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A GENNAIO SUL FIUME

di Giancarlo Campalto

A gennaio le giornate sono così corte che quando è sereno fa ancora più freddo: neppure il sole di mezzogiorno ce la fa ad intiepidire le mani rese insensibili dal gelo. La pianura diventa un solido manto bianco, la terra è dura e gelata, sui residui d’erba è quasi perenne la brina e l’acqua dei canali è ricoperta da uno strato di ghiaccio. Solo i grandi fiumi resistono ancora e non hanno la superficie ghiacciata.

E’ opinione comune che ormai non si riesca più a pescare niente, che i pesci, all’infuori della trota d’allevamento in cava, siano tutti in letargo.
Vi posso assicurare che ciò non corrisponde alla realtà. Lasciando stare il luccio che in gennaio, febbraio e marzo e oltre ha per legge un periodo di protezione (siamo pescatori o bracconieri?), nei fiumi della bassa padana ci sono in circolazione ancora alcuni pesci che possono offrirci l’occasione di pescare qualche ora con soddisfazione.
Primo fra tutti il cavedano. Esso nei fiumi va cercato in profondità, dove l’acqua compie ampi e lenti gironi, dopo essere passata tra le pareti di una strettoia, dopo che ha fatto un salto, o che ha superato una rapida. L’esca da usare è un minnow affondante di piccole dimensione (5, 7 cm), possibilmente di quelli che vibrano anche in caduta come il Flipper o il Filibustiere. I colori da preferire vanno dall’argento al rosso fluorescente. E’ preferibile lanciare in corrente, lasciare affondare il minnow calcolando che raggiunga quasi il fondo quando si trova al limite del girone, tendere il filo e recuperare piano, quindi lasciare affondare ancora, recuperare , rilasciare... e così via.

Nonostante il freddo e le mani "fonfe" ci si accorgerà subito dell’attacco del cavedano: esso si presenta quasi sempre improvviso e violento. Una lunga ferrata, per recuperare l’eventuale filo in bando, e poi non ci resta che recuperare l’argenteo ciprinide che, nonostante il freddo, offrirà una più che nobile resistenza.
Per noi della bassa padana esiste poi un altro pinnuto che molti credono scomparso definitivamente dalla circolazione: il black bass. Si, proprio il re dei climi caldi. Sembra impossibile ma lo si può cercare un po’ più a vale del cavedano, dove esiste una rientranza od un avvallamento. Non è mai solo, dove si fa vedere (con l’acqua limpida può accadere) o se ne piglia casualmente uno, conviene insistere: non si avranno abboccate a raffica, ma è possibile fare delle discrete pescate e catturare anche qualche grosso esemplare. Catturare qualche bass quando nevica o con un freddo boia, vi assicuro, è già di per se una bella soddisfazione!
Come esca vanno bene i minnows prima accennati lanciati non lontano da riva e lasciati andare a fondo, quindi rialzati di un metro e rilasciati cadere spostandosi di molto poco. Molto bene rendono anche i piccoli falcetti (3") od i mini jig di piccolissime dimensioni.

Giancarlo Campalto con un cavedano invernale

L’esperienza mi ha insegnato che con temperature basse l’esca più redditizia è quella minuscola. L’abboccata sarà delicata, a fior di labbra: bisogna ferrare senza indugio. Una volta agganciato, il black bass invernale, pur offrendo una dignitosa resistenza, si limita a tirare un po’ qua e un po’ là senza la fantasia e le evoluzioni che l’ha reso famoso.
Nei giorni in cui ne’ cavedano, ne’ bass sono disponibili all’attacco e ci viene voglia di abbandonare tutto e tornare al dolce tepore casalingo, esiste un ciprinide che può trattenerci ancora qualche momento presso le ghiacciate rive: la scardola.

Ca' Foscari

Prendiamo la più piccola testina piombata che troviamo, oppure prediamo un amo con occhiello (vanno bene quelli da mosca), ci infiliamo un piccolissimo falcetto (1, 3") e mettiamo una spaccatina sul filo. Con questa montatura esploriamo il fondo. Quando troveremmo il branco di ciprinidi, le abboccate non mancheranno ma si agganceranno solo gli esemplari più grandi.
Considerando le esche usate per la pesca invernale, va bene una canna leggera e molto sensibile, un mulinello non eccessivamente veloce e un monofilo molto morbido dello 0,18 o 0,20. Consiglio, inoltre, di portarsi appresso dell’olio al silicone per ungere gli anelli della canna ed evitare così il formarsi di blocchi di ghiaccio; uno scaldino da tenere acceso in tasca e, per i momenti peggiori, un pezzo di cioccolato ed un goccino di grappa.

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