Non si finisce mai di …studiare. Questo famoso detto non si smentisce neanche adesso. Perché? Vi dico subito. Giorni addietro il caro Saverio Danaro, direttore di questo sito mi ha detto: “Compare Pino, perché non scrivete su un decennio della vostra vita?”.

         Lì per lì io non capii, ma il buon Saverio mi spiegò che aveva intenzione di pubblicare dei “decenni” di storia “sanpricopita” e che, a mio onore, avrei potuto descrivere un decennio a me più consono. Invero il mio decennio preferito è a cavallo dei famosi anni 60/70. Comunque, dopo averci pensato qualche giorno, risposi che lo avrei fatto con piacere, sia per un vano sogno di gloria, sia per “rinverdire” ricordi (dato che avrei scritto della mia vita), sia per capire se sono scrittore, poeta o semplicemente nostalgico. Ed eccomi qua a sviluppare questo tema, sia con animo di alunno, sia, forse presuntuosamente, con animo di maestro.

 Ad ogni modo, grazie, Saverio!

 

Scorcio anni 60/70

Sottotitolo: attimi fuggiti.

 

            Negli anni 60/70 San Procopio era un vero gioiello. Lo era perché un bambino, che iniziava ad essere ragazzo lo vedeva così. Senza problemi o affanni. Il ricordo più bello era quello di mio nonno, il Maresciallo, del quale ne porto il nome. Chissà quanti lo ricorderanno. Morì nel 68. Anno di inizio di proteste e rivolte giovanili. Di capelli lunghi. Di sigarette (io non fumavo). Di primi amori, di prime delusioni. Anno di rivolte culturali. Anno di auspicati cambiamenti (il tempo però ci diede torto).

         Il quegli anni, a partire dal 65, nel mio paese c’era una classe studentesca molto numerosa e preparata. Vorrei citare, con molta nostalgia invero, alcuni giovani che poi finirono a vivere in padanìà  come Franco e Alberto Marafioti, Mico Tallarida, Pasquale Campagna, Grazia Forgione, Totella Panuccio, Cettina Marafioti e suo marito Toto Cutrì, Mario Martino, Peppe Posterino (silipuppi), Tina e Rosella Cutrì, Cecio Ruffo, Cecè Messina, Gianni Cambareri, Franco Belvedere e un po’ più grandi Guglielmo Marafioti, Mimmo Panuccio, Pasqualino Ceravolo (il figlio di Don Giamba), Aldo e Italo Colorisco, Nando Posterino, Toto Colorisco che divenne carabiniere onorando quella divisa al pari del fratello Rocco, dei cugini Saro Cutrì e Ciccio Biamonte, di Dante Marafioti ecc. ecc., al pari di tanti altri che, non studenti, finirono chi in Italia e chi all’estero e lì misero radici. Ricordo il povero Bruno Carbone, alcuni fratelli Furina (Rocco e Annunziato, ma ce n’erano altri due), tutti i Rugari e Macrì che sono il Francia, vagamente ricordo Stefano Forgione, abile pittore e scultore, Peppe Forgione (cappejazzo) che per fortuna viene sempre al paese, Aldo U sciorbìo, Alfredo Anile, musicista e compositore famoso negli USA, Toni Arena (battezzato da mio padre), Pasquale Campagna (figlio di Saverio), i fratelli Plataroti, Pino e Miche Zimbalardi, ecc.

         I posti di riunione erano per lo più la famosa “Piazza” (che poi piazza non è) o i vari rioni (pioppo, pizzipaisi, liscio …).

            Bella figura perché a modo suo insegnava ai tanti discoli l’educazione era Peppino Evangelista (‘U spazzinu). Grande lavoratore e umile personaggio. Precursore di metodi alquanto didattici, riusciva ad inculcare a tanti bambini quell’educazione pratica di vita, necessaria per il buon vivere. Infatti, a quell’epoca, ogni bambino, magari scalzo, era rispettoso verso gli anziani e le istituzioni. Peccato. Ora non mi sento di dire altrettanto.

         E come non ricordare il colonnello Francesco Borgia che nel 1966 riedificò la chiesa degli afflitti finendo anche in Australia a chiedere oboli ai tanti paesani là sparsi. E come non ricordarel’amore profuso da tutti, giovani, vecchi, donne e bambini nella riedificazione della Chiesa? Mario Occhiuto immortalò con immagini questi eventi. Mamma mia quante persone lavorarono. Dovrei citarne decine e decine ma preferisco nessun nome, sono tutti degni di menzione.

La Figura, però, che più di tutti restò impressa nei miei ricordi di giovinetto, operante prevalente nell’educazione e nel sociale, modello di vita di tanti ragazzi fu Gigi Marafioti. Prima professore, poi preside e poi …polistenese. Gigi fu un precursore di tante cose perché, mentre nel 68 iniziava quella “rivolta” di cui sopra, lui ci insegnava la rivolta “culturale”. Ricordo la ricca biblioteca e le innumerevoli serate di cultura, nonché i cineforum e i dibattiti (un po’ come dice Venditti). Ricordo tutti i suoi collaboratori fedeli come gli studenti prima citati.Ricordo il GREST e L’ORA DELLE STELLE, dove la sera (in sacrestia), si giocava e poi si pregava, nell’altare ancora vecchio stile e dove, ogni tanto, noi bambini che spesso ridevamo, venivamo colpiti da schiaffoni non tanto leggeri (Alberto, ti ricordi? Ne hai dato uno prima a me e poi a Peppe Colicchia). Erano tempi belli, perché no. Tempi dove i giovani studiavano e tempi, principalmente, in cui i giovani rispettavano gli anziani. Il tempo e alcuni eventi fecero scomparire questo piccolo paradiso. Ognuno, e forse a malincuore, prese la propria strada e molti non fecero più ritorno. I miei ricordi sono tristi.

Ricordate l’asilo? E le monache che due/tre volte all’anno preparavano lavori teatrali coinvolgendo tutta la gioventù? Con la loro partenza scomparve il vero modo di educare i bambini e i giovani e di questo gli anni futuri ne presero atto.

         Eppoi c’era il cinema? Lo ricordate il cinema? D’estate veniva un camion blu che il piazza municipio, di sera, proiettava documentari e filmati agricoli. Della campagna, insomma. Trattori, metodi nuovi di lavorare la terra. Per noi era sempre una festa e ricordo tanti bambini che addirittura portavano ombrelli e li aprivano nella traiettoria delle immagini inducendo a fischi e grida di tutti.

         Adesso penso di chiudere. Sperando di non aver annoiato con fatti e ricordi personali. Di certo avrei potuto scrivere tante altre storie, menzionare tanta altra semplice gente (chiedo scusa per tanti non menzionati). Avrei potuto raccontare fatti personali e non, di quel periodo (63/72), ma preferisco rinverdirle coi miei coetanei quando mi è possibile.

Chiudo ricordando soltanto altre 4 figure di quegli anni: don Giovanni Pellizzeri, parroco che riuscì a coinvolgere tanti  e che fu nostro maestro e amico.

Ed ora, permettetemi di menzionare i miei primi tre maestri che porterò sempre nel cuore: Gianni Francica, Pepè Currà e Rocco Galimi.

Le parole le tengo nel mio cuore così come i loro sorrisi e …..i loro schiaffoni.

 

                                                                                  Pino Marafioti

Caro Pino, grazie di cuore, per aver portato a conoscenza una piccola fetta di storia paesana, spero che all'iniziatica partecipano in tanti, per far rivivere la memoria del nostro piccolo paesino.

"AMIAMO IL NOSTRO PAESE, PERCHE' CI APPARTIENE" danaro saverio

 

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