Tesi 6 
ATTUALITA' DEL SOCIALISMO

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socialismo

Il rilancio internazionale di una prospettiva socialista e rivoluzionaria, nella sua complessità, è il tema centrale, sinora rimosso, dalla rifondazione. "Un altro mondo è possibile": non come riforma del capitale ma come alternativa di sistema, come socialismo. Esso non risponde ad una petizione "ideologica", né riguarda solamente l'identità dei comunisti: risponde invece all'interesse generale delle classi subalterne, dei popoli oppressi, della larga maggioranza dell'umanità.

La crisi congiunta di capitalismo e riformismo rilancia l'attualità storica della prospettiva socialista come unica via d'uscita dalla crisi dell'umanità.

Nel quadro della crisi capitalistica e del dominio dell'imperialismo, tutte le questioni decisive che attengono alla condizione del genere umano e al suo futuro, non solo non possono trovare soluzione, ma sono destinate ad aggravarsi. Di converso tutte le esigenze e domande di emancipazione e liberazione cozzano sempre più entro la morsa della crisi con la proprietà borghese e la natura borghese dello Stato.

Le domande sociali più elementari (difesa dei salari, salvaguardia o conquista del lavoro, difesa delle protezioni sociali) si scontrano ovunque, quotidianamente, con gli opposti imperativi del profitto e della competizione globale.

Le rivendicazioni nazionali dei popoli oppressi, a partire dal popolo palestinese, confliggono sempre più, tanto più dopo il crollo dell'URSS, col monopolio del controllo imperialistico sul mondo e col più stretto allineamento ad esso delle stesse borghesie nazionali dei Paesi dipendenti.

Le rivendicazioni ambientaliste sono frustrate dalla crescente assimilazione della natura al mercato capitalistico e dallo spietato abbattimento dei costi indotto dalla crisi.

Le rivendicazioni di pace e antimilitariste confliggono più che mai coi venti di guerra del capitale, con le nuove rincorse coloniali, con il keynesismo militare degli Stati imperialisti.

Le stesse domande democratiche cozzano con le restrizioni delle libertà, le nuove spinte xenofobe, l'involuzione del diritto trascinati dalla crisi sociale e dalle intossicazioni belliciste.

Su ogni terreno e da ogni versante tutte le petizioni di progresso richiamano oggi obiettivamente un nuovo ordine del mondo, una nuova organizzazione della società umana, liberata dal capitalismo e dalle sue compatibilità. Non si tratta di chiedere al capitale di essere sociale, democratico, ambientalista e pacifico. Si tratta di impugnare ogni rivendicazione di classe, democratica, ambientalista, di pace, contro il capitale per il suo rovesciamento.

"Un altro mondo è possibile". Non come riforma del capitale, del tutto utopica e impossibile invece. Ma come socialismo: come abolizione della proprietà capitalistica; come acquisizione alla proprietà sociale dei mezzi di produzione, di comunicazione e di scambio; come organizzazione di una economia mondiale democraticamente pianificata in cui lo stesso modello di sviluppo possa essere ridefinito in base al primato della qualità della vita, dei bisogni sociali, della relazione con l'ambiente e tra i popoli. Nulla è più irrazionale di un sistema economico in cui la crescita della povertà (recessione e disoccupazione) viene determinata da un eccesso di ricchezza prodotta (sovrapproduzione). Nulla è più ipocrita di una celebrata "democrazia" internazionale in cui un pugno di duecento colossi multinazionali in lotta per il controllo dell'economia del mondo concentra nelle proprie mani un potere incontrollato e incontrollabile. Solo una rivoluzione socialista può cancellare queste autentiche mostruosità.

Lo stesso sviluppo impetuoso della scienza e della tecnica (nel campo dell'informatica, della biotecnologia…) pone più che mai l'esigenza di un nuovo ordine sociale mondiale. Asservite alla proprietà privata e agli imperativi del profitto, le innovazioni tecnologiche e scientifiche, fonte potenziale di nuovi orizzonti di progresso, si tramutano paradossalmente in strumenti di nuova subordinazione e di nuovo colonialismo (v. i brevetti).

Peraltro lo stesso indirizzo della ricerca scientifica e tecnologica, le sue strutture di gestione e finanziamento sono sempre più incorporati al capitale finanziario e ai consigli d'amministrazione delle grandi imprese, e quindi subordinati alle leggi capitalistiche. Solo un'economia democraticamente pianificata può dunque segnare una svolta storica nel rapporto tra l'umanità e la scienza. Solo abolendo la proprietà privata, solo affermando il controllo sociale di produttori e consumatori su "cosa, come, per chi produrre", in ogni Paese e su scala mondiale, sarà possibile liberare le straordinarie potenzialità della scienza per la vita della specie.

In definitiva il superamento della proprietà privata e del mercato - cioè l'essenziale del programma del Manifesto di Marx ed Engels - resta inevitabilmente un punto centrale della prospettiva comunista.

Certo: il recupero di questo programma generale non esaurisce, ovviamente, la rifondazione comunista. Il programma marxista va infatti continuamente sviluppato, arricchito sulla base dei mutamenti storici prodottisi e delle grandi esperienze del movimento operaio di questo secolo. Ma proprio l'aggiornamento del programma presuppone prima di tutto il suo recupero e il suo riscatto dalle profonde distorsioni di cui è stato oggetto.