(Il capitolo sulla statica - Lezione n. 50 - si intitola: “Considerazioni preliminari sulla statica sociale, o teoria generale dell’ordine spontaneo delle società umane; il capitolo sulla dinamica - Lezione n. 51 - si intitola: “Leggi fondamentali della dinamica sociale, o teoria generale del progresso naturale dell’umanità”) Bisogna ora procedere, in maniera diretta, ad una prima sommaria esposizione dello spirito generale della fisica sociale, le cui condizioni essenziali sono ormai abbastanza caratterizzate. Questo spirito dovrà d'altra parte essere soprattutto conosciuto e valutato ulteriormente in seguito all'applicazione naturale che se ne farà continuamente nell'intero corso delle lezioni seguenti. Poiché
ogni principio filosofico d'un tale spirito si riduce necessariamente,
in base alle spiegazioni precedenti, a concepire sempre i fenomeni sociali
come inevitabilmente soggetti a vere leggi naturali, comportando regolarmente
una previsione razionale, si tratta dunque di stabilire qui, in generale,
quali debbano essere l'oggetto preciso ed il carattere proprio di queste
leggi, delle quali il seguito di questo volume conterrà l'esposizione
effettiva, per quanto lo permetta lo stato nascente della scienza che mi
sforzo di creare. Ora, a questo fine, bisogna prima di tutto estendere
convenientemente all'insieme dei fenomeni sociali una distinzione scientifica
veramente fondamentale, che ho precisato ed impiegato, in tutte le parti
di questo trattato, e principalmente in filosofia biologica. Tale divisione
è applicabile completamente, per sua natura, a qualsiasi fenomeno,
e soprattutto a tutti quelli che i corpi viventi possono presentare, considerando
separatamente, ma sempre in vista d'una esatta coordinazione sistematica,
lo stato statico e quello dinamico di ogni soggetto di studi
positivi. Nella semplice biologia, cioè per lo studio generale della
sola vita individuale, questa indispensabile scomposizione dà luogo,
in base alle semplificazioni contenute nel volume precedente, alla distinzione
razionale tra il punto di vista puramente anatomico, relativo alle idee
d'organizzazione, e il punto di vista fisiologico propriamente detto, direttamente
proprio alle idee di vita: questi due aspetti, quasi sempre naturalmente
separati, si trovano da questo momento esattamente valutati da un'incontestabile
analisi filosofica, che ne depura e ne perfeziona il necessario paragone.
In sociologia, la scomposizione deve operarsi in maniera perfettamente
analoga, e non meno evidente, col distinguere radicalmente, nei riguardi
di ogni soggetto politico, tra lo studio fondamentale delle condizioni
d'esistenza della società e quello delle leggi del suo movimento
continuo. Questa differenza mi sembra, sin d'ora, abbastanza precisata
da permettermi di prevedere che, inseguito, il suo spontaneo sviluppo potrà
dar luogo a scomporre abitualmente la fisica sociale in due scienze principali,
sotto il nome, per esempio, di statica sociale e dinamica sociale, tanto
essenzialmente distinte l'una dall'altra quanto lo sono oggi l'anatomia
e la fisiologia individuale (pp. 214-215, I vol.)[…].
Sebbene
il concetto statico dell'organismo sociale debba, per la natura del soggetto,
costituire la prima base razionale di tutta la sociologia, come ho appena
spiegato, bisogna nondimeno riconoscere che non soltanto la dinamica sociale
ne forma la parte più direttamente interessante, principalmente
ai nostri giorni, ma soprattutto, dal punto di vista puramente scientifico,
che essa sola riesce a dare all'insieme di questa nuova scienza il suo
carattere filosofico più preciso, facendo direttamente prevalere
il concetto che distingue di più la sociologia propriamente detta
dalla semplice biologia, cioè l'idea madre del progresso continuo,
o piuttosto dello sviluppo graduale dell'umanità […].
Ciò
posto, il vero spirito generale della sociologia dinamica consiste nel
concepire ciascuno di questi stati sociali consecutivi come il risultato
necessario del precedente ed il motore indispensabile del successivo, secondo
il luminoso assioma del grande Leibniz: Il presente è pregno
dell'avvenire. La scienza ha di conseguenza per oggetto, a questo riguardo,
di scoprire le leggi costanti che reggono questa continuità, ed
il cui complesso determina il cammino fondamentale dello sviluppo umano.
In una parola, la dinamica sociale studia le leggi della successione, mentre
la statica sociale investiga quelle della coesistenza: di modo che l'applicazione
generale della prima sia precisamente di dare alla politica pratica la
vera teoria del progresso, nello stesso tempo che la seconda forma spontaneamente
quella dell'ordine; il che non deve lasciare il minimo dubbio razionale
sull'attitudine necessaria d'una simile combinazione filosofica a soddisfare
convenientemente il duplice bisogno fondamentale delle società attuali.
In
seguito a tale definizione, la dinamica sociale si presenta direttamente
con un puro carattere scientifico, che permetterebbe di eliminare come
odiosa la controversia ancora così agitata sul perfezionamento umano,
e la cui preponderanza dovrà porre fine infatti a questa sterile
discussione, trasportandola definitivamente dal campo dell'idealità
a quello della realtà, per quanto almeno sono limitabili le contestazioni
essenzialmente metafisiche. Se non si dovesse temere di cadere in una puerile
affettazione e soprattutto sembrare di eludere una pretesa difficoltà
fondamentale che la filosofia positiva dissipa spontaneamente, come preciserò,
sarebbe facile, a mio avviso, trattare l'intera fisica sociale senza impiegare
una sola volta la parola perfezionamento, sostituendola sempre con
l' espressione scientifica di sviluppo, che designa, senza alcun
apprezzamento morale, un fatto generale incontestabile. È anche
evidente che un simile concetto astratto non è affatto, per sua
natura, esclusivamente proprio alla sociologia e che esiste già,
in maniera assolutamente analoga, nello studio della vita individuale,
dove i biologi ne fanno ora un uso continuo, che dà luogo all'analisi
comparativa delle diverse età dell'organismo, soprattutto animale
[…].
Avendo
già preliminarmente dimostrato l’esistenza necessaria delle leggi
sociologiche nel caso più difficile e più incerto, cioè
nel caso statico, sarebbe senza dubbio inutile insistere formalmente qui
sulla necessità molto meglio valutabile e molto meno contestata
delle leggi dinamiche propriamente dette […].
Non
v'è assolutamente infatti altra alternativa intellettuale: così
è soltanto sulla categoria dei fenomeni sociali che dovrà
realmente aver termine, nel nostro secolo, la lotta fondamentale direttamente
stabilita da tre secoli, tra lo spirito positivo e lo spirito teologico-metafisico.
Cacciate per sempre successivamente da tutte le altre classi di speculazioni
umane, almeno in linea di principio, la filosofia teologica e la filosofia
metafisica non dominano più ora che nel sistema degli studi sociali:
è anche da quest'ultimo dominio che si tratta infine di escluderle;
e ciò deve soprattutto derivare dalla concezione fondamentale del
movimento sociale come necessariamente soggetto ad invariabili leggi naturali,
invece d'essere retto da volontà qualsiasi (pp. 239-243, I vol.)
[…].
Da
questo punto di vista principale, si devono preliminarmente considerare
i fenomeni sociali, in virtù stessa della loro maggiore complessità,
come necessariamente i più modificabili di tutti, in base alla legge
filosofica che ho dimostrato a questo riguardo nei due volumi precedenti.
Così, l'insieme delle leggi sociologiche comporta naturalmente limiti
di variabilità più estesi di quanto non permetta lo stesso
sistema delle leggi biologiche propriamente dette, e, a maggior ragione,
quello delle leggi chimiche, o fisiche, o soprattutto astronomiche (p.
255, I vol.)[…].
Da
tale insieme di concetti preliminari, prima statici poi dinamici, il vero
spirito generale proprio della nuova filosofia politica mi sembra ormai
sufficientemente caratterizzato, in maniera da fissare la posizione razionale
delle questioni sociologiche. Senza ammirare ne imprecare contro i fatti
politici e vedendovi essenzialmente, come in ogni altra scienza, semplici
soggetti d'osservazione, la fisica sociale considera dunque ogni fenomeno
dal duplice punto di vista elementare della sua armonia con i fenomeni
coesistenti, e del suo legame con lo stato anteriore e posteriore dello
sviluppo umano. Essa si sforza, per l'uno e l'altro motivo, di scoprire
per quanto possibile le vere relazioni generali che legano tra di loro
tutti i fatti sociali; ognuno d'essi le sembra spiegato, nell'accezione
veramente scientifica del termine, quando ha potuto essere convenientemente
collegato, sia all'insieme della situazione corrispondente, sia all'insieme
del movimento precedente, mettendo sempre da parte con cura ogni vana ed
inaccessibile ricerca della natura intima e del modo essenziale del prodursi
di qualsiasi fenomeno. Sviluppando al più alto grado il sentimento
sociale, questa nuova scienza, secondo la celebre formula di Pascal, di
conseguenza: pienamente verificata, rappresenta necessariamente in maniera
diretta e continua la massa della specie umana, sia attuale, sia passata,
sia anche futura, come costituente, sotto tutti i punti di vista, e sempre
più, nell'ordine dei luoghi o in quello dei tempi, un'immensa ed
eterna unità sociale, i cui diversi organi individuali o nazionali,
uniti incessantemente da un'intima e universale solidarietà, concorrono
inevitabilmente, ciascuno secondo un modo ed un grado determinato, all'evoluzione
fondamentale dell'umanità, concezione veramente fondamentale e del
tutto moderna che deve diventare ulteriormente la principale base razionale
della morale positiva. Conducendo infine, come ogni altra scienza reale,
con la precisione che comporta la eccessiva complessità propria
a questi fenomeni, all'esatta previsione sistematica degli avvenimenti
che devono derivare, sia da una data situazione, sia da un dato insieme
d' antecedenti, la scienza politica fornisce direttamente, anche all'arte
politica, non soltanto l'indispensabile determinazione preliminare delle
diverse tendenze naturali che essa deve secondare, ma anche l'indicazione
generale dei principali mezzi che può applicarvi, in maniera da
evitare, per quanto possibile, ogni azione nulla o effimera, e di conseguenza
pericolosa, in una parola, ogni errato consumo di qualsiasi forza (pp.
263-264, I vol.).
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