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RACCONTI

- ERO UNA VOLTA GIOVANE E AGGIORNATO E LUCIDO... -

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SMS


Scendo dall’auto mentre mi fanno il pieno di benzina. Entro nel bar squallido e piccolo. Vende solo poche sigarette. Le carte da gioco fanno compagnia a due vecchi incazzati contro la fortuna sfacciata degli avverssari La tv appesa in alto e ben visibile a tutti è sintonizzata sul tg2 che parla di lotterie mentre penso allo schifo e tutto il resto.
Prendo da bere un alcolico con ghiaccio, sfoglio il giornale uguale a quello di ieri e l’altro ieri. Il barista mi segue con lo sguardo, capisce che sono sconvolto o quasi. Mi dice qualcosa ma non capisco. Prendo da bere finche non mi reggo quasi in piedi. Pago le bevute ed il pieno di super e me ne vado a ‘ffanculo sulla strada che porta da Laura.

Laura m’ha spedito un SMS m’ha scritto…,non ricordo bene..., m’ha scritto "ti lascio fore evere" … o qualcosa del genere…!! M’ha sempre mandato messaggi in inglese e solo perché lo odio, solo per quello… e poi cazzo mi molla con un SMS? tramite questo cellulare di merda?…che poi m’ha regalato lei, per il birthday!… o qualcosa del genere.
Se trovo i carabinieri sulla strada sono fottuto!! Ritiro della patente! Si è colpa di noi ubriachi se ci sono i "bollettini di guerra sulle strade" l’ho letto sul giornale di oggi, forse di ieri o forse in tutti e due. Non posso guidare mentre tengo il cellulare tra le mani, è reato. Dico sul serio, è reato. 
Lei me lo aveva detto, stava iniziando ad odiarmi ed io lo sapevo. Mi odiava perché eravamo troppo diversi. E chi lo dice che dobbiamo essere uguali? Diceva di odiarmi perché non ero attento alle nuove mode, troppo anacronistico, troppo "old" o troppo poco "smart"… Era tutto tra il tragico e il comico: tragico per lei, comico per me. Mi odiava perché non sapevo l’inglese: "if you want speak with me …." o qualcosa del genere. Le rispondevo sempre "fuck", l’ho imparato da Pulp Fiction.

Dice di amare l’America e l’Inghilterra, l’Italia è troppo piena di corrotti e mafiosi. Siamo tutti schiavi, dice. L’America è il paese libero, il vero paese libero, il difensore dei fragili equilibri mondiali: l’America!!

La casa di Laura è davanti a me col suo solito colore arancio vomitevole più che simpatico. Cerco di parcheggiare l’auto nel cortile di casa tenendo il cellulare nella mano destra intenta ad innescare la retromarcia. Saluto la signora Maria divertita tra le sue rose e gli ultimi suoi piccoli desideri di fine vita. Salgo all’ultimo piano, apro il portone con le chiavi che Laura mi aveva affidato ed entro. Non c’è nessuno e come al solito la luce nel bagno è accesa e un filo d’acqua goccia dal rubinetto. L’alcova, la nostra, è vuota. Fa quasi pena così vuota. In cucina apro il frigo, non c’è un cazzo a parte insalate e verdure e yogurt e mozzarelline, tutta roba per fissate modelle.
Mi riempio un bicchiere di brandy infilandoci del ghiaccio. Mi sdraio sulla poltrona col cellulare. Non ricordo neanche perché sono venuto qui, forse… all’improvviso mi torna su tutto l’alcol dallo stomaco. Corro in bagno e vomito. Rimango davanti lo specchio e mi vedo piangere. Lacrime sceme! Piangere.
Torno in cucina, apro il gas che inizia a diffondersi per tutta casa. Annuso per un po’ l’aria sempre più pesante e mi sento felice, appagato! Rimango lì a rilassarmi e inizio a provare la dolce sensazione di poter morire. Stasera quando tornerà Laura  farà un bel salto ed io sarò da qualche parte a festeggiare. Festeggiare cosa?

Riprendo il cellulare dal divano ed esco fuori. Rifaccio tutta la strada a ritroso. Torno anche al bar. I due vecchietti stanno ancora lì: è così che si passa il tempo a settant’anni? Il barista mi versa whisky con ghiaccio. Mi guarda e mi dice qualcosa ma non capisco e allora lascia perdere.
Pago il conto, saluto i vecchietti e salto in macchina. Accelero a più non posso. Mentalmente mi leggo il giornale di domani, sulla cronaca regionale ci sarà anche Laura, chissà che bell’articolo…

Tengo Il cellulare nella mano destra, tra il cambio e la mano. Per un attimo mi viene in mente la signora Maria con i suoi fiori e i due vecchietti con le loro carte ed io con la mia vita davanti e Laura con la sua morte. La strada ora è veloce, l’aria è precisa e la radio dà una bella canzone (d’amore?)… si, è il momento giusto, il momento adatto. Un’auto clacsona prepotentemente all’incrocio, sembra fatta…
Guardo il contachilometri e premo ancora di più sull’acceleratore, apro il finestrino e getto il cellulare fuori, sulla strada.
Prima che si frantumasse a terra l’ho sentito squillare: chissà chi era!!

                                                                                                                          Jeff

 

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