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Albert John Lutuli

Discorso: UN ONORE PER L’AFRICA

Discorso di accettazione al ricevimento del Premio Nobel per la Pace

Oslo, 10 Dicembre 1961

Vostra Maestà, Sig. Presidente, Signore e Signori qui presenti! In una occasione come questa le parole per una volta mancano. Questa è la più importante occasione non solo della mia vita ma di quella della mia cara moglie, Nokukhanya, che divide con me quest’onore. Per il suo incoraggiamento che mi ha dato, amici, ma non solo per il semplice incoraggiamento quanto per il supporto attivo, temo che lei stessa possa finire in prigione un giorno. Lei divide pienamente con me quest’onore. Ora, sig. Presidente, introdurrò umilmente il mio discorso di accettazione di questo grande onore. Un onore significativo che sento di meritare poco, Signore.

Mi sono impegnato a scrivere quello che volevo dire, procederò col leggerlo. Quest’anno, come in quelli precedenti, il genere umano ha pagato per il mantenimento della pace il prezzo di molte vite. È stato a causa delle sue attività nell’interesse della pace che lo scomparso Dag Hammarskjöld ha perso la sua vita. Del suo lavoro è stato scritto un grande resoconto, ma sono contento di questa occasione per esprimere quanto rimpiango che non sia con noi a ricevere l’incoraggiamento per questo suo servizio reso all’umanità. Potrei fermarmi qui ed interpormi, amici, per dire che stavo pensando a quella sfortunata occasione che ha portato alla morte di Dag Hammarskjöld. Ricordo che molte vite sono state perse in Africa, a partire da Livingstone uno dei primi. Vite di valore perse per redimere l’Africa. È significativo che sia stato in Africa, il mio continente natio, a dare la sua vita. Quante volte le sue decisioni di aiuto per prevenire una catastrofe mondiale saranno conosciute. Ci saranno molte occasioni in tal senso, sono sicuro. Ma non può esserci dubbio che abbia governato le Nazioni Unite durante una delle più difficili fasi della sua storia. La sua assenza tra di noi oggi dovrebbe essere una duratura lezione per tutti gli amanti della pace ed una sfida per tutte le nazioni del mondo ad eliminare quelle condizioni in Africa, e non solo, ma ovunque, che hanno portato alla tragica e prematura fine della sua vita. Questo, il devoto Capo Esecutivo del mondo.

Come avete potuto ascoltare, quando il Ministro degli Interni sud africano annunciò che sebbene soggetto ad un numero piuttosto inusuale di condizioni, mi è stato permesso di venire a Oslo per questa occasione, condizioni, Sig. Presidente, che mi hanno reso continuamente un uomo cattivo nella libera Europa. Egli ha espresso la visione secondo cui io non merito il Premio Nobel per la Pace del 1960. Tale è la magia del premio per la pace, che è anche riuscito a produrre un problema su cui sono d’accordo con il governo del Sud Africa. Non penso che ci siano molti problemi con sui io sia d’accordo. Sebbene per ragioni differenti.

E’ l’onore più grande nella vita di ogni uomo essere insignito del Premio Nobel per la Pace e nessuno che ne apprezzi il suo profondo significato può fuggire da un sentimento di insufficienza, e lo sento così molto profondamente, quando si è scelti per riceverlo. In questo caso, il sentimento è più profondo, non solo perché queste selezioni sono fatte da un comitato dei più eminenti cittadini di questo paese, ma anche perché trovo duro credere che in questo afflitto e oberato mondo potrei essere annoverato tra coloro i cui sforzi sono ammontati ad un notevole contributo per il benessere del genere umano. Riconosco, comunque, che nel mio paese, il Sud Africa, lo spirito di pace sia soggetto ad alcune delle più severe tensioni conosciute dall’uomo. Si, è inutile parlare del nostro paese come se fosse in pace, perché non può esserci pace in ogni parte del mondo dove ci siano popoli oppressi. Per questa ragione il Sud Africa è stato, e continua ad essere, il punto focale dell’attenzione mondiale. Considero quindi questo premio come il riconoscimento del sacrificio fatto da molte razze, particolarmente dal popolo africano, che ha resistito e sofferto così tanto e così a lungo. Può solo essere a nome del popolo del Sud Africa, di tutta la gente del Sud Africa, specialmente per la gente amante della libertà, che io accetto questo premio, che riconosco questo onore. Lo accetto anche come un onore non solo per il Sud Africa, ma per l’intero continente africano, per questo continente, Madre Africa. Per tutta la sua gente, per qualsiasi etnia, colore o credo possano avere, ed infatti, amici, mi piace dire, che poco tempo fa i miei avi tesero una mano amichevole alla gente europea quando venne in quel continente. Cosa sia successo all’estensione di quella mano solo la storia può dirlo e non è il momento questo per parlare qui dell’argomento, ma vorrei dire, mentre ricevo questo premio di pace, che la mano dell’Africa fu tesa. Se leggete la storia, fu una mano amichevole.

E’ un onore per la gente del mondo intero amante della pace ed un incoraggiamento per noi tutti a raddoppiare i nostri sforzi in questa battaglia per la pace e l’amicizia, e infatti, al momento attuale, abbiamo bisogno in questo nostro mondo di pace e amicizia. Questi stanno diventando degli articoli molto rari nel mondo. Per parte mia, sono profondamente conscio delle aggiunte responsabilità che questo premio comporta. Sento di essere stato reso rispondente al futuro del popolo del Sud Africa, se non c’è pace per la maggior parte di loro non c’è pace per nessuno. Come ho detto è inutile parlare di pace in tutti quei luoghi dove ci sono persone che ancora soffrono perché oppressi. Posso solo pregare, amici, che Colui che Tutto Può mi dia la forza per dare il mio umile contributo alla soluzione pacifica per il Sud Africa, e infatti, i problemi del mondo ci sono non solo nel Sud Africa o nell’Africa,  ma anche in altre parti del mondo dove ci sono tensioni e questi posti hanno un forte bisogno di pace tanto quanto ne abbiamo nel nostro continente e nel mio Sud Africa.

Fortunatamente, sono solo uno tra milioni di coloro che hanno dedicato le loro vite al servizio del genere umano, che hanno dato tempo,  beni e vita per assicurare che tutti gli uomini vivano in pace e speranza e mi piace dire qui che ci sono molti nel mio paese che stanno facendo in questo modo.

Ho già detto di aver accettato questo premio per conto di tutti gli amanti della libertà che lavorano giorno e notte per fare del Sud Africa quello che dovrebbe essere. È appropriato, Vostra Maestà, Sig. Presidente, a questo punto, menzionare il defunto Alfred Nobel a cui noi tutti dobbiamo la nostra presenza qui, e che, realizzando la Fondazione Nobel, pose la responsabilità del mantenimento della pace sugli individui. È così facile qualche volta nascondersi dietro i gruppi quando si fa molto poco per una causa. Qui l’accento è sull’individuo, così costruire la pace, non meno che la guerra, è una preoccupazione di ogni uomo e donna della terra, che siano in Senegal o a Berlino, a Washington o in una delle sconvolte città del Sud Africa. Per quanto umile sia un posto, per dare anche il suo contributo, ci si aspetta che dia il suo contributo alla pace. Ed è questa richiesta di qualità nelle idee del defunto Nobel che hanno conquistato al Premio Nobel per la Pace l’importanza ed il riconoscimento che esso gode. Infatti esso gode degnamente di questo riconoscimento universale. Nel periodo in cui la fine della guerra avrà ripulito la faccia della terra, gli ideali di Nobel non saranno semplicemente accettati o ammirati, saranno vissuti, con un’attenzione a quello che dovrebbe essere vissuto!

La figlia Albertina con un quadro del padre

E’ così facile ammirare una persona, ammirare quello che lui o lei sopportarono o sopportano, e ancora rifuggono dall’ignorare la missione di oggi. La sfida, amici, è per noi vivere gli ideali che Nobel provò a sostenere nel mondo così come sono reliquiaramente conservate nel Premio Nobel per la Pace ed in altri premi che ha lasciato in eredità al genere umano. Solo in questo modo il mondo, non solo risponde all’intero sforzo di Nobel, ma può anche  rassicurarsi contro l’auto-distruzione. Infatti la sfida è per noi rassicurare il mondo dall’auto-distruzione. Nel nostro contributo alla pace  dobbiamo essere risoluti nel dissolvere certi mali come l’oppressione, la supremazia dei bianchi e le discriminazioni razziali che sono tutti incompatibili con la pace e la sicurezza del mondo. C’è infatti una minaccia per la pace.

In certi ambienti si dubita spesso che la situazione in Sud Africa sia una minaccia alla pace; non c’è dubbio che ogni situazione in cui gli uomini devono combattere per i loro diritti sia una minaccia per la pace. Siamo incoraggiati a sapere, dalla vera natura del premio reso nel 1960, che nei nostri sforzi stiamo servendo i nostri confratelli in tutto il mondo.

Possa giungere presto il giorno in cui i popoli del mondo si sveglino ed insieme estinguano effettivamente ogni minaccia alla pace in quegli angoli del mondo in cui si possa trovare. Quando quel giorno verrà ci sarà “pace sulla terra e buona volontà tra gli uomini” come fu annunciato dagli Angeli quando quel grande messaggero di pace, Nostro Signore, venne sulla terra.

 

 

* Il premio fu riservato nel 1960 e distribuito nel 1961.

 

 

Tratto da: Sito ufficiale Premi Nobel – Discorso di accettazione il 16/08/2008

 

 

 

 

 

 

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