Solidarietà e consenso come elementi imprescindibili di ogni sistema,

in particolare di quelli complessi


Due motivi principali dovrebbero qui farmi maggiormente insistere su questo concetto elementare del consenso fondamentale proprio dell'organismo sociale: sia innanzitutto in virtù della estrema importanza filosofica di questa idea madre della statica sociale, che deve, per sua natura, costituire la prima base razionale di tutta la nuova filosofia politica; sia anche, subordinatamente, perché, dovendo le considerazioni di sociologia puramente dinamica essere spontaneamente preponderanti in tutto il resto di questo volume, in quanto sono oggi più direttamente interessanti e perciò meglio comprese, diverrebbe tanto più necessario caratterizzare preventivamente lo spirito generale della sociologia statica, che non potrà in seguito essere quasi mai considerata che in maniera indiretta o implicita. Presa in tutta la sua estensione, cioè senza eliminare questa essenziale correlazione, ora sufficientemente analizzata, tra l'idea di società e quella di governo, una simile concezione positiva dell'armonia sociale produce spontaneamente, come avevo detto, con l'insieme della sua concreta applicazione, il fondamento scientifico d'una sana teoria elementare dell'ordine politico propriamente detto, sia spirituale, sia temporale. Infatti essa conduce direttamente a considerare sempre, al riparo da ogni arbitrio, l'ordine artificiale e volontario come un semplice prolungamento generale di quell'ordine naturale ed involontario verso il quale tendono naturalmente senza sosta, per un motivo qualsiasi, le diverse società umane: di modo che ogni istituzione politica veramente razionale, per comportare una vera e durevole efficacia sociale, deve costantemente avvalersi di un'esatta analisi preliminare delle tendenze spontanee corrispondenti, le quali soltanto possono dare alla sua autorità radici sufficientemente forti: in una parola si tratta essenzialmente di prendere in considerazione l'ordine, per perfezionarlo convenientemente, e non certo per crearlo, il che sarebbe impossibile. Dal punto di vista scientifico, che in questo trattato deve prevalere, questa idea madre dell'universale solidarietà sociale diventa qui l'inevitabile conseguenza ed il complemento indispensabile d'una idea fondamentale dichiarata, nel volume precedente, come adatta in alto grado allo studio degli esseri viventi. Con rigore scientifico, questa idea del consenso, non è affatto, senza dubbio, strettamente specifica di un simile studio, e si presenta direttamente come dovente essere, per sua natura, necessariamente comune a tutti i fenomeni, ma con grandi differenze di intensità e varietà, e, per conseguenza, d'importanza filosofica. Si può dire infatti che dovunque vi sia un sistema qualsiasi, deve esistere di conseguenza una certa solidarietà: l'astronomia stessa, nei suoi fenomeni puramente meccanici, ce ne offre il primo schema reale, almeno con lo scartare l'idea di universo, per ridursi alla semplice idea di mondo, la sola pienamente positiva, come ho già spiegato a suo tempo; infatti talvolta certe irregolarità di un astro possono avere una sensibile influenza su un altro, a causa della gravitazione modificata. Ma si deve a questo proposito riconoscere, in linea di principio, che il consenso diventa sempre tanto più profondo ed evidente quanto più si riferisce a fenomeni gradualmente più complessi e meno generali: di modo che, in base alla mia gerarchia scientifica elementare, lo studio dei fenomeni chimici forma, per sua natura, a questo come a qualunque altro titolo, una specie di intermediario fondamentale tra la filosofia inorganica e l'organica, come ognuno può agevolmente convincersene. In seguito a questo principio, resta nondimeno incontestabile che, secondo le abitudini filosofiche prevalenti, è soprattutto ai sistemi organici, a causa della loro maggiore complessità, che apparterrà sempre essenzialmente il concetto scientifico di solidarietà e di consenso, malgrado la sua necessaria universalità. È soltanto allora che questa idea, finora puramente secondaria, costituisce direttamente la base indispensabile del- l'insieme delle concezioni positive; e la sua supremazia vi diviene sempre in tal modo tanto più evidente quanto più si tratta di organismi composti o di fenomeni complessi e importanti. Così, per esempio, il consenso animale è ben più completo del consenso vegetale; parimenti, esso si sviluppa evidentemente man mano che l'animalità si eleva fino al suo vertice nella natura umana; infine, nell'uomo, il sistema nervoso diventa più d'ogni altro la principale sede della solidarietà biologica. Proseguendo razionalmente questo procedimento filosofico, in base all'insieme fondamentale delle nostre conoscenze positive, questo grande concetto dovrebbe dunque, a priori, acquisire, nello studio generale dell' organismo sociale, una preponderanza scientifica ancora superiore a quella che tutti gli spiriti preparati gli attribuiscono ora senza esitazione in biologia, visto l'incontestabile accrescimento di complessità proprio a questo nuovo ordine di fenomeni. Ora, poiché lo spirito attuale della filosofia politica, astrae continuamente, al contrario, da questa fondamentale solidarietà tra tutti i diversi aspetti sociali, era molto importante risolvere direttamente una simile anomalia filosofica, cosa che credo d'essere ormai arrivato a fare, sebbene con una spiegazione sommaria, ulteriormente sviluppabile. Questa operazione preliminare era dunque cosi indispensabile al coordinamento razionale della fisica sociale con le altre scienze fondamentali, che l'avevamo già riconosciuta necessaria ad una conveniente istituzione generale di questa nuova scienza. Valutata ora quanto al metodo propriamente detto, oggetto particolare di questo capitolo, questa concezione elementare del consenso sociale ha per scopo essenziale di stabilire immediatamente, con una autorità ed una spontaneità rilevanti, uno dei principali caratteri del metodo sociologico, in base a cui essa modifica forse più intimamente, per la natura dei fenomeni corrispondenti, l'insieme del metodo positivo. Infatti, poiché i fenomeni sociali sono cosi profondamente collegati, il loro studio reale non potrebbe dunque essere mai razionalmente scisso; dal che deriva l'obbligo permanente, tanto irrecusabile quanto diretto, di considerare sempre simultaneamente i diversi aspetti sociali sia in statica sociale, sia, per conseguenza, in dinamica. Ciascuno d'essi può, senza dubbio, diventare isolatamente l'oggetto preliminare d'osservazioni particolari, ed è necessario che sia così ad un certo grado, per alimentare la scienza di materiali convenienti. Ma anche questa necessità preliminare non si riferisce molto rigorosamente che alla sola epoca attuale, in cui si tratta del primo abbozzo della scienza, costretta ad impiegare all'inizio, con le precauzioni indispensabili, le incoerenti osservazioni che son dovute derivare, con tutt' altre intenzioni, dalle irrazionali ricerche precedenti. Quando la fondazione della scienza sarà sufficientemente avanzata, la correlazione fondamentale dei fenomeni servirà senza dubbio di principale guida abituale nella loro indagine diretta, come spiegherò in modo particolareggiato qui appresso. In ogni caso, eccettuato il modo proprio d'osservazione immediata, è incontestabile che, in seguito a quella necessaria solidarietà che caratterizza un simile soggetto, nessun fenomeno sociale, preventivamente esaminato con qualunque mezzo, potrebbe essere utilmente introdotto nella scienza fintanto che restasse concepito in maniera isolata: e ciò non soltanto dal punto di vista statico, da cui l'armonia sociale è sempre direttamente considerata, ma anche nello studio stesso del movimento sociale, in cui il consenso, per essere meno immediato, non è, in realtà, meno preponderante, come constateremo. Ogni studio isolato dei diversi elementi sociali è dunque, per la natura della scienza, profondamente irrazionale, e deve essere assolutamente sterile, come la nostra economia politica, anche se fosse meglio studiata. Coloro dunque che si sforzano oggi di frazionare ancora maggiormente il sistema degli studi sociali, per una cieca imitazione della metodica suddivisione propria delle scienze inorganiche, cadono dunque involontariamente in questa aberrazione fondamentale di considerare come mezzo essenziale di perfezionamento filosofico una disposizione intellettuale radicalmente contraria alle condizioni fondamentali d'un simile soggetto. Senza dubbio, la scienza sociale potrà essere un giorno razionalmente suddivisa in settori con una certa utilità; ma non possiamo assolutamente sapere oggi in che cosa consisterà questa divisione ulteriore, poiché il suo vero principio non deve derivare che dallo sviluppo graduale della scienza, la quale non potrà certamente essere fondata ora che in base ad uno studio d'insieme […]. È dunque incontestabile che concetti e studi d'insieme possono da soli convenientemente concorrere oggi alla fondazione diretta della sociologia positiva, sia statica, sia dinamica; e che i lavori devono in seguito discendere gradualmente ad una crescente specializzazione, considerando sempre lo studio degli elementi come essenzialmente dominato da quello del sistema, il cui concetto generale sempre più preciso dovrà continuamente dare il principale chiarimento di ogni aspetto parziale, salvo inevitabili reazioni secondarie (pp. 231-235).