QUIETE IN MONTAGNA

 

 

Andare per Paesi vuoti, rotti solo dal rumore della Natura.

Osservare cime plumbee, ancor cariche di Neve: pioggia nell'aria, forse pioggia nel Cuore.

Ammirare voli di uccelli, disordinati, ma da un ordine, forse supremo, retti.

 

E forse, tra le cose, ricercare un dolce oblio.

Forse volersi lasciar andare, dimenticare...forse nella Natura sparire, diventando con essa un tutt'uno.

Forse cercare in questo un qualcosa che i pensieri cancelli, le emozioni faccia sparire, come per Magia.

 

O forse...in questa grande solitudine, ritrovare il Sè prima sparito.

Forse, in questa quiete a tratti, inquietante, ricercare, voler ritrovare, quel soffio di Vita che si credeva perduto.

Forse, in questo incredibile silenzio di meditazione....ritrovare il gusto, il piacere, la gioia di Essere davvero, con un posto nell'Universo...

 

Un qualcosa che, mai, avrà fine...

 

Sergio Ragaini

 

 

SOLI

 

Soli, rimirando i momenti trascorsi

Quando il caleidoscopio di eventi, forte, particolari ti mostra

Una girandola di suoni, di luci, di profumi ti stordisce

Quando tutto ancora risplende…..

            Negli occhi di qualcuno, forse, un’emozione,

 

Forse amore, passione

Tra sublimi armonie si manifesta

 

Soli…quando, lento, tutto si dissolve

            Come evaporasse, la Musica svanisce

            I contorni definizione perdono….

            …tutto si dimentica….cosa resta, quando tutto è passato.

 

Forse un ricordo, un palpito

Un’emozione…magari subito svanita

O forse…..nulla….

 

Nulla….No!

Di desiderio un fremito subito si rivela

            Di vita un ricordo, quasi dal nulla, risorge

            E di voci si ripopola….con suoni ritorna alla luce.

 

E il desiderio, forse vano, forse tangibile, di rivedervi, di rivederti,

E nei tuoi, nei vostri sguardi, un bagliore di infinito ritrovar.

Questo desiderio la Vita intera muove.

 

Sergio Ragaini

 

 

AVEVI GLI OCCHI AZZURRI

 

 

(Dedicata a mia madre, scomparsa improvvisamente la sera di Natale del 2001)

 

Avevi gli occhi azzurri, ed una voce forte

Una voce che, per le stanze, intensamente risuonava, e con gioia le riempiva

 

Avevi gli occhi azzurri, e la vita, in te, esplodeva

Quel respiro della vita che, in un istante, ti sarebbe mancato, strappandotela

Avevi gli occhi azzurri: al sole brillavano, la vita cercando nella luce, con cui si fondevano,

            diventandone un tutt’uno

Quel sole che, in un attimo, più non avresti visto….

 

….Forse quella vita che, in te, più non volevi e che hai perso lentamente in pochi anni….vedendola

            sfiorire, per poi gettarla, di colpo, svanendo nell’infinito, nell’immutabile….nell’eterno….

            ….e lasciando di te un ricordo, quasi come un fiore, in noi, ed in tutti quelli che hai,

            e che ti hanno amato.

 

            Sergio Ragaini

 

 

Bergamo – 15/03/2002

 

SEI LÌ

 

(A mia madre)

 

Sei lì, senza vita, distesa.

I tuoi occhi, più la luce non rimiran, ma semichiusi, nel vuoto a fissare ristanno, nel silenzio.

Le tue labbra, che tante parole e tanti sorrisi hanno profuso per noi, ora sono chiuse, ferme,

            quasi sigillate, di colore sempre più scuro ed irreale

Il volto, prima roseo di vita, ora di un pallore intenso si è fatto, freddo, immoto, quasi assurdo

 

Un prete, quasi cantando, recita a te una preghiera, ma tu non la puoi ascoltare.

Tuo marito, nostro padre, dalla disperazione singhiozza, la vita sembra averlo abbandonato: ma tu

            più non lo vedi.

Sei lì, distesa nel nulla, o nel tutto: appari fissare, ma più nulla fissi, con i tuoi occhi, ormai

            spenti per sempre.

 

Sei rimasta lì, e con te, a casa, più non siamo tornati.

Sei rimasta da sola, in quella fredda stanza verde, che un sinistro aspetto rimandar sembrava.

La solitudine ti opprime, forse ti ha oppresso, nel freddo, per te abituata a sentire il calore della

            Vita pulsare nel tuo cuore

Per te, mamma, come è stato, dopo aver vissuto con la gente, trovarti in quella rigida cella, ove

            tutto appare inutile?

 

Il tempo, per te, è ormai alle spalle: il verde dei prati, le montagne inondate di sole al mattino, che

            tu rincorrevi, alzandoti presto, per vederlo sorgere, quasi ad incontrarlo, ora per sempre ti

            è mancato, e più non tornerà, per te.

Il rumore delle strade, quasi frastuono, ma che tu amavi quale simbolo di vita, di moto, di vitalità, forse la tua, ora per te è mancato, e mai più ritrovar lo potrai

I suoni della vita, che attorno a te hai sempre cercato, ora ti hanno abbandonato per sempre,

lasciando il Posto a quel silenzio terribile, che sempre hai rifuggito…spero che non ti Abbia fatto troppa paura!

 

Tutto ti ha lasciato: ed ora, di te, solo un mucchio di cenere, una lapide, un nome, un immagine

            rimane, per tenere vivo un pensiero, un sorriso, e ricordarti così, nella vita, tra la gente

            che tanto amavi, e che di certo ti ha voluto bene.

 

Sergio Ragaini

Lecco ; 17/03/2002

 

ECHI

 

Echi

Suoni in lontananza

Rumori di fondo

Soffi di Vita

Ricordi di un passato

Solo echi

 

Echi

Suoni nella mente

Pensieri sconnessi, turbativi

Confuse sensazioni, forse vere

O forse soltanto illusioni…. solo echi.

 

Echi

Membranza di un già stato

Sussurri nel buio

Lampi di luce

Schiocchi di mani, segni di vita

Soltanto echi

 

Echi

Rantoli di dolore

Urla sommesse

Invocazioni gridate in sordina

Sensazioni inascoltate

Soltanto echi

 

Echi…. Suoni lontani, suoni vicini, fuori e dentro di noi

            E forse la porta, o solo uno spiraglio, verso l’eternità.

 

Sergio Ragaini

(7/12/2002 - 1:40)

 

SERA IN MONTAGNA

 

Sera in montagna

Lo sguardo si dilata

Il pensiero si perde, abbracciando il tutto, a distanza

Il tuo essere lambisce l’assoluto, in un istante

 

Sentirsi parte di un unico meraviglioso

Ascoltare la voce ed il suono in te, che magicamente, con il suono della natura si fonde, e tra le

            montagne riecheggia

Vivere un soffio di luce, entrando in un magico gorgo, un vortice infinito dove è bello lasciarsi

            trasportare, fondendosi con l’assoluto, l’immutabile, oltre la ruota del tempo, e lì restare,

            in un presente senza fine.

 

Sergio Ragaini

 

(7/12/2002 – 1:55)