Guida all'apprendimento
Lo
studio della stratificazione
sociale
Evidentemente
alcune variabili fondamentali giocano un ruolo di primo piano nel determinare
gradi di disuguaglianza e forme di stratificazione: tempo, spazio, genere.
Occorre dunque sottolineare adeguatamente il fatto che l’uguaglianza e
la disuguaglianza sono concetti non assoluti, ma diversi a seconda della
società, del tempo, dei soggetti rispetto entro i quali e rispetto
ai quali vengono declinati. La storicizzazione del significato e della
concreta traduzione socio-politica di tali concetti è ben comunicata
da un passo di Norberto
Bobbio
a)
Definizione
b)
Tipi
(sistemi di stratificazione)
c)
Teorie
(i classici e gli aggiornamenti)
d)
Le
classi nell’occidente contemporaneo. Uno sguardo all’Italia
e)Le
variabili: cambiamenti nella struttura di classe; genere e stratificazione
f)
La
mobilità sociale: definizione e tipi
g)
Povertà
e disuguaglianza. Uno sguardo all’Italia
Questa
è, sostanzialmente, la MAPPA concettuale del capitolo.
Giddens,
ricordando che le disuguaglianze esistono in ogni tipo di società
umana, offre una definizione piuttosto precisa di stratificazione, definendola
come “sistema di disuguaglianze strutturate tra raggruppamenti differenti
di persone”.
Esistono
quattro principali sistemi di stratificazione
sociale
Tra
gli studiosi che hanno indagato sulla stratificazione nelle società
moderne Giddens pone due classici, Karl Marx (1818-1883) e Max Weber (1864-1920)
e due contemporanei, Erik O. Wright e Frank Parkin, che aggiornano ed integrano
le teorie dei due classici.
Per
Marx la classe è costituita
da un gruppo di individui che condivide
un determinato rapporto con i mezzi di produzione.
Nel
capitalismo le due classi principali diventano quella di coloro che detengono
i mezzi di produzione (industriali o capitalisti) e quella di coloro che
si guadagnano da vivere vendendo ai primi la loro forza lavoro (classe
lavoratrice o proletariato).
Marx
è consapevole che i sistemi di classe
sono in realtà più complessi di quanto suggerisca il modello
dicotomico, presentando le cosiddette ‘classi di transizione’.
Il
concetto marxiano di classe
La
‘classe in sè’ si riferisce
alle condizioni oggettive che accomunano più individui rispetto
alle risorse materiali cui essi hanno accesso, la ‘classe
per sé’ rinvia al concetto di coscienza di classe.
Secondo
Marx lo sfruttamento di una classe
sull’altra è visibile nel meccanismo che porta al pluslavoro
e, da qui, al plusvalore e al profitto.
Weber, che pure condivide la concezione marxiana secondo la quale la classe di fonda su condizioni economiche oggettive, modifica e rielabora l’analisi di Marx sostenendo, complessivamente, che la stratificazione riguardi il diverso accesso di gruppi e individui a ricompense sociali quali denaro, potere e prestigio. Il contributo weberiano innova in particolare in due direzioni.1) In primo luogo Weber ritiene che vi sia una più ampia varietà di fattori economici rilevanti per la formazione di una classe: oltre al possesso o meno dei mezzi di produzione, cioè, risultano centrali anche le capacità e le credenziali (o la qualificazione) peculiari dei diversi tipi di professione a cui gli individui approdano. Chi possiede tali qualifiche gode di una ‘situazione di mercato’ più vantaggiosa rispetto a chi non la possiede. 2)
In secondo luogo egli ritiene che il processo di stratificazione esprima,
oltre alla classe, altre due forme
principali: il ‘ceto’ o ‘status’
e il ‘partito’
Wright
ritiene che nel capitalismo moderno si possano individuare 3 dimensionidel
controllo sulle risorse economiche:
1)
controllo degli investimenti o del capitale monetario;
2)
controllo dei mezzi fisici di produzione (terra o fabbriche e uffici);
3)
controllo della forza lavoro
Detto
che i capitalisti detengono il controllo in ognuna di queste dimensioni,
mentre i membri della classe lavoratrice
sono privi di controllo su di esse, esistono tuttavia delle cosiddette
‘classi contraddittorie’ che riescono ad intervenire su alcuni aspetti
e non su altri, condividendo contemporaneamente i caratteri dell’una e
dell’altra macro-classe: è il caso, ad esempio, di impiegati, dirigenti
e liberi professionisti, i quali hanno un più elevato grado di controllo
sul proprio ambiente di lavoro
Parkin,
il quale concorda nel considerare la proprietà o meno dei mezzi
di produzione un elemento fondamentale della struttura di classe, ritiene
tuttavia che la proprietà rappresenti solamente una forma di ‘chiusura
sociale’
Nella
chiusura sociale si distinguono il processo di esclusione e di usurpazione,
rispettivamente di chi cerca di proteggere il proprio potere e di chi cerca
di conquistare risorse monopolizzate da altri.
Esistono
tuttavia casi definiti di ‘doppia chiusura’, laddove le due strategie vengono
utilizzate contemporaneamente da chi cerca di guadagnare posizioni rispetto
a quelle acquisite, escludendo allo stesso tempo dal raggiungimento di
queste ultime altri gruppi o fasce di popolazione.
Giddens suggerisce
poi di considerare passato e presente per valutare l’attuale rilevanza
delle differenze di classe. Siamo al 4° punto della MAPPA concettuale.
Il
concetto di classe è ancora adeguato allo studio della società
attuale in particolare a quella occidentale? Come influiscono le differenze
di classe sulla vita sociale?
Egli
afferma che “la classe ha probabilmente un peso inferiore rispetto a quello
che le attribuiva Marx, tuttavia sono poche le sfere di vita sociale non
correlate all’appartenenza di classe. Persino le differenze fisiche risultano
correlate all’appartenenza di classe” (p. 224).
Dopo aver chiarito la differenza tra il termine ricchezza In
tale periodo v’è stato un aumento del reddito
reale
Una
delle principali ragioni della crescita dei salari è l’aumento della
produttività
(il prodotto per ogni lavoratore), assicurato dallo sviluppo tecnologico
industriale.
|
Come
nel caso della ricchezza, tuttavia, la distribuzione del reddito è
estremamente diseguale.
Una
delle analisi più documentate ed apprezzate delle classi sociali
in Italia è quella condotta da Paolo Sylos Labini.
Egli
ritiene che, osservando il modo in cui si ottiene il reddito, si possano
individuare alcune grandi categorie di reddito:
-
la rendita (proprietari fondiari)
-
il profitto (capitalisti agrari, industriali e commerciali)
-
il salario (operai)
-
gli stipendi (impiegati)
-
i redditi misti (da lavoro e capitale: lavoratori autonomi come, ad esempio,
artigiani o commercianti)
-
i redditi bassi, incerti e altamente variabili (occupati precari o saltuari)
Sulla
base di questa suddivisione, si possono distinguere 6 grandi classi sociali:
a)
la
borghesia.
È
formata dai grandi proprietari di fondi rustici ed urbani (rendite), dagli
imprenditori e gli alti dirigenti di società per azioni (profitti
e redditi misti), da professionisti (redditi misti);
b)
la
piccola
borghesia impiegatizia, che è costituita dagli impiegati pubblici
e da quelli privati (stipendi);
c)
la
piccola
borghesia relativamente autonoma, composta da coltivatori diretti,
artigiani e commercianti (redditi misti);
d)
la
piccola
borghesia, categorie particolari: cioè in sostanza da militari
e da religiosi (stipendi);
e)
la
classe
operaia (salari);
f)
il
sottoproletariato.
Risulta
interessante individuare le principali trasformazioni che vi sono state
in Italia nell’ultimo secolo nella distribuzione delle diverse classi.
Se
si osserva la Tabella riferita alla distribuzione percentuale della
popolazione italiana (occupata) per classi sociali dal 1881 al 1993, la
prima impressione che si ricava è quella di una grande stabilità
(i dati in tabella sono tratti da. P. Sylos Labini, Le classi sociali
negli anni '80, Laterza, Bari, 1986 e da P. Sylos Labini, La crisi
italiana, Laterza, Roma-Bari, 1995).
Ma
sullo sfondo di questa tendenziale stabilità si notano rilevanti
cambiamenti interni: è mutata la composizione della borghesia (meno
proprietari terrieri, più titolari di aziende), sono mutate le proporzioni
interne alla classe media impiegatizia ed anche alla piccola borghesia,
i coltivatori diretti sono drasticamente diminuiti e le trasformazioni
entro la classe operaia ben illustrano l’andamento dei settori produttivi
negli ultimi 120 anni.
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Giddens
prosegue poi ricordando i punti e gli aspetti più rilevanti nella
discussione intorno ai cambiamenti nella struttura di classe. Siamo
al 5° punto della MAPPA concettuale, quello in cui si prendono in considerazione
le variabili più significative relativamente alla stratificazione
ed alla struttura di classe.
Un
primo quesito emerge in merito alla permanenza o al venir meno
di una classe superiore. Di fronte all’aumento di medi e piccoli azionisti
ed alla numerosa presenza di alti dirigenti che guidano gruppi economici
e finanziari ‘al posto’ dei proprietari, c’è chi utilizza l’espressione
‘classe di servizio’ (J. Goldthorpe). Sembra pertanto di dover affiancare,
nella definizione di ‘classe superiore’, al tradizionale criterio di proprietà
quello di proprietà+gestione della proprietà (i grandi
dirigenti e amministratori).
Esiste
poi grande interesse intorno al rapporto tra lavoro manuale e non manuale,
cui si affianca quello per la femminilizzazione del lavoro (prevalentemente
di quello impiegatizio) e quello per la dequalificazione del lavoro, anche
di tipo impiegatizio (si veda il contributo di Braverman sulla proletarizzazione
del lavoro impiegatizio rispetto a quello manuale, così come quello
di studi che concordano – Crompton e Jones – o divergono – Marshall et
al.).
Giddens
sintetizza affermando che i cosiddetti ‘colletti bianchi’ hanno un’autonomia
maggiore sul posto di lavoro di gran parte degli operai e, in termini di
coscienza di classe, probabilmente si considerano classe media molto più
di essi.
Per
quanto riguarda la classe operaia, il fatto che la maggior parte di essi
possa dirsi non in situazione di povertà, con redditi e stili di
consumo che sono progressivamente migliorati, ha fatto ipotizzare che potesse
essere in atto un imborghesimento
della classe operaia
Giddens
richiama l’attenzione sul rapporto fra genere e stratificazione, cioè
fra le disuguaglianze di genere e le divisioni di classe nella società
odierna. Pur essendo storicamente più radicate dei sistemi di classe,
le disuguaglianze di genere tendono sostanzialmente a coincidere e sovrapporsi
con le divisioni di classe: la posizione materiale della maggior parte
delle donne tende a riflettere quelle dei loro padri o mariti.
John
Goldthorpe ha difeso quella che viene definita ‘posizione
convenzionale’
Dopo
aver visto le principali ricerche internazionali sulla mobilità
(Sorokin, Blau e Duncan, Lipset e Bendix), aver colto le indicazioni sulla
mobilità sociale verso il basso e sul rapporto tra mobilità
sociale e successo ed aver constatato le difficoltà nello studio
della mobilità sociale, si veda la seguente Tabella sulla
mobilità intergenerazionale in Italia al 1994, secondo una ricerca
di Cobalti e Schizzerotto (A. Cobalti, A. Schizzerotto, La mobilità
sociale in Italia, il Mulino, Bologna, 1994).
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La
parte conclusiva delle riflessioni di Giddens è riferita al problema
della povertà, laddove il sistema di classe mostra il suo volto
più duro ed il livello della scala socio-economica è più
basso.
La
povertà
Per
ciò che riguarda l’Italia, nel 1984 è stata istituita la
Commissione di Indagine sulla Povertà e sull’Emarginazione, divenuta
nel 1999 Commissione di Indagine sull’Esclusione sociale (http://www.dipartimentoaffarisociali.it/main/AreaPoverta/esc-documentazione.asp).
Si
veda nelle seguenti 2 Tabelle un raffronto interno all’UE a 13 Paesi
membri su dati del 1994.
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Numeri indici della
popolazione con reddito al di sotto della soglia di povertà
per paese.
Anno 1995 (percentuale della popolazione al di sotto della soglia di povertà nella UE 13 =100)
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Rapporto tra la percentuale di individui con determinate caratteristiche tra la popolazione povera e la percentuale di individui con le stesse caratteristiche fra la popolazione non povera nei paesi dell’Unione Europea (a.) Anno 1995 (valori percentuali)
Fonte:
Eurostat, panel europeo sulle famiglie. (a): bassa affidabilità
dovuta al minimo numero di osservazioni (da 20 a 49), insufficiente
numerosità campionaria;
(b): rilevata soltanto per popolazione di età superiore a 15 anni; (c): Finlandia e Svezia non sono incluse. |
Nel
periodo 1997-1999 le famiglie in condizioni di povertà relativa
erano distribuite come illustrato nelle Tabelle seguenti.
Povertà relativa
per ripartizione geografica
Anni 1997-99, migliaia di unità e valori percentuali
Fonte: Istat, Indagine sui consumi delle famiglie 1997-99.
Fonte: Istat, Indagine sui consumi delle famiglie 1997-99
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Come
si può notare, le situazioni di povertà sono molto più
frequenti al Sud e la quota di famiglie povere varia anche in funzione
dei componenti.
Nelle Tabelle seguenti si mostrano i dati di sintesi in merito alla povertà assoluta in Italia per il periodo 1997-1999: Totale famiglie
povere e diffusione della povertà assoluta per ripartizione
geografica
Fonte: Istat, Indagine sui consumi delle famiglie 1997-99. Linea assoluta e relativa di povertà per ampiezza familiare e scale di equivalenza Anno 1999, valori in lire correnti
Fonte: Istat,
Indagine sui consumi delle famiglie 1997-99.
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Uno
dei dilemmi che Giddens riporta in merito alla lotta alla povertà
e, più in generale, al disagio socio-economico, è quello
di possibili effetti indesiderati, imprevisti, controproducenti delle politiche
socio-assistenziali: tale problema ha a che fare con le cosiddette
‘trappole
del welfare’
Una
delle forme estreme di disagio è quella dei senza
fissa dimora
Giddens
conclude ricordando che possono esistere diversi modelli di organizzazione
economica e che non è necessariamente vero che lo sviluppo economico
chieda come prezzo l’aumento delle disuguaglianze di classe. Fa riferimento
ad un volume di MichelAlberto, nel quale vengono messi a confrontoi un
modello ‘americano’ ed un modello ‘renano’.
Esercizi
di verifica del percorso di comprensione e studio
1)
Quali concetti fondamentali entrano nell'analisi delle differenze socio-economiche
presenti nella società? suggerimento
2)
Si può, oggi (e se sì, in che termini e rispetto a quali
gruppi) parlare di ceti? suggerimento
3)
Quali sono i passaggi fondamentali dell'analisi marxiana della classe?suggerimento
4)
Quali sono gli elementi introdotti da Weber nell'analisi sulla stratificazione?suggerimento
5)
Come si può definire una classe, ovvero attraverso quali elementi
essa si può cogliere? suggerimento
6)
Come si può commentare l'evoluzione delle classi in Italia tra fine
'800 e fine '900? suggerimento
7)
Quali cambiamenti vi sono stati, in Occidente, nella struttura di classe?suggerimento
8)
In cosa consiste la “posizione convenzionale” nell'analisi delle classi?
Quale obiezione le viene mossa?suggerimento
9)
Cosa si intende per mobilità sociale? suggerimento
10)
Quali tipi di mobilità si possono osservare? suggerimento
11)
Come si definisce la povertà? suggerimento
12)
A cosa fa riferimento la “dipendenza dall'assistenza (dal welfare)”? suggerimento
13)
Quali sono le caratteristiche rinvenute da Albert nel modello americano
e nel modello renano? suggerimento
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