La guerra in corso ha i caratteri di un conflitto globale: non solo perché ha per teatro effettivo il pianeta, ma perché il suo vero obiettivo è la costituzione di un "nuovo ordine mondiale" unipolare. Di un governo autoritario della crisi.
Il feroce abbattimento delle Twin Towers, con migliaia di vittime
incolpevoli, e la desertificazione di Kabul, con altre migliaia di
vittime innocenti, ci restituiscono oggi una disperante immagine del
mondo, stretto nella spirale guerra\terrorismo.
Questa
situazione è definibile, appunto, come conflitto civile planetario,
non solo nel senso che ha per teatro l'intero pianeta e le sue
principali nazioni, come è accaduto nel '900, ma nel senso che ha
come vera posta in palio il governo della globalizzazione economica.
Anche per fronteggiare la crescita del "movimento dei movimenti",
questo governo tende a costituirsi nella forma di un inedito dominio
autoritario su scala mondiale: dove l'intreccio di espansionismo
militare, manovra diplomatica, ricatto geopolitico, controllo delle
risorse, appare inestricabile. In questo processo, è palese la
centralità politica, strategica e militare degli Stati uniti
d'America, unica superpotenza del globo. Ma la logica che presiede
al conflitto, e che lo agisce, non è certo riducibile a uno scontro
di tipo classico tra Stati nazionali e i loro contrapposti
interessi. In effetti, dal punto di vista politico, si va
realizzando un sistema di alleanze, pur conflittuale, pur a
geometria variabile, del tutto nuovo, che vede oggi schierati dalla
stessa parte gli Usa, l'Europa, la Russia, i regimi arabi "moderati"
e la Cina. Soprattutto, quel che va emergendo è un possente
meccanismo di inclusione, politica ed economica, in un più largo
sistema di relazioni a dominanza nordamericana. Esso, a sua volta
esclude i molti Sud, le diverse periferie, le resistenze variamente
antiliberiste e anticapitaliste del mondo. L'alternativa che viene
prospettata è drastica: o con il modello americano o nell'inferno
dell'inciviltà. Anche questo è un effetto che si tenta di rendere
stabile della nuova guerra del XXI secolo.