Attento da novizio alle riforme che a Gubbio spiega poi nel gran lavoro, Ubaldo calca a modo suo sulle orme portando negli scontri ogni ristoro.
In mezzo al pullular di quei fermenti che danno già vicino il Barbarossa da Vescovo rileva gli sgomenti lanciando solitario la riscossa.
Deposto alla sua morte sull'Ingino, il quindici di maggio da patrono riceve i ceri al muover del cammino.
Il culto infin che passa oltre le mura e fa delle reliquie il suo trono lo attacca al tempo come una coltura. |