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La scuola è un terreno nevralgico dell'attacco dominante. Ma è anche un settore strategico per la ricomposizione del blocco sociale alternativo.

Il governo Berlusconi punta ad un autentico salto delle politiche reazionarie contro l'istruzione pubblica. Ancora una volta eredita le politiche sviluppate dalla legislatura di centrosinistra e i loro punti di sfondamento (si pensi alle scelte del governo D'Alema nel '98 in ordine alla parità scolastica) per estenderle e radicalizzarle contro l'insieme dei lavoratori della scuola e degli studenti, e contro l'interesse sociale delle classi subalterne. La scuola pubblica è colpita innanzitutto dai nuovi tagli operata dalla Finanziaria, direttamente travasati in investimento di guerra (5 mila mld); dalla programmata riduzione delle spese per il personale della scuola nell'arco di cinque anni, connessa anche ad una riduzione secca dell'occupazione nel settore; dall'estensione dei processi di "autonomia finanziaria" legati alla riduzione dei fondi pubblici; dalla programmata riduzione, da cinque a quattro anni, dell'istruzione superiore combinata con l'equiparazione della formazione professionale a liceo e istituti professionali, in funzione degli interessi d'impresa. Parallelamente il governo delle destre assume la rappresentanza diretta del blocco d'interessi della scuola privata, in piena sintonia col Vaticano, come articolazione del proprio blocco sociale di riferimento. La politica dei buoni scuola tende a generalizzarsi anche a livello territoriale per opera dei governi regionali. E il federalismo regionalista sottraendo allo Stato l'esclusiva competenza in fatto di istruzione cerca di produrre un vero e proprio sfondamento sia sul terreno della privatizzazione della scuola pubblica sia sul terreno complementare del privilegiamento della scuola privata, aziendale e confessionale.

Questo attacco alla scuola pubblica, combinato con l'analoga politica universitaria, è destinato tuttavia ad incontrare resistenze sociali crescenti. La scuola è il terreno su cui le politiche liberiste, persino nella fase della loro ascesa generale, hanno maggiormente faticato a conquistare un consenso sociale maggioritario. Oggi, nella nuova fase aperta dalla crisi più generale dell'egemonia liberista, la scuola si conferma come uno dei possibili terreni centrali di resistenza e controffensiva. La ripresa delle lotte degli insegnanti negli ultimi anni (dopo il lungo periodo di stasi intercorso dopo la stagione dell'87-'88) è rivelatrice di una controtendenza in atto, tanto più significativa a fronte della frammentazione della rappresentanza sindacale. Parallelamente, proprio l'affacciarsi di una nuova generazione sul terreno delle lotte trova un significativo riflesso nella ripresa del movimento degli studenti e soprattutto nel maturare al suo interno di più visibili spunti di politicizzazione. L'intersezione frequente tra movimento degli studenti e movimento antiglobalizzazione è sotto questo profilo indicativa.

Tanto più oggi i comunisti devono assumere la scuola come uno dei terreni prioritari di ricomposizione di un blocco alternativo anticapitalistico. Per questo il nostro partito non può limitarsi a sostenere e rivendicare lo sviluppo del movimento e dei movimenti contro le politiche reazionarie sull'istruzione, cosa naturalmente preziosa e insostituibile. Ma deve combinare la propria partecipazione alla costruzione attiva del movimento con una assunzione di responsabilità di proposta in funzione della ricomposizione unitaria della lotta e della costruzione di uno sbocco.

Occorre innanzitutto lavorare a una piattaforma unificante delle mobilitazioni che favorisca la ricomposizione di lotta tra insegnanti e studenti e leghi le rivendicazioni immediate a un programma più complessivo di alternativa di classe. La rivendicazione degli aumenti salariali per i lavoratori della scuola, della riduzione del numero massimo di alunni per classe e di classi per insegnante; lo sviluppo e risanamento delle strutture scolastiche; l'estensione della scuola pubblica (a partire dalla scuola per l'infanzia) e del suo servizio in rapporto alla popolazione adulta, agli immigrati, agli anziani; vanno nel loro insieme collegate all'obiettivo dell'abolizione di ogni forma di finanziamento diretto o indiretto, anche a livello di giunte locali (di centrodestra e centrosinistra), alla scuola privata e confessionale, alla prospettiva di una riacquisizione su basi pubbliche e gratuite di tutta l'istruzione, alla rivendicazione della tassazione progressiva dei grandi patrimoni, rendite e profitti, come fonte di finanziamento della scuola. Così la lotta contro lo smantellamento degli organi collegiali -promosso dal governo Berlusconi- va sviluppata non in una logica difensiva e conservativa ma in nome di una proposta di controllo sociale sull'istruzione pubblica basata sulla partecipazione degli insegnanti, degli studenti, dell'insieme della popolazione scolastica in alternativa al controllo delle imprese e dei loro interessi.

Congiuntamente i comunisti debbono avanzare la proposta di una unificazione del movimento studentesco in atto sul terreno dell'autorganizzazione democratica. Una situazione di atomizzazione del movimento e delle occupazioni, senza piattaforma unificata, senza un quadro democratico di verifica della rappresentatività delle diverse posizioni e proposte, sarebbe priva di sbocchi vincenti. Ed anzi spianerebbe la strada, come l'esperienza insegna, ai vertici dell'Uds e al relativo riflusso del movimento. Si può invece imparare dall'esperienza degli studenti francesi: proporre che ogni assemblea di scuola occupata designi democraticamente i propri delegati, permanentemente revocabili, e che i coordinamenti dei delegati, ai vari livelli, sino al livello nazionale siano la sede democratica di definizione della piattaforma rivendicativa del movimento. Solo così il peso delle diverse posizioni, organizzazioni ed aree sarà misurato dall'effettivo livello di rappresentatività democratica. Solo così potrà svilupparsi una vertenza nazionale vera tra movimento e governo. Solo così le stesse forme di lotta e la loro continuità saranno finalizzate su obiettivi chiari, rappresentativi, verificabili.