Messaggio
Da: Rocco Chinnici
A: danarosaverio@libero.it
Date: 11/11/2005 09:44
Oggetto: [Nessun oggetto]
___________________________________________________
Messaggio:
Carissimi,
sono Rocco www.roccochinnici.it ed ho ultimato di scrivere una bellissima
commedia brillantissima: S'ARRINESCI SEMU RICCHI, che diverte prima gli
attori e dopo gli spettatori; la troverete nella mia pagina, Vi
consiglio tantissimo di leggerla, Vi renderete subito conto.
Vi abbraccio e un in bocca al lupo per la eventuale messa in scena.
Auguro a tutti Voi un mondo di bene e quanto di più il cuor Vostro desidera.
Rocco Chinnici
Mi piacerebbe far parte della Vostra Pagina
LAMORE DEI DUE FRATELLI
L'odore d'incenso inebria i pensieri conducendoli per mano a tempi remoti,
a, quando bambini ci rincorrevamo sui prati e salivamo sugli alberi di
mandorlo, dove ancora oggi nidifica il cardellino, ad osservare la schiusa
delle piccole uova; mentre il suono stonato della vecchia tromba del
guardiano c'invitava ad uscire dal quel podere non nostro. E' strano il
fenomeno della vita, quando sembra non dover finire mai, d'un colpo ti trovi
lì senza saperlo. Anche questo è un curioso fenomeno; si è davvero certi che
ognuno che muore non sappia d'esser lì, morto, attorniato da parenti e
amici? Io sono sicuro d'esser qui, da vivo s'intende, anzi certo, perché
sento di toccare il mio corpo e chiedermi di questo mistero, promettendomi
di non dimenticare quel giorno, speriamo molto lontano, di osservare i
curiosi che scruteranno il mio feretro pregando, con lo sguardo
dell'ipocrisia, mentre io, anima vagante, riderò beffandomi di quei pianti
finti; come ora finto e falso è il pianto di Giovanni che si strugge, si fa
per dire, per la morte del fratello Luigi. Ah, se il parroco avesse sentito
le grida che si facevano i due per misere cose, le liti che nascevano lì per
lì da situazioni che a volte neanch'io, pur essendo stato loro compagno di
giochi, riuscivo a comprendere il motivo. Bastava che uno dei due, salisse
sull'albero prima ancora dell'altro che si scatenava la guerra, o che so. la
maestra dava un voto più alto a Giovanni anziché Luigi, o viceversa e.
apriti cielo! Chissà se il parroco, avesse continuato ad incensare con la
solita serenità e la calma che si ha nel salutare per l'ultima volta un
defunto.
- Hai da farti animo. - Qualcuno suggeriva a Giovanni, durante la stretta di
mano che si suole dare in chiesa a rito ultimato. - Bisogna rispettarsi,
quando si è vivi! - Ripeteva qualche altro, senza riferimento o allusione
alcuna all'astio dei due fratelli. Quante promesse fatte a mamma Giovanna,
che non avrebbero litigato mai più, e lei povera donna, manto della bontà,
riusciva ad accogliere anche le ingiurie del marito che, a causa della
continua lite dei due fratelli le rimproverava quell'eccessiva dote di donna
pia e caritatevole. La domenica li agghindava e, con le scarpette lustre e
la riga ai capelli ancora inumiditi, li portava con se in chiesa; pensando,
povera donna, di farne uomini timorati da Dio. Ma guai se la riga ai capelli
di uno era più storta di quella dell'altro, si rischiava di finire a botte
anche quel giorno di festa.
Quel forte odore d'incenso e la quiete che regna soave dentro la chiesa,
spinge sempre più la mente a lunghi cammini erranti, ora in un bosco a
raccogliere funghi, ora su di una barca a pescare. ah, se potessi! Anche se
penso di non essere un buon pescatore, pescare quell'anima dannata di Luigi,
e, in tempo, prima che arrivi al cospetto divino, le consiglierei di
avvicinarsi all'orecchio del fratello e sussurrargli il perdono, o
semplicemente: ti voglio bene. Dicono che il bene e il male siano
fratelli; a dire il vero non sono riuscito mai a capire chi dei due fratelli
rappresentasse ora l'uno ora l'altro. Giovanni, da adulto s'era fatto più
tenero, cercava di evitare la lite anche rimettendoci qualcosa. Ricordo il
giorno che i due presero possesso dei beni lasciati in eredità, due lotti di
terra coltivati a mandorli ed uliveto, ed anche lì ebbe a nascere una
questione a causa di un albero d'ulivo, che veniva a cadere al centro del
confine dei due che ne rivendicavano la proprietà, e non si riusciva a
venire alla conclusione. L'ulivo che rappresenta l'albero della pace, era
diventato l'albero della discordia; la storia si condusse nel tempo
inasprendo sempre più gli animi dei due che vollero fossi io il giudice di
pace. Su di uno scaffale, da qualche tempo tenevo una vecchia motosega, non
ricordo nemmeno se la lama, arrugginita e in disuso da diversi anni, era in
grado di tagliare, la presi e dissi loro che l'indomani ci saremmo
incontrati nella contrada dove si trovava quell'albero di ulivo che, in
famiglia, era già divenuto famoso. All'alba del giorno seguente, fummo lì,
sotto l'albero, chiesi ai due come si poteva convenire affinché finisse
quella storia, e quelli niente, anzi si stavano scaldando gli animi; mi
venne naturale aprire il portabagagli dell'auto, presi la vecchia motosega,
l'accesi., i due si guardavano meravigliati senza aprire per niente bocca,
ma. quando feci per avvicinarla al tronco, Giovanni mi fermò dicendo: -
Perché devi tagliarlo? E' da tant'anni che nostro padre l'ha piantato! -
- Per non vedervi più litigare! - Risposi
- M'avete chiamato per dar consiglio? Ebbene questo è quanto ritengo sia
giusto fare!
- Giusto! - Rispose Luigi - è bene, che si tagli l'albero!
Spensi la motosega e dissi: - L'albero, d'ora innanzi sarà di Giovanni!
Giacché a te Luigi, non interessa più tenerlo in vita.
A quelle mie parole, Luigi, a denti stretti, ebbe a dire: si, e si
allontanò levandomi il saluto per parecchio tempo, ma di quell'albero non si
parlò più.
L'odore d'incenso è svanito, e con esso i ricordi volano via; la folla si
appresta a lasciare la chiesa e a seguire quel carro dove giace il corpo del
defunto Luigi, mentre dal gruppo dei parenti si leva un pianto. L'ultima
falsa di una recita della commedia della vita.
Rocco
___________________________________________________
Allegato: