L’UOMO CHE NON C’ERA

Titolo originale: The man who wasn’t there

Nazione: USA

Anno:  2001

Genere: Noir

Durata 114’

Regia: Joel Coen

Cast: Billy Bob Thornton (Armageddon)Frances McDormand Michael Balducco, James Gandolfini, Katherine Borowitz            Jon Polito Scarlet Johansson Tony Shaolub

 

Ed Crane, barbiere, tenta di uscire dall’anonimato della  provincia  del l’America che fu dei

c onfederati ovvero del Sud. Il suo tentativo tutt’altro che elettrizzante sia moralmente che dal punto di vista dell’action movie  è destinato a finire….tra mille scintille.  

Giudizio:Interessante fotografia di un’America puritana retrò che per tanti aspetti così lontana non sembra essere per la serie: Manichei ovvero persecutori si nasce uomini lo si diiventa sempre più raramente e con difficoltà, quando vi si riesce…

 

Chi  è Ed o meglio a chi corrisponde Ed e chi risponde a Ed, ai suoi silenzi inquieti ? Risponde

un’altra entita silenziosa ma spesso altrettanto passionale e inquietante nei suoi tagli, nelle sue elissi

e nei suoi flash back: si tratta dell’intreccio , si tratta del montaggio, si tratta in una parola della

regia dei fratelli Coen. E  chi rappresenta e chi vuole rappresentare con questo personaggio un cinema esistenzialista come quello del testè citati registi? Interviene allora in nostro soccorso  il plot o  la trama.  Il monotono tran-tran della provincia fatto di corna in famiglia, chiacchiere e sogni, silenzi e povertà equamente distribuite viene turbato da un omicidio: un grosso imprenditore locale viene trovato ucciso nel suo ufficio, la polizia trova segni di una colluttazione, l’assassino si è servito di un tagliacarte fabbricato con una scheggia, così sosteneva il morto, ricordo della trasferta felice in quanto dotata di biglietto di andata   e ritorno,  in Corea.

Tra i possibili moventi la polizia tralascia quello passionale per quanto l’uso stesso dell’arma impropria lo suggerirebbe; ad un certo punto si scoprirà che gli omicidi possono ben essere più di uno, così come gli esecutori, quanto al mandante per questo non ci sono dubbi si tratta del destino che pone davanti ai piedi di Ed grigio e spento barbiere, che tiene accesa come estrema luce di posizione solo l’eterna sigaretta, un imbroglione qualsiasi con la sua valigia di sogno americano che invariabilmente si realizzerà soltanto nel futuro prossimo venturo cioè non -adesso e non -ora.

Ed Crane è già di per sé una figura emblematica si occupa di tagliare, in particolare i capelli, quasi a dire di inquadrare e squadrare un volto e un viso e attraverso l’espediente dell’ illustrazione assistiamo ad una carrellata di anonimi volti di teenager anni ’50. Il taglio è il mestiere di Ed Crane tanto quanto il taglio l’ elissi per non dire la  sostituzione sono i ferri del mestiere dei Coen.

Dunque una volta verosimilmente individuata la vera identità di Crane rimane la domanda di fondo

Perché un noir sugli anni ’50 che è già di per sé un omaggio al noir, perché retrodatare una pellicola girata a colori con i ritocchi chiaroscurali e la stampa in bianco e nero di R. Deakins Forse per dare un pizzico di fascino con un viso alla Bogart alla spietata realtà di un anonimato dilagante e debordante ben oltre i confini della citata provincia? Per dare ancor più rilievo a sbalzo ad una amoralità che si fa quotidianità  come conferma anche la metamorfosi della candida liceale dalla ragazza della porta accanto dal  mediocre  talento alla anacronistica adolescente trasgressiva e sessuomane?  

E Chi è l’uomo oggi, come possiamo fidarci del nostro vicino di casa se persino il nostro barbiere ha una doppia vita e quale istantanea fotograferà chi  è, e al contempo non è Ed Crane: l’uomo che non esiste? Eppure  la sua asfissiante assenza ci parla di altre assenze, assenze di senso nelle relazioni che lo circondano dalle più immediate alle più profonde, assenza di gusto, assenza di spessore morale, assenza di gesti di reazione tranne il solo l’unico che gli risulterà fatale:  l’aver tentato lui l’unico che non poteva esserci l’aver provato dico, a dire un no, (“non è mia moglie l’assassina”) che in definitiva era un sì  (“sono io il vostro uomo, il mostro”)  e questo sia per la giustizia che per l’opinione pubblica era davvero troppo: viste le somiglianze, cancelliamo le attenuanti del caso,