IL SOGNO DI MAC ASCH
di Giancarlo Campalto
Ken Follet,
autore del famoso romanzo ambientato nella Scozia di due
secoli fa "Un luogo chiamato libertà", nelle
prime pagine spiega qual è il sogno di McAsh , il
giovane minatore che ha deciso di spezzare le catene
della sua pesante schiavitù.
"Sognava
di costruirsi una casa tutta sua in una valle come High
Glen, su un pezzo di terra tutto suo, di lavorare
dallalba al tramonto e di riposare durante tutte le
ore di oscurità. Sognava di andare a pesca nelle
giornate di sole in un luogo dove i salmoni non
appartenessero alla proprietaria della terra bensì a
chiunque li catturasse."
Il sogno di
McAsh rispecchia un desiderio ancora attuale: il
desiderio di poter essere uomini liberi in una terra
libera: poter avere il conforto di una casa, lamore
di una famiglia, la sicurezza di un onesto lavoro ed
infine poter praticare la vera pesca in un libero e
pulito fiume senza per questo dover chiedere iniqui
permessi o essere sottoposti ad ingiuste vessazioni.
McAsch, dopo una serie di disavventure giunse ancor
schiavo nellAmerica delle prime colonizzazioni.
Sembrava che la maledizione del vecchio continente non lo
dovesse lasciare più. Ma qui si incominciava a respirare
una nuova aria, profumava di ribellione allo strapotere
dei nobili: era aria di libertà.
Alla fine del voluminoso romanzo, McAsh realizza il suo
sogno scappando con la bella padrona e andando a
colonizzare una terra vergine attraversata da un libero
fiume.
Noi nel vecchio
continente, invece, siamo tuttoggi prigionieri di
quellantica ed irrispettosa mentalità.
La casa è considerata un lusso, la famiglia un
privilegio, il lavoro solo un dovere. Il tutto ovviamente
soggetto a non so quanti iniqui balzelli!
Ed il fiume? Dove si trova qualcosa, che non sia una
fogna, in cui si possa andare a pesca senza chiedere una
serie di permessi e pagare altrettanti balzelli?
Anzi ormai la sola licenza non basta più. Oltre alla
governativa, infatti, sempre più spesso si deve pagare
la fipsas, la concessione, la riserva, il giornaliero e
... vattela a pesca quantaltro!
Nel sogno di
libertà di McAsch il fiume appare come una parte di
natura aperta a tutti, senza vincoli di proprietà o
diritti esclusivi di sfruttamento (od inquinamento).
Libertà significa anche il poter pescare in un libero e
pulito fiume.
Ebbene, anche in me è fortemente presente questo
concetto di libertà, ed ogni volta che un pezzo di
torrente, di fiume o di lago (non parlo delle cave) viene
ceduto in concessione a qualcuno o subisce un
inquinamento, mi sento privato di un diritto, sento
profondamente colpita la mia dignità di uomo libero e
sento che un pezzo di libertà mi è stato violentemente
strappato.
Figuriamoci che cosa penso di quei politicanti che ora
vorrebbero dividere un fiume in tanti piccoli pezzi in
ragione del comune che attraversa, o di quei sindaci che
in barba a tutte le leggi "decretano"
regolamenti e nuovi balzelli sul pezzo di fiume che passa
per il comune da loro amministrato. Ormai siamo arrivati
persino alla privatizzazione del posto di pesca. Non è
fantapolitica, qualcuno più o meno legalmente già lo fa
(vedi ad esempio recinti, sbarre, lucchetti, campi gara,
Saonara, Vigonovo e company. ).
|
|