Fucecchio
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Dove ora sorge Fucecchio vi era un tempo l'importante castello di Borgonovo,
a controllo della via Francigena. Nel X secolo si trattava di un borgo murato
sorto attorno ad un oratorio fondato dal conte Kadolo, capostipite dei Cadolingi,
divenuta in seguito una delle più ricche e potenti casate toscane,
dal patrimonio vastissimo, con chiese e castelli sparsi in un territorio
compreso fra Pistoia, Lucca, Firenze e Pisa: tuttavia è indicativo
dell'importanza strategica del posto se fu qui che i Cadolingi fecero la
capitale dei loro possedimenti, pur essendo agli estremi confini dei loro
territori. La chiesetta si trasformò successivamente nel monastero
di San Salvatore e nelle vicinanze furono innalzati altri edifici religiosi,
un ospizio e un pugno di capanne, abitati in prevalenza da pescatori. In
seguito, i discendenti di Kadolo, assunto il titolo di "conti di Borgonovo"
e fortificarono l'insedimento che divenne la loro principale residenza.
Nel 1106 il borgo originario però decadde per le piene dell'Amo e
si sviluppò, invece, Fucecchio trasformandosi in un centro viario
e commerciale di grande importanza. Nella parte alta di Fucecchio, su una
delle due alture su cui è costruito il paese, i conti avevano la
loro dimora feudataria: il Castello di Salamarzana. Sull'altra altura, già
dal 986 sorsero la potente abbazia di San Salvatore e la pieve di San Giovanni
Battista, l'attuale "Collegiata". In realtà anche l'abbazia
era originariamente ubicata a livello dell'Arno, accanto alla scomparsa
chiesa di San Giovanni, ma anch'essa in seguito alle frequenti inondazioni
nel 1106 fu trasferita sul Poggio Salamartano, a poca distanza dal castello.
Già in epoca antica si andò così delineando la fisionomia
della città, la stessa conservata tuttora: il nucleo storico in alto
coi due centri separati, religioso e civile-militare, la parte bassa col
centro commerciale e quella intermedia con l'area residenziale. Il castello
quindi fungeva da guardia della più importante strada medievale della
zona, la Francigena, a poca distanza peraltro da uno dei rarissimi ponti
sull'Arno, l'antico Ponte Bonfiglio, di cui oggi non rimane più traccia.
Il monastero di San Salvatore fu prima sede di una comunità benedettina,
poi vallombrosana con Pietro Igneo abate. Nel 1258, Alessandro IV assegnò
l'abbazia alle monache clarisse, subentrarono poi i frati francescani di
San Salvatore, ma la badessa mantenne il potere spirituale ed assunse in
seguito il titolo di Episcopessa di Fucecchio. Dal 1886 il convento ospita
le suore francescane di clausura.
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