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capitale
Il processo di autovalorizzazione del capitale si modifica: crescita spettacolare della finanziarizzazione, intensificazione dello sfruttamento del lavoro, materiale e "immateriale" sussunzione diretta della scienza nel ciclo produttivo. Muta l'organizzazione del lavoro, con il superamento del modello taylorista. E l'espansione produttiva si articola in termini radicalmente inediti su scala internazionale.
E' intervenuta una modificazione nel processo di valorizzazione
del capitale, sia nel senso di un ulteriore, enormemente
accresciuto, processo di finanziarizzazione (tra il 1970 e il 2000
il volume degli scambi finanziari è passato da 20 a oltre 2000
miliardi di dollari, di cui 4/5 sono rappresentati da operazioni di
durata inferiore ai 7 giorni), sia perché è diventato relativamente
assai più incidente lo sfruttamento diretto e indiretto del lavoro
immateriale (dal campo dell'informazione a quello delle relazioni
umane) senza che sia venuto meno quello sul lavoro materiale; sia
perché assistiamo ad una diretta sussunzione dello sfruttamento
dell'ambiente e della natura, nonché della stessa vita vegetale,
animale e umana - attraverso un asservimento della ricerca
scientifica e delle sue applicazioni nel campo delle
biotecnologie.
E' intervenuta una modificazione
dell'organizzazione produttiva, dopo la crisi di quella basata sul
principio della produzione di massa per il consumo di massa che
aveva contrassegnato il ciclo fordista - taylorista - keynesiano,
con la tendenziale adozione di sistemi produttivi basati sul
principio del cosiddetto "just in time", ossia mutuati
dall'esperienza condotta nelle aziende Toyota in Giappone.
E' in
corso un'articolazione produttiva che non ha precedenti in fasi
pregresse di espansione internazionale del capitale e che permette,
a volte anche all'interno della stessa azienda e del suo indotto, di
far convivere, seppure in diverse zone geografiche, sistemi
produttivi post-fordisti, con la permanenza di quelli fordisti o
addirittura pre-fordisti e arcaici.