Attento da novizio alle riforme 

che a Gubbio spiega poi nel gran lavoro, 

Ubaldo calca a modo suo sulle orme 

portando negli scontri ogni ristoro. 

 

In mezzo al pullular di quei fermenti 

che danno già vicino il Barbarossa 

da Vescovo rileva gli sgomenti 

lanciando solitario la riscossa. 

 

Deposto alla sua morte sull'Ingino, 

il quindici di maggio da patrono 

riceve i ceri al muover del cammino. 

 

Il culto infin che passa oltre le mura 

e fa delle reliquie il suo trono 

lo attacca al tempo come una coltura.

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