I Periodi Storici in Giappone sono Nove:


PREISTORIA (2500 A.C. - METÀ VI SEC.D.C)
Periodo Jomon - Cultura basata su caccia, pesca e raccolta in cui l'architettura è caratterizzata da capanne di paglia con un'unica stanza e l'attività artistica è prevalentemente ricolta a ceramiche modellate a mano. Le decorazioni sono a corda e intrecci applicati, disegni puntiformi, impressioni di figure geometriche. Caratteristiche sono anche le figurine della fertilità, in pietra e in argilla, che spesso raggiungono forme quasi astratte.
Periodo Yayoi - Attraverso Cina meridionale e Corea vengono introdotti l'agricoltura del riso, la lavorazione dei metalli e la ceramica al tornio. L'architettura, su alte palafitte, tetti ricoperti di corteccia, travi di sostegno fornisce il prototipo dei successivi templi scintoisti. La ceramica e decorata da motivi lineari e disegnativi, mentre le forme predominanti sono bottiglie e scodelle. Oltre ad armi ed attrezzi agricoli, la metallurgia produce un gran numero di dotaku, in origine vere campane, ma poi solo elementi di culto, tanto che vengono seppellite nella terra. L'esterno è decorato con fasce di figure umane o animali molto stilizzati.
Periodo Kofun - La formazione di un clan dominante e di una forte aristocrazia guerriera caratterizza la costruzione di imponenti tumuli di terra che ricoprono tombe a camera oppure tombe fatte con grandi massi. Le tombe a camera spesso presentano affreschi con motivi geometrici o figurativi molto elementari, dai pochi colori uniformi, ma tutte hanno restituito abbondanti corredi. Questi sono caratterizzati soprattutto dagli haniwa, figure umani , animali, edifici, barche, eseguiti in serie, dal corpo modellato in modo sommario, a cilindro, ma con dettagli particolareggiati relativi a vesti, armature e insegne. Venivano posti all'esterno dei tumuli, come guardiani della tomba. Il corredo posto all'interno comprendeva in prevalenza ceramiche, armi, finimenti per cavalli e soprattutto specchi con motivo a TVL, di influenza cinese Han. Alla fine di questo periodo risale anche la struttura originaria dei templi shinto di Ise e Izumo.


ASUKA O SUIKO (552 - 645 D.C)
Epoca caratterizzata dall'introduzione del Buddismo e attraverso la mediazione della Corea, soprattutto degli stati di Paekche e di Koguryo, dell'arte cinese Wei e Sui.
In archittettura vengono costruiti i primi templi buddhisti in legno e con tegole, di cui restano pochissimi esempi originali, lo Shitennoji ad Osaka (in gran parte rifatto) e soprattutto l'Horyuji, costruito dal principe Shotoku nei pressi di Nara, la cui struttura conservata risale a dopo il 670. Da tali templi è possibile conoscere le forme dell'architettura cinese residenziale contemporanea. La scultura è caratterizzata dalle prime bellissime statue buddiste, di stile spesso coreano, come il Miroku del Chuguji di Nara . Altre statue mostrano la figura estremamente allungata dell'arte Wei o quella piramidale (triade di Sakyamuni dello scultore Tori nell'Horyuji) dello stile delle Sei Dinastie. Altra produzione, molto espressiva , è quella delle maschere in legno per la danza del gigaku. Anche per la pittura restano pochissimi resti, soprattutto il reliquario Tamamushi conservato nell'Horyuji che mostra anche esso i caratteri cinesi, ma in cui si nota la predilezione giapponese per il decorativo. Le pitture sono eseguite su una decorazione a lacca ciò che ci dà una testimonianza della fioritura delle arti minori, di cui anche in questo caso resta molto poco.


NARA (645 - 794)
Primo grande periodo dell'arte giapponese in cui il paese è ormai inserito in una koinè culturale stremo orientale. L'arte e la moda, le strutture economiche e sociali sono fortemente influenzate dalla Cina ed il Buddismo predomina.
In architettura si introduce l'uso della capitale permanente e a Nara vengono costruiti i templi delle grandi sette di Nara che godono del favore imperiale. E' tuttora il più importante complesso di architettura T'ang esistente, pur con le numerose modifiche successive a molti edifici. I templi che conservano edifici importanti sono il Todaiji, il Kofukuji, lo Yakushiji, il Toshodaiji, il Saidaiji e le aggiunte di quest'epoca all'Horyuji tra cui il padiglione ottagonale detto Yumedono. Accanto ai templi venivano costruiti depositi per i tesori, costruiti con semplici tronchi e di cui l'unico esistente è lo Shosoin del Todaiji. Raccoglie il tesoro imperiale successivamente donato ai monaci e composto da 3000 pezzi. Costituisce la migliore testimonianza della raffinatezza delle arti minori del periodo e dei contatti attraverso la Cina e la Via della Seta, con l'Occidente. Comprende infatti, oltre a opere cinesi, anche oggetti originali e copie provenienti da Bisanzio e dalla Persia. La scultura annovera opere buddiste di tutte le dimensioni, dal grande Buddha del Todaiji (in gran parte rifatto) a triadi e figure singole di dimensioni reali, fino a piccole sculture, in gran parte realizzate in legno e bronzo. Si afferma però anche l'uso della lacca secca (statue realizzate rozzamente in legno e ricoperte di molti strati di lacca dipinta) e che raggiunge notevoli risultati artistici. Fra tutte queste sculture, segnaliamo solo la testa del Buddha della medicina nel Kofukuji e la triade dello Yakushiji, capolavori dell'arte buddista non solo giapponese, ma di tutta l'Asia. Si caratterizzano per aderenza alla realtà e plasticità di forme. Per la pittura invece restano pochissimi resti di cui i più importanti sono i dipinti della sala principale dell'Horyuji, purtroppo in gran parte distrutti da un incendio nel 1949 e restaurati per quanto possibile. Nel 1972 invece fu scoperta una tomba affrescata nei pressi di Asuka e detta di Takamatsu-zuke. Entrambe le opere seguono lo stile T'ang , con una applicazione sapiente del chiaroscuro che dà una certa tridimensionalità , nel primo caso, e abilità nella scelta dei colori e forte realismo nel secondo. Restano anche poche immagini buddiste su tela e un sutra (testo sacro buddista) illustrato, ora in frammenti divisi in varie sedi, con una narrazione continua degli avvenimenti.


HEIAN (794 - 1185)
E' l'epoca in cui, con lo spostamento della capitale a Kyoto e l'interruzione dei rapporti con la Cina, si hanno i primi caratteri di un'arte giapponese autonoma ed è alla base di tutti gli sviluppi successivi di questa civiltà.
In architettura si hanno i primi esempi di templi in località di montagna (Hiei-zan e Koya-san, oggi fortemente rimaneggiati) in cui la struttura planimetrica si adatta all'ambiente naturale. Si sviluppa anche un architettura civile, detta shinden zukuri, che diventa lo stile preferito dai nobili, ma che è il primo esempio di uso di materiali al naturale, tavolati in legno, rivestimenti in corteccia dei tetti ecc. Si ha quindi la base della casa giapponese tipica. Edifici originali dell'epoca ne restano pochi, ma mostrano caratteristiche sempre più originali, dalle pogode del Daigoji e del Muroji, prime vere pagode giapponesi per uso del colore, rivestimenti in corteccia di hinoki ed elaborati sistemi di mensole in legno naturale, al tempio della Fenice di Uji (presso Kyoto) con la sua rinuncia alla simmetria e l'immersione nella natura per arrivare al tempio di Hiriazumi (nord del Giappone) derivato da un edificio nobiliare e caratterizzato dai ricchi rivestimenti in metallo lavorato delle strutture interne. La diffusione dello shinden vede anche una prima architettura dei giardini in cui si riproducono paesaggi naturali in miniatura, ma praticamente non ne rimangono esempi reali. La scultura vede la grande diffusione delle statue lignee ora realizzate a blocchi separati e non più in un pezzo solo come nel periodo Nara. Le statue sono prevalentemente buddiste, ma si affiancano immagini di divinità shinto ispirate alle prime e con caratteri simili. Tutte le sculture hanno ricchezza di ornamenti, gioielli e spesso sono laminate in metalli preziosi offrendoci immagini molto mondane. L'esempio più noto è la stadua di Amida opera di Jocho e conservata nel tempio di Uji.
In pittura, per l'influenza delle nuove sette Tendai e Shingon e del culto di Amida, si ha un fiorire di dipinti su seta raffiguranti santi, asceti, demoni e Buddha vari nonché di mandala (raffigurazioni simboliche dell'universo). Temi predominanti sono il paradiso di Amida, adatto alla rappresentazione di ninfe, danzatrici e svariati personaggi e la morte del Buddha storico. Lo stile è più rigido delle pitture Nara e anche qui si fa uso di oro. Nasce in questo periodo la pittura Yamato-e (pittura giapponese) che tende a sostituire il kara-e (pittura cinese) nelle preferenze della corte. Il suo prodotto più tipico sono gli emakimono (dipinti su rotolo) di cui gli esemplari più importanti risalgono alla fine del periodo Heian e rappresentano scene del Genji Monogatari. Delle arti minori ci si deve accontentare quasi solo delle immagini testimoniate da pittura e scultura perché poco si è conservato. Le descrizioni letterarie abbondano di dettagli sui tessili che dovevano essere molto raffinati, mentre gli specchi ora si allontanano dallo stile cinese e ci resta qualche esemplare di lacche maki-e, cioè con decorazione a spruzzo, e altre intagliate o con intarsi in madreperla di raffinata fattura.


KAMAKURA (1185 - 1333)
E' il periodo che con l'affermarsi della classe militare e l'introduzione dello Zen porta innovazioni importanti alle arti giapponesi con il conseguente declino della cultura aristocratica.
In architettura lo zen stimola un incremento dei templi di montagna dalla struttura in armonia con l'ambiente (Enryakuji di Kamakura) e un nuovo contatto con l'arte cinese porta i due stili del kara-yo (stile cinese) e del tenjiku-yo (stile indiano, in realtà della Cina meridionale). In questi stili, in cui predomina la bellezza disadorna con il solo intaglio di porte e finestre e i tetti spesso doppi, vengono restaurati molti templi rimasti distrutti e vi vengono aggiunti nuovi edifici (ad esempio il portale meridionale del Todaiji). Anche i templi shinto seguono schemi buddisti, ma rimangono fedeli agli stili delle sette non zen, con una accentuazione vistosa della verniciatura del legno, all'uso cinese. Vi è una prima affermazione dell'arte dei giardini, anche se non ne restano esemplari e neppure delle case dei samurai che seguono una versione semplificata dello shinden con in più la sobrietà dei templi zen e l'introduzione dei divisori. La scultura ha un suo ultimo periodo di splendore con grandi statue di demoni e protettori del buddismo spesso enormi e in pose terrificanti. Si hanno anche esempi veristi di ritratto di patriarchi e abati di cui l'esempio più notevole è il ritratto di Muchaku, opera di Unkei (nel Kofukuji di Nara), uno dei capolavori della scultura giapponese. In pittura gli emakimono continuano a restare in auge e i temi si arricchiscono con rotoli rappresentanti vite di monaci, storie di templi, episodi dei contemporanei monogatari di guerra ecc., tutti con uno stile realistico e quotidiano. Anche le pitture religiose seguono uno stile meno aristocratico ed è in questo momento che il tema di Amida ha la massima diffusione. Si diffondono anche ritratti di privati molto espressivi e il cui esempio più famoso è il ritratto di Minamoto no Yoritomo (Kyoto, Jingoji).
Nelle altre arti nasce la ceramica giapponese a Seto, vicino a Nagoya, su impulso del raffinato vasellame Sung anche se non può competere con questo. Continua la produzione di lacche a spruzzo, ma si afferma un tipo di lacche chiare con disegni più semplici. Infine nasce un'arte delle spade ed armature, i cui esemplari più antichi sono di uno stile ancora primitivo.


MUROMACHI (1333 - 1573)
Periodo che nonostante abbia visto corti periodi di pace vede rinnovati contatti commerciali con la Cina e una prima tendenza all'economia monetaria. Risalgono a questo periodo alcune delle più raffinate espressioni dell'arte giapponese.
In architettura, anche se non sono rimasti molti edifici originali, si predilige uno stile shinden ancora più ridotto in cui la maggiore importanza è data ai divisori scorrevoli (fusuma), alla nicchia per pitture (tokonoma) e alla veranda (shoin). La superficie è spesso ridotta e alcuni edifici presentano un misto di elementi cinesi e giapponesi, ma sono sempre splendidamente inseriti nella natura. Si segnalano in particolare i famosi padiglioni d'oro e d'argento di Kyoto. Grande impulso ha l'arte del giardino, con uno stile miniaturistico (Daitokuji, Tenryuji, Saihoji, tutti a Kyoto) e un altro in cui l'estetica zen dà impulso anche a giardini senza vegetazione (detti karesansui, ad esempio il Ryoanji). Continuano le immagini in scultura di maestri zen, le uniche ad avere qualche vitalità in quanto la scultura decade e rifugia nella ripetizione. La pittura invece vede il trionfo dello stile paesaggistico cinese a macchie di inchiostro (suiboku o sumi-e) in cui il tentativo di penetrare il senso della realtà con mezzi semplici porta ad opere di grande modernità. L'artista più importante è il monaco Sesshu che supera i maestri cinesi per il vigore delle sue opere, ma vi si affiancano altri pittori importanti come Soami, Shubun, e Geiami. Nascono anche le scuole Kano e Tosa che avranno successo in seguito fondendo la pittura cinese con lo Yamato-e e creando uno stile vivace e adatto alla decorazione di edifici. La nascita della cerimonia del te porta a un grande sviluppo delle arti minori soprattutto con la produzione di ceramica assai sobria, utensili e teiere in metallo con decorazioni raffinate a rilievo. Sempre alla metallurgia dobbiamo le spade, che venivano ampiamente esportate in Cina e armature ormai perfezionate e in equilibrio tra funzionalità e decorazione. Anche i tessili sono molto belli, soprattutto i costumi per il teatro No. Anche le maschere laccate per questo teatro sono assai pregevoli.

MOMOYAMA (1573 - 1615)
Detto in storia dell'arte anche Azuchi-Momoyama, è un periodo di guerra civile, ma che vede il primo contatto tra il Giappone e l'Occidente. E' un periodo che introduce motivi che resteranno anche nel periodo successivo e altri che vivono una breve stagione.
E' il caso dei castelli, che fondono la tecnologia bellica derivata dall'impatto delle armi da fuoco e alla conseguente modifica delle strategie, con il proliferare di feudi. Attorno a questi castelli, che sono spesso posizionati in altura, si raccoglieranno le prime vere città del Giappone. I castelli superstiti sono parecchi, ma la maggior parte o è incompleta o è stata restaurata o addirittura ricostruita. L'esempio più importante è il castello di Himeji detto dell'Airone Bianco, per il colore delle mura. Altri castelli, come Nijo o Osaka, fatti costruire dagli shogun, diventano dei veri e propri palazzi. E' questo il periodo d'oro della pittura profana, con il dominio di Kano e Tosa e in cui le grandi pareti dei castelli danno modo a questi artisti di dipingere vaste composizioni decorative, spesso su fondo dorato. Da questo periodo si ha l'uso di ricoprire i pavimenti di stuoie (tatami). I templi decadono e il loro stile architettonico segue i modelli precedenti. Anche la scultura continua il suo ripetere di motivi senza particolari novità. In pittura ha grande rilievo il pesaggio, anche in elementi isolati come nel caso del kacho-ga (pitture di fioti e uccelli), dipinti su paraventi e porte scorrevoli e in cui dominano Kano Eitoku, Kano Motonobu, Kano Sanraku, ma al di fuori di questa scuola va citato il grande Hasegawa Tohaku, il massimo esponente della scuola cinese. Assai interessanti sono poi le prime immagini di Europei, raffigurati con stile tendente al grottesco, ma con spirito di osservazione, sui namban-byobu (paraventi dei barbari del sud). Le arti minori producano una varietà di ricchi oggetti, lacche, tessuti, i kimoni più belli sono fatti in questo periodo, spade, e soprattutto ceramica. Infatti il tentativo di Hideyoshi di conquistare la Corea porta in Giappone ceramisti coreani che ad Arita (nel Kyushu) danno il via alla storia della porcellana Giapponese da esportazione. Si perfeziona la ceramica per il te con la creazione del tipo raku, ancora prodotto oggi. Continua ancora la produzione di lacca maki-e, con spruzzature d'oro su fondo nero e motivi di tipo decorativo dello stesso tipo di quelli sui tessuti.


TOKUGAWA o EDO (1615 - 1868)
E' il periodo in cui il Giappone si isola dai contatti di oltremare e molti aspetti della sua cultura si cristallizzano. Ma il nascere di una classe "borghese" porta delle novità di gusto che portano a fenomeni artistici popolari, assai conosciuti anche in Occidente.
In architettura non vi sono particolari novità strutturali o planimetriche, ma i primi decenni del periodo vedono ancora esempi di raffinata architettura (villa imperiale di Katsura a Kyoto) e notevoli giardini, soprattutto ad opera di Kobori Ensho. Ma la sgargiante arte Ming unita a elemeti occidentali dà vita anche ai barocchi e pesanti templi di Nikko, in cui le qualità migliori dell'architettura giapponese si perdono. La struttura delle case è ormai quella attuale e gli edifici sono spesso a due o tre piani a Edo e Kyoto. Molta attenzione e riservata alle finestre e alle porte e il legno non è verniciato. L'abilità scultorea si trasferisce in piccoli oggetti come piccole statue devozionali, guardie di spade (tsuba), lanterne da giardino e soprattutto netsuke (bottoni che bloccavano la cordicella di attaccatura alla cintura del kimono degli inro, i portamedicine), scolpiti in legno o avorio in una varietà incredibile di figure umane e animali. Gli inro sono a forma di cilindro piatto e laccati in modo semplice e raffinato. I tessili mantengono un elevata qualità così come spade ed armature, anche se la decorazione prevale sulla funzionalità. Tutti i generi di arte popolare fioriscono comprese bambole e marionette del teatro bunraku.
La pittura annovera generi prediletti da aristocratici, cittadini, letterati e stili misti. Al primo appartengono i pittori Kano e Tosa che annoverano ancora artisti importanti come Tan'yu e nuove scuole come la Sotatsu-Korin e la Shijo-Maruyama. Lo stile prediletto dai letterati è la pittura cinese di stile Ming, mentre i cittadini appoggiano l'arte delle incisioni su legno. E' il grande periodo dell'Ukiyo-e che dalle prime immagini in bianco e nero di Moronobu e la sua scuola, passa con Harunobu alla stampa a colori (nishiki-e, pittura broccato) e i cui artisti più noti in Occidente sono i "5 grandi", Kiyonaga, Utamaro, Sharaku, Hokusai e Hiroshige. I soggetti prevalenti erano belle donne, case di appuntamento, attori del kabuki e, in seguito a leggi suntuarie, nell'ultimo periodo, paesaggi. Infine i pittori di transizione sono quelli, come Kaigetsudo Ando e Miyagawa Choshun, che pur usando tecniche dell'arte ufficiale scelgono soggetti affini a quelli dell'Ukiyo-e.


MEIJI - TAISHO (1868- 1925)
E' il periodo che vede l'occidentalizzazione del Giappone e di conseguenza l'accoglimento di uno stile nuovo, che in questo periodo produce spesso prodotti ibridi. Si vede soprattutto nell'architettura dove edifici tradizionali si accostano ad edifici europei di stile eclettico, cioè copie di edifici europei di periodi diversi. Si costruiscono anche edifici, come il teatro kabuki di Tokyo di stile tradizionale, ma in cemento. Nelle altre arti si continuarono a produrre netsuke e ukiyo-e con colori acrilici accanto all'apprendimento di scultura e pittura europei insegnati da Ragusa o Fontanesi. La pittura ad olio si diffonde e piano piano si formano gruppi di artisti che aderiscono alle varie correnti dell' arte occidentale del '900. Anche nelle arti minori c'è l'introduzione di disegni è tecniche occidentali, ma accanto vi è una ripresa di tecniche tradizionali, soprattutto per la ceramica e la lacca. Questi orientamenti caratterizzano anche l'arte contemporanea, dove stili occidentali ed artigianato giapponese convivono e spesso danno origine ad esperienze nuove, di valore assoluto, soprattutto nel campo dell'architettura (Kenzo Tange ne è l'esempio più noto)