L'esame microscopico del sedimento urinario rappresenta un mezzo indispensabile
nella diagnosi delle malattie uro-nefrologiche. Lo studio del sedimento
urinario e quindi la sua interpretazione non deve mai essere separata dall'esame
fisico-chimico del campione di urina. Per il suo allestimento, ed in particolare
per la sua interpretazione, è richiesta una grande accuratezza ed
esperienza.
L'esame generalmente
viene eseguito su urine fresche, possibilmente emesse da non più
di 1-2 ore. L'utilizzo di campioni di urina a distanza di diverse ore dalla
raccolta e mantenute a temperatura ambiente può portare alla presenza
di artefatti a causa delle inevitabili modifiche dei caratteri fisici e
chimici del campione. Infatti, specialmente nel caso di urine ipotoniche,
gli elementi cellulari ed organizzati possono andare incontro ad una rapida
distruzione; inoltre vi è una modifica del pH e crescita batterica.
Per ottenere
un campione idoneo per lo studio del sedimento urinario si utilizzano 5-10
mL di urine che vengono versati in una provetta da centrifuga a fondo conico;
il campione deve essere centrifugato per 10 minuti a velocità moderata,
in genere una velocità compresa fra 1.000 e 1.200 rpm, infatti una
velocità maggiore potrebbe distruggere gli elementi più fragili,
in particolare i cilindri, perdendo interessanti elementi per una corretta
interpretazione. Dopo la centrifugazione, è necessario eliminare
accuratamente il sovranatante e si risospende, agitando delicatamente,
il sedimento in modo da non danneggiare gli elementi presenti. A questo
punto, il sedimento risospeso può essere osservato direttamente
o dopo opportuna colorazione. In entrambi i casi, una piccola goccia del
campione viene posta al di sopra di un vetrino portaoggetto che si copre
poi con un vetrino coprioggetto, evitando la formazione di bolle, oppure
possono essere utilizzati appositi vetrini con camere a spessore costante.
L'osservazione microscopica inizia utilizzando un basso ingrandimento (100
x) questo permette di visualizzare campi microscopici abbastanza ampi,
consentendo una visione di insieme del preparato; successivamente si utilizza
un maggior ingrandimento (400 x) osservando numerosi campi microscopici
per poter effettuare il riconoscimento e la conta degli elementi presenti.
Nel referto, normalmente, viene riportata l'indicazione del numero medio
di elementi presenti in alcuni campi microscopici esaminati a forte ingrandimento
(in genere 400 x).
Le urine di soggetti
sani contengono un numero molto limitato di emazie, leucociti e cilindri;
non esiste però un completo accordo tanto che è ancora discusso
il limite oltre il quale l'eliminazione di questi elementi deve essere
considerata patologica. A questo proposito si indica come limite normale
la presenza di un eritrocita, di 1-2 leucociti e di un occasionale cilindro
ialino per campo microscopico. Oltre ad un'ampia variabilità individuale
esiste, però, anche la possibilità che un certo numero, difficilmente
valutabile, di questi elementi vada incontro ad una lisi spontanea nel
periodo di tempo che intercorre tra l'emissione del campione e l'analisi.
Contemporaneamente
alla valutazione quantitativa è opportuno eseguire anche una valutazione
qualitativa relativa agli elementi osservati; con essa possiamo ottenere
indicazioni utili non solo per la definizione di un reperto come normale
o patologico, ma può anche facilitare un iter diagnostico in senso
nefrologico o urologico e fornire un'indicazione sull'evoluzione e sulla
gravità delle patologie. Gli elementi che possono fornire le più
utili indicazioni qualitative e quantitative sono le emazie, le cellule
nucleate (epiteli delle vie urinarie, cellule renali e leucociti), i cilindri,
i cristalli e i batteri. Normalmente gli elementi osservati vengono quantificati
utilizzando una delle due scale, numerica o nominale; in genere è
consigliabile ricorrere alla scala numerica, espressa come numero di elementi
per campo microscopico, perché fornisce una indicazione più
precisa e soprattutto oggettiva.
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Nella valutazione
del campione in esame sono numerose le variabili pre-analitiche e analitiche
che possono essere causa di errori. Alcune variabili pre-analitiche
e analitiche sono più facilmente standardizzabili perché
sono di pertinenza del laboratorio come: il tempo intercorso dalla emissione
del campione all'analisi, il volume del campione centrifugato, la velocità
di centrifugazione, il volume del sovranatante, la quantità del
colorante e della goccia di urina sul vetrino. Altre variabili, invece,
sono più difficilmente standardizzabili e possono essere fonte di
una errata interpretazione dei risultati in quanto meno controllabili come:
la corretta raccolta del campione da parte del paziente o la stessa concentrazione
urinaria. E' compito del laboratorio informare il paziente su alcune regole
che dovrà seguire prima e durante la raccolta del campione di urina.
Il campione più
idoneo, sia per un corretto esame fisico-chimico che per un buono studio
del sedimento urinario, è rappresentato dall'urina del mattino,
cioè quella che ha soggiornato durante la notte, o almeno per 3-4
ore, in vescica. Questa urina è la più indicata perché
più acida e concentrata e possiede caratteristiche che la rendono
più idonea per la ricerca dei componenti patologici e per l'esame
del sedimento. Questo perché durante il riposo notturno si instaura
una acidosi respiratoria fisiologica per aumentata l'eliminazioni urinaria
dei radicali acidi, inoltre poiché durante la notte vi è
una ridotta o assente assunzione di liquidi con riduzione del filtrato
glomerulare, le urine prodotte durante questo periodo sono più concentrate.
In queste urine più acide e più concentrate gli elementi
cellulari e i cilindri si conservano meglio.
Inoltre il paziente
deve eseguire una corretta igiene dei genitali esterni con detergenti seguita
da abbondante risciacquo con acqua prima della raccolta del campione; il
quale deve essere raccolto in un contenitore sterile avvendo cura di scartare
il primo getto dell'urina emessa. Queste poche regole consentono di ottenere
un campione idoneo per eseguire l'esame standard dell'urina e lo studio
del sedimento urinario: infatti l'abbondante risciacquo con acqua elimina
i residui di detergenti che possono inquinare il campione ed alterare l'esame
chimico effettuato con le strisce reattive; scartare il primo getto dell'urina
emessa evita l'inquinamento del campione da parte delle cellule di sfaldamento
e dei batteri presenti nel primo tratto dell'uretra.
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