TESI 27 
LA CRISI POLITICA

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Principale controriforma di questi anni, l'introduzione del sistema elettorale maggioritario ha aggravato la crisi della politica e imposto un bipolarismo dell'alternanza, unito a crescenti tentazioni bipartisan.

Sono le istituzioni repubblicane ad aver subito in questi anni le maggiori trasformazioni. In particolare dopo Tangentopoli abbiamo assistito ad una ossessiva riproposizione della centralità delle "riforme" del sistema politico, del meccanismo elettorale, dell'assetto dello Stato. Nel volger di meno di dieci anni, questo processo si è largamente affievolito, perdendo in spinta propulsiva e, soprattutto, in consenso attivo di massa, come hanno dimostrato tutte le ultime consultazioni referendarie. Ciononostante, ha prevalso tra le principali forze politiche un vero e proprio patto consociativo per consolidare il maggioritario, introdurre controriforme (di fatto) come la elezione diretta del presidente del consiglio, lavorare allo spezzettamento federalista del Paese, che sta già fungendo da leva privilegiata per lo smantellamento del Welfare.
Il bipolarismo ha determinato una grave involuzione della politica, in quanto tale, con i fenomeni ormai plurianalizzati della fine dei partiti di massa, della drastica riduzione della partecipazione, della leaderizzazione e personalizzazione crescente (che si è estesa a tutti i livelli istituzionali, dal parlamento nazionale alle municipalità ). Un processo degenerativo che non è nato e cresciuto nelle stanze dei Palazzi, ma nel cuore dei processi reali, della rivoluzione capitalistica di questi anni, che ha bruciato i residui margini di autonomia della politica, la sua funzione storica di mediazione tra interessi sociali e costruzione del consenso: il caso dell'imprenditore Berlusconi che "scende in politica", assume direttamente la gestione degli interessi propri e della propria parte, assume la leadership del governo è, da questo punto di vista, emblematico. Così come è significativa la tendenza di Confindustria a proporsi come soggetto governante del Paese, nonché come sede produttiva di ideologia e "disegno sociale".
In questo quadro, la debolezza dell'assetto politico bipolare viene supportata da una crescente tendenza consociativa e bipartisan, che si produce sulle scelte di fondo: guerra, politica internazionale, politica economica. Un altro fattore che aggrava la crisi di credibilità di cui soffrono la politica e la sua qualità democratica.
E tuttavia l'assetto attuale non costituisce, a tutt'oggi, un esito stabile per il Paese. Non solo non ha realizzato uno dei suoi obiettivi essenziali, l'espulsione dalle assemblee elettive delle forze antagoniste, ma non è riuscito a dare vita a coalizioni solide e omogenee. Soprattutto, non ha costruito un'egemonia diffusa. Dal disgelo sociale dell'ultimo anno e dall'insorgere dei movimenti, è emersa una domanda di democrazia che conflige con ogni "normalizzazione" bipolaristica.