Le esche



IL CUCCHIAINO ONDULANTE
a cura di Giancarlo Campalto

Il cucchiaino è un'esca metallica tra le più conosciute e anche tra le più antiche. Esso è formato fondamentalmente da un pezzo di lamina metallica di spessore variabile a forma di cucchiaino (privato del manico). Viene poi battuto, allungato, colorato, smaltato in vario modo ma ricorda sempre la forma originale. Queste esche artificiali si suddividono in due categoria principali: cucchiaino rotante e cucchiaino ondulante. Ma poi nella pratica si è finito per indicare con cucchiaini solo quella dei rotanti e con il nome di ondulante l'altra categoria.

L'ONDULANTE

Il cucchiaino ondulante normalmente deve il nome all'azione che esso è destinato a produrre in acqua. Quando dopo il lancio viene recuperato, infatti, si muove con movimenti ondulatori di frequenza propria, ovvero si sposta continuamente a desta e a sinistra, oppure alto e basso.
Di forma quasi sempre allungata, l'ondulate si lega alla lenza da un lato, mentre al lato opposto si trova attaccata un'ancorina o un amo singolo. In commercio ne esistono di varie taglie e forme che vanno da qualche grammo di peso, fino a superare a volte i 60, 80 grammi. Per noi che pratichiamo lo spinning di solito ci fermiamo a pezzi di 50gr al massimo, dedicando quest'ultimi al siluro ma a volte anche al grosso luccio.

 
 
  Si pensa che l'azione adescante di questo artificiale sia da imputare alla forma, quasi sempre slanciata, e dalle vibrazioni emesse quando lo si recupera, che lo fanno, grosso modo, assomigliare ad un pesciolino in difficoltà che cerca di fuggire.


Luccichii, forma, colore e vibrazioni formano un insieme che eccitano l'istinto del predatore e che per questo lo incitano all'attacco anche quando ha la pancia piena.
L'azione di pesca si svolge lanciando l'esca lontano, in genere oltre alla presunta postazione del pesce insidiato, quindi la si recupera a velocità variabile e seconda della tecnica utile in quel momento. La forma semplice dell'esca sembrerebbe a prima vista negare recuperi di fantasia, ma così non è.
Semplicemente variando la velocità di recupero, con lo stesso ondulante si possono sondare diverse profondità, si possono imprimere strattoni per poi lasciare scendere libera l'esca in modo che si metta ad ondulare scendendo di profondità, lo si può lasciar scendere in corrente, trattenendolo semplicemente, per recuperarlo successivamente quando è sceso a valle. Queste ed altre tecniche esplicano attrattive diverse e sono usate in genere per predatori diversi e in diverse situazioni ambientali.

 

 

Troppo pocchi sono attualmente gli ondulanti dotati di dispositivi antialga, per cui essendo difficoltoso usare queste esche in ambienti troppo inerbati si consiglia il suo utilizzo in ambienti aperti o, comunque, con pocchi ostacoli in superficie dove la sua azione adescante è talmente efficace che tutti i predatori ne cadono vittima , dalla trota al siluro, dalla cheppia al luccio, dal bass al cavedano.


L'ondulante si può ritenere per questo veramente un'esca universale che può vantare catture di taglie forti, ne sono prova le foto che si possono ammirare negli albi dei pescatori (e anche in quelle esposte in questo sito).


Nota.
Si pensa che le più antiche esche artificiali fossero degli ondulanti ricavati da un pezzo d'osso, lavorati in modo da far sporgere una scheggia con funzione di amo. Non si lanciavano granché lontano, ma li si facevano lavorare vicino a riva con movimenti alternanti e verticali.



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