PETITE MESSE SOLENNELLE

(di Gioacchino Rossini)

 

Concerto tenutosi a Milano, presso la Chiesa di San Bartolomeo, il 25 marzo 2002

 

Un Concerto d’eccezione, quello che si è tenuto a Milano il 25 Marzo 2002, presso la Chiesa di San Bartolomeo.

 

Nella cornice della piccola ma suggestiva Chiesa di San Bartolomeo, a pochi passi da Brera, luogo di incontro e di connubio tra vita mondana e vita di affari a Milano, si sono sentite risuonare le note della Petite Messe Solennelle di Rossini.

Sino a qui niente di particolare, se non per l’organico utilizzato. Infatti, quasi mai questo brano viene eseguito in quella composizione strumentale decisa dallo stesso compositore: due pianoforti ed harmonium. Diverse volte si ascolta con l’accompagnamento di un solo pianoforte, o anche per orchestra.

 

Stavolta, invece, l’esecuzione è stata quella fedele al testo. E grande è stata anche la suggestione, grazie ad un’esecuzione pregevole per fedeltà e leggerezza esecutiva, ed un luogo che, di certo, favoriva l’ascolto e la riflessione.

 

Sin dall’inizio, il “Kyrie”, i due accordi dei pianoforti hanno subito creato un’atmosfera di ascolto, e ci hanno introdotto in una musica, dai chiari toni operistici, che ha creato il silenzio per tutta la durata della, tutt’altro che”petite”, “Messe Solennelle”. Le due fughe conclusive del “Gloria” e del “Credo” ci hanno impressionato per la potenza espressiva, dove l’opera veniva ad incontrare il contrappunto più puro, con l’intensità del Romanticismo e la leggerezza del Classicismo.

Il Preludio Religioso, un solo per pianoforte di arditezza armonica e contrappuntistica davvero notevoli, ha creato un’atmosfera meditativa, intensa, solenne, poi esplosa nel “Sanctus”, dai toni vibranti e dalle armonie ricche di suggestioni.

Sino a portarci nella bellezza del finale, l’”Agnus Dei”, ove il triste tema proposto all’inizio, che sembra svanire nel passaggio in tonalità maggiore delle ultime note del Contralto Solista, rinforzato dal Coro, che sembra commentare ed enfatizzare, viene quasi a sorpresa ripreso nel concludere, ma per esplodere poi, con l’Harmonium, in due accordi di mi maggiore, in grado di riportare la serenità, e di finire in modo gioioso, anche se meditativo.

 

Il Coro della Nuova Polifonica Ambrosiana si conferma un ottimo gruppo nel panorama Milanese e non solo. Anche dopo la sua divisione, operata al suo interno, che ha portato, alcuni anni fa,  alla creazione del Gruppo dei “Madrigalisti della Nuova Polifonica Ambrosiana” (una divisione voluta dallo stesso Gruppo per poter disporre di un ensemble di livello molto alto), il Gruppo si mantiene su livelli davvero molto alti. Nella Messa di Rossini, l’esecuzione è stata interessante anche per la leggerezza espressiva con cui il brano è stato eseguito. Nelle Fughe, le voci sembravano correre, quasi “fuggire”, forse anche volare, senza far sentire il peso della difficoltà tecnica, non indifferente, di quanto veniva cantato. Molto buona è apparsa anche la direzione di Riccardo Ceni.

 

Di ottimo livello anche i Solisti e gli strumentisti: il Soprano Sara Galli, il Mezzosoprano Carla Regina (di cui si ricorda l’intensità espressiva che ha saputo imprimere al finale), il Tenore Giovanni Caccamo ed il Baritono Massimo Pagano hanno svolto davvero bene il loro compito, in arie la cui difficoltà, anche espressiva, è oggettiva.

 

Di ottimo livello anche glie esecutori strumentali, a cominciare dai Pianisti: Roberto Gambaro (Pianoforte 1) e Cecilia Ferreri (Pianoforte 2) hanno suonato in modo espressivo e non pesante (si noti che il secondo pianoforte funge, spesso, da “rinforzo” e “commento”al primo: Cecilia Ferrari ha svolto la parte in modo molto buono). Antonio Frigè, strumentista molto noto nel panorama musicale milanese e non solo, ha saputo dare quel tocco di suggestione, aggiungendo quell’intensità, data da questo insolito strumento, ribadendo ancora maggiormente il concerto come una serata da ricordare.