NATALE. GESU’ NASCE PER LA GIOIA DI TUTTI

 

p. Domenico Marafioti sj

 

Torna il Natale, col suo fascino, le sue luci, la tenerezza dei bambini e l’intima gioia della famiglia. Torna l’invito alla bontà, alla fraternità, all’accoglienza, alla condivisione. Torna il mistero del Figlio di Dio che si fa Figlio dell’uomo, per far diventare l’uomo figlio di Dio. Torna l’appello a credere con tutto il cuore all’amore di Dio, che viene a consolare l’uomo nella sua solitudine. Non siamo più soli, alla deriva nel tempo, devastati dal male. Gesù viene a condividere la nostra vita, prende su di sé la nostra sofferenza, per comunicarci la speranza di una vita felice e immortale, degna dell’uomo.

Il Cielo si è aperto, e siamo inondati della sua luce! Nella notte di Betlemme «si compirono per Maria i giorni del parto; diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo» (Lc 2,6-7). Maria, donna in attesa, è simbolo di tutta l’umanità che attende una nuova forma di vita, che desidera generare uomini nuovi. Gesù è il primogenito e l’unigenito figlio di Maria. È il primo uomo nuovo della storia, che vive e insegna a vivere in modo nuovo: non nella paura, ma nella fiducia; non nell’interesse individuale, ma nella condivisione; non nell’egoismo, ma nell’amore. È l’unigenito, perché è l’unico Figlio del Padre in cielo e l’unico figlio di Maria sulla terra; perché è l’ “Ultimo Adamo”, il Cristo Totale, che raccoglie tutti gli uomini, tutti i figli di Dio dispersi.

«Lo depose in una mangiatoia». Così capiamo che quella grotta era una stalla. Gesù nasce povero tra i più poveri, perché porta per loro una buona notizia. Gli emarginati, i deboli, i piccoli, dimenticati dai grandi della terra, non sono abbandonati, perché Qualcuno li pensa con amore. Gesù «si è fatto povero, per arricchirci con la sua povertà» (2Cor 8,9). A quelli che hanno perso tutto, egli promette la beatitudine: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli» (Mt 5,3).  

«Non c’era posto per loro nell’albergo». Mistero del desiderio e del rifiuto! Israele ha atteso e invocato per secoli e millenni la nascita di questo figlio, e quando arriva non c’è posto per lui nella case degli uomini! È tutto occupato, come dice la poesia di G. Gozzano: “Tutto l’albergo ho pieno di cavalieri e dame…”! Allora non è stato accolto, e oggi? Gesù viene per me nella parola del Vangelo. Il mio cuore è libero per credere alla sua chiamata, che mi invita a diventare discepolo, per vivere con lui e come lui? Oppure il mio cuore è occupato dai miei pensieri, i miei desideri, i miei progetti, i miei interessi, le mie paure, i miei bisogni…? Se il mio ‘ego’ occupa tutto lo spazio interiore del mio cuore, neppure oggi c’è posto per lui, né dentro di me, né fuori di me!

Gesù nasce a Natale fuori di Betlemme, e muore a Pasqua fuori di Gerusalemme (Eb 13,12). Non c’è posto per lui nella città degli uomini, lo vogliono escludere. Come oggi alcuni vogliono togliere il Crocifisso dai luoghi pubblici. Eppure lui è l’innocente ingiustamente ucciso e condannato, promessa di riscatto per tutti gli innocenti oppressi; lui ha amato tutti fino alla fine, e insegna che ogni uomo è degno di amore e rispetto; lui è morto come tutti, ed è speranza di risurrezione e di vita per tutti. Bisogna mettere in evidenza il Crocifisso, perché questo messaggio sia sempre davanti agli occhi e nel cuore, per la consolazione di tutti.

Contemplare Gesù nella grotta e nella mangiatoia con gli occhi di sant’Ignazio: «Guardare e considerare per quale motivo il Signore venga a nascere in somma povertà e come, dopo tante sofferenze di fame, sete, caldo e freddo, insulti e oltraggi, vada a morire sulla croce; e tutto questo per me» (Esercizi Spirituali, n. 116). L’incarnazione e la redenzione, il Natale e la Pasqua sono collegati. Accogliere Gesù Bambino, è accogliere il Redentore crocifisso e risorto. Entrare nella luce del Natale, significa abbandonare le tenebre del peccato ed entrare nella vita nuova.

È Natale! La gioia bussa alla nostra porta. Gesù si autoinvita, come quel giorno che disse a un uomo appollaiato sul proprio egoismo: «Zaccheo, scendi presto, perché oggi devo venire a casa tua!». Facciamo posto al Signore che viene, riconosciamolo nella Parola, nell’Eucaristia, nel povero, nei piccoli, nei fratelli, nei figli, nella moglie, nel marito,… in ognuno che bussa alla porta del nostro cuore. E accogliamolo con gioia!


 

 

LA NOTTE SANTA
di Guido Gozzano

- Consolati, Maria, del tuo pellegrinare!
Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei.
Presso quell'osteria potremo riposare,
ché troppo stanco sono e troppo stanca sei.

Il campanile scocca
lentamente le sei.

- Avete un po' di posto, o voi del Caval Grigio?
Un po' di posto per me e per Giuseppe?
- Signori, ce ne duole: è notte di prodigio;
son troppi i forestieri; le stanze ho piene zeppe.

Il campanile scocca
lentamente le sette.

- Oste del Moro, avete un rifugio per noi?
Mia moglie più non regge ed io son così rotto!
- Tutto l'albergo ho pieno, soppalchi e ballatoi:
Tentate al Cervo Bianco, quell'osteria più sotto.

Il campanile scocca
lentamente le otto.

- O voi del Cervo Bianco, un sottoscala almeno
avete per dormire? Non ci mandate altrove!
- S'attende la cometa. Tutto l'albergo ho pieno
d'astronomi e di dotti, qui giunti d'ogni dove.

Il campanile scocca
lentamente le nove.

- Ostessa dei Tre Merli, pietà d'una sorella!
Pensate in quale stato e quanta strada feci!
- Ma fin sui tetti ho gente: attendono la stella.
Son negromanti, magi persiani, egizi, greci...

Il campanile scocca
lentamente le dieci.

- Oste di Cesarea... - Un vecchio falegname?
Albergarlo? Sua moglie? Albergarli per niente?
L'albergo è tutto pieno di cavalieri e dame
non amo la miscela dell'alta e bassa gente.

Il campanile scocca
le undici lentamente.

La neve! - ecco una stalla! - Avrà posto per due?
- Che freddo! - Siamo a sosta - Ma quanta neve, quanta!
Un po' ci scalderanno quell'asino e quel bue...
Maria già trascolora, divinamente affranta...

Il campanile scocca
La Mezzanotte Santa.


È nato!
Alleluja! Alleluja!

È nato il Sovrano Bambino.
La notte, che già fu sì buia,
risplende d'un astro divino.
Orsù, cornamuse, più gaje
suonate; squillate, campane!
Venite, pastori e massaie,
o genti vicine e lontane!

Non sete, non molli tappeti,
ma, come nei libri hanno detto
da quattro mill'anni i Profeti,
un poco di paglia ha per letto.
Per quattro mill'anni s'attese
quest'ora su tutte le ore.
È nato! È nato il Signore!
È nato nel nostro paese!
Risplende d'un astro divino
La notte che già fu sì buia.
È nato il Sovrano Bambino.

È nato!
Alleluja! Alleluja!