Ne ho aggiunte di nuove() e così, per non fare confusione, le ho messe in ordine alfabetico(solo i Titoli qui sotto xo'!)^___^!!
(la canzone di sottofondo è "Il vecchio e il bambino"

ADDIO

AUSCHWITZ

BISANZIO
BOLOGNA

CANZONE QUASI D'AMORE

CANZONE X ANNA

CANZONE X SILVIA

CANZONE X UN'AMICA

CINQUE ANATRE

CIRANO

CULODRITTO

DIO E' MORTO

HO ANCORA LA FORZA

IL COMPLEANNO

IL VECCHIO E IL BAMBINO

INCONTRO

I FICHI  

LAGER

L'AVVELENATA

LUI E LEI

PER FARE UN UOMO

PICCOLA STORIA IGNOBILE

PRIMAVERA DI PRAGA

SAMANTHA

SCIROCCO

 

 

L'AVVELENATA


Ma s’io avessi previsto tutto questo
(dati causa e pretesto),
le attuali conclusioni
 credete che per questo quattro soldi,
questa gloria da stronzi,
avrei scritto canzoni;
va beh lo ammetto che mi son sbagliato
e accetto il "crucifige" e così sia;
chiedo tempo, son della razza mia,
per quanto grande sia
il primo che ha studiato.

Mio padre in fondo aveva anche ragione
a dir che la pensione
è davvero importante.
Mia madre non aveva poi sbagliato
a dir che un laureato
conta più di un cantante.
Giovane ingenuo io ho perso la testa
sian stati i libri o il mio provincialismo
e un cazzo in culo e accuse di arrivismo
dubbi di qualunquismo
son quello che mi resta.

Voi critici, voi personaggi austeri
militanti severi
chiedo scusa a vossia
però non ho mai detto che a canzoni
si fan rivoluzioni,
si possa far poesia.
Io canto quando posso, come posso
quando ne ho voglia senza applausi o fischi
vendere o no non passa fra i miei rischi
non comprate i miei dischi
e sputatemi addosso.

Secondo voi ma a me cosa mi frega
di assumermi la bega
di star quassù a cantare.
Godo molto di più nell'ubriacarmi
oppure a masturbarmi o, al limite,
a scopare.
Se son d'umore nero allora scrivo
frugando dentro alle nostre miserie.
Di solito ho da far cose più serie
costruir su macerie
o mantenermi vivo.

Io tutti, io niente, io stronzo, io ubriacone
io poeta, io buffone,
io anarchico, io fascista
io ricco, io senza soldi, io radicale,
io diverso ed io uguale
negro, ebreo, comunista!
Io frocio, io perché canto so imbarcare
Io falso, io vero, io genio, io cretino
io solo qui alle quattro del mattino
l'angoscia e un po' di vino,
voglia di bestemmiare.

Secondo voi ma chi me lo fa fare
di star ad ascoltare
chiunque ha un tiramento.
Ovvio il medico dice : "sei depresso",
neppure dentro al cesso
possiedo un mio momento.
Ed io che ho sempre detto che era un gioco
sapere usare o no di un certo metro.
Compagni il gioco si fa teso e tetro
comprate il mio didietro,
io lo vendo per poco.

Colleghi cantautori, eletta schiera
che si vende alla sera
per un po' di milioni.
Voi che siete capaci fate bene
aver le tasche piene
e non solo i coglioni.
Che cosa posso dirvi? Andate e fate.
Tanto ci sarà sempre, lo sapete,
un musico fallito, un pio, un teorete,
un Berlusconi e un prete
a sparar cazzate

Ma se io avessi previsto tutto questo
dati causa e pretesto,
forse farei lo stesso.
Mi piace far canzoni e bere vino
mi piace far casino
e poi sono nato fesso.
E quindi tiro avanti e non mi svesto
dei panni che son solito portare
ho tante cose ancora da raccontare,
per chi vuole ascoltare,
e a culo tutto il resto!

TORNA SU

 AUSCHWITZ


Son morto ch'ero bambino
son morto con altri cento
passato per un camino
e ora sono nel vento
e ora sono nel vento

Ad Auschwitz c'era la neve
il fumo saliva lento
nei campi tante persone
che ora sono nel vento

Nei campi tante persone
ma un solo grande silenzio
che strano non ho imparato
a sorridere qui nel vento

Io chiedo come può un uomo
uccidere un suo fratello
eppure siamo a milioni
in polvere qui nel vento.

Ancora tuona il cannone
ancora non è contenta
di sangue la bestia umana
e ancora ci porta il vento.

 

Io chiedo quando sarà
che un uomo potrà imparare
a vivere senza ammazzare
e il vento si poserà.

TORNA SU

CANZONE PER ANNA

La luce incerta della sera getta
fantasmi ed ombre sulla tua finestra
non pensi, o non vorresti più pensare.
Bambine in fiore con sorrisi ambigui
che lungo i colli si faranno cupi
rincasano veloci per mangiare.
E tu hai già conosciuto questo gioco,
non sai più com'era in quel passato,
non sai se sorridere od urlare.

Non sei più bella come un tempo
quando cercò il tuo corpo quello di un compagno,
dimmi se fu paura o fu piacere.
Ma adesso senti il tempo che ti abbraccia
come un qualcosa che ti segna in faccia,
che non si vede, ma che sai d'avere.
È  come quel male a cui non si da il nome,
un'ossessione circolare
fra la volontà  ed il non potere.

Brandelli di canzoni frasi e televisioni parlano dalle finestre aperte,
in un telegiornale qualcuno il bene o il male denuncia, auspica, avverte,
frasi del quotidiano ti sfiorano pian piano ed entrano senza toccarti,
si infilano negli angoli della tua casa suoni che non sai.
Un uomo in canottiera dietro ad una ringhiera innaffia i fiori cittadini,
un grido, un pianto acuto, già spento in un minuto segnalano tragedie di bambini,
odori di frittate, minestre riscaldate combattono lo smog di un diesel,
un fuoristrada assurdo che romba per partire e non va mai.

E tu sei sola, sola, sola, sola,
ti senti sola, sola, sola, sola,
e pensi a un figlio temuto, che ora non hai.
Ma ad un attimo quel tuo pensiero
atomo incerto in mezzo al falso e al vero
per lasciar posto ai giorni che vivrai.
Niente se e forse,
fra l'occasioni avute e perse,
restano solo ore scomparse,
di certo hai solo quello che farai.

La luce incerta della sera fonde
col buio ch'entra presto si confonde
tutto come a chi guarda senza un fuoco.
La luce accende in viso,
si disegna forse un sorriso
che le labbra spiega come se fosse stato tutto un gioco.
Fa niente.
Danno in tv un programma intelligente,
ci vuole un te aromatico e bollente
poiché  il sonno arrivi a poco a poco.

TORNA SU

CANZONE PER UN'AMICA


Lunga e diritta correva la strada
l'auto veloce correva
La dolce estate era già cominciata
vicino, lui sorrideva,
vicino, lui sorrideva

Forte la mano teneva il volante
forte il motore cantava
non lo sapevi che c'era la morte
quel giorno che ti aspettava,
quel giorno che ti aspettava.

Non lo sapevi che c'era la morte
quando si è giovani è strano
poter pensare che la nostra sorte
venga e ci prenda per mano,
venga e ci prenda per mano.

Non lo sapevi, ma cosa hai pensato
quando la strada è impazzita
quando la macchina è uscita di lato
e sopra un'altra è finita,
e sopra un'altra è finita.

Non lo sapevi ma cosa hai sentito
quando lo schianto ti ha uccisa
quando anche il cielo di sopra è crollato
quando la vita è fuggita,
quando la vita è fuggita.

Dopo il silenzio soltanto è regnato
tra le lamiere contorte
sull'autostrada cercavi la vita
ma ti ha incontrato la morte,
ma ti ha incontrato la morte.

Vorrei sapere a che cosa è servito
vivere, amare, soffrire,
spendere tutti i tuoi giorni passati
se presto hai dovuto partire,
se presto hai dovuto partire.

Voglio però ricordarti com'eri
pensare che ancora vivi
voglio pensare che ancora mi ascolti
e che come allora sorridi,
e che come allora sorridi.

TORNA SU

 

Canzone per Silvia

 

Il cielo dell'America son 1000 cieli sopra 1 continente, il cielo della Folorida è 1 staccio che è bagnato D celeste...Ma il cielo la' in prigione non è cielo è 1 qualche cosa che riveste il giorno e il giorno dopo e 1'altro ancora sempre dello stesso niente...

E fuori c'è 1 strada all'infinito lunga come la speranza e attorno c'è 1 villaggio sfilacciato, hotel chiese case aiuole, paludi dove 1 tempo ormai lontano dominava il solminore
ma attorno alla prigione c'è 1 deserto dove spesso il vento danza...
Son tanti gli anni fatti e tanti in +' che sono ancora da passare in giorni giorni giorni che fan mesi che fan anni e anni amari... A Silvia la in prigione cosa resta?Non le resta che guardare l'America negli occhi sorridendo coi suoi limpidi occhi chiari...
Gia'................L'America è grandiosa ed è potente tutto è niente il bene e il male...
Citta' coi grattacieli e con gli slalom e nostalgia di un grande ieri... teconologie avanzate all'orizone all'orizonte dei pionieri... ma a volte l'orizone è solamente 1 prigione federale...
L'America è 1 statua che ti accolglie simboleggia biancha e pura La Liberta' e dall'alto fiera abbraccia tutta quanta la nazione... Per Silvia questa Statua simboleggia solamente la prigione, perchè di questa piccola Italiana ora l'America ha paura...Paura del diverso, del contrario,  di chi lotta per cambiare, paura delle idee di gente libera che soffre sbaglia e spera!!! NAZIONE DI BIGOTTI ORA VI CHIEDO DI LASCIARLA RITORNARE PERCHE'
NON E' POSSIBILE RINCHIUDERE LE IDEE IN 1 GALERA!!!!
Il cielo dell'America son 1000 cieli sopra 1 continente, ma il cielo da rinchiusi non esiste, è solo un dubbio, un'intuizione... Mi chiedo se ci sono idee per cui valga restare la in prigione e Silvia non ha mai ucciso nessuno e non ha mai rubato niente... Mi chiedo cosa pensi la mattina nel trovarsi il sole accanto o come fa a scacciare fra quei muri la sua grande nostalgia...o quando all'improvviso 1 acquazzone spezza la monotonia...
mi chiedo cosa faccia adesso Silvia mentre io qui piano la canto...
Mi chiedo ma non riesco a immaginarlo penso a questa Donna Forte che ancora lotta e spera perchè adesso sa' che nn sarà +' sola!!!! La vedo con la sua maglietta addosso con su scritte le parole:
DA SEMPRE L'INGNORANZA FA' PAURA ED IL SILENZIO E' UGUALE A MORTE...

TORNA SU

CANZONE QUASI D'AMORE


Non starò più a cercare parole che non trovo
per dirti cose vecchie con il vestito nuovo
per raccontarti il vuoto che, al solito,
ho di dentro
e partorire il topo vivendo sui ricordi
giocando coi miei giorni col tempo
 

O forse vuoi che dica che ho i capelli più corti
o che per le mie navi son quasi chiusi i porti
io parlo sempre tanto ma non ho ancora fedi
non voglio menar vanto di me o della mia vita
costretta come dita ...dei piedi

Queste cose le sai perché siam tutti uguali
e moriamo ogni giorno dei medesimi mali
perché siam tutti soli ed è nostro destino
tentare goffi voli d'azione o di parola,
volando come vola il tacchino

Non posso farci niente e tu puoi fare meno
sono vecchio d'orgoglio mi commuove il tuo seno
e di questa parola io quasi mi vergogno
ma... c'è una vita sola non ne sprechiamo niente
in tributi alla gente o al sogno

Le sere sono uguali ma ogni sera è diversa
e quasi non ti accorgi dell'energia dispersa
a ricercare i visi che ti han dimenticato
vestendo abiti lisi buoni ad ogni evenienza
inseguendo la scienza ...o il peccato

Tutto questo lo sai e sai dove comincia
la grazia o il tedio a morte del vivere in provincia
per te sian tutti uguali siamo cattivi buoni
e abbiam gli stessi mali siamo vigliacchi e fieri
saggi, falsi, sinceri... coglioni

Ma dove te ne andrai? ma dove sei già andata?
ti dono, se vorrai, questa noia già usata
tienila in mia memoria ma non è un capitale,
ti accorgerai da sola, nemmeno dopo tanto,
che la noia, di un altro, non vale

D'altra parte lo vedi scrivo ancora canzoni
e pago la mia casa pago le mie illusioni
fingo d'aver capito che vivere è incontrarsi
aver sonno, appetito, far dei figli, mangiare,
bere, leggere, amare... grattarsi

TORNA SU

 CINQUE ANATRE


Cinque anatre volano a sud,
molto prima del tempo l'inverno è arrivato
Cinque anatre in volo vedrai,
contro il sole velato, contro il sole velato...

Nessun rumore sulla taiga
solo un lampo un istante ed un morso crudele
quattro anatre in volo vedrai ed una preda cadere
ed una preda cadere...

Quattro anatre volano a sud
quanto dista la terra che le nutriva
quanto la terra che le nutrirà e l'inverno già arriva
e l'inverno già arriva...

 

Il giorno sembra non finire mai
bianca fischia ed acceca nel vento la neve
solo tre anatre in volo vedrai e con un volo ormai greve
e con un volo ormai greve

A cosa pensan nessuno lo saprà
nulla pensan l'inverno e la grande pianura
e a nulla il gelo che il suolo spaccherà con un gridare che dura
con un gridare che dura

E il branco vola, vola verso sud
nulla esiste più attorno se non sonno e fame
solo due anatre in volo vedrai verso il sud che ora appare
verso il sud che ora appare

Cinque anatre andavano a sud
forse una soltanto vedremo arrivare
ma quel suo volo certo vuole dire che bisognava volare
che bisognava volare
che bisognava volare
che bisognava volare

TORNA SU

CIRANO

Venite pure avanti, voi con il naso corto,
signori imbellettati, io più non vi sopporto
Infilerò la penna fin dentro al
vostro orgoglio
perché con questa spada vi uccido
quando voglio.

Venite pure avanti poeti sgangherati,
inutili cantanti di giorni sciagurati,
buffoni che campate di versi senza forza
avrete soldi e gloria ma non avete scorza;
godetevi il successo, godete finché dura
ché il pubblico è ammaestrato
e non vi fa paura
e andate chissà dove per non pagar le tasse
col ghigno e l'ignoranza dei primi della classe.
Io sono solo un povero cadetto di Guascogna
però non la sopporto la gente che non sogna.

Gli orpelli? L'arrivismo? All'amo non
abbocco
e al fin della licenza io non perdono
e tocco.

Facciamola finita, venite tutti avanti
nuovi protagonisti, politici rampanti;
venite portaborse, ruffiani e mezze calze,
feroci conduttori di trasmissioni false
che avete spesso fatti
del qualunquismo un arte;
coraggio liberisti, buttate giù le carte
tanto ci sarà sempre chi pagherà le spese
in questo benedetto assurdo bel paese.
Non me ne frega niente
se anch'io sono sbagliato,
spiacere è il mio piacere,
io amo essere odiato;
coi furbi e i prepotenti
da sempre mi balocco
e al fin della licenza
io non perdono e tocco.


Ma quando sono solo con questo naso al piede
che almeno di mezz'ora da  sempre mi precede
si spegne la mia rabbia e ricordo con dolore
che a me è quasi proibito il sogno di
   
un amore;
non so quante ne ho amate, non so
quante ne ho avute,
per colpa o per destino le donne le
ho perdute
e quando sento il peso d'essere
sempre solo
mi chiudo in casa e scrivo e
scrivendo mi consolo,
ma dentro di me sento che il grande
amore esiste,
amo senza peccato, amo ma sono triste
perché Rossana è bella, siamo così diversi;
a parlarle non riesco, le parlerò coi versi.

Venite gente vuota, facciamola finita:
voi preti che vendete a tutti un'altra vita;
se c'è come voi dite un Dio nell'infinito
guardatevi nel cuore, l'avete già tradito
e voi materialisti, col vostro chiodo fisso
che Dio è morto e l'uomo è solo in questo abisso,
le verità cercate per terra, da maiali,
tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali;
tornate a casa nani, levatevi davanti,
per la mia rabbia enorme mi servono giganti.
Ai dogmi e ai pregiudizi da sempre non abbocco
e al fin della licenza io non perdono e tocco.

Io tocco i miei nemici col naso e con la spada
ma in questa vita oggi non trovo più la strada,
non voglio rassegnarmi ad essere cattivo
tu sola puoi salvarmi, tu sola e te lo scrivo;
dev'esserci, lo sento, in terra in cielo o un posto
dove non soffriremo e tutto sarà giusto.
Non ridere, ti prego, di queste mie parole,
io sono solo un'ombra e tu, Rossana, il sole;
ma tu, lo so, non ridi, dolcissima signora
ed io non mi nascondo sotto la tua dimora
perché ormai lo sento, non ho sofferto invano,
se mi ami come sono, per sempre tuo
Cirano.

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IL COMPLEANNO

Non è proprio il giorno dei tuo compleanno,
però è di domenica e le feste si fanno
e di sera tuo padre vuol stare
a guardar la T.V.
Hai messo il vestito modello francese
che è quasi costato la paga d'un mese,
l'amica ti ha detto dov'è il parrucchiere
che è caro, ma è tanto bravino.
Tua madre ti ha fatto la torta di riso,
darai un po' di vermut e un poco di vino;
su "Grazia" hai imparato
a ricevere gli ospiti, e ormai
aspetti che inizi la grande giornata,
la sala migliore è di già illuminata,
ti guardi allo specchio,
sei un po' emozionata perché lui verrà.

Arrivano i primi in ritardo di rito,
l'amica migliore ti ha copiato il vestito,
e attorno a sé sparge il suo fascino
e odor di "Chanel".
Ti han fatto il regalo, son stati carini,
il disco di moda ed i cioccolatini,
la zia dalla porta ti manda i cugini,
"perché non volete i bambini"?
Si mettono i dischi, si balla allacciati,
c'è un po' di penombra,
son tutti accoppiati,
arriva la torta,
si ride e si scherza ed ormai
il tempo e passato e la grande giornata
è quasi finita, e non è cominciata,
hai visto che lui
la tua amica ha baciato e da te non verrà.

Non piangere il giorno del tuo compleanno,
gli amici ti guardano, cosa diranno,
tra un po' se ne andranno e tuo padre
starà alla T.V.
Non hai più il vestito modello francese,
le luci di sala non sono più accese,
la festa è finita e son tante le spese,
e siam solo ai primi del mese.
L'amica migliore ti ha già salutato,
appena lei è uscita anche lui se n'è andato,
ti ha appena guardato
per correre fuori con lei.
Consolati e pensa che il tuo compleanno
ritorna fra poco, soltanto fra un anno,
gli amici gentili un regalo faranno,
ed il tuo tempo va
e non tornerà.

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DIO È MORTO


Ho visto la gente della mia età andare via
lungo le strade che non portano mai a niente
cercare il sogno che conduce alla follia
nella ricerca di un qualcosa che non trovano
nel mondo che hanno già

lungo le strade che dal vino son bagnate
Dentro alle stanze da pastiglie trasformate
lungo alle nuvole di fumo
del mondo fatto di città
 essere contro ed ingoiare
La nostra stanca civiltà,
è un dio che è morto
ai bordi delle strade dio è morto
nelle auto prese a rate dio è morto
nei miti dell'estate dio è morto

Mi han detto che questa mia generazione ormai non crede
in ciò che spesso è mascherato con la fede
nei miti eterni della patria e dell'eroe
perché è venuto ormai il momento di negare
tutto ciò che è falsità
le fedi fatte di abitudine e paura
una politica che è solo far carriera
il perbenismo interessato
la dignità fatta di vuoto
l'ipocrisia di chi sta sempre
con la ragione e mai col torto
è un dio che è morto
nei campi di sterminio dio è morto
coi miti della razza dio è morto
con gli uomini di partito dio è morto.

Ma penso che questa mia generazione è preparata
ad un mondo nuovo e a una speranza appena nata
ad un futuro che ha in mano,
a una rivolta senza armi
perché noi tutti ormai sappiamo
che se dio muore è per tre giorni
e poi risorge
in ciò che noi crediamo dio è risorto
in ciò che noi vogliamo dio è risorto
nel mondo che faremo dio è risorto.

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HO ANCORA LA FORZA

Ho ancora la forza che serve a camminare,
picchiare ancora contro per non lasciarmi stare
ho ancora quella forza che ti serve
quando dici: "Si comincia !"
 

E ho ancora la forza di guardarmi attorno
mischiando le parole con due pacchetti al giorno,
di farmi trovar lì da chi mi vuole
sempre nella mia camicia...
 

Abito sempre qui da me,
in questa stessa strada che non sai mai se c'è
e al mondo sono andato,
dal mondo son tornato sempre vivo...
 

Ho ancora la forza di starvi a raccontare
le mie storie di sempre, di come posso amare,
di tutti quegli sbagli che per un
motivo o l'altro so rifare...
E ho ancora la forza di chiedere anche scusa
o di incazzarmi ancora con la coscienza offesa,
di dirvi che comunque la mia parte
ve la posso garantire...
 

Abito sempre qui da me,
in questa stessa strada che non sai mai se c'è
nel mondo sono andato,
dal mondo son tornato sempre vivo...
 

Ho ancora la forza di non tirarmi indietro,
di scegliermi la vita masticando ogni metro,
di far la conta degli amici andati e dire:
"Ci vediam più tardi..."
 

E ho ancora la forza di scegliere parole
per gioco, per il gusto di potermi sfogare
perché, che piaccia o no, è capitato
che sia quello che so fare...
 

Abito sempre qui da me,
in questa stessa strada che non sai mai se c'è
col mondo sono andato
e col mondo son tornato sempre vivo...

Scritta con LUCIANO LIGABUE

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INCONTRO

E correndo mi incontrò lungo le scale
quasi nulla mi sembrò cambiato in lei
la tristezza poi ci avvolse come miele
per il tempo scivolato su noi due.

Il sole che calava già
rosseggiava la città
già nostra ed ora straniera
incredibile e  fredda;
come un istante "deja vu"
ombra  della gioventù
ci circondava la  nebbia.

Auto ferme ci guardavano in silenzio
vecchi muri proponevan nuovi eroi
dieci anni da narrare l'uno all'altro
ma le frasi rimanevan dentro in noi
"cosa fai ora, ti ricordi,
eran belli i nostri tempi,
ti ho scritto è un anno,
mi han detto che eri ancor via".
E poi la cena a casa sua,
la mia nuova cortesia,
stoviglie color nostalgia.

E le frasi quasi fossimo due vecchi
rincorrevan solo il tempo dentro in noi
per la prima volta vidi quegli specchi
capii i quadri, i soprammobili ed i suoi.
I nostri miti morti ormai,
la scoperta di Hemingway
il sentirsi nuovi
le cose sognate e poi viste
la mia America e la sua
diventate nella via
la nostra città tanto triste.

Carte e vento volan via nella stazione
freddo e luci accese forse per noi lì
ed infine in breve la sua situazione
uguale quasi a tanti nostri film:
come in un libro scritto male
lui si era ucciso per natale
ma il triste racconto sembrava
assorbito dal buoi
povera amica che narravi
dieci anni in poche frasi
e io i miei in un solo saluto.

E pensavo dondolato dal vagone
"cara amica il tempo prende il tempo dà
noi corriamo sempre in una direzione
ma qual sia e che senso abbia chi lo sa
restano i sogni senza tempo
le impressioni di un momento
le luci nel buio
di case intraviste da un treno
siamo qualcosa che non resta
frasi vuote nella testa
e il cuore di simboli pieno."

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LAGER

Un lager. Cos'è un lager?
E una cosa nata in tempi tristi,
dove dopo passano i turisti
occhi increduli agli orrori visti
(non buttar la pelle del salame!)
Cos'è un lager?
È una cosa come un monumento,
e il ricordo assieme agli anni è spento
non ce n'è mai stati, solo in quel momento,
l'uomo in fondo è buono,
meno il nazi infame!

Cos'è un lager?
Ma ce n'è, ma c'è chi li ha veduti,
o son balle di sopravvissuti?
Illegali i testimoni muti,
non si facciano nemmen parlare!
Cos'è un lager?

Sono mille e mille occhiaie vuote,
sono mani magre abbarbicate ai fili
son baracche e uffici, orari, timbri, ruote,
son routine e risa dietro a dei fucili
sono la paura l'unica emozione,
sono angoscia d'anni dove il niente è tutto
sono una follia ed un'allucinazione
che la nostra noia sembra quasi un rutto
sono il lato buio della nostra mente,
sono un qualche cosa da dimenticare
sono eternità di risa di demente,
sono un manifesto che si può firmare.

E un lager,
Cos'è un lager?
Il fenomeno ci fu. È finito!
Li commemoriamo, il resto è un mito!
l'hanno confermato ieri al mio partito,
chi lo afferma è un qualunquista cane.
Cos'è un lager?
È una cosa sporca, cosa dei padroni,
cosa vergognosa di certe nazioni
noi ammazziamo solo per motivi buoni,
quando sono buoni?
Sta a noi giudicare.

Cos'è un lager?
È una fede certa e salverà la gente,
l'utopia che un giorno si farà presente
millenaria idea, gran purga d'occidente,
chi si oppone è un giuda
e lo dovrai schiacciare.
Cos'è un lager?

Son recinti e stalli di animali strani,
gambe che per anni fan gli stessi passi
esseri diversi, scarsamente umani,
cosa fra le cose, l'erba, i mitra i sassi
ironia per quella che chiamiam ragione,
sbagli ammessi solo sempre troppo dopo
prima sventolanti giustificazione,
una causa santa, un luminoso scopo
sono la consueta prassi del terrore,
sempre per qualcosa, sempre per la pace
sono un posto in cui spesso la gente muore,
sono un posto in cui, peggio,
la gente nasce.

E un lager.
Cos'è un lager?
E una cosa stata, cosa che sarà,
può essere in un ghetto, fabbrica, città
contro queste cose o chi non lo vorrà,
 contro chi va contro o le difenderà
prima per chi perde e poi chi vincerà,
uno ne finisce ed uno sorgerà
sempre per il bene dell'umanità,
chi di voi kapò, chi vittima sarà
in un lager.

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LUI E LEI

Lui e lei s'incontrano nel giorno
mentre la città d'attorno sembra nuova.
Lui e lei riscoprono le cose
che credevano perdute nella noia.

Tutto il piacere di sentirsi chiedere
la propria breve vita, la frase conosciuta,
la storia già narrata.
Lui e lei, a leggere i poeti
che nessuno al mondo poi leggerà mai.
Lui e lei, riempire di sospiri
lunghe pause di pensieri
mentre il suono del silenzio li accompagna.

Lui e lei s'incontrano d'accordo
nel consueto vecchio posto d'ogni giorno.
Lui e lei ritrovano ogni cosa
che già il tempo ha ricoperto con la noia.

Ed ogni giorno ormai sentirsi raccontare
la storia conosciuta, la frase risaputa,
la propria morta vita.

Lui e lei, a leggere un giornale,
camminando lungo il viale verso casa.
Lui e lei, riempire di pensieri,
lunghe pause piene d'ira
mentre il vuoto del silenzio li accompagna.

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PER FARE UN UOMO

E cade la pioggia
e cambia ogni cosa
la morte e la vita
non cambiano mai
non cambiano mai
l'inverno è tornato
l'estate è finita
la morte e la vita
rimangono uguali.

Per fare un uomo
ci voglion vent'anni
per fare un bimbo
un'ora d'amore
per una vita
migliaia di ore
per il dolore
è abbastanza un minuto.

E verrà il tempo
di dire parole
quando la vita
una vita darà
e verrà il tempo
di fare l'amore
quando l'inverno
più a nord se ne andrà.

Poi andremo via
come fanno gli uccelli
che dove vanno
nessuno lo sa
ma verrà un tempo
e quel cielo vedremo
quando l'inverno
dal nord tornerà.

E cade la pioggia
e cambia ogni cosa
la morte e la vita
non cambiano mai
l'estate è passata
l'inverno è alle porte
la vita e la morte
rimangono uguali.

TORNA SU

SCIROCCO

Ricordi? Le strade erano piene di quel lucido scirocco
che trasforma una realtà abusata e la rende irreale,
sembravano alzarsi le torri in un largo gesto barocco
e in via dei Giudei volavano velieri, come in un porto canale.
Tu, dietro al vetro di un bar impersonale, seduta a un tavolo da poeta francese,
con la tua solita faccia aperta ai dubbi
e un po' di rosso routine dentro al bicchiere;
pensai d'entrare per stare insieme a bere
e a chiacchierare di nubi.
Ma lei arrivò affrettata, danzando nella rosa
di un abito di percalle che le fasciava i fianchi,
e cominciò  a parlare, ed ordinò  qualcosa,
mentre nel cielo rinnovato correvano le nubi a branchi
e le lacrime si unirono al latte di quel tè
e le mani disegnavano sogni e certezze,
ma io sapevo come ti sentivi schiacciato
tra lei e quell'altra che non sapevi lasciare,
tra i tuoi due figli e l'una e l'altra morale;
come sembravi inchiodato.
Lei si alzò , con un gesto finale,
poi andò  via, senza voltarsi indietro,
mentre quel vento la riempiva
di ricordi impossibili, di confusioni e immagini.
Lui restò , come chi non sa proprio cosa fare,
cercando ancora chissà  quale soluzione,
ma è  meglio poi, un giorno solo da ricordare
che ricadere in una nuova realtà  sempre identica.
Ora non so davvero dove lei sia finita,
se ha partorito un figlio o come inventa le sere;
lui abita da solo e divide la vita
tra il lavoro, versi inutili e la routine di un bicchiere.
Soffiasse davvero quel vento di scirocco
e arrivasse ogni giorno per spingere a guardare
dietro la faccia abusata delle cose,
nei labirinti oscuri delle case,
dentro lo specchio segreto di ogni viso
.... dentro di noi.

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PRIMAVERA DI PRAGA


Di antichi fasti la piazza vestita
grigia guardava la nuova sua vita
come ogni giorno la notte arrivava
frasi consuete sui muri di Praga

Ma poi la piazza fermò la sua vita
e breve ebbe un grido la folla smarrita,
quando la fiamma violenta ed atroce
spezzò gridando ogni suono di voce.

Son come falchi quei carri appostati
e corron parole sui visi arrossati
corre il dolore bruciando ogni strada
e lancia grida ogni muro di Praga

Quando la piazza fermò la sua vita
sudava sangue la folla ferita
quando la fiamma col suo fumo nero
lasciò la terra e si alzò verso il cielo

Quando ciascuno ebbe tinta la mano,
quando quel fumo si sparse lontano,
Jan Hus di nuovo sul rogo bruciava
all'orizzonte del cielo di Praga.
Dimmi chi sono quegli uomini lenti,
coi pugni stretti e con l'odio fra i denti.
Dimmi chi sono quegli uomini stanchi
di chinar la testa e di tirare avanti.

Dimmi chi era che il corpo portava,
la città intera che lo accompagnava,
la città intera che muta lanciava
una speranza nel cielo di Praga
una speranza nel cielo di Praga
una speranza...........

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IL VECCHIO E IL BAMBINO

Un vecchio e un bambino si preser per mano
e andarono insieme incontro alla sera
la polvere rossa si alzava lontano
e il sole brillava di luce non vera;
l'immensa pianura sembrava arrivare
fin dove l'occhio di un uomo poteva guardare
e tutto d'intorno non c'era nessuno
solo il tetro contorno di torri di fumo.

I due camminavano, il giorno cadeva
Il vecchio parlava e piano piangeva.
Con l'anima assente, con gli occhi bagnati
Seguiva il ricordo di miti passati.
I vecchi subiscon le ingiurie degli anni
Non sanno distinguere il vero dai sogni,
I vecchi non sanno, nel loro pensiero
Distinguer nei sogni il falso dal vero.

E il vecchio diceva, guardando lontano,
"Immagina questo coperto di grano,
Immagina i frutti, immagina i fiori
E pensa alle voci e pensa ai colori.
E in questa pianura fin dove si perde
Crescevano gli alberi e tutto era verde,
Cadeva la pioggia, segnavano i soli
Il ritmo dell'uomo e delle stagioni."

Il bimbo ristette, lo sguardo era triste,
E gli occhi guardavano cose mai viste,
e poi disse al vecchio con voce sognante
"Mi piaccion le fiabe, raccontane altre!”

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CULODRITTO

Ma come vorrei avere i tuoi occhi,
spalancati sul mondo come carte assorbenti
e le tue risate pulite e piene,
quasi senza rimorsi
o pentimenti,
ma come vorrei avere da guardare
ancora tutto come i libri da  sfogliare
e avere ancora tutto, o quasi tutto,
da provare.

Culodritto, che vai via sicura,
trasformando dal vivo cromosomi corsari,
di longobardi, di celti e romani
dell'antica pianura
di montanari,
reginetta dei telecomandi,
di gnosi assolute che asserisci e domandi,
di sospetto e di fede nel mondo
curioso dei grandi,
anche se non avrai
le mie risse terrose di campi,
cortili e di strade,

e non saprai
che sapore ha il sapore dell'uva
rubato a un filare,
presto ti accorgerai
com'è facile farsi un'inutile
software di scienza
e vedrai
che confuso problema è adoprare la
propria esperienza;
Culodritto, cosa vuoi che ti dica?
Solo che costa sempre fatica
e il vivere è sempre quello, ma è
storia antica.
Culodritto, dammi ancora la mano,
anche se quello stringerlaè solo un pretesto
per sentire quella tua fiducia totale
che nessuno mi ha dato,
o mi ha mai chiesto;
vola, vola tu, dove io vorrei volare
verso un mondo dove ancora tutto è da fare
e dove è ancora tutto, o quasi tutto,
da sbagliare

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SAMANTHA

Samantha scende le scale
di un policentro attrezzato comunale,
30 anni e poi l'appartamento sarà suo, o meglio,
dei suoi genitori che ogni mese devono strappare il mutuo
da uno stipendio da fame
ma Milano è tanto grande da impazzire
e il sole incerto becca di sguincio, in questa domenica d'aprile,
ogni pietra, ogni portone ed ogni altro ammennicolo urbanistico

ma Samantha saltella,
non sa d'avere lunghe gambe da cervo
e il seno, come si dice, in fiore, teso, sopra a un corpo
ancora acerbo
e Samantha, Samantha ancora
non sa d'avere un destino da modella
e corre allegra lungo i graffiti osceni delle scale
quasi donna, quasi bella. E fuori:

Milano muore di malinconia,
di sole che tramonta là in periferia,
di auto del ritorno, famiglie, freni e gas di scarico.
Lontano il centro è quasi un altro mondo,
San Siro un urlo che non cogli a fondo,
ti taglia un senso vago di infinito panico.

Spunta un gasometro dietro a muri neri,
oziosi vagolano i tuoi pensieri
e in aria il cielo è un qualche cosa viola carico.

Andrea è giù nel cortile,
jeans regolari e faccia da vinile,
giacca a vento come dio comanda e legata al polso
la bandana, un piede contro al muro e lì l'aspetta perché
vuol parlare,
niente, forse d'amore ma non sa che dire,
con le parole quasi lombarde che non sanno uscire
e si accende rabbioso una Marlboro di alibi

e si guardano di sbieco,
appena un cenno istintivo di saluto
ma a Samantha batte il cuore da morire
mentre Andrea rimane muto;
e lei ritornerà con le MS
per suo padre steso davanti a qualche canale
e lui mediterà al bar dietro a una birra
che la vita può far male.

E Milano sembra che stia li a abbracciarsi
quei due che non sapranno più parlarsi,
solo sfiorarsi in un momento vago e via.
Samantha presto cambierà quartiere
per un destino che non sa vedere,
Andrea diventerà padrone di una pizzeria.

Ed io, burattinaio di parole,
perché mi perdo dietro a un primo sole,
perché mi prende questa assurda nostalgia ?

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PICCOLA STORIA IGNOBILE

Ma che piccola storia ignobile mi tocca raccontare
così solita e banale come tante
che non merita nemmeno due colonne su un giornale
o una musica o parole un po’ rimate
che non  merita nemmeno l'attenzione della gente
quante cose più importanti hanno da fare
se tu te la sei voluta, a loro non importa niente
te l'avevan detto che finivi male....
te l'avevan detto che finivi male....
te l'avevan detto che finivi male....
Ma se tuo padre sapesse
Qual’è stata la tua colpa
rimarrebbe sopraffatto dal dolore
uno che poteva dire:"Guardo tutti a testa alta"
immaginasse appena il disonore
lui, che quando tu sei nata mise via quella bottiglia
per aprirla il giorno del tuo matrimonio
ti sognava laureata, era fiero di sua figlia
se solo immaginasse la vergogna
se solo immaginasse la vergogna
se solo immaginasse la vergogna.
E pensare a quel che ha fatto
per la tua educazione
buone scuole, e poca e giusta compagnia
allevata nei valori di famiglia e religione
di ubbidienza, castità, e di cortesia
dimmi allora quel che hai fatto chi te l'ha mai messo in testa
o dimmi dove e quando l'hai imparato
che non hai mai visto in casa una cosa men che onesta
e di certe cose non si è mai parlato
e di certe cose non si è mai parlato
e di certe cose non si è mai parlato.
E tua madre, che da madre
qualche cosa l'ha intuita
e sa leggere da madre ogni tuo sguardo
devi chiederle perdono, dire che ti sei pentita
che hai capito, che disprezzi quel tuo sbaglio
però come farai a dirle che nessuno ti ha costretta
o dirle che provavi anche piacere!
questo non potrà capirlo, perché lei, da donna onesta
l'ha fatto quasi sempre per dovere....
l'ha fatto quasi sempre per dovere....
l'ha fatto quasi sempre per dovere.
E di lui non dire male, sei anche stata fortunata
in questi casi, sai, lo fanno in molti
sì, lo so, quando lo hai detto, come si usa ti ha lasciata
ma ti ha trovato l'indirizzo e i soldi!
poi ha ragione, non potevi dimostrare che era suo
e poi non sei neanche minorenne
ed allora questo sbaglio è stato proprio tutto tuo
noi non siamo perseguibili per legge....
noi non siamo perseguibili per legge....
noi non siamo perseguibili per legge.....
E così ti sei trovata come a un tavolo di marmo
desiderando quasi di morire
presa come un animale macellato stavi urlando
ma quasi l'urlo non sapeva uscire
e così ti sei trovata fra paure e fra rimorsi
davvero sola fra le mani altrui
e pensavi nel sentire nella carne tua quei morsi
di tuo padre, di tua madre e anche di lui....
di tuo padre, di tua madre e anche di lui....
di tuo padre, di tua madre e anche di lui.
Ma che piccola storia ignobile
sei venuta a raccontarmi
non vedo proprio cosa posso fare
dirti qualche frase usata per provare a consolarti
o dirti: "è fatta ormai, non ci pensare"
è una cosa che non serve a una canzone di successo
non vale due colonne sul giornale
se tu te la sei voluta cosa vuoi mai farci adesso
e i politici han ben altro a cui pensare
e i politici han ben altro a cui pensare
e i politici han ben altro a cui pensare.

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ADDIO

Nell'anno '99 di nostra vita
io, Francesco Guccini, eterno studente
perché la materia di studio sarebbe infinita
e soprattutto perché so di non sapere niente,
io, chierico vagante, bandito di strada,
io, non artista, solo piccolo baccelliere,
perché, per colpa d'altri, vada come vada,
a volte mi vergogno di fare il mio mestiere,
io dico addio a tutte le vostre cazzate infinite,
riflettori e paillettes delle televisioni,
alle urla scomposte di politicanti professionisti,
a quelle vostre glorie vuote da coglioni...
E dico addio al mondo inventato del villaggio globale,
alle diete per mantenersi in forma smagliante
a chi parla sempre di un futuro trionfale
e ad ogni impresa di questo secolo trionfante,
alle magie di moda delle religioni orientali
che da noi nascondono soltanto vuoti di pensiero,
ai personaggi cicaleggianti dei talk-show
che squittiscono ad ogni ora un nuovo "vero"
alle futilità pettegole sui calciatori miliardari,
alle loro modelle senza umanità
alle sempiterne belle in gara sui calendari,
a chi dimentica o ignora l'umiltà...
Io, figlio d'una casalinga e di un impiegato,
cresciuto fra i saggi ignoranti di montagna
che sapevano Dante a memoria e improvvisavano di poesia,
io, tirato su a castagne ed ad erba spagna,
io, sempre un momento fa campagnolo inurbato,
due soldi d'elementari ed uno d'università,
ma sempre il pensiero a quel paese mai scordato
dove ritrovo anche oggi quattro soldi di civiltà...
Io dico addio a chi si nasconde con protervia dietro a un dito,
a chi non sceglie, non prende parte, non si sbilancia
o sceglie a caso per i tiramenti del momento
curando però sempre di riempirsi la pancia
e dico addio alle commedie tragiche dei sepolcri imbiancati,
ai ceroni ed ai parrucchini per signore,
alle lampade e tinture degli eterni non invecchiati,
al mondo fatto di ruffiani e di puttane a ore,
a chi si dichiara di sinistra e democratico
però è amico di tutti perché non si sa mai,
e poi anche chi è di destra ha i suoi pregi e gli è simpatico
ed è anche fondamentalista per evitare guai
a questo orizzonte di affaristi e d'imbroglioni
fatto di nebbia, pieno di sembrare,
ricolmo di nani, ballerine e canzoni,
di lotterie, l'unica fede il cui sperare...
Nell'anno '99 di nostra vita
io, giullare da niente, ma indignato,
anch'io qui canto con parola sfinita,
con un ruggito che diventa belato,
ma a te dedico queste parole da poco
che sottendono solo un vizio antico
sperando però che tu non le prenda come un gioco,
tu, ipocrita uditore, mio simile...
mio amico...

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BISANZIO
Anche questa sera la luna è sorta
affogata in un colore troppo rosso e vago.
Vespero non si vede, si è offuscata,
la punta dello stilo si è spezzata.
Che oroscopo sai trarre questa sera, Mago?
Io Filemazio, protomedico matematico
astronomo, forse saggio.
Ridotto come un cieco a brancicare attorno,
non ho la conoscenza, od il coraggio
per fare quest'oroscopo, per divinar
responso,
e resto qui ad aspettare che ritorni giorno
e devo dire, devo dire,
che sono forse troppo vecchio per capire
che ho perso la mia mente in chissà
quale abuso, od ozio,
ma stan mutando gli astri nelle notti
d'equinozio
O forse io, forse io,
ho sottovalutato questo nuovo dio,
lo leggo in me e nei segni che
qualcosa sta cambiando,
ma è un debole presagio
che non dice come e quando...
Me ne andavo l'altra sera
quasi inconsciamente
giù al porto Bosphoreion
là dove si perde
la terra dentro al mare
fino quasi al niente
e poi ritorna terra
ma non è più occidente
Che importa a questo mare
se essere azzurro o verde?
Sentivo i canti osceni
degli avvinazzati
di gente dallo sguardo avviluppato e vuoto
ippodromo bordello, e nordici soldati
Romani e Greci urlate,
dove siete andati...
Sentivo bestemmiare in Alamanno e in Goto...
Città assurda, città strana...
Di quest'imperatore sposo di puttana,
di plebi smisurate, labirinti ed empietà
di barbari che forse sanno già la verità.
Di filosofi, e di etere,
sospesa tra due mondi, e tra due ere
Fortuna e età han deciso
per un giorno non lontano,
ma il fato chiederebbe
che scegliesse la mia mano, ma...
Bisanzio è forse solo un simbolo insondabile
crudele e ambiguo, come questa vita
Bisanzio è un mondo che non mi è consueto
Bisanzio è un sogno che si fa incompleto
Forse Bisanzio non è mai esistita
e ora è giorno, e un'altra notte è andata
Lucifero è già sorta, e si alza un po' di vento
è freddo sulla torre, o è l'età mia malata
confondo vita e morte, non so chi è passata
mi copro con la testa il capo e più non sento,
e mi addormento...mi addormento...mi addormento.

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BOLOGNA

Bologna è una vecchia signora
dai fianchi un po’ molli
col seno sul piano padano
ed il culo sui colli
Bologna arrogante papale
Bologna la rossa e fetale
Bologna la grassa e l'umana
già un poco Romagna e in odor di Toscana
Bologna per me provinciale
Parigi minore
mercati all'aperto, bistrots
della "rive gauche" l'odore
con Sartre che pontificava,
Baudlaire fra l'assenzio cantava
ed io, modenese volgare,
a sudarmi un amore, fosse pure ancillare.
Però che bohème confortevole
giocata fra casa e osteria
quando a ogni bicchiere rimbalzano
le filosofie
oh come eravamo poetici
ma senza pudore o paura
e i vecchi "imbariaghi" sembravano
la letteratura
oh quanto eravam tutti artistici
ma senza pudore o vergogna
cullati fra i portici cosce di mamma Bologna
Bologna è una donna emiliana
di zigomo forte,
Bologna capace d'amore,
capace di morte
che sa quel che conta e che vale
che sa dov'è il sugo del sale
che valuta il giusto la vita,
e che sa stare in piedi per quanto colpita
Bologna è una ricca signora
che fu contadina
benessere, ville, gioielli
e salami in vetrina
che sa che l'odor di miseria
da mandare giù è cosa seria
e vuole sentirsi sicura
con quello che ha addosso, perché sa la paura
Lo sprechi il tuo odor di benessere
però con lo strano binomio
dei morti per sogni davanti
al tuo Santo Petronio
e i tuoi bolognesi, se esistono,
ci sono od ormai si son persi
confusi e legati a migliaia
di mondi diversi?
ma quante parole ti cantano,
cullando i cliché della gente
cantando canzoni che è come cantare di niente.
Bologna è una strana signora,
volgare e matrona
Bologna bambina per bene,
Bologna busona
Bologna ombelico di tutto,
mi spingi a un singhiozzo e ad un rutto
rimorso per quel che mi hai dato,
che è quasi ricordo, e in odor di passato.


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I FICHI

Io non capisco la gente
che non ci piacciono i fichi:
l’han detto persino gli antichi
sì ai fichi ed abbasso i bignè.
I fichi son quella cosa
Pregevoli assieme al prosciutto
Mangiabili in parte o del tutto
Da soli o sia pure in alcun.
Mangiabili in piedi o a Verona
A letto, al mattino, in stazione,
dovunque dà gioia il melone
questa è un’altra canzone.
Mangiabili in verno o d’estate
E fino l’autunno inoltrato
Ma allora c’ha il nome cambiato
E si chiamano marron-glacees.
Ma quando è maturo e sugoso
È allora il momento del fico
Ch’è buono sicché non vi dico
Oh rabbia, ve l’ho già dett! 
Il fico fa bene alla vista:
gli uccelli ne mangian quintali
e quasi nessuno ha gli occhiali
ma questo è un segreto di poc.
Ma questo è soltanto uno scherzo
Di quello che giova in salute
Su in Svezia che han larghe vedute
I fichi la mutua li dà.
Tè prova ad andar sotto a un camion
Oppure va sotto a un tranvai
Poi va sotto a un fico e vedrai
Di quanto starai tu più ben.
Ma attenti a non far come quello
Che in preda a pensieri lubrichi
Andò sotto a un camion di fichi
Non puro può far molto mal.
Ma ormai sono giunto alla fine
E vi ho visto d’accordo e contenti
Fra un fico e un cazzotto nei denti
Ognuno ormai sceglier saprà.

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