San Procopio (RC), è un paese posto alle pendici dell'Aspromonte e attraversato dai fiumi Duverso e Torbido, all'apparenza sembra un paesino disperso fra gli uliveti, ma in verità ha una storia millenaria, infatti sul territorio si trova, Sicri o Sicari, dove secondo molti studiosi nacque San Nicodemo, lo afferma anche il suo biografo, un certo monaco Nilo, nel menologio in uso nel monastero del Salvatore di Messina "Mess. 30, ff 245 va 250va, ciò è stato anche affermato da Can, G. Minasi nello "Lo Spelota", dalle rovine di Sicri, nacque la vicina Melicuccà. In Sicari  è da ammirare un monumentale ulivo, vero capolavoro della natura, che i contadini del posto lo chiamano “’U rrutundejiù” Le prime notizie di San Procopio, in verità si hanno 1310, in questo periodo era già esistente , una unità ecclesiale “ecclessi San Pricopii " ma,  il   Paese prese il nome  attuale,  intorno 1600, infatti nell'articolo, scritto dallo storico Basile "la Madonna e il porco" nel contratto per l'acquisto della statua marmorea della Madonna dello Jesu, per individuare il luogo, ove essa deve essere collocata c'è riportato "Nella terra rude di Sinopoli, nella terra di percopi", da ciò si evince che fino a quell'epoca, il centro abitato non era identificato con una precisa denominazione, soltanto in seguito troviamo in nome Sancto Procopio, nel libro di Giacinto Garcea. Nel 1535, Carlo V, partito da Fiumara di Muro e diretto a Seminara, attraversò anche il territorio di San Procopio, dove alloggiò in contrada alloggiamento e fu ospite dal conte Paolo Ruffo di Calabria. San Procopio, fu baronia dei Ruffo di Scilla, gran pare del suo territorio, era in suo possesso, infatti a mezzogiorno del paese, la zona agricola è chiamata Fabrizia, in quanto fu proprietà del cardinale Fabrizio Ruffo di Calabria, molti samprocopiesi hanno combattuto a affianco delle truppe sanfediste, un certo Domenico Rapina di San Procopio, ha ricevuto in campo di battaglia la benedizione del cardinale Fabrizio Ruffo.        I Ruffo erano, soliti villeggiare a San Procopio, nella villa di sua proprietà. Forte fermento, ci è stato a San Procopio, durante il periodo risorgimentale, dove si attesta con documenti alla mano, la presenza fra Pantaleo, (cappellano dei garibaldini) che stato ospite dal sindaco di allora De Leo Angelo, da racconti diretti  si testimonia che in rione “Pioppo” è stato ospitato pure Garibaldi.Il fermento risorgimentale fu animato dal Capitano De Leo Antonino che a causa dei suoi ideali fu condannato ai ferri per ventiseianni . San Procopio divenne Comune il 4 maggio del 1811, dopo essere stato casale di Sinopoli. La sua storia lo lega molto all’olmo secolare, che era messo a dimora nella chiesa degli Afflitti, infatti, grazie a questa pianta le donne samprocopiese erano immune alla prima notte da parte del principe. Dal punto di vista artistico è da visitare la statua della Madonna dello Jesu, opera dello scultore toscano, Giaovabattista Mazzolo, allievo del Gagini, da ammirare un bel Crocefisso nella chiesa degli Afflitti e molte statue di legno di ammirabili fattezze artistiche come la statua di San Rocco opera dello scultore Domenico De Lorenzo (il santaro per antonomasia) e la baronicina statua di legno appartenuta al barone Franco (sicuramente era Don Francesco Ruffo). Dal punto di vista ambientale sono da ammirare gli uliveti siti in contrada Rosolà, censiti dal Fai, come luoghi del cuore.

Feste e Sagre

2/3 Febbraio - festa di San Biagio Martire e Vescovo

19 marzo - San Giuseppe

Pasqua - Venerdì Santo processione della Madonna fino al Calvario, sabato santo, falò in piazza-.

8 Luglio - San Procopio Martire

quarta domenica di luglio, Madonna del Rosario

terza domenica di settembre - Festa Madonna degli Afflitti -

 

Le Tradizioni -   Il sei gennaio, tradizionale bacio a Gesù Bambino -. I tre giri, intorno a Sanbiajieù  e benedizione della gola 2/3 febbraio.  – Veglia di preghiera, terzo sabato di settembre  con canti in vernacolo antichi -

A Natale, si preparino i classici "zippuli" a Pasqua "i Cimeji" dolce pasquale, che si usa  regalare ai bambini con l'uovo sopra, in segno augurare di fertilità. Anche nel periodo pasquale, c’era l’usanza di benedire le case ma questo rito ormai è quasi scomparso con l’evento repentino dei cambiamenti dei sacerdoti che si è verificato dal 1993 in avanti. Il giorno delle Palme, dopo la santa benedizione, ancora qualche contadino, porta nei campi, i rami benedetti, affinché il Creatore  abbondi di frutti la terra. Giorno di santa Rita da Cascia, vengono benedette le rose che vengono portate a casa dai devoti, nel mese di giugno in occasione della festa di Sant’Antonio, si impartisce la benedizione del pane. Fino, a non molto tempo fa, si usava fare  “ 'u Cunsulu” dopo aver celebrato il funerale,  le donne vestivano a lutto per andare a visitare il defunto, ancora la tradizione del lutto, dura tre giorni.

Durante i festeggiamenti della Madonna degli Afflitti, si ballano i Giganti per le vie del paese.

 

 

Danaro saverio