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Nell’ikat centrale si trovano il pavone, il cervo e il cavallo.
Al centro, la stella bianca su sfondo scuro si riferisce alla discendenza dagli dei celesti, 
mentre il blu richiama il potere divino che circonda il mondo.


Presentato all'Ambasciata a Roma d'Indonesia il libro pubblicato dalla Prof.ssa Lorena Bollasina, prestigiosa docente della nostra Scuola , frutto di una lunga ed appassionante ricerca sulle tradizioni e sulla storia di una popolazione indonesiana.
è possibile trovare informazioni più dettagliate sul libro sul sito: www.coloridasia.it 

Riportiamo la notizia dell'ADNSKRONOS e della PREALPINA sull'avvenimento

Da ADNKRONOS:

''Ikat di Sumba Timur'': immagini, segni e colori di una cultura millenaria.


Cultura e mondanita': gli ''Ikat di Sumba Timur'' immortalati finalmente in un volume descrittivo/fotografico, sono stati presentati nel quadro di una serata tutta dedicata all'Indonesia. Tra spettacoli, musiche e danze di ballerine balinesi e gastronomia tradizionale , i capolavori dell'arte indonesiana, che descrivono minuziosamente i ''credo'', le magie, le leggende, le gloriose aspirazioni, le paure, i sogni, la salute ed i poteri maligni di questo popolo d'oriente sono stati illustrati dall'Ambasciatore della Repubblica d'Indonesia e dalle autrici del libro, Regina e Lorena Bollasina.

Pablo Picasso, fra i piu' illustri conoscitori di quest'arte, la defini' ''una tecnica appassionante, trascendentale e di notevole importanza''. L'Ikat dell'isola di Sumba Est, a differenza di quelli di altra provenienza, e', infatti, un ''tessuto'' ricco di simbologie, di disegni e motivi che riassumono frammenti di storia e che rimandano ai credo animisti dell'isola ed alla vita quotidiana.
Tessuti a mano dalle donne dell'isola , alle quali e' riconosciuta la capacita' di infondergli vita ed animarle attraverso i colori naturali ricavati da foglie, radici e corteccia, rappresentano una delle ultime testimonianze di una integrita' culturale mantenuta solo grazie alla lontananza dell'arcipelago dalla rotta dei principali scambi commerciali.
In una cultura, quale quella Indonesiana, dove la pittura non esisteva, inoltre, l'arte dell'Ikat ha rivestito fin dal Neolitico un ruolo importante per le societa' tribali. Criterio ispiratore con cui sono state riportate alcune immagine nel catalogo :''La scelta dei pezzi- ha spiegato Regina Bollasina- e' stata effettuata cercando di presentare tessuti diversi nella lavorazione e nei disegni, nel tentativo di sottolineare l'attualita' dei processi che si sono mantenuti invariati in alcune aree nonostante l'evoluzione tecnologica''.

Un volume che, d'altra parte ha l'ambizione di parlare del senso magico dell'esistenza, di ''stimolare- ha affermato Lorena Bollasina- l'approfondimento di una cultura millenaria ed la lettura di una cultura lontana dalla nostra che non puo' che arricchirci ed aiutarci a rispettare, con umilta', chi custodisce con amore antiche cose''.
Uno spunto in piu' e' stato colto dall'Ambasciata di Indonesia che ha voluto, con questa occasione, puntare i riflettori su arti e costumi di un Paese che ogni anno attrae un numero sempre crescente di turisti.

Per maggiori informazioni: Ufficio Stampa
Adnkronos Comunicazione
Marco Antonellis - Aurora Grimaldi
Tel. 06 68894236 oppure 0347 6816472

 

Da LA PREALPINA:

Titolo: L'isola di Sumba e l'affascinante mistero degli ikat


Nell'epoca della globalizzazione e di Internet, della trasformazione dei referenti e delle abitudini, persino del lessico asservito alle esigenze di un progresso per altro inarrestabile, fa effetto e piacere trovare in libreria un volume che parla del senso magico dell'esistenza. Certo, il tema - gli ikat di Sumba - può apparire fuori del tempo, lontano da una società come la nostra che rincorre ben altri miti e simbologie rispetto al significato religioso animistico del popolo della piccola isola dell'arcipelago indonesiano. Gli ikat sono stoffe (ma il termine è improprio) tessute a mano, alle quali sono le donne, e soltanto loro, a infondere vita, animandole attraverso colori naturali. Disegni e motivi che rimandano a una concezione della vita in grado di trovare supporti nella natura e nell'idea che tutte le cose siano governate da spiriti, benefici o malefici, comunque superiori all'uomo. Dentro gli ikat c'è il dominio del mondo occulto su quello terreno, un al di là che a Sumba si celebra con un esasperato culto dei morti.
Temi forti? Di sicuro argomenti che non sono facili da recepire per la nostra "civiltà", ma che hanno suscitato in Lorena e Regina Bollasina - le autrici della ricerca - una curiosità intesa, frutto forse della loro storia personale, di una ricca sensibilità e del desiderio di capire di più. "Ikat" è il titolo del libro a cui si accompagna una sintesi di copertina: "Il fascino del segno e del sogno, dell'intreccio tra luce e colore: capolavoro dell'arte indonesiana". Edito per i tipi della Adnkronos, il volume è di piacevole lettura e, per ora, si trova solo nelle principali librerie di Varese. La presentazione ufficiale è in programma nel prossimo gennaio, a Roma. Scritto con assoluta proprietà di linguaggio e rigore scientifico esso è un importante momento divulgativo e, perché no?, documentale di un patrimonio che potrebbe presto scomparire. Un mondo la cui cifra etnica rappresenta l'ossatura del "racconto" di Lorena e Regina (da visitare la loro sorprendente esposizione di via Carlo Croce, sempre a Varese). A dare spessore e godimento visivo al lavoro intervengono la sapiente grafica di Paolo Zanzi e il coordinamento redazionale di Paolo Cottini. Le fotografie a corredo del volume, scattate sull'isola da Lorena durante i numerosi viaggi in Oriente, sono immagini di sicuro impatto: i paesaggi diafani, i volti scavati degli anziani e quelli straordinariamente espressivi dei bambini, i simboli e le fasi della lavorazione certificano e spiegano la cornice in cui nascono gli ikat. Le prefazioni sono affidate a Soendaroe Rachamad, ambasciatore della Repubblica di Indonesia, a due studiosi la cui fama è indiscussa, Silvano Colombo e Luigi Zanzi e, infine, a Mario Tudor, un artista tessile. Ciò che ne esce sono interventi autorevoli, che introducono in modo completo il testo. Ecco, il testo. Le autrici compiono una carrellata sull'ambiente storico, geografico, culturale, etnico nel quale trovano motivazione gli ikat. E' un addentrarsi passo passo verso l'intreccio dei fili, delle trame, la scelta delle decorazioni, dei simboli, appunto. Un "calarsi dentro" per cercare di cogliere gli aspetti reconditi, i significati che arrivano dal passato e che, a Sumba, si tramandano le donne, di generazione in generazione. Sempre con gli stessi gesti, con la stessa passione. Si scopre, ad esempio, che i colori per i tessuti sono ricavati da piante autoctone o che la preparazione del colore blu è strettamente riservata alla donna. Il significato di questo colore è spirituale: la donna necessita di tranquillità per ottenerlo e quindi si isola in una capanna lontana da casa. A tintura ultimata (i fili vengono prima stesi ad asciugare) la donna, ancora lei, passa alla fase della tessitura. Ultimo atto manuale di una preparazione che richiede qualche mese. Il risultato sono tessuti unici, ottenuti con l'aggiunta di un filo in più rispetto a quello del tessuto vero e proprio. Un'arte antica, questa dell'ordito supplementare, che ancora oggi viene praticata a Sumba. Così prendono forma pezzi sempre più rari, che meravigliano per la precisione e l'abilità nel realizzare i disegni. Simboli, dicevamo, che parlano di scene quotidiane e di morte, allegorie che richiamano aspetti come la sessualità e la concupiscenza, la longevità e la felicità, il coraggio e la magia, in un alternarsi di situazioni che contribuiscono a formare la leggenda del popolo di Sumba. E chi se non due donne poteva redigere un libro che raccontasse una tale arte? C'è infatti bisogno di emozionarsi quando ci si mette a faccia a faccia con le cosiddette "domande ultime" , quelle che Silvano Colombo, mutuando da Gauguin, pone in prefazione: Donde veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? Gli ikat forse non forniscono le risposte, ma ci aiutano a comprendere che esiste il mistero. Perché è attorno al mistero che si avvolge la vita.
Vincenzo Coronetti