutte le sue forze. "Tutto il resto sono questioni di cui unicamente noi possiamo portare il peso."
Il consigliere Memok conosceva il significato nascosto dietro quelle parole, ma nonostante questo non poteva accettare la logica che era dietro di esse.
"Con tutto il rispetto, signore, questa non è la vostra crociata personale."
La persona dall'altra parte dello schermo si appoggiò stancamente allo schienale della sua poltrona, e per un attimo il consigliere vide in quella figura la dolorosa nobiltà di qualcuno che un tempo aveva guidato interi eserciti, e che ora era invece costretto a vivere nell'ombra come un fuggitivo, un senza patria, un rinnegato. "Per troppo tempo vi siete limitati ad osservare, consigliere. Adesso è giunto il momento di prendere..." si concesse l'ombra di un sorriso, "l'Iniziativa."