INTERVISTA A GIOBBE COVATTA

 

Come nasce la sua partecipazione all’ultimo film di Simona Izzo Camere da letto?

Da una grande stima reciproca. Quando mi hanno offerto la parte esprimendo un’enorme fiducia nelle mie doti d’attore non ho esitato un istante ad accettare la parte.

Farebbe altri film?

Subito, ma fare un film non è come scrivere un libro per il quale basta andare in cartoleria e comprare duecento fogli di carta e una matita. Bisogna mettere insieme centocinquanta persone e per farlo sai quanto ci vuole? E’ davvero una cosa difficile! Qualche tempo fa è venuto da me un giovane regista a propormi una sceneggiatura. Io non l’ho ancora letta e non so dire nulla a riguardo. So solo che lui, dopo avermi spiegato la parte, ha messo le mani avanti dicendo che non sapeva ancora se avrebbe trovato i finanziamenti. In Italia il cinema vive di grossi problemi.

Basti pensare che Robbie Robberson per la colonna sonora di Casinò aveva a disposizione tre miliardi di lire, mentre Franco Bernini, regista de Le mani forti che andrà al prossimo festival di Cannes) per l’intera pellicola aveva un budget di due miliardi e mezzo...

Io non voglio affermare la superiorità del cinema americano su quello europeo, ma è chiaro che i soldi fanno qualche differenza. Una cosa è se spendi tre miliardi di diritti d’autore, una cosa è se vai dal tuo amico che suona la chitarra e quello ti strimpella per tutto il film. Certo è che se quello che ha tre miliardi ti sbaglia una nota lo prendi per una recchia eppoi, lo gonfi come un canotto.

Qualche titolo di film che preferisce ad altri?

E’ impossibile rispondere a questa domanda. Non so, Blade Runner, Duel... Delicatessen... C’era una volta in America. Non so è davvero troppo difficile dirlo.

Lei sta girando l’Italia con uno spettacolo chiamato Art . Che differenza c’è rispetto al recitare un proprio spettacolo?

Rispetto ad un monologo che mi sono scritto da me è rigido e poco elastico. Ad ogni modo, Yasmina Reza, l’autrice, è una signorina che non vorrebbe vedere il suo testo troppo modificato.

Un ruolo molto napoletano...

Io non so parlare in dizione e quindi non c’erano molte alternative... Il personaggio che faccio è il meno colto dei tre presenti in scena e si può permettere un maggiore numero di parolacce degli altri e numerosi svarioni sintattici. Del resto in tutte le versioni europee che sono state fatte di questa commedia è quello che parla sempre con un accento diverso da quello degli altri. Nella versione inglese il mio personaggio è scozzese ed è per questo che io ho lavorato molto sulla sua "napoletanizzazione".

Alessandro Bergonzoni ha dichiarato che a lei con i suoi libri che hanno venduto così tanto è scoppiata in mano una bomba, ottenendo un successo che lei stesso non sperava...

Non credo che nessuno si aspetti di vendere oltre un milione di copie, tantomeno uno che non ha mai scritto nulla prima e che fa "beato" un altro mestiere. Il fatto di scrivere un libro per me è un fatto giocoso e non ha nulla a che vedere con la professione vera. Per me è un hobby ed una sorpresa, come potrebbe essere per uno che costruisce navi di stuzzicadenti, scoprire che ha venduto un milione di navi. Fare lo scrittore per me è un fatto veramente divertente.

                             

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