Erano seduti ad un tavolo, due bicchieri di uno strano
liquido che Guinan continuava ad affermare essere buono... -Ok... gli
andoriani ascoltano dalle corna...- stava dicendo Paul a Will. -Antenne
acustiche... non corna.- sorrise Will. -Beh, a me viene CORNA... e poi
quell’impostazione che prendono quando ascoltano... sembra che ti debbano
caricare da un momento all’altro... sono inquietanti!- finì Paul. Wil
stava per ribattere... -WILL!!!- una voce femminile lo
interruppe. Riker alzò lo sguardo verso il punto da dove proveniva il
richiamo... -OSSYDIANNE...- disse alzandosi per andare incontro alla
donna che lo aveva salutato. Paul si voltò, per vedere la nuova
venuta... e rimase senza parole. La donna li raggiunse al tavolo. Lei e
will si scambiarono un abbraccio... Paul la guardò attento... certo, era
una donna bellissima... ma i suoi capelli bianco argento erano qualcosa di
fenomenale che lui non aveva mai visto... quando vide il colore dei suoi
occhi ebbe un tuffo al cuore... erano viola, di un viola chiaro
incredibile... -Ossydianne, lascia che ti presenti un amico...-
cominciò Will -Paul Foster... cadetto della Flotta stellare.- Paul si
alzò in perdi tendendo la mano... -Piacere di conoscerla...- solo allora
si accorse del grado sul colletto -...Comandante- ... è un comandante,
pensò, ok ci posso mettere tranquillamente una croce
sopra... Ossydianne fu la prima a sedersi... -Così tu sei Foster... del
XX secolo...- esordì. -Pare che ormai tutta la federazione dei pianeti
uniti sappia di questo mio... incidente- sorrise lui. Lei sorrise...
-Fa parte del mio lavoro sapere tutto del passato...- guardò verso Guinan,
che, stranamente, annuì -Sai, io sono una xenoarcheologa e una
paleoantropologa...- Guinan era apparsa al fianco di Ossydianne
reggendo un vassoio. Appoggiò un bicchiere di Korsh davanti a lei
-Continuo a non capire come voi imprimiani possiate bere qualcosa di così
disgustoso.- sentenziò prima di andarsene. -Tu non sei... terrestre?-
chiese Paul... oddio, mi sto interessando ad un aliena?... pensò. -Sono
nativa del pianeta Imprima nel sistema Dante Maxima sette... anche se sono
molto simile ad una donna terrestre... non lo sono.- fissò negli occhi
Paul -Qualche problema a proposito?- -Ehm... no.- ma neanche lui era
troppo convinto della sua risposta... -Scusami... visto il tuo
passato...- Paul si concesse un lieve sorriso -Diciamo che sto pian
piano imparando ad abituarmi all’idea.- L’imprimiana buttò giù un sorso
della sua bevanda, che emanava un odore molto simile a quello dell’aceto
terrestre -Posso chiederti un favore?- Lui annui e lei continuò -Sto
svolgendo una ricerca approfondita sul XX secolo, ma come ti avranno
detto... purtroppo di quell’era...- ebbe uno scatto e si portò una mano
alla fronte -Oddio... scusa...- Will ridacchiò -ERA?!?... Gesù, Ossye,
non è un dinosauro...- -Oh santa!- esalò lui -... continua, ti
prego. -Ehm, si....- si ricompose lei -dopo le guerre eugenetiche, non
è rimasto praticamente nulla... cominciamo ad avere qualcosa dalla fine
del XXI, inizio XXII secolo...- -Mi stai chiedendo di fare mente
locale... e raccontarti quello che mi ricordo della mia era?- Sorrise,
un sorriso stupendo, di quelli che avrebbero disarmato anche il più feroce
combattente del dominio -Mi aiuterai?- -Perché no... sarà un diversivo
dalla routine.- rispose Paul, poi arricciò il naso con un lieve moto di
disgusto -Ma quel...- indicò il bicchiere davanti a Ossye -puzza sempre a
questo modo?- -Ehi, stai parlando della bevanda nazionale del mio
pianeta!- -Non oso pensare al cibo...- sentenziò lui. -Beh, un modo
per saperlo c’è.- lei si era alzata dal tavolo, si chinò verso di lui...
il suo volto era talmente vicino al suo che Will tossicchiò solerte ed
emise un: -Siamo al bar di prora, ragazzi!- Tra i denti, Ossye
ridacchiò -Buono Will, lo sto solo invitando a cena... diciamo alle 20.00
ora della nave?- senza attendere risposta, si avviò all’uscita. I due
uomini rimasero a fissare il dolce ancheggiare di lei... finchè non sparì
nel corridoio, poi Will guardò torvo Paul. -Tu...- iniziò. -Io...
cosa?- -Sai da quando conosco Ossye? 2 anni... da quando è diventata
numero uno della Nemesis...- Paul a momenti si soffocò col drink che
beveva -NUNUMEROUNO? ODDIO!- -Due anni... e credi che non ci abbia mai
provato? Certo, posso vantarmi della nostra amicizia...- Paul inclinò
lievemente il capo in un moto di sorpresa -Sei ... interessato a
lei?- -Non ho detto questo.- -Ah no?- -Uff...- -Ah, ho
capito... si chiama "UFFF"... in questo tempo?- ridacchiò
Paul. -Siiiii... insommaaaaa...- -Will, con tutto il rispetto
possibile che ho nei tuoi confronti, tu hai ehm, una certa
nomea...- -Tu quoque???- sorrise Will -Ci andrai?- -A cena?- Paul
giocherellò col suo bicchiere -Certo! Ho promesso di aiutarla.- -Aha...
si chiamava .... "aiutare"... ai tuoi tempi?- Paul lo guardò con aria
seria. -Credi ci voglia andare a letto? Will...- -Dimmi che non sei il
tipo...- -Forse un tempo... si! Ma con 400 anni alle spalle... la gente
cambia.- soppesò le parole - È... è... un’aliena.- Will sospirò
-Credevo che in tre mesi... avessi cominciato a...- -Will... tre
mesi... non mi puoi chiedere di cambiare totalmente in tre mesi... ci vuol
tempo, per... amare... ciò che mi hanno insegnato ad odiare!- Will
pensò un attimo prima di rispondere -Senti, sono convinto che Ossye ti
sarà di aiuto... anche se sarà solo un’amicizia!- Paul guardò l’amico
con aria poco convinta, e lui continuò -Gli imprimiani sono una razza
altamente xenofoba... io li conosco bene! C’è voluto molto coraggio ed
adattabilità, Ossye è stata la prima della sua razza ad abbandonare il
pianeta natale e ad iscriversi all’accademia della flotta stellare... ha
dovuto buttare alle ortiche una tradizione millenaria di odio verso le
altre razze... un odio insegnato fin da bambini... - -Non deve essere
stato facile.- -Appunto... non è stato facile! E lei, non solo c’è
riuscita, ma ha aperto la via a molti altri giovani
imprimiani.- -Senti, Will- Paul sorrise stancamente -visto che conosci
così bene questo popolo... che ne dici di farmi un corso accelerato sulla
loro cultura?- -Mettiti comodo...- iniziò Will.
Aveva assorbito
le informazioni, come una spugna assorbe l’acqua... gli imprimiani erano
una razza con una civiltà culturalmente impressionante... ammetteva che
non aveva capito un gran che, del loro sistema politico e di governo... i
Madraggi... ma anche Will non ci aveva capito poi molto... era stupito
della libertà di... ehm, costumi, se così si poteva definire, di questa
razza, beh, in fondo non era stata lei, a prendere l’iniziativa,
invitandolo a cena?... pensò mentre faceva la doccia... di solito ero io,
che le invitavo a cena... questo tempo è diverso anche in questo... Con
tutti questi pensieri che gli frullavano in testa, alle 20.00, tempo nave,
era davanti all’alloggio di Ossydianne... Ebbe un lieve ripensamento, e
ritirò la mano dal campanello... -Cretino- mormorò a se stesso... suonò
il campanello. La porta si aprì... -E’ permesso?- chiese non vedendola
nella camera... -Accomodati, arrivo subito...- la voce di lei arrivava
dalla camera attigua. -Fai come se fossi a casa tua...- Paul si diede
un’occhiata attorno... al centro della sala, sulla tavola di cristallo,
era sistemata la cena... nonostante non riconoscesse nessuno dei cibi,
trovò che il profumo era gradevole ed invitante... Appoggiata con
noncuranza su un divanetto, troneggiava una Bat’leth con fregi di
pregevole fattura... Paul non resistette alla tentazione di sollevare
l’arma Klingon... -Ti piace?- Era alle sue spalle, non l’aveva
sentita arrivare -Molto bella, ben bilanciata... un’arma di vero pregio.-
guardò i disegni e i fregi -La mia al confronto è un ferro vecchio...- si
voltò... e sentì chiaramente la sua mascella che toccava il pavimento...
Lei era lì... in piedi... vicino al tavolo, che metteva a posto un
piatto... Non aveva bisogno di immaginare come fosse il corpo di
Ossydianne, l’abito era, sì, lungo, sì, la copriva, ma... la stoffa era
un’impalpabile nuvola nera e oro... trasparente... solo in quei punti non
lo era... ed erano ridotti al minimo... -All’anima dei costumi
liberi?!?- pensò Paul. -Sai, me l’ha regalata mia fratello... K’Toor.-
sorrise per l’espressione dipinta sul volto di lui. -Stai bene?-
domandò. -A parte lo scompenso ormonale... sì- sorrise
imbarazzato. -Conoscendo Will... credevo che ti avesse parlato
dei...- -Si, me ne ha parlato... ma non credevo... insomma.- -Che
fossero così... liberi?- finì per lui la frase -Dai... mangiamo prima che
si freddi tutto.- Beh la cena... dovette riconoscerlo... era davvero
ottima... rifiutò solo quella maledetta bevanda nazionale imprimiana,
quella proprio non riusciva a berla. -Complimenti... davvero buono...
lo hai replicato?- -Per quanto i replicatori siano comodi... e il cibo
abbastanza decente...- sorrise buttando giù un sorso di vino di sangue
klingon -cucino io...- lo fissò negli occhi -quando invito qualcuno che
mi... interessa.- -Grazie...- trovò la forza di rispondere lui, con in
mente la precisa sensazione di cacciarsi in un grosso guaio... -Senti, a
proposito del piacere che mi hai chiesto...- -Sì, dimmi.- -Non è che
potrei avere una bevanda tipica del XX secolo?- fece un sorrisino strano
-Un caffè?- -Temo non sia possibile...- finse un’aria contrita -La
pianta del caffè è estinta da tempo... però io faccio un’ottimo
raktaci’no...- -Peccato...- sospirò -un buon caffè e una sigaretta...
non sarebbe stato male- Gli aveva messo davanti la tazza di raktaci’no
-Fattibile.- rispose prendendo una scatola in cristallo nero. Quando
l’aprì Paul vide apparire delle barrette cilindriche colorate -Gli
imprimiani sono una razza ancora barbara... - disse lei mentre gli porgeva
un accendino. -Computer, escludi allarme fumo nella stanza...- ordinò
-Non voglio che scatti l’allarme antincendio.- Paul aspirò il fumo con
piacere -E... quali brutti vizi... hanno gli imprimiani?- Uno strano
guizzo era passato negli occhi di Ossydianne -Tanti... vizi! Alcuni dei
quali molto piacevoli.- -Aha...- aveva risposto lui a quella
affermazione, fingendo noncuranza... -Eeh... quanto ti fermi
sull’enterprise?- -Non molto.- spense la sigaretta nel posacenere -Solo
tre mesi, quanto basta per la ricerca sul XX secolo.- -Tre mesi
dovrebbero bastare...- annuì lui -per raccontarti tutto quello che
so.- -Capisco...- sospirò lei -Sì, tre mesi dovrebbero
bastare...- Si agitò sulla sedia -Ossydianne... scusami... non è che io
non stia bene... qui con te...- -Sii sincero.- ora i suoi occhi erano
diventati duri come diamanti. Paul iniziò a tamburellare con le dita
sulla superficie di cristallo, cercando il modo di non offenderla -Io...
ecco... mi sento a disagio... per l’amor del cielo... tu... sei...-
deglutì -Bellissima... molto simpatica... ma...- -Sono un’aliena.- un
sorriso triste gli apparve sul volto. -Non ti preoccupare, ho letto i
tuoi file... e ho messo in conto il fatto che poteva accadere...- Paul
prese un’altra sigaretta, e l’accese nervosamente -Non è un out out...
sarei un idiota, se non ammettessi, soprattutto con me stesso, che tu...
mi interessi... vorrei solo un po’ più di tempo...- Ossydianne sorride,
gli prese la mano e la portò al suo volto -Ti aiuterò... Paul, anche tu mi
interessi molto... e non per la ricerca...-
-Beh, allora?-
Will era in ingegneria con Picard quel giorno, quando Paul entrò per il
suo solito ciclo di lezioni... Guardò Will sorpreso della domanda... anche
Jean Luc ebbe un moto di sorpresa... -Allora... cosa?- rispose mentre
iniziava una diagnostica di base. -Senti, sono due settimane che dopo
le lezioni e il turno sparisci in biblioteca... con lei.- -Lei?!?-
emise Jean Luc. -Due settimane... sono già passate due settimane?- fece
sornione Paul. Un andoriano, a cui Paul non aveva mai rivolto la parola,
li superò per andare al nucleo di curvatura -Salve, Aktor.- lo salutò
stranamente Paul... provocando il blocco simultaneo dei tre presenti...
-Che c’è?- chiese. -Foster...- l’andoriano lo guardava tra lo stupito e
il trasecolato -Lei mi ha salutato!- -Ah si?!?! Beh perdonami per
tutte le volte che non l’ho fatto...- riprese le operazioni di
diagnostica. Jean Luc e Will si scambiarono un’occhiata... -Avevo
ragione...- Sentenziò Will -Ossydianne ti sta aiutando.- -Ossydianne
Kastual Dej Rejkum? - chiese Jean Luc. Paul annuì, continuando il
lavoro. -E... come ti sta aiutando?- buttò lì Will. -Se permetti...
sono fatti nostri...- rispose acido Paul. -UHH... ma allora è seria...-
lo canzonò stranamente Jean Luc. Paul si voltò verso i due...
-SIGNORI... CON TUTTO IL RISPETTO PER I GRADI CHE PORTATE... PER LE DIVISE
CHE PORTATE... PER PROFONDA AMICIZIA CHE CI LEGA...- I due fecero un
passo in dietro sorpresi dell’ira che leggevano sul volto di
Paul. -SMETTETELA SUBITO... I RAPPORTI TRA ME E IL CMD OSSYDIANNE NON
SONO BEGHE VOSTRE... E A ME LA CATENA... STA SCENDENDO VELOCEMENTE...- si
voltò di scatto verso il pannello di diagnostica... e visto che non
otteneva i dati che voleva... gli mollò un pugno contro... -Paul...quel
pannello... è del tutto innocente...- buttò lì
Will. -Rrrrrrghhhhhhhhhh!- fu la risposta. -Ok, ok... ce ne
andiamo....- Jean Luc strattonò per un braccio Will. Giornata iniziata
male, pensò Paul... ma non poteva immaginare ancora quanto... A quanto
pareva, tutti i sui amici sapevano che frequentava Ossye... ok, aveva
risposto con grugniti di vario tipo alle domande... ma la goccia che fece
traboccare il vaso, fu Worf... in palestra... Da bravo klingon, non
solo si era interessato alla cosa... ma aveva fatto anche degli
apprezzamenti... che per un klingon non erano pesanti... ma per un umano
sì, eccome! -Ah che bella cosa... l’amore.- aveva sentenziato il
klingon, quando vide Paul rialzarsi dolorante dal tatami. Cupo, come un
temporale, si era chiuso nel suo alloggio... se ne stava lì, con la musica
al massimo del volume, steso sul letto a fissare il
soffitto... -Possibile- disse al nulla -possibile che mi sia
innamorato?- Non si ricordava più qual era stata l’ultima volta che
aveva provato qualcosa di simile... ricordava il dolore di quando Tina...
lo aveva lasciato... questo sì... ma dopo? Dopo c’era stato qualcosa di
serio? Qualcosa che andasse oltre ? Con terrore si accorse di non
ricordare i volti delle donne con cui aveva condiviso le lievi passioni...
fuochi di paglia... che aveva avuto... faceva fatica a ricordare
Virginia...il suo volto stava sbiadendo nella memoria... ora sì, ne vedeva
uno solo... -Dannazione- imprecò -è il mio passato... non lo voglio
scordare.- Quasi non sentì il campanello, tanto la musica era alta...
-Avanti.- Lei entrò... lo guardò unattimo... -Worf mi ha detto quello
che è successo...- -Buona mammina... ho solo qualche livido- rispose
acido. Ossydianne inclinò la testa di lato, sorpresa... -Credevo... che
... se ci fosse stato qualche problema... ne avremmo parlato.- Un
sorriso beffardo era apparso sulle labbra di lui -Come no! Il cadetto che
se la fa col comandante.- ringhiò -Allora, Paul, come è andata?
Divertito?... pochi mesi... poi cosa sarò, eh, Ossydianne? Uno scarto?!?
Ne ho passate tante... tanti colpi tante volte a terra.. da questo.. no...
non riuscirei più a rialzarmi in piedi.- Sentì la porta che si
apriva... quando si voltò... lei non c’era più... Guardò la stanza
vuota... incredibilmente vuota... e sentì un vuoto grande come lo spazio
infinito dentro di sé. Si coprì il volto con le mani... -Idiota...
all’ennesima potenza- mormorò... -Sono... entrato.- Jean Luc era
apparso al centro della stanza -Con il volume così alto, probabilmente,
non hai sentito il campanello.- fissò Paul che non si era mosso
-Computer... fine programma.- ordinò... poi con calma, si sedette sul
letto accanto a lui, come aveva fatto tante altre volte, da quando lui era
arrivato -Vuoi parlarne?- chiese con tono quasi paterno. Paul non disse
nulla... fissava la porta... -Sono Jean Luc Picard... l’amico... non il
Jean Luc Picard capitano della nave...- sorrise -E tu... non mi hai mai
potuto tenere nascosto nulla...- -E’ Deanna l’empatica della nave, non
tu.- -Vero... ma tu nascondi più cose a lei che a me...- Paul fece
una smorfia che poteva assomigliare ad un sorriso -Già... zio Jean
Luc...- -Allora? Che mi dici... nipote?- -Ho appena buttato fuori
bordo... il mio probabile futuro.- -Hai litigato con
Ossydianne?- -Litigato non è il termine esatto... - -Uhm...- -E
ora... non so più che fare.- Jean Luc sospirò... -Conosco Ossydianne,
da quando era cadetta... La prima volta che la vidi, è stato durante un
programma integrativo su questa nave... era efficiente, fredda, ma al
contempo dannatamente... umana... ti voglio raccontare un fatto che ti
riguarda...- Paul lo fissò sorpreso -Che mi riguarda?- -Più di
quanto tu possa immaginare...- Jean Luc gli diede una pacca sulla spalla
-Tu sai cos’è un Q, vero?- Lui annuì. -Beh, un Q, pasticcione... oh
che pasticcione... mentre i cadetti erano a bordo, pensò bene di aiutare
un cadetto... exo continuum dal nome di Juzo Okita... a ritrovare il suo
passato. Come certo immagini, non c’è riuscito... pensò bene di rispedirlo
momentaneamente nel suo passato... ma era un Q pasticcione... e invece di
uno, ne spedì via due... in due tempi diversi... il secondo cadetto era
Ossydianne...- -Ossydianne è andata indietro nel tempo?- -Già... 15
novembre 1981... del nostro continuum temporale...- Paul spalancò gli
occhi incredulo sentendo la data... -Si materializzò a base luna... la
tua base luna... e lì incontrò un certo colonnello...- -Occhi viola...-
mormorò Paul all’improvviso -Dianne...- ricordando all’improvviso, quella
donna che era apparsa, e che poi non aveva più rivisto... quel tenente
dato per disperso. -Ovviamente il Q l’ha riportata nel suo tempo... ma
lei ha sempre ricordato...- -Oh santa...- Jean Luc si era alzato in
piedi dirigendosi verso la porta -Pensaci Paul... ha aspettato
l’impossibile... secondo me, c’è un Q che sta ridendo sotto i baffi... e
vuol farsi perdonare... non credo che lei butti via tutto...-
Aveva aperto la
porta... era in accappatoio e asciugamano in testa... senza dire una
parola... gli aveva sbattuto la porta in faccia... Paul chiuse gli
occhi, sospirò... e risuonò il campanello... Quando riaprì, era
infuriata... Lui la guardò con un’aria da perfetto cane bastonato...
intrecciò le mani in preghiera -Ti prego... fammi entrare- mormorò... al
gesto di lei entrò, e incominciò a misurare a grandi passi la stanza, da
una parete all’altra -Ok... sono un idiota... un cretino... se vuoi anche
stronzo... - Ossydianne lo guardò inclinando il capo e con l’aria
imbronciata. -Se non ti bastano gli epiteti in galacta... attingi pure
da altre culture... me lo merito...- si fermò al centro della stanza e
allargò le braccia arrendendosi al suo broncio -Vuoi prendermi a schiaffi?
Fallo! Non sarà mai abbastanza...- -Se lasciassi fare ciò che il mio
cervello mi ordina... ti spedirei dritto in infermeria.- ringhiò
lei. -Ossydianne... se servisse a... potresti anche uccidermi.- Lei
gli andò vicino, gli prese il volto tra le mani...-Sei sicuro di voler...
provare... questa relazione? Saremmo separati per molto tempo... io sulla
Nemesis... tu in accademia...- -Almeno... proviamoci.- sospirò lui
-Quattro anni... non sono l’eternità... ci adatteremo... non voglio
buttare via ciò che provo in questo momento.- Si abbracciarono
dolcemente.... -AHIA- -Cosa? Io ti abbraccio... dopo due settimane
riesco ad abbracciarti e tu dici AHIA?!?- si stupì lei -Fragilucci nel XX
secolo!- -Temo che il mio diverbio con Worf... abbia lasciato
conseguenze sulla mia schiena.- Prima che lui potesse tentare qualsiasi
cosa, lei gli aveva sfilato la casacca della divisa... -SACRI
SIGILLI... CHE LIVIDO ENORME!- urlò guardando la sua schiena nuda, la
sentì correre in camera... per poi tornare reggendo un flacone con del
liquido ambrato. -Stenditi sul divano...- -Ma...
veramente...- -Fallo o ti faccio un livido in pendant con
questo...- -Mi arrendo.- ridacchiò lui facendo ciò che lei diceva, poi
sentì le sue mani muoversi sulla sua schiena... dolcemente... -Ho un
sacco di fratelli minori... tu non puoi immaginare quanti lividi e
escoriazioni si possono proc...- Si era voltato di scatto, l’aveva
tirata a sé... -Ho cercato per tanto tempo... certi occhi viola... e
quando li ho avuti davanti non li ho saputi riconoscere.- mormorò.
Sono le ore
7.30 tempo nave... sono le ore 7.30 tempo nave... avvertì il
computer. Paul si lamentò un attimo, quando lei si sfilò dal suo
abbraccio... poi sentì le sue labbra che gli sfioravano la
guancia... -Benansharith... svegliati... alle 8,30 devi essere di turno
in plancia...- -Benansch... che?- si stiracchiò. Lei sorrise... -È
un vezzeggiativo nella mia lingua... vuol dire arpa di gioia.- -Uhmmm è
la prima volta che mi paragonano ad uno strumento musicale...- La sua
risata argentina riempì la stanza... -Dai, muoviti... un futuro ufficiale
della flotta non deve mai far tardi...- Si vestì di mala voglia... la
guardò tutta intenta nel preparare la colazione... e si immaginò un futuro
in cui tutte le mattine sarebbero state per loro... Per la prima volta
in tre mesi... Paul Foster , sorrise al futuro... un futuro che portava il
nome di lei.
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