Caro Gesù Bambino,

                         si avvicina il Natale mentre la situazione economica e politica del nostro Paese è tutt'altro che rosea.

                        Ci si trova a dover fare i conti con problemi che non ci aspettavamo.

                        La lira perde valore; ci hanno colpito nuove tasse e curarsi è ogni giorno più costoso. Insomma,abbiamo meno denaro di prima, e questo denaro lo abbiamo perso senza averlo speso noi.

                        Ti confesserò che proprio con l'approssimarsi di questo 25 dicembre, tuo  1992mo compleanno, non riesco a pensare ai doni per me o per altri.

                      Chissà che a questo particolare Natale non cominciamo a dare un significato diverso, chissà che non ci rendiamo conto che il Natale non si festeggia solo con enormi panettoni, champagne, feste e regali costosi.

                     Mi auguro che si riesca a capire che un regalo non vale per  quello che costa ma per le intenzioni che lo animano, per l'affetto che dimostra chi fa il regalo, per la prova che dà di aver capito quali sono le esigenze, i desideri più forti di chi li riceve.

                    La cultura del denaro si è sovrapposta a quella del regalo.

                    Il denaro non è tutto.

                   Non è Dio, non è l'amore, non è la gioia, il divertimento.

                   L'amore non è traducibile in denaro.

                  Caro Gesù Bambino,

spero che quest'anno ci si renda conto  che ciò che più conta è l'affetto e non la ricchezza.

                 Solo in questo modo TUTTA L'UMANITA' è esattamente come noi sul piano dell'AMORE.

                Caro Gesù Bambino,

non portarmi niente, io la più grande ricchezza ce l'ho già.

                                                                 Una mamma

Con questa lettera sono giunta al  secondo posto al concorso di Natale nel comune di Agliè (TO) nel dicembre 1992. 

                                    IL VALORE DI UN SORRISO

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