Quaresima, tempo di rinnovamento interiore !

 

La Quaresima è un periodo di 40 giorni prima di Paqua, come preparazione alla celebrazione della morte e risurrezione di Gesù. Si ricordano così i 40 anni d’Israele nel deserto, i 40 giorni del cammino di Elia verso l’Oreb, e soprattutto i 40 giorni di digiuno e preghiera di Gesù nel deserto.  

Questo tempo è iniziato con il rito delle ceneri, in cui la Chiesa ci ha invitato a riflettere sulla fragilità della condizione umana: ricordati che sei polvere! La nostra vita è breve, la salute precaria, in pochi anni scompariamo dalla faccia della terra. Che senso ha l’esistenza umana esposta inesorabilmente alla sofferenza e alla morte?

Per trovare una risposta dobbiamo guardare il Crocifisso. Gesù nella sua passione si è fatto compagno di ogni uomo sofferente, ha assunto la nostra morte per donarci la sua vita. La sua risurrezione è speranza di vita immortale e felice per tutti. Bisogna imparare a vivere come lui, perché “se moriamo con lui, con lui anche risorgeremo” (2Tm 2,11)!

La Quaresima è un tempo di riflessione e di conversione: un momento per verificare il nostro cammino umano e spirituale. Il ritmo frenetico del lavoro e degli impegni ci trascina, e spesso l’urgente fa dimenticare l’importante. Vale la pena fermarsi un momento per fare il punto della situazione, e capire cosa ci fa stare bene e cosa ci fa stare male. Per questo bisogna riconsiderare la qualità delle nostre quattro relazioni fondamentali: con Dio, con gli altri, con sé stessi, con le cose del mondo; tenendo presenti i luoghi in cui si svolge la nostra vita: la famiglia, il lavoro, la comunità cristiana.

La Chiesa ci aiuta proponendoci le tre opere penitenziali: preghiera, digiuno, elemosina. Le possiamo trovare nel vangelo di Matteo, cap. 6,2-18. Preghiera: pregare un po’ di più, dedicare un po’ di tempo alla lettura del Vangelo, preferendo la passione del Signore. Verificare il proprio rapporto con Dio: mettersi davanti a lui e chiedersi: cerco la volontà di Dio, metto Dio al primo posto? lo sento lontano e severo, oppure so che davvero è “il padre mio” (Ch. de Foucauld)? Trovare il tempo per fare una buona confessione e sperimentare la gioia del perdono nell’abbraccio del Padre.

Digiuno: privarsi di qualcosa, per avere qualcosa da dare agli altri e imparare a vivere con meno; sopportare la privazione, per l’autocontrollo; significato del venerdì-Emmanuel di solidarietà. Verificare i rapporti con se stesso: vivo seguendo i desideri, gli impulsi, le tendenze, le inclinazioni, le paure, l’istinto, il principio di piacere, l’ira, l’orgoglio, l’ambizione, il risentimento? Far digiunare la parte peggiore di sé, per liberare la parte migliore.

Elemosina: avere occhi per accorgersi dei bisogni degli altri;  le sistuazioni di indigenza ci interpellano; relativizzare i propri interessi, per farsi carico delle necessità altrui, come il samaritano; le tante attività-Emmanuel sono il segno dell’aiuto al prossimo: dare il proprio tempo, dare le proprie cose. Verificare i rapporti con gli altri: sono semplici, sereni, mossi dalla comprensione, dalla fiducia e dalla speranza; o sono tesi, conflittuali, ambigui, mossi dal sospetto. dalla paura, dall’amor proprio? Dio si prende cura di me, io voglio prendermi cura degli altri.

Quaresima, itinerario verso la Pasqua, tempo opportuno di rinnovamento spirituale!

 

P. Domenico Marafioti sj

 


 

Pasqua, risorge la speranza !

 

Gesù è risorto. Alleluia! Ecco finalmente una buona notizia. L’unica vera “buona notizia” della storia. Il sepolcro nuovo, in cui era stato deposto il corpo straziato di Gesù la sera del venerdì santo, è vuoto. Non c’è stato nessun furto di cadavere: le bende e il sudario sono là. Semplicemente il terzo giorno Gesù è risuscitato, come aveva predetto (Mc 8,31). Lo dicono gli Angeli alle pie donne, lo dice Maria Maddalena agli apostoli, lo dice Pietro agli altri, lo confermano i discepoli di Emmaus, lo vedono tutti la sera di Pasqua nel Cenacolo. Gesù è veramente risorto!

Sembrava tutto finito sulla croce. Il regno di Dio annunciato nella luce del mare di Galilea, la redenzione dei poveri del mondo, il desiderio di salvezza, il rinnovamento delle relazioni umane e della vita personale, tutto era stato frantumato dai martelli che inchiodavano Gesù sulla croce, e il colpo di lancia aveva tolto le ultime illusioni. Il tonfo della pietra che chiudeva il sepolcro sembrava aver seppellito per sempre le speranze.

Era sempre stato così nella storia. Quanti riformatori erano nati, quante promesse, quanti progetti, quanti sacrifici, quanti parziali successi avevano acceso entusiasmi generosi! Ma poi quanti fallimenti, quante delusioni, quante sconfitte! La morte aveva affossato gli ideali, e nel mondo tutto era tornato come prima. Il destino del Rabbi di Nazaret sembrava uguale, ma era diverso: con lui iniziava qualcosa di completamente nuovo nella storia umana.

Gesù era stato sepolto in un “sepolcro nuovo” (Gv 19,41), e la novità non sta solo nel fatto che nessuno vi era stato ancora deposto. Tutte le tombe si aprono periodicamente per ingoiare altri morti, invece questo sepolcro si sarebbe aperto per restituire un vivo che non muore più. Gesù risorge come promessa di vita nuova per tutti. La risurrezione è fondamento della fede, e la fede è «sostanza della speranza», in quanto «attesa delle cose future a partire da un presente già donato» (Benedetto XVI, Spe salvi, n. 10 e 9).

Nella passione il male, la cattiveria e la prepotenza avevano assalito Gesù, per distruggerlo ed eliminarlo dalla faccia della terra. L’ingiustizia, la menzogna e l’odio si erano scatenati contro un innocente, per attirarlo nel vortice della vendetta, imporre il loro dominio sulla storia, e travolgere anche lui nel trionfo della morte. Ma Gesù non ha risposto al male col male, ha vinto il male col bene: «Oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava vendetta» (1Pt 2,23).

Gesù sulla croce ha vinto l’odio con l’amore, ha amato fino alla fine, fino a perdonare i propri uccisori, fino a pregare il Padre per loro. Sulla croce si è mostrata la potenza dell’amore che vuole bene e fa del bene a tutti senza fine. Questa vita nuova, questo nuovo modo di vivere non poteva finire. Questo amore, che vince il male, ha vinto la morte ed è risorto.

Anche noi possiamo vivere da risorti, ora nella fede, vivendo in modo nuovo secondo l’insegnamento di Gesù: «Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi» (Gv 13,34). I nostri desideri di verità, bontà e giustizia, non sono destinati a frantumarsi davanti all’assalto dell’egoismo e della cattiveria umana, perché possiamo amare come ha amato Gesù, con la forza dello Spirito Santo. Questa è già la nostra risurrezione dello spirito, come anticipo della futura risurrezione della carne. Risorgiamo con Cristo adesso, vivendo come lui, per essere con lui alla sua seconda venuta alla fine dei tempi.

Gesù, mia speranza è risorto. Il bene ha vinto il male, l’amore ha vinto l’odio e l’egoismo, la vita ha vinto la morte. Questa vita nuova inaugurata da Gesù è per noi. Possiamo sperare. Alleluia!

 

P. Domenico Marafioti sj