Ho lasciato San Procopio nel lontano ottobre del 1956 per trasferirmi
a Lissone, in
provincia di Milano,e assumere servizio come vincitore del concorso magistrale.
E' stato un momento di notevole soddisfazione perché avevo superato i problemi
economici causati dalla mancanza di lavoro. Mi sono allontanato,però, tenendosempre nel cuore e nella mente il paese dove ero nato e dove avevo trascorso
i primi venticinque della mia vita,la mia giovinezza. A distanza di
oltre cinquanta
anni il ricordo di quei tempi è ancora presente in me con chiarezza assoluta.
Ricordo bene la gente e i problemi.In quegli anni del dopoguerra si verificò una
massiccia ondata migratoria verso gli Stati Uniti, il Canada e l'Australia.
Prima partivano gli uomini alla ricerca del lavoro e della casa
poi, quando avevano
raggiunto una certa tranquillità,si facevano raggiungere da mogli e
figli. Ho assistito alla partenza di tanti emigranti che, con il cuore
colmo di tristezza, lasciavano il
paese,la casa, le amicizie,i parenti,sorretti dalla speranza di una
vita migliore.
Personalmente ho accompagnato al porto di Napoli la famiglia Loria che per
tanti anni aveva abitato nella mia casa. Più volte sono stato a Toronto loro ospite
e sempre sono stato accolto con molto affetto. Con soddisfazione questi
emigranti,
dopo una vita di duro lavoro,hanno raggiunto un grande benessere.
Quando ero bambino le cinque classi delle scuole elementari erano
ospitate in altrettanti locali così dislocati:due in baracche situate
nel "piano" dell'orologiodove ora sorgono case popolari,una nella casa di Don Gaetano De Leo in Via
Roma e le altre due nella casa, all'inizio del paese,oggi di proprietà
della famiglia
De Francesco.
Per frequentare la scuola media si doveva andare a Palmi.Io ho avuto
la fortuna di
sostenere gli esami di licenza media preparato privatamentedall'indimenticabile
Prof.Rocco Galimi.Importante era il periodo di frequenza delle scuole
superiori , quasi sempre a
Palmi,dove ci recava con il trenino delle Ferrovie Calabro Lucane in
partenza da Sinopoli alle ore sei del mattino. Si rientrava alle ore
quindici circa abbastanza affamati e stanchi.
A quei tempi i giochi dei ragazzi erano principalmente: il
calcio,nascondino e le cartucce vuote usate come birilli da abbattere.
Quante ore abbiamo trascorso nella piazza davanti alla chiesa parrocchiale,-il
piano della Chiesa parrocchialeoggi piazza Monsignor Bruno Occhiuto vescovo:
Le feste religiose,sempre attese con interesse, prevedevano la
partecipazione dei tamburi,delle zampogne,della banda e,a volte dei
Giganti, grande festa per i bambini .Quanto erano belli i giochi di artificio e quanto erano affollate le
processioni! La devozione a San Biagio era notevole da parte dei
cittadini di San Procopio ma anche dei tanti di Sinopoli e di altri
paesi vicini. Non posso dimenticare la presenza delle bancarelle con
giocattoli,ceci,noccioline,sussumelle e pittapie.
Ricordo che la tradizione prevedeva per Natale il bel presepe che ogni anno
preparava mastru Ciccio Laganà,le zippole i giochi a sette e mezzo,
mazzetto e mercante in fiera.
Per Pasqua si seguiva il triduo di predicazione in preparazione alla
ricorrenza.
Per il Corpus Domini le bellissime processioni con le tante ragazze
vestite di bianco,
con gli "altarini" che venivano preparati nelle vie del paese, i tanti
fiori che si lanciavano dai balconi addobbati a festa.
Nessuno penso possa dimenticare le sofferenze del periodo della
seconda guerra mondiale.Moltissimi gli sfollati nelle campagne:la mia
e altre famiglie di
amici alla Sevina,nell'oleificio del Cav.Spina di Melicuccà,ospiti
della famiglia Forgione Eravamo lì quando venne bombardato,per errore
Sinopoli. Le bombe
erano destinate a San Procopio perchè qui erano accampate truppe tedesche,
sotto gli ulivi in contrada Covascò e Bombardara.I Tedeschi per tanto tempo.
Per un certo periodo di tempo è stato presente a San Procopio il comando della
VI armata.Purtroppo sotto i bombardamenti di Sinopoli sono morti due nostri
compaesani.Si conclude il ricordo della guerra con quello piacevole del rientro
dei militari scampati alla morte.Nel dopoguerra San Procopio è tornato
un paese vivo. Molto movimentato durante le annate olearie:tanta gente
che lavorava, tanti oleifici funzionanti, benessere per molte
famiglie.Anche tanti sacrifici per le raccoglitrici di ulive. Non
esistevano ancora le reti,le ulive venivano raccolte a mano con il
corpo curvo verso il terreno. Negli anni cinquanta la realizzazione di
alcune opere pubbliche dette un notevole impulso al miglioramento del paese:
è stata realizzata la rete fognaria il manto delle strade principali è
stato pavimentato con materiale lavico,il fondo delle altre strade è
stato realizzato in cemento,sono state costruite,in aggiunta alle
preesistenti,alcune case popolari,
è stata realizzata la "Villetta". Il Paese si trasformava.Tra la gente esistevano
ottimi rapporti di amicizia.Ci si conosceva tutti. Concludo con il
piacere immenso
di ricordare un evento eccezionale:"A 'FFRUNTATA'
:rappresentazione della vita di Cristo dall'ultima cena alla
crocifissione,morte e annuncio della resurrezione.Vorrei ricordar gli
attori,ma ho paura di dimenticane
qualcuno:eravamo in tanti,in molti.Spettacolo grandioso e memorabile.Alla rappresentazione erano prenti alcune centinaia di spettatori,anche dei paesi vicini.
E' il ricordo di un momento molto felice.