CARLO MADERNO: L’EMERGENZA DEL BAROCCO

 

Regia:                         Adriano Kestenholz

Musica:                      Andreas Pflueger

Origine ed anno:        Svizzera ; 2004

Formato:                     Beta Digitale

Durata:                       38’ 34’’

 

Carlo Maderno: grande personalità, figura di primissimo piano nell'Arte Rinascimentale e del primo Barocco. Nato a Capolago, ora ridente località del Canton Ticino, vicino al notevole complesso di Riva San Vitale, con Chiesa e Battistero (dove la Chiesa si staglia anche da lontano, quasi a memoria del tempo), dove il lago fa da sfondo alle montagne, ha vissuto buona parte della sua vita artistica a Roma.

Il documentario di Adriano Kestenholz rende omaggio, con successo, a questa figura. E lo fa in modo interessante, innovativo, a tratti audace, ma centrando di certo un obiettivo: quello del dialogo con l'Arte. Quel dialogo interiore, profondo, in cui noi diveniamo parte del fenomeno visivo, e non ne siamo puramente spettatori.

Il lavoro, infatti, non è una cronologia. La vita dell'autore è solo accennata, soprattutto all'inizio, in cui, alle immagini intense di natura del Ceresio, si sovrappongono quelle, diverse e ricche di Arte, di Roma, città dalla quale il tempo osserva silenzioso lo scorrere delle cose.

Per il resto, pure immagini e pure parole (dalla voce narrante, interessante nel suo essere apparentemente ferma e di pura osservazione, di Gilberto Isella). Immagini spesso particolari, suggestive. Inquadrature dall'alto, dal basso, a piombo, a voler ricreare quella "girandola di immagini" tipica del barocco, quell'intensità che è fatta di alternanze tra sospensioni e rapide riprese (nelle immagini, interessanti i fermo immagini, come scatti fotografici che cristallizzano il tempo, per poi farlo nuovamente fluire), tra silenzi e rumori, tra quiete e moto, tra limiti temporali e illimitatezza.

Proprio su quest'ultima contrapposizione, apparentemente tale, tra Arte Eterna e Arte limitata da tempo e spazio, si crea una delle forze del Barocco. L'Artista, infatti, si rende conto di essere limitato da spazio tempo e dalla fisicità del mezzo utilizzato, ma al contempo si rende conto che la sua Arte potrà sopravvivergli, ricordare un tempo che ora non esiste più, ma che grazie alla visione, rimarrà vivo e ancora presente.

Anche il Cinema, tuttavia, è così. Lo stesso De Oliveira diceva che la pellicola mette in scena i fantasmi di una Realtà che ora non c'è più. Anche il Cinema è limitato dallo spazio (l'inquadratura stessa è un limite, in quanto si esclude ciò che non può essere ripreso) e dal tempo (la tecnologia del tempo è essa stessa un limite), ma al contempo permette di far proseguire ciò che è ripreso oltre la sua stessa esistenza: lo rende, insomma, immortale.

Il regista rende molto bene questo contrasto. Le inquadrature, infatti, sembrano sovente senza fine. Aprono e chiudono nello stesso tempo, ma lasciano immaginare un "oltre" sé stesse. Proseguono virtualmente verso l'infinito, verso quella purezza assoluta che è prerogativa di molti grandi, in una sorta di "iperuranio descrittivo".

Anche il lavoro sembra senza fine. La divisione in capitoli (dodici) ha solo un valore rappresentativo, di pura descrizione formale. In teoria potrebbe proseguire quasi all'infinito. Ma è bella la sua conclusione, in San Pietro, dove il Mondo diviene, da palcoscenico dell'Uomo, palcoscenico di Dio.

La Musica merita un discorso a parte. Si sarebbe potuto inserire una colonna sonora barocca, magari Vivaldiana o antecedente (forse Palestrina o Monteverdi). Ma sarebbe stato scontato, prevedibile.

Ci si affida invece ad una Musica, composta appositamente per il film da Andreas Pflueger, dove strumenti convenzionali, anche dell'epoca (si ode un cembalo e, sovente, il suono dell'organo, indicatissimo del descrivere le volte ardite delle basiliche tardo rinascimentali) si alternano a strumenti ed effetti elettronici. Il tutto va a trasmettere un effetto di disorientamento, di vertigine visiva, tipica dell'Arte Barocca. A volte la musica sembra avviarsi su binari tonali, e ci si può appoggiare a qualcosa di consueto, ma poi, di colpo, ci svia verso qualcosa di nuovo, di imprevedibile. Ci porta lontano, verso territori sonori inesplorati, ma belli da scoprire. E le immagini la seguono molto bene. Dove la Musica svia, interviene anche la sorpresa visiva, quell'elemento di ricerca formale che allontana dai canoni artistici del passato, per ricercare qualcosa di completamente nuovo. Ma un nuovo che ci piace scoprire, conoscere, che ci comunica molto, e con grande profondità.

E' bello, direi, seguire questo connubio tra immagini, voci e Musica, per farci portare per mano in territori artistici, i quali divengono anche territori interiori. Di certo, infatti, l'Arte Barocca ha anche questa componente: di voler rispecchiare anche una realtà interiore sovente fatta di contrasti, di luci ed ombre (molto frequenti nella pittura del tempo), ma anche di grandi slanci verso l'infinito e la bellezza assoluta.

Tutto questo viene comunicato in modo molto bello da questo documentario. Osserviamolo senza riflettere troppo, e se possibile lasciamoci portare dalle immagini, dai suoni e dalla Musica. Lasciamoci pure, senza paura, sviare dalla Musica, e quando questo accade, seguiamo il tutto dove l'immagine ci vuole condurre. Sapendo che, ovunque ci porterà, troveremo qualcosa che varrà la pena di essere trovato e scoperto.

 

Sergio Ragaini

 

Riferimenti:

Il Film è stato prodotto da Alephfilm. Il suo Sito Web è: www.alephfilm.ch

Interessante è anche la visita al Sito Web di Andreas Pflueger, autore delle musiche: www.neueneuemusik.ch, con molta musica da ascoltare e scaricare.

 

Il film è stato co-prodotto dalla Televisione Svizzera Italiana, ove è stato trasmesso (primo programma) lunedì 17 gennaio. Il Sito della Rtsi è: www.rtsi.ch.

 

Nota:

Il lavoro è stato presentato, in anteprima, giovedì 13 gennaio, presso l’Accademia di architettura dell’Università della Svizzera Italiana a Mendrisio (Ticino). Alla serata, oltre agli stessi Kestenholz, Pflueger ed Isella, era presente anche Luisella Realini, responsabile della sezione documentari della Televisione Svizzera Italiana.

Sul Sito www.arch.unisi.ch si possono trovare informazioni sulle interessanti iniziative organizzate dall’Accademia di Architettura di Mendrisio.