Tesi 28 
PER UN MOVIMENTO DI MASSA DELLE DONNE

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Il PRC può e deve impegnarsi per lo sviluppo di un movimento di massa delle donne sul terreno della ricomposizione dell'opposizione di classe e anticapitalistica.

Negli anni Settanta l'ascesa della classe operaia italiana aprì un varco importante allo sviluppo del movimento delle donne. E a sua volta la lotta delle donne fece un'irruzione forte nel dibattito politico, nella cultura, nella società italiana, favorendo la maturazione di una esperienza di massa più avanzata sullo stesso terreno democratico e ottenendo anche risultati importanti, seppur limitati, dal punto di vista del costume e del diritto (v. legislazione sulle lavoratrici madri, L. 194/78).

Con gli anni Ottanta l'arretramento del movimento operaio trascinò con sé un'involuzione più generale della sensibilità democratica e della coscienza di massa e, con esse, un arretramento del movimento delle donne.

Ma soprattutto su quello sfondo si svilupparono nel movimento femminile orientamenti culturali di distacco progressivo dai temi sociali e di classe, di rifiuto della contraddizione capitale/lavoro, di ripiegamento intellettualistico-elitario. Le teorie idealistiche oggi presenti in una parte rilevante del pensiero femminista -che riconducono l'oppressione femminile a una radice biologica e a un codice simbolico maschile- nacquero in quel clima sociale e culturale.

Oggi l'inizio di una ripresa del movimento operaio, la crisi di egemonia delle politiche liberiste, l'affacciarsi di una giovane generazione, creano uno spazio nuovo per il possibile rilancio di un movimento di massa delle donne, capace di coinvolgere in primo luogo i settori più oppressi e sfruttati della popolazione femminile. E tanto più oggi il PRC deve impegnarsi in questa direzione fuori da ogni adattamento a espressioni elitarie del pensiero femminista.

Le politiche sociali dell'intera legislatura di centrosinistra hanno determinato un attacco profondo alle condizioni di vita di milioni di donne (Legge 40/98 del governo Prodi, Legge Bassanini del '97 a favore della sussidiarietà, purtroppo sostenute dal voto del PRC). Oggi il governo Berlusconi da un lato dà fiato all'arroganza del peggiore integralismo cattolico (v. l'attacco alla 194), dall'altro innesta il rilancio della "centralità della famiglia" su un ulteriore smantellamento dello Stato sociale. Attraverso detrazioni fiscali e assegni irrisori il nucleo familiare, cioè la donna, è incentivato a farsi carico di compiti di cura prima propri del Welfare State. La privatizzazione del sistema sanitario e degli asili nido va nella medesima direzione. Le donne sono costrette a subire doppiamente sulla propria pelle il carico di lavoro di cura nei confronti dei soggetti a rischio e marginalizzati di questa società (anziani, malati terminali, sieropositivi, portatori di handicap). E questo nel mentre subiscono come prime vittime l'attacco ai posti di lavoro (licenziamenti) e la compressione dei salari.

Da più versanti l'oppressione di milioni di donne ha sempre più un contenuto sociale riconoscibile e inequivoco.

Su Questo terreno va costruito un intervento di classe teso a ricomporre la più vasta opposizione di massa, a partire dalle donne. La lotta alle privatizzazioni e contro l'attacco allo Stato sociale; la lotta per il diritto al lavoro e per un salario garantito quando il lavoro non c'è; la lotta per il diritto alla salute garantito dal servizio pubblico e gratuito; la lotta per gli asili nido e contro la chiusura dei consultori, possono coinvolgere, in prima fila, i settori più oppressi della popolazione femminile. Ma è essenziale che il movimento operaio assuma queste tematiche all'interno delle proprie lotte come terreno di egemonia e ricomposizione. E che il PRC ponga queste tematiche congiuntamente all'interno del movimento operaio (contro ogni logica concertativa) e come ambito di sviluppo di un movimento di massa delle donne.

Il PRC ha il compito di monitorare tutte le espressioni di lotta delle donne, di radicarsi al loro interno, di lavorare a estenderle e unificarle. Ma costruendo sempre una connessione viva tra obiettivi immediati e prospettiva anticapitalistica, entro la logica transitoria. E quindi riconducendo ogni lotta delle donne al processo più generale di emancipazione della classe lavoratrice, per un'alternativa di società e di potere.