TESI 31 
LE DESTRE AL POTERE

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Il centrodestra al potere ha aperto una fase nuova e pericolosa, che va fronteggiata con un'opposizione sociale e politica risoluta. Per evitare che si trasformi in un vero e proprio regime.

Il passaggio di governo dall'Ulivo al centrodestra ha aperto in Italia una nuova e pericolosa fase politica. Tuttavia la vittoria delle destre del 13 maggio non costituisce di per sè l'avvio di un ciclo lungo o di un vero e proprio regime. Questo per almeno due ragioni: in primo luogo, perché si è trattato prima di una sconfitta dell'Ulivo che di una vittoria del Polo; in secondo luogo, perché comunque al successo politico ed elettorale del centrodestra non corrisponde un blocco sociale ad oggi maggioritario. La stessa unificazione elettorale realizzata dalla Casa delle libertà non ha dato vita ad un soggetto politico unitario della destra: al di là della leadership di Silvio Berlusconi, le destre erano e restano almeno due. Due tendenze, non due partiti; anzi, due anime che variamente convivono all'interno della stessa forza politica, talora in un impasto efficace, talora in un cocktail contradditorio Nel comune orizzonte neoliberista, l'una è internazionalista, americana, borghese, l'altra è localista, nazionale, populista.
Nasce qui l'incertezza che ha caratterizzato tutti i primi mesi del nuovo governo: realizzare uno sfondamento violento del blocco storico delle sinistre, con un'aggressione generalizzata all'intero sistema di diritti e garanzie sociali, oppure procedere con una tattica più graduale, di erosione continua e progressivo smantellamento delle conquiste (e degli istituti) del mondo del lavoro. Dopo una prima fase in cui l'atteggiamento prevalente è stato quello della prudenza, prende sempre più consistenza una linea che punta alla destrutturazione dello stato sociale, delle tutele del lavoro e degli istituti contrattuali, come si evince dalla volontà di modificare l'art.18 dello statuto dei lavoratori e le normative sul mercato del lavoro, così come dal decreto sul contenimento della spesa sanitaria.
Allo stesso tempo, si inviano segnali forti ai soggetti sociali più atomizzati, come i pensionati poveri e il "popolo delle partite Iva" e si sperimentano scelte estremiste sul terreno "dell'attacco alla civiltà", sul quale il consenso è già (o si ritiene) acquisito: come è avvenuto sulla legge dell'immigrazione, come, prima o poi, rischia di avvenire sulla legge 180, o sulla legge 194. Occorre inoltre segnalare come l'abbandono della concertazione nelle relazioni sindacali si accompagni ad un forte dialogo concertativo con le amministrazioni regionali all'interno della conferenza stato - regioni.
Nell'insieme, pur in un contesto in cui le contraddizioni interne alla borghesia si mischiano ad una forte dose di empirismo reazionario e di attenzione da parte di Berlusconi alla tutela dei propri interessi personali, il governo sta comunque agendo per operare una saldatura di un blocco sociale reazionario maggioritario, cementato da interessi materiali e dal tema della sicurezza. L'attacco sistematico alla magistratura, la richiesta di impunità per le classi dirigenti e la proprietà, la ripresa di un forte controllo sul territorio da parte della malavita organizzata, sono tutti aspetti - non coincidenti ma non privi di superfici di contatto - che caratterizzano questo processo. Occorre ora impedire, attraverso una dura lotta di opposizione sociale e politica, che si dia avvio ad un ciclo lungo di dominio delle destre o ad un vero e proprio regime. Solo la ripresa del conflitto e del protagonismo sociale possono infatti impedire a questo disegno reazionario di fare significativi passi in avanti.