C'è nebbia nella tempesta e non è un fatto insolito, ho già fatto questo sogno, adesso il mio zoom onirico inquadrerà due rane che si diranno..."beep! beep! beep!"... riemergo dalla nebbia del sogno per affrontare la tempesta sonora della sveglia che mi annuncia l'accademico inizio di un'altra giornata. Un'occhiata al mio padd ed agli impegni odierni mi rende particolarmente di buon umore.
Le ultime parole famose: Oggi è una giornata particolarmente leggera.
Finite le prime due ore mi accingo verso la via del laboratorio quando vedo il guardiamarina Marok distribuire dei volantini ai passanti. Esito un attimo chiedendomi di cosa si tratti, varie ipotesi mi attraversano la mente:
1) Marok si è convertito ad una qualche setta religiosa ed è in cerca di nuovi adepti
2) Marok ha aperto una discoteca e distribuisce inviti omaggio ai cadetti di sesso femminile
3) Marok sta distribuendo qualcosa ai cadetti utile per il corso in Accademia
Visto che solo la mente analitica di un vulcaniano è in grado di calcolare quale di queste tre ipotesi sia la più probabile, mi avvicino al guardiamarina per chiedergli di farmi il suddetto calcolo ma, prima di poter aprire bocca, questi mi schiaffa in mano un modulo dall'inquietante dicitura:
"QUESTIONARIO DATI CLINICI" e "TEST JAMES-WORKER-WHEIGHT".
In un attimo vedo naufragare le mie teorie, speronate dall'imprevista presenza di un'altra inutile scartoffia da compilare, e questo mi fa venire in mente un episodio dei giorni scorsi, di quando il Rettore riprese Vinsar, l'istruttore del corso di ingegneria.
Tutto cominciò con una visita ad un museo per arricchire le menti di noi cadetti con alcuni cenni storici di obsoleta ingegneria navale (non chiedetemi l'utilità di tutto questo). Nel settore dedicato a Sol III c'erano anche gli schemi di una nave terrestre chiamata Titanic, si tratta di un vascello che fece naufragio in tempi antichi. C'era una lunga spiegazione sulle cause del disastro e di cosa non si dovesse fare nel progettare una nave e c'era anche una nota di biasimo verso i progettisti che avevano messo meno scialuppe di salvataggio di quante fossero necessarie per tutti i passeggeri che la nave poteva imbarcare.
Soltanto che Vinsar, da bravo klingon, aveva un'opinione diversa in merito, infatti, secondo lui, le scialuppe di salvataggio erano anche troppe, il numero ideale sarebbe stato zero (i klingon non scappano) e tutto il materiale e lo spazio impiegato per queste cose inutili sarebbe potuto essere utilizzato in maniera più proficua.
Il Rettore non ha gradito molto questa singolare lezione dell'ingegnere, ma non è ai diversi stili di insegnamento che sto pensando ora, bensì all'immagine del vascello affondato da un iceberg così come i miei progetti di farmi una pausa di relax fra una lezione e l'altra naufragano di fronte a questo pezzo di carta bianca come il ghiaccio.
Le parole di Marok, invece di accendere la speranza, allargano ancora di più la falla appena apertasi nel mio tempo libero.
"Avete tra le mani il modulo per un'adeguata assistenza sanitaria in caso di traumi ed emergenze. Sono al corrente che fra un'ora avrete la lezione del Tenente Sherman; vi consiglio di redigere il questionario ed il test prima possibile... Non sarebbe consigliabile compilarlo dopo."
Cosa avrà mai voluto dire? Istintivamente chiudo il pugno accartocciando il pezzo di carta bianca, ne viene fuori una curiosa forma ad iceberg che mi irradia un brivido freddo lungo la schiena. Non so perché, ma improvvisamente ho una gran voglia di evitare la lezione di Sherman ed estraggo 55C9 in cerca di una scialuppa di salvataggio, un'idea che mi permetta di evitare il peggio senza ripercussioni gravi sul mio curriculum, ma le informazioni snocciolatemi dal DiPAD mi tolgono ogni speranza. Come cadetto del primo anno non ho scampo, non rimangono scialuppe per noi, le solite ingiustizie sociali!
Con rassegnazione, mi accingo a compilare la scartoffia.
Dopo una sfinente e inconcludente caccia a una cosa che si chiama 'biro nera, punta fine', decido di servirmi di un DiPAD per compilare il questionario ed è questo che consegno all'assistente di Marok che, dopo avermi guardato con un triste sorriso, mi fa l'occhiolino e mi dice con tono alla 'piacere d'averti conosciuto': "Coraggio, il diavolo non è mai brutto come lo si dipinge!"
Se l'incoraggiamento aveva lo scopo di togliermi la preoccupazione per la lezione imminente, direi invece che ha ottenuto l'effetto contrario.
Sarà stato per il sorriso, sarà stato per il tono di voce che sembrava un addio... fatto sta che la mia spina dorsale è sottoposta ad una scarica di brividi.
Mi dirigo verso la palestra, meditando che forse mi sto facendo influenzare troppo dall'opinione altrui. È vero, da quando non ho più la coda, il mio senso dell'equilibrio è notevolmente cambiato, ma è pur sempre vero che dopo tutto l'allenamento fatto al Castello di Kyôki... che problemi potrebbe darmi, un corso di difesa personale?
Figurarsi! Si tratterà di fare un po' di ginnastica e ripassare le basi, fa sempre bene ripassare le basi. Andiamo... cosa sarà mai? (Le ultime parole famose, parte seconda.)
Uscendo dallo spogliatoio vengo investito dalla mandria di cadetti che ha partecipato alla lezione precedente. Ematomi ovunque, qualcuno, addirittura, si trascina aggrappato ad un compagno. Sui loro volti appare lampante la contentezza di essere usciti da là dentro.
"Ah..." esclamo a me stesso. "Cos'è che stavo dicendo?"
Deglutendo, entro in palestra e mi appresto ad affrontare la personale filosofia di Ted Sherman.
"Bisogna saper combattere bene!" Sta tuonando Sherman.
Personalmente non ho nessuna obiezione a questo, ma sarei più tranquillo se, attraverso gli occhiali gialli da cecchino che indossa l'istruttore, non si intravedesse quel luccichio sinistro che ha negli occhi.
"Fatemi vedere come affrontate un avversario disarmato" ordina Sherman. "Formate delle coppie. Tu! Va con lui... tu con lei... ehi! Ma siete tutte classi dispari quest'anno?" esclama, sventolando le braccia e, insieme ad esse, un frustino da istruttore.
"Oh, poco male. Vorrà dire che tu ti eserciterai con me" conclude, puntando il frustino nella direzione di L'Amico.
Il giovane andoriano inspira profondamente e fa un passo avanti, andando incontro a quella sfida con rassegnata determinazione. Ma l'istruttore blocca immediatamente il suo movimento, agitando la punta del frustino e facendo cenno alle spalle di L'Amico.
"No, non dicevo a te. Dicevo al cadetto dietro. Quello che sta tentando di passare inosservato."
Mi guardo attorno tentando di capire di chi stia parlando, quando, d'un tratto, noto che nelle mie vicinanze si è improvvisamente fatto il vuoto. La lezione di pronto soccorso, sostenuta nell'ora precedente ed interamente basata sulla sintomatologia, mi fa capire che questo è un sintomo, ed è anche un sintomo preoccupante. Di fatti, manco a dirlo, è proprio di fronte a me che Sherman viene a piazzarsi, posizionandosi fiero a gambe larghe, mani sui fianchi ed un espressione poco, ma molto poco, tranquillizzante.
"Allora, cadetto" mi apostrofa. "Ti decidi ad attaccarmi, o no?"
"Ma..." balbetto, confuso dalla mancanza di precisione nella richiesta. "Che tipo di katà aveva in mente?"
"Katà?!" tuona lui di rimando. "La parte tecnica a dopo. Adesso combatti, cadetto. Forza, tenta di farmi male... se ci riesci. Non può essere così difficile, vedi, sono pure disarmato."
"Ma..." continuo, sempre più a disagio. "Non sono abituato ad aggredire la gente così, al di fuori dei katà. Il mio Maestro ha sempre detto che con la violenza non si risolve nulla."
Sul volto serio e provocatorio di Sherman si fa strada il sorriso trasognato di uno squalo.
"Adoro quando mi rispondono così..." confessa, forse all'aria, forse a sé stesso.
Neanche il tempo di scrivere il terzo puntino di sospensione che si catapulta su di me eseguendo una mossa che sul momento non capisco bene, ma che provoca dolore quanto basta. Poi, con l'aggiunta di calci freschi ben assestati e qualche smataflone sbucciato, mi mescola gli arti fino ad ottenere un amalgama omogeneo e mi scaraventa contro la parete.
Ma dove sono finito? In un corso di cucina?
Mi rialzo frastornato ma con un concetto ben chiaro in mente: Quello è pazzo!
Ma perché mi stupisco, poi? Che cosa potevo aspettarmi da uno di razza pura? Lo sanno tutti che quelli di razza pura sono tutti pazzi.
Be'... peccato per lui che il mio Maestro dicesse sempre anche un'altra cosa, e cioè che sapersi difendere è buon presupposto per vita lunga e sana.
Ora, io sono sempre stato un individuo molto pacifico e molto paziente, ma se quello si crede di mettermi le mani addosso e passarla liscia... dovrà rivedere un attimo le sue convinzioni. Ora vedrai che ricetta ho intenzione di servirti.
Disgraziatamente, Sherman è ben lontano dal rivedere le proprie convinzioni e, di fatti, sta già venendo verso di me con intenzioni più che palesi e con un ghigno stampato in faccia che farebbe invidia ad un klingon psicopatico.
Schivo il suo attacco con un elegante serie di evoluzioni, scattando su mani e piedi mentre eseguo tre salti mortali all'indietro (Quella dell'insetto stecco a molla è sempre stata una delle mie tecniche preferite.) Non per niente sono esperto di arti marziali esoteriche.
Sherman, avendo visto il proprio bersaglio spostarsi, blocca il suo slancio prima di rovinare a terra. Con cautela raddrizza la schiena e mi guarda perplesso.
"Ragazzo, sicuro di stare bene? Non è che hai sbattuto troppo forte?"
Com'è che mi fanno sempre tutti la stessa domanda, a questo punto?
-Certo che sto bene, sto più che bene, sto per frullarti, impastarti, sminuzzarti e triturarti - penso, mentre 'carico' il mio colpo eseguendo una serie di mosse che ai non addetti ai lavori potrebbero sembrare solo un ridicolo gesticolare (sembrare?) ma che in realtà sono necessarie per portare a compimento la Terribile Tecnica dell'Ennesimo Iperordine Ecclesiastico delle Mantidi Religiose in Ritiro Spirituale (solitamente abbreviato in: Colpo dell'Ennesimo Iperordine.)
Questa particolare tecnica è piuttosto efficace contro chi non l'ha mai vista prima, ma può riuscire solo se si ha il tempo materiale di portare a termine l'intera sequenza di mosse della meditazione che la precede. Fortunatamente, per una qualche strana ed esoterica ragione, arrivati a questo unto l'avversario si blocca e resta a fissare l'attaccante con espressione stranita.
-È un mistero che ancora non riesco a spiegarmi.- cogito, mentre saltello da un piede all'altro e fendo l'aria con le braccia, mani a dita unite e gomiti piegati.
Sherman si riprende dal suo sbigottimento e sbuffa spazientito. "Un altro che tenta di saltare la lezione con la scusa dell'infermità mentale..."
Poi, rimettendosi in guardia con la solita espressione concentrata ed assassina sul volto, scatta di nuovo verso di me.
È giunta l'ora.
Mentre Sherman, l'istruttore violento e guerrafondaio, avanza sempre più velocemente con l'intenzione di attaccarmi e sbattermi al tappeto, mi sono preparato per eseguire una terribile mossa da ritorcegli contro, e mi lancio anch'io verso di lui gridando il nome della tecnica (se no non funziona).
"Colpo dell'Ennesimo Iperordine Ecclesiastico delle Mantidi Relig..."
Vedo Sherman congelarsi, restando sospeso a due centimetri dal terreno, come se il tempo si fosse bloccato per tutti tranne che per me. Mancando il bersaglio a causa dell'imprevisto, mi sfracello contro la parete opposta e la mia mano inizia a gonfiarsi come un soufflé.
Mi guardo in giro, sono tutti quanti immobili come statuine di marzapane su di una torta, tutti tranne una signora con un grembiule bianco ed un fazzoletto legato in testa.
"Sbaglio, o qui si sta parlando di cucina?" chiede, con aria interessata.
Forse sto delirando, forse sono svenuto al primo colpo di Sherman e questa è solo un'allucinazione ma, in questo caso, com'è che non mi sono proiettato?
Chiudo gli occhi, conto fino a sette e li riapro. Nulla è cambiato. E allora tanto vale stare al gioco.
"Chi è lei?"
"Sono Mamma Q" mi informa la signora, come se fosse una cosa di tutti i giorni.
"Q? È lei che ha fermato il tempo?"
"Tempo? Ah, già... quel concetto da cui siete ossessionati voi esseri mortali. Non l'ho fatto apposta, mi è scappato. Da quando sono in missione qui in Accademia, i miei poteri non sono più quelli di una volta." spiega, guardandosi in giro. "Ma questa non è la cucina! Eppure mi sembrava di aver captato qualcosa riguardo al frullare e tritare... e mi sembrava anche di aver sentito qualcosa riguardo a delle ricette."
"Veramente siamo in palestra" spiego, a beneficio della probabile allucinazione. "E quello che stavo minacciando di frullare e tritare prima del suo arrivo... è quell'istruttore laggiù."
"Ah, il buon vecchio Sherman!" esclama la signora, voltandosi verso il maniaco guerrafondaio.
Buono? mi chiedo io, trovando l'aggettivo del tutto inadeguato.
"Volevi battere il tuo istruttore davanti all'intera classe?!" mi redarguisce Mamma Q, con spirito saggio e di chi la sa lunga. "Ti sembra una cosa da fare? Dà retta ad un essere onnisciente, fa come ho fatto io, prenditi la tua batosta con onore e non dare troppo nell'occhio. Be', almeno alla prima lezione."
"Ma... se me lo consiglia lei che è onnisciente... Un momento! Fa come ho fatto io? Come sarebbe a dire: 'fa come ho fatto io.'? Ma chi è lei, veramente?"
"Sono un Controllore del Q-Continuum, nel nostro gergo: Mamma Q. A proposito, non è che per caso hai visto un giovane di queste sembianze, qui in Accademia?"
La signora estrae dalla tasca del suo grembiule un foglio, ed io mi ritrovo a fissare la fotografia bidimensionale di un umanoide con relativa didascalia: Q11, connotati standard che assume quando si manifesta sotto forma umanoide.
"No, mi spiace," dico, dopo aver studiato un po' la fotografia. "Mai visto prima."
"Oh, be'... peccato." Con aria rassegnata, l'essere che si definisce Mamma Q riposa le foto nel proprio grembiule.
"Devo proprio andare, ora. Mi spiace ragazzo, ma il ricordo della mia presenza qui e di ciò che è appena successo, influenzerebbe la tua vita da mortale vissuta in questo continuum spazio-tempo in maniera troppo drastica."
Afferma la Q, guardando per un attimo il vuoto, come se stesse facendo calcoli o vagliando le varie ipotesi del ventaglio spazio-temporale.
"Cosa..." chiedo io, visto che il discorso sta prendendo una piega che mi piace poco. "Cosa ha intenzione di fare?"
"Oh, nulla di troppo complicato" risponde, iniziando ad agitare una mano davanti alla propria faccia come se stesse tentando di scacciare un insetto invisibile.
"Accidenti!" esclama poi. "Da quando il Continuum mi ha ridotto i poteri a causa della mia missione, è sempre più difficile eseguire certi trucchetti! Ora riprovo" dice, poi riporta la mano davanti al volto e ripete quel buffo gesto.
"Un attimo!" esclamo io. "Che significa che non vuole lasciarmi il ricordo? Cosa ha intenzione di..."
Un controllore del Q Continuum che si definisce Mamma Q e che sta farfugliando di eliminare il ricordo della sua esistenza dal mio cervello. E non dovrei preoccuparmi?
Vedo la signora portarsi la mano davanti al volto per eseguire quello che, probabilmente, è il suo gesto tipico con cui attiva i propri poteri di Q.
"Un attimo!" esclamo io. "Che significa che non vuole lasciarmi il ricordo? Cosa ha intenzione di..."
Mentre Sherman, l'istruttore violento e guerrafondaio, avanza sempre più velocemente con l'intenzione di attaccarmi e sbattermi al tappeto, mi lancio anch'io verso di lui gridando il nome della tecnica (se no non funziona).
"Colpo dell'Ennesimo Iperordine Ecclesiastico delle Mantidi Relig..."
Vedo Sherman bloccarsi di colpo, strano, ho come un senso di deja-vù. Prima che io possa raggiungerlo l'istruttore si sposta di lato, uscendo dalla mia traiettoria, e si mette a braccia conserte, in tutta calma.
Non mi faccio certo prendere in contropiede, se crede che lo supererò per farmi attaccare alle spalle, sbaglia di grosso. Mi fermo anch'io, prima che sia troppo tardi e che vada a sfracellarmi la mano sulla parete di fronte (sì, mi ci manca solo che si gonfi come un soufflé) e mi posiziono in guardia, ancora pronto a scattare in caso di pericolo.
"Che cosa pensavi di fare?" mi chiede Sherman, con aria severa e senza rinunciare alla sua posa, ritto a gambe larghe come un fuso piantato in terra e sempre a braccia conserte.
La domanda, lo confesso, mi spiazza completamente. "Come?"
"Ho chiesto: che cosa pensava di fare, cadetto?" ripete Sherman, facendo intendere che non ci sarà una terza volta.
"Ma, ma... be', io portavo avanti un attacco."
"Hai intenzione di aggredire il tuo istruttore? Ti sembra una cosa da fare?" tuona Sherman.
La conversazione sta prendendo una piega sempre più strana. Mi aspettavo che Sherman stesse per criticare la mia tecnica o comunque il mio modo di combattere, nel chiedermi cosa stessi pensando di fare. Mi aspettavo addirittura che tentasse di smontare la mia scelta del colpo con frecciate sarcastiche o con il suo tono tuonante da istruttore ed invece si mette a parlare di etica, lui!
Il mio senso di deja-vù si fa sempre più profondo. Ti sembra una cosa da fare... no, effettivamente non è una cosa da fare, come mi ha consigliato... consigliato... chi? Quando? Boh! Non ricordo.
"E tu," continua l'insegnante, "saresti quello che farneticava di non violenza."
Improvvisamente sento un senso di disagio, come se mi fossi fatto cogliere con le mani nel sacco delle caramelle (o un altro proverbio terrestre simile, tendo a confonderli).
"Ehi! È stato lei ad ordinarmi di combattere!" gli ritorco contro.
"Quando?"
"Prima! E poi ha iniziato a colpirmi." Spazientito, mi raddrizzo e mi avvicino a Sherman, sfidandolo a negare.
"Colpito come?" chiede lui, avvicinandosi anch'esso, con tutta calma, alzando una mano in un gesto apparentemente innocuo e oltrepassando una guardia che non sto più tenendo.
"Così?" completa la domanda mentre, a tradimento, esegue un atterramento e mi blocca al tappeto piantandomi le ginocchia su costole e collo.
"Ehi!" protesto. "Questo è scorretto! Molto scorretto."
"No, ragazzo. Questa è tattica militare." mi educa Sherman, serafico, tirando leggermente la leva sul braccio e lasciandomi poi andare.
"Cielo," borbotta fra sé e sé. "È stato fin troppo facile."
Il suono di un avvisatore acustico irrompe nella palestra, segnalando la fine della lezione.
"Allora, cadetti," tuona Sherman a tutta la classe, "prima che ve ne andiate voglio che vi mettiate bene in testa una cosa. Il vostro avversario tenterà di confondervi, blandirvi, farvi perdere la concentrazione in tutti i modi. Se volete vincere e, in alcuni casi, vincere significa restare in vita, non dovete permetterglielo. Mi sono spiegato?"
"Sissignore..." rispondono svariate voci, flebili e in maniera scordinata.
"Non ho sentito bene!"
"Sissignore!"
"Così va meglio. Ed ora muoversi! Fuori di qui."
"Ehi!" esclamo, rincorrendo Sherman mentre gli altri cadetti si stanno dirigendo dalla parte opposta, verso gli spogliatoi.
"Cosa pensava di dire con tutto quel discorso? Guardi che se io fossi stato di fronte ad un nemico non avrei mai abbassato la guardia."
"E ti credi che sia sempre chiaro di chi o dove siano i nemici? A questo punto mi sto chiedendo dove vuoi arrivare tu, matricola, visto che ti sei fatto atterrare come un novellino, a dispetto di tutta la tua agilità e velocità. Ecco, cosa voleva dire il discorso di prima."
"Ma... ma io non ero in guardia perché stavo discutendo con lei!"
"Ed hai pure interrotto il tuo attacco."
"Ma è stato lei a farmi interrompere l'attacco."
"E allora?"
"Ma lei è il mio istruttore!"
Sherman fa due passi nella mia direzione, avvicinandosi a meno di mezzo metro da me e appoggiandomi le mani sulle spalle.
"E lo sarò ancora per altri quattro anni." mi informa, sorridendo in maniera inquietante e con uno strano luccichio negli occhi.
Dopodiché si volta e scompare dietro alla porta del suo ufficio. "E ora, se vuoi scusarmi, devo preparare l'esercitazione per il corso del terzo anno."
"Bene" affermo, rivolto al vuoto della palestra. "Vorrà dire che la prossima volta, dovessi pure trovarmi di fronte ad un halkan tricentenario, ad un triblo sdentato o al Gran Rettore in persona, non lo ascolterò minimamente e non abbasserò mai la guardia, riempendolo di botte!" esclamo, tentando di calcare l'accendo sull'assurdità di un comportamento del genere.
Ma la sfumatura di sarcasmo non deve venirmi particolarmente bene perché, anche se al momento io non posso saperlo, in realtà, Sherman, che si trova dall'altro lato della paratia e si è seduto alla propria scrivania, dopo aver udito il mio sfogo, sospira: "Sì, c'è una speranza per questo ragazzo. Una flebile speranza."
Apro la porta del mio alloggio con un sollievo che mi esce dalle orecchie per il fatto che la lezione di Sherman sia finalmente finita. Se saranno tutte così, andiamo bene!
Per curiosità ho chiesto in giro ai cadetti più anziani ed il sondaggio non è stato per nulla rassicurante, non capita lezione che qualcuno non si faccia male e debba fare una capatina in infermeria. Sembra che Sherman sia ossessionato dal volere formare dei veri soldati e non ammette scuse da parte dei cadetti ed io, che ho anche scelto la sezione sicurezza, sono proprio a posto.
Be', di positivo c'è che sicuramente la doccia sarà libera, visto che la mia compagna di stanza è ancora impegnata nel suo sit-in di protesta anti-burocrazia informatica. Ora niente mi può ostacolare da una bella ripulita ed una dormitina.
"Sorpresaaaa! Caralamiavecchiaquercia, scommettochenonindovinerà maichièvenutoa trovarla!!!"
mi accoglie la voce di Cobledick, appena entro in camera. Un istruttore nel mio alloggio? - Mi mancava solo questa, oggi, non sarà mica un'ispezione a sorpresa? – Penso, una frazione di secondo prima di incontrare lo sguardo accigliato di 512.318 e quello sorridente di 509.693.
"Oh, la mia creaturina..." esclama quasi alle lacrime 318, gettandosi fra le mie braccia. "Guarda com'è sciupata e guarda questo livido... ma cos'è successo per ridurti in questo stato?"
Creaturina, senti chi parla! 318 è una bambina molto precoce, ma è pur sempre solo una bambina! È imbarazzante quando si atteggia a mamma e pretende di darmi degli ordini, mi sento come se fossi un bambolotto.
318 è stata creata prima di me, fa parte, come avrete già capito, della terza generazione dei 512, mentre io sono della quarta. Però il suo embrione è stato tenuto in stasi e fatto sviluppare solo nove anni fa. 'Sfortuna' vuole che parte del mio DNA sia stato prelevato dall'embrione e questo fa di lei un genitore a tutti gli effetti. Comunque è soltanto una delle ventidue persone che hanno contribuito al mio codice genetico e, nel caso dovessi sentirne il bisogno, ho altre mamme più credibili su cui rifarmi. Mamme che sono state tolte dalla sacca di sviluppo prima di me. In realtà non mi dispiacciono affatto le sue attenzioni, anche se a volte è proprio assillante, del resto ho contribuito anch'io a crescerla e le voglio molto bene ed ora, vederla piangere così, perché mi ha visto in questo stato, mi fa star male.
Fulmino con lo sguardo Cobledick, poi mi viene in mente che potrei fulminarlo veramente usando i circuiti di 55C9, il mio DiPAD. Ma dico! Proprio la sorpresa doveva fare? Se mi avesse avvertito prima, mi sarei cambiato nello spogliatoio anziché tornare in alloggio, pensando che la 'doccia di casa' sarebbe stata più rilassante. Ma poi rinuncio, per ora, ai miei propositi punitivi e sprofondo nella meditazione dello Scimpanzé Politicante, stampandomi in faccia un sorriso stereotipato e snocciolando frasi di circostanza. "Mamma, papà, che... bello rivedervi!" Dico, prendendo in braccio 318 e tentando di farla sorridere.
Intanto anche 693 si è avvicinato e mi prende 318 via dalle braccia, parlando con tono più deciso. "Calmati, moglie! 451 avrà senz'altro combinato qualcosa di eroico. Il DNA non è acqua."
Resto esterrefatto, e non per l'inusuale orgoglio che leggo sul volto di 693.
Per tutte le tare, ci mancava solo questa!
"Moglie?" Una voce tremolante, con la giusta sfumatura di incredulità, mi esce dalle labbra.
"Certo," mi risponde la bambina. "È il nome che ho scelto di adottare anziché 318: Mo-hoglje, come la Dea della Saggezza Kurlan."
Ah, certo, è per quella storia del CRE (Comitato per le Relazioni Extraplanetarie) secondo cui, basandosi su studi psicologici, sarebbe saltato fuori che i rapporti con le altre razze risultano più vantaggiosi se ci si presenta con un nome in lettere alfabetiche anziché in numeri. Lo stesso motivo per cui gli impiegati addetti al reclutamento mi hanno iscritto nei registri dell'Accademia sotto il nome di Renko, anziché il mio ID, 512.451.
A questo punto un bravo e scrupoloso figliolo, come minimo, avrebbe dovuto chiedere se anche papà avesse scelto un nome e se sì, quale, e sono sicuro che è solo a causa della lezione passata con Sherman, e della contentezza causata dal poter di nuovo riabbracciare i miei genitori che non vedo da tanto tempo, che mi viene invece fuori una cosa del genere:
"Ma che ci fate qui?!"
"Siamo venuti a controllare che vada tutto per il giusto verso. Nel tuo ultimo rapporto, quando ci hai comunicato di essere il primo del corso, abbiamo subito pensato che tu stessi scrivendo in preda ad allucinazioni da squilibrio fisico. Guarda, ti ho portato una scorta di spore, nel caso fossi rimasto senza" esclama entusiasta 318.
A questo secondo punto mi sorge il dubbio se ringraziare o meno per la premura.
"Hascrittoacasa diessereilprimodelcorso?" mi chiede Cobledick, essendo stato in silenzio ormai troppo a lungo e rimuginando se sia o no il caso di fissarmi qualche seduta psicologica con lui.
"Non proprio," gli rispondo io, sinceramente. "Quando scrissi quel rapporto avevo affrontato il mio primo esame e visto che era andato piuttosto bene ho semplicemente scritto a casa qual era stato il mio risultato." spiego, visto che effettivamente, avendo dato solo un esame ed avendo preso un buon voto, al quel tempo potevo affermare senza mentire di essere il primo del corso, io e altri seicentocinquanta cadetti, all'incirca.
"318 ha un po' travisato" si affretta a chiarire 693. "Siamo venuti semplicemente a farti visita, non è prassi comune che i parenti lo facciano?"
"Certocertocerto" afferma compiaciuto Cobledick, sempre preoccupato del benessere psicologico dei cadetti "senonfapiacererivedere iproprigenitori nonvedocosapossafarlo."
"E poi non mi va che tu abbia saltato l'ultimo controllo. Ma visto che ti sei messo nei guai e che hanno revocato la licenza..." continua 693, con aria paternalistica ed in odore di predica.
"Ohmaleassicuro nonsiètrattaodinulla digravesolounabanale rissainmensa." tenta di stemprare l'istruttore. "Comunquiabbiamo imigliorimedici delquadrante."
"Non ne dubito, Signor Cobledick, ma 451 ha avuto un incidente piuttosto grave, qualche tempo fa e temo di essere un padre apprensivo."
"Oh."
"Così, visto che sono qui, perché non mischiare il dovere al piacere?"
Quale sia l'uno e quale sia l'altro, è sempre difficile dirlo quando si tratta di 693. La genetica, per lui, non è un lavoro è una vocazione mistica.
"Non credo che il comandante Cobledick, con visite ai parenti, intendesse quelle di tipo medico, 693. E comunque non hai motivo di preoccuparti" tento di tranquillizzarlo io, pur sapendo che tanto è inutile. "Io sono in forma, parlatemi invece un po' della famiglia. Vedo che anche voi siete in forma, stai anche diventando più largo, 693."
"è il lavoro sedentario, tutto il tempo lo passo ai G.Lab, adesso."
"E tu, invece, non sei cresciuta neanche un po'," dico in tono scherzoso, rivolto a 318, rinnovando una vecchia battuta.
"E tu invece lasci sempre tutto in disordine, i tuoi testi di studio sono mischiati ai vestiti e tutta all'altra roba."
"Hai frugato nei miei cassetti mentre non c'ero?"
"Come posso fare con te... sei talmente disordinato!"
"Io non sono disordinato! E tu non dovresti frugare nei cassetti degli altri!"
"Sono tua madre!"
"Oh, benebenebene, alloralalasciosoloconlasuafamiglia" si intrommette Cobledick, interrompendo lo scambio d'opinioni famigliare. "è statounpiacere," dice, rivolto a 693. "Signorina..." Fa un inchino verso 318 e si dirige verso la porta dell'alloggio. "Oravisalutodevoproprioandare hounaltrospite daccoglierearrivederci."
"Andiamo anche noi a vedere le tipiche razze pure!" esclama 318, aggrappandosi al bordo della mia casacca ed iniziando a strattonarla.
"Che cos'è che vuole vedere?"
693 non mi risponde immediatamente ma, con una scusa che ha del commovente tanto è palese, si libera di 318.
"Mo-hoglje è ora di merenda, perché non programmi qualcosa per il bimbo mentre io faccio il mio lavoro?" (il bimbo sarei io, paradossalmente) e mi prende sottobraccio, conducendomi nell'altra stanza.
Così, mentre 318 resta in soggiorno a pigiare tutti i tasti colorati del replicatore, 693 apre la sua valigia professionale e ne estrae tricorder, analizzatori e strumenti per campioni. Dopodiché inizia la solita e rituale visita medica da genetista a domicilio.
"Sto bene, non potevi proprio fidarti dei rapporti dei medici dell'Accademia, eh?"
"Che ne sanno loro, della tua fisiologia? Mi sento più tranquillo se posso tenerti sotto controllo di persona, sei o non sei un derivato del mio DNA?"
693 è sempre protettivo nei miei confronti.
"Ti sei proiettato, di recente?" mi chiede, studiando perplesso i dati che sta raccogliendo.
"Be'..." tergiverso, ma solo per breve tempo. "Suppongo sia una domanda retorica. Comunque, per quel che riguarda tutto il resto, sto bene, ti assicuro. è passato più di un anno dall'incidente sul traghetto, non ho strascichi di instabilità fisica."
"Come va con la coda?"
Subito a battere dove fa più male, eh?
"è ancora corta" rispondo, sconsolato.
"Fa vedere... sì, direi che va bene. Non preoccuparti, dopo un certo punto crescerà molto più in fretta, 318 sta per essere sottoposta ad un trattamento di stabilizzazione fisica. "
"è quello che mi dici sempre, ma ormai è già passato... cosa?"
Ci metto un attimo per afferrare l'improvviso cambiamento di direzione della conversazione, e la mia confusione deriva anche dal fatto che non mi aspettavo certo una cosa del genere.
"Come, di già? Ma se non ha ancora raggiunto l'adolescenza!"
693 resta un attimo in silenzio, cercando le parole.
"Vero...?" Chiedo conferma io, forse 318 ha invece già raggiunto l'adolescenza, è sempre difficile stabilire queste cose con certezza, sul mio pianeta l'arco di vita non è mai un tempo certo e le trasformazioni fisiche legate a questo, tanto meno. Ed anche se la mamma fa parte dei 512, può lo stesso avere tempi molto differenti da quelli che sono gli standard della stirpe.
"Non si tratta di questo, è un intervento straordinario" si decide infine ad ammettere 693. "La decisione di far evolvere l'embrione fu presa perché si credeva di aver raggiunto un livello di tecnologia tale da riuscire a correggerne le eventuali instabilità fisiche, ma si sono verificati alcuni... problemi. Se non interveniamo ora, quando raggiungerà l'adolescenza sarà troppo tardi per procedere col normale iter di stabilizzazione, non riuscirebbe a sopravvivere. "
"Ah" riesco semplicemente a dire. Mamma... mi ricordo di quando le cambiavo i pannolini ed ora rischio già di perderla. Ho perso tanti amici, prima, a causa delle instabilità fisiche, ma sono cose che capitano, sono inevitabili ed è inutile stare ad arrovellarcisi sopra. Eppure... al pensiero che 318 muoia sento come una specie di malessere, sento un disagio che non ho mai provato prima. Per una qualche strana ragione so che non potrei affrontare la morte di 318 serenamente come quella di tutti gli altri.
"È per questo che l'hai portata qui? Per potermi salutare?"
"Sì, questo è uno dei motivi. Inoltre, uno dei suoi desideri, è quello di vedere dal vivo quelle razze e quelle culture di cui ha letto e sentito raccontare. Così ho pensato di portarla con me, quale posto migliore dell'Accademia della Flotta Stellare? Oltre a poter rivedere te, qui si trovano vari rappresentanti di varie razze. Due pipius infilzati su un'unica bat'leth. (N.d.55C9: Versione klingon del detto: Due piccioni con una fava). Entro stasera dobbiamo ripartire, speravo che potessi mostrarle qualcosa in questo poco tempo."
318 torna dal viaggio al replicatore con qualcosa che sembra più una torta di fango e sabbia, che cibo commestibile.
"Avete finito voi due? Bene" dice, accomodandosi di fianco a me e porgendomi il vassoio. "Dunque, 451, fino ad ora non ho visto nessun esemplare tipico, l'halkan di fronte al cancello, invece di essere pacifico, urlava e strepitava; il vulcaniano che abbiamo incrociato in corridoio, invece di essere pacato e logico, era cupo, sinistro e vestito tutto di nero; infine, l'el-auriano che ci ha fatto accomodare, invece di essere un ascoltatore, era logorroico."
Il Predicatore, Vaarik e Cobledick, tre bei esemplari della loro razza sono andati a scovare!
"Non ti preoccupare mamma, prima che dobbiate partire vi avrò presentato un esemplare tipico per ogni razza che c'è qui in Accademia."
Così, animato da buone intenzioni, mi improvviso cicerone per il giro turistico degli edifici a forma di lettere (che gli architetti abbiano voluto comunicare qualcosa?).
"Perché non passiamo da quel tuo amico di cui ci hai scritto, non è forse vulcaniano?"
"Temo l'abbiate già incontrato in corridoio e, come avete già avuto modo di notare, non si può certo definire un vulcaniano tipico."
"Com'è che è così ombroso?" chiede con malcelata curiosità 693 (si mormora che abbia l'1.32% di DNA caitiano, e più di una volta ci ha lasciato lo zampino, anche se lui ce l'ha ancora la coda, mentre io l'ho persa in quell'incidente sull'astrotraghetto, quando fu speronato da un cargo).
"Non so, non me l'ha mai spiegato, anzi, è sempre piuttosto evasivo nel rispondere alle mie domande."
"Ehi, guardate! C'è un altro vulcaniano" esclama 318, additando una figura bassa che indossa un'uniforme della Flotta ed un logoro cappello di feltro.
Quando si avvicina, riusciamo a scorgere meglio i gradi da tenente comandante e le orecchie appuntite, semi nascoste da una massa di capelli che non erano d'accordo ad essere legati in una coda. È 693 a prendere la parola, dando per primo il suo giudizio sulla tipicità dello strano personaggio come appartenente alla razza vulcaniana.
"Io scarterei anche questo."
Mentre attraversiamo il cortile per completare il giro turistico vedo L'Amico Andoriano che ci viene incontro: "Ehi, Renko! Come ti va? Ti sei ripreso dalla lezione di Sherman?"
"Sì, ma preferisco non parlarne. Vieni, ti presento i miei parenti." Dico, rivolgendomi verso i miei genitori: "Vi presento L'Amico Andoriano. L'Amico, questi sono 639 e 318."
"Mo-hoglie!!" mi corregge indignata 318.
"Ah si, scusa, 318 adesso si chiama Mo-hoglie."
"E tu come ti chiami?"
"Puoi chiamarmi l'amico."
"Gentile da parte tua ma lei intendeva dire qual è il tuo nome" interviene 639.
"È questo il mio nome: L'Amico Andoriano. Me l'hanno dato quelli dell'orfanotrofio, su Tellar, dove sono cresciuto." L'Amico snocciola la sua spiegazione come si snocciola un discorso ripetuto mille volte. "Mi ritrovarono di sera, davanti alle porte dell'orfanotrofio, dentro ad una cesta. Avevo al collo un bavaglino con la scritta L'Amico. In realtà si tratta di una nota marca andoriana di articoli per neonati, ma è un errore comprensibile per delle vecchie suore tellariti, hanno pensato fosse il mio nome. Il cognome Andoriano invece deriva da un incredibile 'sforzo' di fantasia, temo."
"E così sei cresciuto su Tellar, deve essere stata dura per un ragazzo andoriano."
"No, in realtà è stato più duro adattarsi allo stile di vita andoriano. Qualche anno fa infatti, sono stato adottato da una famiglia andoriana che vive nella colonia di November. Be', in realtà non è una famiglia completamente andoriana, il marito della mia prozia adottiva, infatti, era un umano."
"Morgan Beauregard, il detective" spiego "L'Amico mi racconta sempre delle sue imprese, è uno dei miei idoli, non per niente ho scelto la sezione sicurezza."
"Beh, sarai contento allora di sapere che 'zio' Memok è qui in Accademia. È venuto a salutarmi poco fa."
"Chi è Memok?" chiede 318.
"Lavorava con Beauregard," spiego, "deve essere quel vulcaniano bassotto che abbiamo incrociato prima, devo assolutamente raggiungerlo, voglio che mi racconti delle imprese del mitico Beauregard."
Faccio retrofront a velocità inusitata fino a ritrovarmi in un lampo davanti al vulcaniano, sbarrandogli il passo.
"Lei è Memok, l'aiutante di Morgan Beauregard."
Alla parola aiutante, il vulcaniano solleva un sopracciglio, ma sono troppo preso dal mio entusiasmo per accorgermene.
"Ho sentito spesso parlare di lei, di come Beauregard la toglieva sempre dai pasticci..." l'espressione sul volto del vulcaniano si fa sempre più enigmatica "...e di quella volta che le ha salvato la vita, quando lei è stato ferito..."
"Ragazzo," mi interrompe bruscamente Memok, "avvicinati di più che così sento meglio."
Faccio come dice il vulcaniano, compio qualche passo in avanti e sto per chinarmi. Memok alza innocentemente un braccio nella mia direzione, sembra quasi me lo voglia appoggiare sulla spalla come fossimo compagnoni.
Mi blocco dove sono. Un attimo, che significa così sento meglio? E da quando, poi, ai vulcaniani piace toccare la gente? Ho sempre saputo che di solito evitavano il contatto fisico nelle iterazioni con gli estranei.
Raddrizzo la schiena e faccio di nuovo un passo indietro ma non ho il tempo materiale di porre le mie domande, vengo interrotto dalla fiumana di parole di Ahl Cobledick.
"AhconsigliereMemok finalmentelhotrovata! Vengavengalalloggio delcadettovaarik èdaquestaparte salvecadettocomevailgiro conlasuafamigliatuttobenespero civediamo."
L'istruttore ed il consigliere Memok si allontanano, vedo il vulcaniano soffiare sulla punta delle proprie dita, neanche si trattasse di un'antica arma da fuoco, e riporre la mano, intrecciandola dietro la schiena con l'altra nella classica posa vulcaniana.
Che volesse zittirmi con la presa vulcaniana? Ma che vado a pensare? Sto sospettando niente meno che di un ufficiale della Flotta, vulcaniano e consigliere, per giunta.
Accantono per adesso l'episodio, ora devo concentrarmi sulla mia famiglia, mi volto per ricongiungermi ai miei genitori ma vado a sbattere direttamente contro Sherman, apparso improvvisamente in mezzo al corridoio. L'istruttore mi guarda con sguardo truce per un attimo, poi gli angoli delle sue labbra si piegano leggermente e prosegue dritto per la sua strada. Tuttavia lo sento mormorare un "Sì, c'è speranza... una flebile speranza..."
Nel frattempo 318 e 693 mi stanno raggiungendo.
"Il tizio che si sta allontanando, non è umano?" chiede 693. "Perché non ce lo presenti."
Mi volto un attimo verso Sherman. "No, quello ha ben poco di umano. Orientiamoci su qualcun altro."
"Senti, perché non lasciamo perdere vulcaniani e andoriani? Siamo sulla Terra, no? Cerchiamo un terrestre" propone 693 mentre continuiamo il nostro eterno giro turistico.
"Vedete, gli umani che frequentano l'Accademia sono moltissimi..." spiego, "...ma solo una piccola percentuale di loro sono veramente terrestri, vorrei presentarti il tipico terrestre di questo tempo, ma purtroppo, ora non vedo in giro terrestri..."
Non finisco neanche di dirlo che un umano piuttosto alto e con in mano una ramazza rinforzata, ci sorpassa a passo di carica borbottando
Il terrestre sta borbottando qualcosa, mentre passa per il corridoio, ancora ignaro che qualcuno lo sta osservando con interesse.
"...avrei dovuto immaginarlo che un cucciolone del genere avrebbe lasciato 'depositi' proporzionati..."
È un cadetto che ho già visto ad alcune lezioni e mi sembra di ricordare che sia terrestre. Non posso credere alla mia buona sorte. Mi rivolgo verso 318: "Abbiamo avuto fortuna, adesso potrai vedere il tipico terrestre con il suo cane, che è un tipico animale da compagnia."
Faccio strada verso l'alloggio dove è sparito l'umano, riesco a leggere solo la prima parte della targhetta 'S.F.A.U.A. 74757' prima che la porta si apra automaticamente... e mi ritrovi di fronte un enorme bocca spalancata piena di denti appuntiti e decisamente poco amichevoli!!!
Do' sfoggio dei miei riflessi e delle mie capacità atletiche compiendo un doppio balzo all'indietro, spataccandomi di schiena e a braccia aperte contro la parete (nella tipica posa del Grillo Catturato dalla Carta Moschicida). Ma non è tutto, 318 corre eccitata verso la mostruosa caverna e infila la testa dritta nelle fauci dell'orrenda creatura esclamando: "Questo è un cane terrestre, cosa c'è dentro?"
Fulmineamente la afferro per la collottola e la tiro verso di me, un attimo prima che le enormi mascelle si serrino e il muso tracagnato al quale appartengono appaia.
"NO!" Esclamo. "Questo non è decisamente un cane terrestre! Questo è...è...che accidenti è?" chiedo, rivolgendomi all'umano.
"Buono Ramsiss, buono. È l'isak della mia donna, me l'ha lasciato per qualche giorno."
"Non potevi trovarti un animale più tipico per un terrestre?" gli rinfaccio.
Decisamente non il massimo della cortesia visto che neanche ci conosciamo, ma questa storia di non riuscire a trovare neanche un esemplare tipico inizia ad esasperarmi e poi, in fondo, ho sempre la scusa di essere ancora in preda all'adrenalina.
L'umano mi guarda in silenzio per un attimo, poi mi rivolge un mezzo sorriso sardonico "Scusami," dice con finta aria contrita, "andrebbe meglio un criceto?"
Ecco! Un criceto andrebbe già meglio.
"Io non esco di qui finché quella fetente bestia non se ne va!!" aleggia una fantasmagorica voce dai meandri del bagno.
"Chi è stato?" chiede 318, guardandosi in giro.
Mi sovviene del megaloroditore pezzato da due quintali che sedeva di fianco all'umano alla lezione di Stark e, guardando torvo verso il terrestre, che per inciso non riesce a nascondere il proprio divertimento, mi lascio sfuggire con voce cupa: "Suppongo il criceto."
318 intanto sta guardando affascinata l'umano: "Davvero tu sei il tipico prodotto della Terra di questo di tempo?"
"Ritenta, sarai più fortunata!" sentenzia la voce, da oltre la porta.
318 mi guarda con aria interrogativa ma nemmeno io ho afferrato con precisione il senso della frase appena pronunciata. Neanche 55C9, spiattellandomi sul display il suo solito: 'Dati assurdi', mi è di qualche aiuto, ma poi, grazie ad un infallibile logica deduttiva (non per niente sono nella sezione sicurezza), estrapolo una teoria: "Non hai certo l'aspetto di un ragazzino, ma non mi verrai a dire che sei nato nel XXIII secolo!"
"Acqua" ri-sentenzia l'oracolo invisibile.
"Non ho capito bene: Acqua?"
"è un modo di dire, puoi controllare sulla Fosterpedia" mi risponde il sibillino roditore, illudendosi di essermi d'aiuto.
"Su cosa?" sono sempre più confuso, ma il terrestre misterioso, che fino ad ora era stato ad aspettare con un'espressione di rassegnazione sul viso, decide di prendere la parola: "O, a scelta, potete leggere sul cartello appeso fuori!" dice, spingendoci fuori dell'alloggio.
Dalla nuova visuale, spiaccicati contro la parete del corridoio, ci ritroviamo a fissare le porte dell'alloggio che, chiudendosi, mettono in mostra un singolare cartello.
"SI! SONO VERAMENTE NATO NEL 1951! PIANTATELA DI CHIEDERMELO!"
Il ringhiare dell'isak, in stile sottofondo musicale, spinge a prenderlo in seria considerazione. Tuttavia quest'ultimo non riesce a coprire del tutto la conversazione in codice fra i due inquilini e, da oltre la paratia, continuano a giungerci stralci di conversazione.
"Insomma, ti vuoi liberare o no di quella bestiaccia!?"
"No, se Cobledick prova a giocarmi un altro scherzo olografico come quello di due giorni fa, stavolta avrà una bella sorpresa!"
Mentre stiamo ancora fissando il cartello, ci passa davanti un umanoide che utilizza una sedia semovente come mezzo di locomozione. Appoggiato ad uno dei braccioli giace un Padd con l'etichetta G. Goldblum. Goldblum? Ma allora deve essere il fratello di cui mi ha parlato Rebecca, Gabriel.
Il ragazzo ci rivolge gentilmente la parola, ma il suo tono di voce mantiene una leggerissima inflessione metallica. "Se state prendendo in considerazione l'azione di introdurvi nell'unità abitativa dell'unità organica definita come Foster, permettetemi di darvi un consiglio, non fate troppe domande sul suo passato, sembra che la cosa lo... 'inquieti', soprattutto in quest'ultimo ciclo temporale, ossia da quando l'istruttore Cobledick ha pensato bene di fargli una sorpresa, due giorni fa. "
Detto questo, continua imperterrito per la propria strada.
693, che era stato in silenzio fino ad ora (peccato, per un attimo avevo sperato...) non può trattenersi dall'esclamare: "Quello... quello aveva impianti borg?"
"Be', anche se è staccato dal collettivo ed è stato 'sborghizzato' da un équipe medica federale, qualcuno non hanno comunque potuto toglierlo. Però," continuo, rivolto a 318. "Sempre non tenendo conto di queste due cose sopra e visto che qualche impianto ce l'ha ancora, si può dire che è un tipico borg."
"Si può dire?"
Mi sa che non sono riuscito a vendergliela, questa cosa di aver visto finalmente un esemplare tipico.
"Che ne dite di un boccone?"
"Ottima idea."
Nel locale di Chun c'è il solito andirivieni di cadetti e civili. Le armoniose lampade a forma di iguana rosa, provvedono a fornire un'illuminazione soft. Chun, come suo solito, compare dal nulla per accogliere i nuovi venuti, cioè noi. "Oh, due volti nuovi in mio locale, prego accomodatevi, ho qui libero tavolo per due."
"Ci sono anch'io Chun, lo so che mi hai visto!"
"Ah, altro cadetto si è aggiunto, c'è bisogno di altra sedia!"
"Senti Chun, è stato divertente per le prime 119 volte. Adesso basta per favore."
Chun si diverte sempre a far del sarcasmo sul fatto che riesco spesso a passare inosservato. Appena accomodati, il coreano ci porge tre menù, poi sparisce alla volta di altri clienti, lasciando dietro di sé solo una scia colorata.
"Questo locale usa dei menù cartacei, com'è pittoresco!" esclama 693. "Credo che prenderò questa: 'Pizza Napoletana cotta con l'antica arte del forno elettrico'. Suona bene."
"Io invece credo che mi orienterò su rakht e zilmkakh."
"Non vorrai prendere il rakht?" mi apostrofa 318.
"Perché no?"
Perché sì? Dovrei invece chiedere, non è che abbia particolarmente voglia di rakht, oggi, ma forse l'ho ordinato solo per avere la reazione di 318. Hi! Hi! Che comportamento infantile, il mio.
"Lo sai che non lo digerisci bene! Prenderai dell'asna al vapore."
"Cosa? Asna al vapore, ma non sa di niente!"
"Si, ma ti fa bene. È deciso, asna al vapore."
"Tu non puoi decidere per me, sei solo il 4,55% della mia famiglia e l'1% del patrimonio genetico. E poi io ho più del triplo della tua età!"
"Sciocchezze, io sono tua madre."
"Sì, ma non ti da diritto di cambiarmi le ordinazioni o frugare nei miei cassetti quando non ci sono!"
"Ah, ancora la storia dei cassetti... ecco cos'è che ti dava fastidio, altroché rakht! Senti, te l'ho già detto, l'ho fatto solo per mettere un po' in ordine. E poi non sei un po' troppo vecchio per queste rivolte adolescenziali?"
Basta, ci rinuncio! Chi è mai uscito vincitore da una discussione con sua madre?!
Mentre ceniamo col sottofondo delle vicende di caccia al meteorite che il Capitano Quijote Patchwork dispensa tutte le sere agli avventori, mi guardo attorno in cerca di qualche esemplare tipico, mi basterebbe uno stereotipo qualsiasi, sono di poche pretese, ma non ne trovo. Ogni esemplare che incontro con lo sguardo è un essere particolare.
"In fondo è giusto così" afferma 693, come se mi avesse letto nella mente.
"Cosa intendi dire?"
"Ho visto che ti stavi guardando attorno, ma dobbiamo smettere di pretendere che gli altri seguano una serie di canoni rigidi. Io dico sì ai romulani biondi, ai klingon con gli occhi azzurri e ai vulcaniani neri. Non è valido che solo i terrestri siano variegati come razza e cultura, non vedo perché un caitiano che soffre di vertigini o una trill che non rompe le scatole ogni due minuti per dirti che cosa hanno fatto i suoi ospiti precedenti o un vulcaniano spettinato che se la ghigna, debbano costituire solo rare eccezioni alla regola. È ora di smetterla di sbarcare su pianeti con al massimo due culture, possibilmente in guerra fra loro."
Io e 318 ci guardiamo disorientati.
"693, ma che stai dicendo?"
"Io... ehm, io non lo so di preciso, deve essere questa... pizza, che ha strani effetti" dice, guardando stupito il piatto, come se potesse trovare in esso qualche indizio chiarificatore.
"318, mi spiace di non essere riuscito a trovare esemplari tipici da presentarti" mi scuso, mortificato.
"Oh, ma per me è stato molto più divertente così. Terrestri del XX secolo, umani in caccia di enormi meteoriti bianche, vulcaniani spettrali, megaloroditori, borg gentili, El-Auriani logorroici... non si incontrano tutti i giorni. È solo l'idea di avere un vulcaniano psicologo che mi terrorizza leggermente."
Dopo aver accompagnato i miei genitori allo spazioporto, rientro nel mio alloggio che ormai è sera. Dai rumori che sento provenire dall'altro ambiente, capisco che la mia compagna di stanza è rientrata dal suo sit-in di protesta. Per riprendermi un po' dalla giornata, decido di sedermi un attimo prima di fare la doccia, un momento di tranquillità mi ci vuole proprio.
Sto giusto iniziando a rilassarmi quando vedo la trill affacciarsi ed appoggiarsi allo stipite della porta, guardandomi in silenzio.
"Salve!" la saluto. "Bentornata!"
Lei non risponde, si limita a sorridermi.
Che sorriso inquietante.
Lentamente si avvicina e scosta la sedia accanto alla mia, accomodandosi con deliberata cura e sempre con quel sorriso congelato sulle labbra.
Accidenti, quasi quasi la preferisco quando è scontrosa.
Appoggia i gomiti sul tavolo, prende un respiro come per apprestarsi a parlare e si protende leggermente verso di me.
"Allora," parla per la prima volta, con un timbro di voce tranquillo ma che mi fa venire un paio di brividi giù per la schiena. "Mi stavo chiedendo... chi ha frugato nei cassetti della mia biancheria intima mentre io non c'ero?"
"..."
Mamma!!
Il fatto che io non senta più dolore potrebbe essere un sintomo in realtà preoccupante, del resto non ti può dolere ciò che non hai più. Dopo una giornata del genere è meglio fare un check-up completo per controllare di non aver lasciato pezzi sparsi in giro.
Sto vagando per i corridoi, essendo stato sbattuto fuori dall'alloggio a causa di accuse non troppo chiare, ed ora che mi rendo conto di essere vicino all'infermeria... perché no? Quasi quasi ci faccio una capatina. Lì è pieno di letti, potrei addirittura dormirci.
Sto per entrare quando la scritta TOP SECRET stampigliata su una busta di carta attira la mia attenzione. Mi chino per raccoglierla ed esaminarla più da vicino. Se è stato usato un supporto cartaceo non possono essere dati così segreti, e poi tanto saranno crittografati, non c'è niente di male se do una sbirciata, l'aprirò e la richiuderò con cura.
La porta dell'infermeria si spalanca e la dottoressa Leneorat mi sorprende con le mani nella busta.
"Cosa sta facendo, cadetto?" chiede, sporgendosi in avanti. "Oh, ma lei ha vinto tre punti bonus, entri che glieli metto immediatamente."
Era meglio se non l'aprivo...