Om Mani Padme Hum



Wesak

IL Wesak è una festività orientale di origine buddista, antica di oltre duemilaecinquecento anni.

Grosso modo si potrebbe identificare con la Pasqua cristiana o il Pesach ebraico, ma il suo significato non è così squisitamente religioso.

Una volta all'anno, nel giorno in cui cade il plenilunio del Toro, in una Valle dell'Himalaya si riuniscono, giungendo da tutte le parti dell'India, del Nepal e del Tibet

pellegrini. Maestri e discepoli di ogni ordine e grado, appartenenti alle più svariate correnti esoteriche, filosofiche e religiose.

Sono accomunati dal fatto di essere le guide spirituali di milioni di individui.

Prendono posto nel luogo convenuto e, intonando il canto dell'OM, comune a tutto

l'oriente, attendono il momento esatto del plenilunio. Quando IL momento è vicino,

entrano in profonda meditazione. Non esistono più barriere di nessun tipo

perché si lavora per l'obiettivo comune dell'evoluzione spirituale del genere umano. La tradizione vuole che, 500 anni avanti Cristo, il Buddha raggiungesse il massimo dell'illuminazione. Dopo una vita trascorsa nell'ascesi e nell'insegnamento degli ideali di pace, amore e compassione, Buddha muore. Raggiunge il Nirvana (l'equivalente del nostro Paradiso) ma, prima di varcare la soglia dell'eterna beatitudine, si volta a guardare il mondo degli uomini. Li vede tormentati dalle lotte, dalla fame, dall'ignoranza, dalle malattie... Prova compassione per loro e pronuncia la "Grande Promessa" : tornerà, ogni anno, per portare a tutti il suo amorevole aiuto e la sua benedizione. In Oriente è stata considerata per secoli una festività pubblica. E' un giorno di riunione, di pellegrinaggio e di attesa gioiosa. Pochi però conoscono il significato profondo di questa festività.

La tradizione

C'è una valle ad altitudine piuttosto elevata sul versante tibetano della catena dell'Himalaya.

Al tempo del plenilunio del Toro, i pellegrini provenienti da tutti i distretti circostanti cominciano a riunirsi: uomini santi e lama si inoltrano nella valle e riempiono la parte sud e quella di mezzo, lasciando quella a nord-est relativamente libera. Qui, secondo la leggenda, si raccoglie il gruppo di quei grandi Esseri che sono i Custodi in Terra del Piano di Dio per il nostro pianeta e per l'umanità. Il nome che diamo a questi Esseri non ha molta importanza. I credenti cristiani possono parlare di Cristo e della Sua Chiesa e

ritenere che costituiscano la grande Nube dei Testimoni che garantiscono all'umanità la salvezza finale. Gli esoteristi possono chiamarli Maestri dì Salvezza. la Gerarchia Planetaria, che nei loro vari gradi sono governati ed istruiti dal Cristo, il Maestro di tutti i Maestri e Istruttore degli uomini e degli angeli. Oppure possiamo chiamarli i Rishi delle Scritture indiane, o la Società delle menti illuminate come negli insegnamenti tibetani. Sono i Grandi Intuitivi ed i Grandi Compagni della nostra presentazione più moderna, e sono l'aggregato dell'Umanità perfetta che ha seguito le orme del Cristo ed è passata per noi al di là del velo, lasciandoci l'esempio che dovremo seguire come Essi hanno fatto. Con la Loro saggezza, il Loro amore e sapere, stanno come una parete di protezione intorno alla nostra razza, cercando di condurci passo passo (come furono condotti ai loro tempi) dalle tenebre alla luce, dall'irreale al reale, dalla morte all'immortalità. Questi conoscitori della Divinità sono i principali partecipanti alla festa del Wesak. Si dispongono all'estremità nord-orientale della valle in cerchi concentrici (secondo la posizione e il grado del Loro sviluppo iniziatico)preparandosi al grande atto di servizio. Di fronte alla roccia, guardando al nord-est. stanno gli Esseri che i loro discepoli chiama-no I Tre Grandi Signori. Sono il Cristo, che sta al centro: il Signore delle forme viventi, il Manu, che sta alla Sua destra; ed il Signore della Civiltà, che sta alla Sua sinistra. Questi tre stanno di fronte alla roccia sulla quale si trova una grande coppa di cristallo piena d'acqua.

Dietro al gruppo di Maestri, adepti, iniziati e lavoratori anziani sotto il piano di Dio, si trovano i discepoli del mondo e gli aspiranti nei loro vari gradi e gruppi (sia nel corpo che fuori dal corpo per cita-re S. Paolo), che costituiscono attualmente il nuovo gruppo di servitori del mondo. Quelli che sono presenti nel corpo fisico si sono recati lì con mezzi ordinari. Gli altri sono presenti con il loro corpo spirituale ed in stato di sogno (il sogno che; riferiscono poi, non può essere il riconoscimento fisico e il ricordo di un evento spirituale interiore?). Quando l'ora del plenilunio si avvicina, su tutta la folla scende una grande quiete e tutti guardano verso nord-est. Hanno luogo certi movimenti rituali in cui i Maestri raggruppati ed i loro discepoli di ogni rango prendono delle posizioni simboliche, formando sul fondo della valle dei simboli significativi come la stella a cinque punte, con il Cristo sul punto più elevato- oppure un triangolo, con il Cristo al vertice- od una croce ed altre forme ben note, che hanno tutte un significato profondo e potente. Tutto ciò viene eseguito al suono di certe parole e frasi esoteriche cantate, dette mantram.

Il canto e il ritmico tessere diventano più forti, e tutti i partecipanti e la folla che osserva innalzano gli occhi al cielo in direzione della parte stretta della valle.

Proprio pochi minuti prima del momento esatto del plenilunio appare in lontananza nel cielo una macchia minuscola.

Si avvicina sempre più, acquistando chiarezza e nitidezza di contorni, finché si vede la forma del Buddha, seduto a gambe incrociate nella posizione di Buddha, rivestito della Sua veste color zafferano, inondato di luce e colore, con le mani tese a benedire.

Quando arriva al punto esattamente sopra la grande roccia, librandosi nell'aria sulla testa dei Tre Grandi Signori, il Cristo intona un grande mantram usato solo una volta all'anno per la festa e l'intero gruppo di persone nella valle si prosterna sulla faccia. Questa invocazione instaura una grande vibrazione o corrente di pensiero di tale potenza , che dal gruppo degli aspiranti, dei discepoli e iniziati che la usano, giunge fino a Dio stesso. Essa segna il momento supremo del più intenso sforzo spirituale di tutto l'anno e la visualizzazione spirituale dell'umanità, e gli effetti spirituali durano per tutti i mesi successivi. L'effetto di questa grande invocazione è uni-versale o cosmico, e serve a collegarci con quel centro cosmico di forza spirituale dal quale sono venuti tutti gli esseri creati. La benedizione viene riversata ed affidata al Cristo, quale rappresentante dell'umanità, per-ché la distribuisca. Così, dice la leggenda, il Buddha ritorna una volta all'anno a benedire il mondo, trasmettendo mediante il Cristo, rinnovata forza spirituale. Lentamente il Buddha recede poi in distanza, finché di nuovo nel cielo non si vede più che una pallida macchia ed anche questa scompare infine. L'intera benedizione cerimoniale, dal primo istante dell'apparizione a distanza fino a quel-lo in cui il Buddha scompare alla vista,comprende esattamente otto minuti. Il sacrificio annuale del Buddha per l'umanità (poiché molto Gli costa il tornare indietro) è finito ed Egli torna nuovamente nel luogo eccelso dove opera ed attende. Un anno dopo l'altro torna a benedire; un anno dopo l'altro ha luogo la stessa cerimonia. Egli e il Suo Grande Fratello, il Cristo, operano in stretta collaborazione a beneficio spirituale dell'umanità. In questi due grandi Figli di Dio sono stati concentrati due aspetti della vita divina, ed Essi agiscono insieme come Custodi del tipo più elevato di forza spirituale cui la nostra umanità possa rispondere. Tramite il Buddha si riversa la sapienza di Dio. Tramite il Cristo si manifesta all'umanità V amore di Dio; e sono questa sapienza e questo amore che si riversano sull'umanità ad ogni plenilunio di Maggio. Questo è il racconto antico; questa è la leggenda che sta dietro a questa festa popolare dell'Oriente. Tale è la realtà, se osiamo crederci e se abbiamo la mente abbastanza aperta per ammetter-ne la possibilità. Per l'Occidente è un'idea piuttosto nuova, che richiede il riadattamento di alcune nostre credenze cui siamo più attaccati. Ma se può esse-re afferrata e capita, nella nostra coscienza emergerà una veduta nuova e la possibilità, di attingere oggi ad una nuova fonte e ad un nuovo centro di forza spirituale. Tornando alla scena dell'Himalaya, quando il Buddha è scomparso, la folla si alza in piedi; l'acqua della coppa viene distribuita in minuscole porzioni a Maestri, iniziati e discepoli che tornano poi ai loro posti di servizio. Quelli della folla, che hanno tutti portato piccole coppe e recipienti d'acqua, la bevono e la dividono con gli altri. In questa bella cerimonia di comunione con l'acqua ci è rappresentata simbolicamente un'indicazione dell'Era dell'Acquario, cioè, il Portatore d'Acqua. È l'era de l'uomo che porta una brocca d'acqua, come disse il Cristo nell'episodio precedente il servizio di comunione che Egli iniziò. In questa cerimonia viene perpetuata per noi la storia dell'universalità dell'Amore di Dio la necessità della purificazione individuale, e l'opportunità di condividere gli uni con gli altri ciò che appartiene a tutti. L'acqua, che è stata magnetizzata dalla presenza del Buddha e del Cristo, porta certe proprietà e virtù di guarigione e di aiuto. Così benedetta, la folla si disperde i Maestri e i discepoli tornano con forza rinnovata a riprendere un altro anno di servizio


Da: // discepolato della Nuova Era - Trattato dei sette raggi di A. Bailey






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