Con razionalità formale di un agire economico si deve qui designare la misura del calcolo tecnicamente possibile e realmente applicato da esso. Con razionalità materiale si deve invece designare il grado in cui l'approvvigionamento di determinati gruppi umani (quale che sia il loro ambito) con determinati beni, mediante uno specifico agire orientato economicamente, viene a configurarsi dal punto di vista di determinati postulati valutativi - di qualsiasi genere - da cui esso è stato, è o potrebbe essere considerato. Questi postulati hanno un carattere estremamente diverso […]. Un
agire economico deve essere definito formalmente “razionale”
nella misura in cui lo “sforzo economico” essenziale ad
ogni economia razionale può esprimersi, e viene
espresso, in considerazioni numeriche, e cioè “di
calcolo” - prescindendo del tutto dalla formulazione tecnica
di questi calcoli, e quindi dal carattere monetario o
naturale delle loro stime. Pertanto questo concetto risulta
univoco (sebbene soltanto relativamente, come si porrà
in luce) almeno nel senso che la forma monetaria rappresenta
il massimo grado di questa calcolabilità formale
- naturalmente ceteris paribus […].
Al
contrario, il concetto di razionalità materiale
assume significati quanto mai differenti. Esso esprime
semplicemente questo elemento comune - che l'analisi non
si accontenta del fatto, constatabile in modo (relativamente)
univoco, che viene compiuto un calcolo razionale rispetto
allo scopo, con mezzi tecnici il più possibile
adeguati; ma fa invece valereesigenze etiche, politiche,
utilitarie, edonistiche, di ceto, di eguaglianza o di
qualsiasi altra specie, misurando in base ad esse razionalmente
rispetto al valore, o razionalmente rispetto ad un scopo
materiale, i risultati dell'agire economico (anche se
questo è formalmente “razionale”, cioè calcolabile).
In linea di principio, i criteri valutativi che rivestono
carattere razionale in questo senso sono innumerevoli.
I criteri valutativi di indirizzo socialistico e comunistico,
anch'essi tutt'altro che univoci, che rivestono sempre
in qualche grado carattere etico ed egualitario, sono
evidentemente soltanto un gruppo particolare entro tale
molteplicità: la gerarchia di ceto, la prestazione
di un servizio a scopo di potenza politica, e in particolare
a scopo bellico, e tutti gli altri punti di vista del
genere sono anch'essi “materiali” in questo senso. Occorre
però osservare che è sempre possibile, in
forma del tutto autonoma rispetto a questa critica materiale
del risultato economico, una critica etica, ascetica,
estetica dell' intenzione e dei mezzi dell'attività
economica. A tutte queste forme di critica la funzione
“meramente formale” del calcolo monetario può apparire
subordinata o addirittura contrastante con i loro postulati
- prescindendo ancora dalle conseguenze del tipo di calcolo
specificamente moderno.
(M.
Weber, Economia e Società, op. cit., Vol. I, pp.
80-81)
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