TESI 50 
ESSERE COMUNISTI, OGGI

vai a

partito

socialismo

L'identità comunista si declina, per un verso, come critica radicale del modo di produzione capitalistico, per l'altro verso come persuasione del suo superamento, verso la costruzione di una società fondata sulla volontà delle donne e degli uomini, e liberata dal profitto come motore dello sviluppo.

In questi anni, una intensissima campagna ideologica ha cercato di demolire il comunismo come valore e proposta attuale. Mentre la vulgata della "fine della storia" tendeva a delegittimare ogni istanza (e speranza) di mutamento dell'esistente, si "riscriveva" in questa luce l'intera vicenda novecentesca. In parallelo, l'anticomunismo tornava ad essere un segno distintivo delle classi dirigenti: sia nelle forme e nei linguaggi "viscerali" di Berlusconi sia con modalità apparentemente più contenute ("il comunismo è incompatibile con la libertà"). La resistenza, anche culturale, a questa campagna era e resta un atto della rifondazione comunista.
L'identità comunista nel tempo della globalizzazione si declina, per un verso, come critica radicale del modo di produzione capitalistico, e per l'altro verso, come convinzione politica che è possibile la costruzione di una società nella quale lo sviluppo economico, le relazioni sociali, la vita concreta delle persone sono determinate dalla volontà organizzata delle donne e degli uomini, invece che dal profitto, dallo sfruttamento, dall'alienazione della forma di merce.
Questa identità non nasce dalla pura ripulsa morale dell'esistente, e nemmeno soltanto dal rifiuto soggettivo delle innumerevoli ingiustizie che caratterizzano il mondo: si fonda sull'analisi di classe della società, delle soggettività che la pervadono, degli antagonismi "irriducibili" che la caratterizzano.
Centrale, proprio in quest'ottica, è il conflitto tra capitale e lavoro: non ci potrà essere alcun superamento del capitalismo, cioè della logica del mercato e dell'impresa, sè non ci sarà l'abolizione del lavoro salariato e la liberazione del lavoro. In questo senso, la nostra identità comunista resta imprescindibilmente connessa alla contraddizione di classe. Ma non è vero, di per se, che liberando se stessi gli operai liberano l'intera umanità. Il nuovo mondo che vogliamo costruire è un mondo dal quale sono bandite tutte le forme di discriminazione e di oppressione che il capitalismo globale eredita, aggrava e riproduce: quelle che vengono praticate in base al genere, all'origine geografica ed "etnica", alla generazione, all'orientamento sessuale, così come lo sfruttamento illimitato delle risorse e della natura. Dunque, senza un nuovo movimento operaio che unifichi dialetticamente le diverse soggettività antagoniste che il capitale determina oggi, non c'è liberazione umana.
Non c'è liberazione umana che possa prescindere dalla contraddizione di genere. Il femminismo ha prodotto in Italia, a partire dalla fine degli anni '60 una vera rivoluzione sociale, culturale e politica, costringendo uomini e donne a misurarsi con la questione di genere. Rifondazione comunista è chiamata a conoscere, ri-conoscere, approfondire e fare suo il pensiero femminista come parte ineludibile della rifondazione. Nello stesso senso, l'assunzione dell'ambientalismo è una scelta di fondo. Non si tratta di cercare una qualche forma di compatibilità tra sviluppo e ambiente. Non è neanche sufficiente un'altra idea di sviluppo. Serve, invece, una vera e propria alternativa di economia e di società che si sostanzia nella promozione di un ripristino e di un equilibrio dei grandi cicli ambientali, nella demercificazione dei beni ambientali comuni e collettivi (acqua, aria, energia e territorio), nella riterritorializzazione, nella riqualificazione del lavoro nella produzione di ambiente.