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Albert John Lutuli

Discorso: La strada della libertà passa attraverso la Croce

Testo di un discorso pubblico tenuto dal Capo Lutuli nel novembre 1952 quando il governo lo licenziò dalla carica di Capo in quanto aveva rifiutato di dimettersi dall’African National Congress (ANC).

 

Sono stato dimesso dalla carica di Capo della Tribu Abase-Makolweni della Riserva Missionaria di Groutville. Presumo che questo sia stato fatto dal governo generale nella sua carica di Capo Supremo della gente “Nativa” dell’Unione del Sud Africa salvo quelli della Provincia di Cape. Sono stato democraticamente eletto in questa posizione nel 1935 dalla gente della Riserva Missionaria di Groutville e la mia nomina fu approvata e resa effettiva dal Governatore Generale.

 

Trent’anni a bussare invano

Prima di essere un capo sono stato un insegnante per diciassette anni. Negli ultimi trenta anni o quasi, mi sono sforzato con tanto zelo e pazienza di lavorare per il progresso ed il benessere della mia gente e per la loro armoniosità di relazione con gli altri settori della nostra società multi etnica nell’Unione del Sud Africa. In questo sforzo sono sempre stato alla ricerca di quella gente liberale giustamente stimata come sentiero di moderazione. Dopo questo lungo periodo di tempo ho, anno dopo anno,  dedicato volentieri ore del mio tempo a certe organizzazioni ecclesiali e loro varie confessioni come la Christian Council of South Africa, the Joint Council of Europeans and Africans e con la scomparsa Native Representative Council.

Nel fare così cioè guadagnando diritti ed opportunità per la cittadinanza per il libero sviluppo del popolo Africano, chi mi negherà che quei trenta anni della mia vita sono stati spesi a bussare in vano, pazientemente, moderatamente e modestamente ad una porta chiusa e sbarrata?

Quali sono stati i frutti di tutti questi anni di moderazione? C’è stata qualche reciproca tolleranza o moderazione da parte del governo, sia esso Nazionalista o del Partito Unito? No! Al contrario, gli ultimi trenta anni hanno visto il più grande numero di leggi restrittive dei nostri diritti e del nostro progresso finchè oggi abbiamo raggiunto lo stadio in cui non abbiamo affatto diritti: niente terra adeguata per la nostra occupazione, per il solo nostro patrimonio, il bestiame, in diminuzione, nessuna sicurezza abitativa, nessuna occupazione decente e remunerativa, più restrizione di libertà di movimento con i permessi, regole di coprifuoco, misure di controllo dei flussi; in breve, in questi anni abbiamo testimoniato una intensificazione della nostra soggezione per assicurare e proteggere la supremazia dei bianchi.

 

Il nuovo spirito della gente

E’ con questa esperienza e con tutto il senso di responsabilità che, sotto gli auspici dell’African National Congress (di Natal), mi sono unito al mio popolo nel nuovo spirito che li muove oggi, lo spirito di rivolta aperta e decisa contro l’ingiustizia e che si esprime in un modo determinato e non-violento. Per via della mia associazione con l’African National Congress in questo nuovo spirito che ha trovato un’effettiva e legittima strada di espressione nella non-violenta Campagna di Resistenza Passiva, mi fu dato un ultimatum di due settimane dalla Segretary for Native Affaire (Segreteria per gli Affari dei Nativi) che mi ha chiesto di scegliere tra l’ANC e la direzione della Riserva Missionaria di Groutville. Essa ha presunto che la mia associazione con il Congresso nella sua non-violenta Campagna per la Resistenza Passiva fosse un atto di slealtà verso lo Stato. Non ero e non sono d’accordo con questa visione. Considerando la non-violenta Resistenza Passiva come non rivoluzionaria e, quindi, una più legittima e umana tecnica di pressione politica per gente a cui sono state negate tutte le forme effettive di sviluppo costituzionale, non ho visto alcun conflitto reale nella doppia direzione del mio popolo: guida di questa tribù come Capo e leader politico nel Congresso.

Non vedo alcun motivo per dimettermi da entrambe. Questa mia posizione quale risultato del mio licenziamento dalla direzione della tribù potrebbe sembrare pazzesca e deludente per alcuni, europei e non, liberali e moderati con cui ho lavorato in molti di questi anni e con cui spero ancora di lavorare. Questo non è avere un piede in due scarpe ma “un lancio più lontano nel profondo.” Li invito ad unirsi a noi  nel nostro inequivocabile pronunciamento di tutte le legittime aspirazioni degli Africani e nella nostra ferma posizione contro l’ingiustizia e l’oppressione.

 

Servi del popolo

Non desidero mettere in dubbio il mio licenziamento, ma vorrei suggerire che nell’interesse dell’istituzione del “capo tribù” in questi moderni tempi di democrazia, il governo dovrebbe definire più precisamente e rendere di maggior dominio pubblico lo stato, le funzioni e i privilegi dei capi.

La mia visione è stata, e ancora lo è, che un capo è innanzi tutto un servo del suo popolo. Egli è la voce del suo popolo. Egli è la voce del suo popolo negli affari locali. A differenza di un membro della Commissione Nativi, egli è parte integrante della Tribù e non un agente locale del governo. Nei limiti della lealtà è concepibile che egli possa votare e stampare le rivendicazioni del suo popolo anche se dovessero essere incompatibili col governo del momento. Può usare tutte le legittime e moderne tecniche per soddisfare queste rivendicazioni. È inconcepibile che i capi possano effettivamente servire il più ampio e comune interesse delle loro stesse tribù senza cooperare con altri leader del popolo tanto leader naturali (i capi) quanto leader eletti democraticamente dal popolo stesso.

Fu per consentire a queste associazioni più ampie che si intese promuovere gli interessi comuni nazionali della gente contro gli interessi puramente locali che il governo nel stabilire le regole di gestione dei capi non vietò loro dal prendere parte ad associazioni politiche per quanto quelle associazioni non fossero state dichiarate “dal ministro come sovversive o pregiudiziali nei confronti del governo costituito”. L’African National Congress, la sua non-violenta Campagna di Resistenza Passiva, possono essere una seccatura per il governo ma non sono sovversive finchè non cercano di rovesciare la forma ed il meccanismo dello Stato essendo solo stimoli perchè tutti i settori della comunità siano inclusi in una collaborazione col governo del paese su basi paritetiche.

 

Spirito di sfida

Le leggi e le condizioni che tendono a degradare la personalità umana – una forza data da Dio -  siano esse causate dallo Stato o da altri individui, devono essere implacabilmente opposte in spirito di sfida come mostrato da San Pietro quando parlò ai governi dei suoi giorni: “Ubbidiremo agli uomini o a Dio?” Nessuno può negare che fino ad ora ha riguardato i non-Bianchi nell’Unione del Sud Africa, ma leggi e condizioni possono abbondantemente degradare la personalità umana. Ogni capo forte della sua posizione deve combattere senza paura contro tali condizioni e leggi degradanti. Se il governo ricorresse a licenziare tali capi potrebbe ritrovarsi a licenziare molti capi o a fare in modo che la gente licenzi i capi dai loro cuori, quelli che sono indifferenti alle necessità della gente per paura di essere licenziati dal governo. Sicuramente il governo non può porre i capi in una posizione scomoda e soggetta ad invidia.

 

Rimarrò a lottare per una vera democrazia

Per quanto mi riguarda, con pieno senso di responsabilità e chiara convinzione, ho deciso di rimanere nella lotta per estendere i diritti democratici e le responsabilità a tutti i settori della comunità del  Sud Africa. Ho abbracciato la tecnica della non-violenta Resistenza Passiva per combattere per la libertà perché sono convinto che sia la sola via non-rivoluzionaria, legittima ed umana che possa essere usata dalla gente a cui sono negati, come lo sono a noi, gli strumenti effettivi e costituzionali per le aspirazioni future.

La saggezza o la pazzia di tale decisione io la rimetto nelle mani dell’Altissimo.

Quello che il futuro ha in serbo per me non lo so. Potrebbe essere il ridicolo, la prigione, il campo di concentramento, la flagellazione, l’esilio ed anche la morte. Prego solo l’Altissimo di rafforzare la mia risoluzione così che nessuna di queste brutte possibilità possa dissuadermi dallo sforzarmi di agire per amore del buon nome del nostro beneamato paese, l’Unione del Sud Africa, per costruire in esso una vera democrazia ed una vera unione in forma e spirito di tutte le comunità della terra.

L’unica pena che mi preoccupa a volte è quella del benessere della mia famiglia ma provo anche a questo riguardo a dire, in uno spirito di verità e resa incondizionata alla volontà di Dio così come la concepisco: “Dio provvederà”.

È inevitabile che nel lavorare per la Libertà alcuni individui  ed alcune famiglie debbano essere in prima linea e soffrire. La strada per la Libertà passa attraverso la CROCE.

 

MAYIBUYE!

AFRIKA! AFRIKA! AFRIKA!

 

 

 Medaglia della pace

 

Tratto da: African National Congress – Historical Documents il 16/08/2008

 

 

 

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