TESI 23 
LE CARATTERISTICHE DEL MOVIMENTO

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Il movimento ha natura mondiale e potenzialmente maggioritaria. Contesta l'ordine capitalistico, ma progetta anche nuove relazioni sociali e politiche (Porto Alegre). Ripropone in termini inediti la questione della democrazia, della partecipazione e dell'unità, come si è visto nell'esperienza del Social Forum. Non aggrega soltanto le nuove generazioni, ma componenti significative del movimento operaio.

Da questo dato centrale discendono le caratteristiche di fondo di questo movimento:

1) Ha caratteristiche mondiali; nasce da contestazioni specifiche ma immediatamente si è espresso a livello globale, cioè al livello di sviluppo del capitale.
2) E' potenzialmente maggioritario, in quanto tende a formare una grande alleanza per l'umanità che partendo dagli esclusi del pianeta (e ponendo il problema della terra, della sovranità alimentare e del cibo come diritto universale), si propone come motore aggregativo di tutte le soggettività sociali e correnti di pensiero che non si rassegnano ad un sistema di violenza e di mercificazione delle relazioni umane, sociali e statuali. Da questo punto di vista fondamentale è potenzialmente presente, anche se non ancora pienamente operante, la consapevolezza del carattere fondativo delle contraddizioni di genere nei processi di emancipazione e liberazione umana.
3) Esprime, a partire dalla contestazione di fondo degli aspetti caratterizzanti l'attuale modello di accumulazione capitalistico, una carica anticapitalistica e mette in discussione il pensiero unico. Le categorie culturali in cui il movimento esprime la propria opposizione al neoliberismo sono certo assai variegate ed assistiamo ad una grande diversificazione e ricchezza di linguaggi e di riferimenti ideologici e culturali. Del resto dopo anni di deserto culturale, dominati dal pensiero unico e dal fallimento dell'esperienza dei socialismi reali, è del tutto normale che la critica al capitalismo si esprima attraverso una notevole dose di empiria e non sia sistematizzata compiutamente. La crisi del comunismo ha reso possibile anche la marginalizzazione culturale di larga parte degli strumenti analitici del marxismo ed è compito nostro - nella prospettiva della rifondazione comunista - quello di ricostruire strumenti analitici, utilizzabili a livello di massa, che pongano la critica all'economica politica alla base della contestazione al neoliberismo e al mercato.
4) Il movimento non si è limitato ad una azione contestativa ma in questi anni si è cimentato nella costruzione di proposte di modifica qualitativa degli attuali assetti sociali. Il Forum di Porto Alegre ha rappresentato uno snodo significativo di questo percorso e ha costruito una piattaforma che da un lato oltre a porre problemi di redistribuzione del reddito mette in discussione nodi di fondo dell'assetto capitalistico (pensiamo alle questioni relative alla socializzazione della proprietà intellettuale e delle risorse fondamentali come l'acqua) e dall'altra costituisce la potenziale base di unificazione progettuale dei diversi soggetti sociali coinvolti nel movimento (dalle questioni del lavoro a quelle dalla terra, dell'ambiente, del genere, del consumo) ponendo il problema del ridisegno delle condizioni della produzione e della riproduzione sociale.
5) Ha riproposto in termini inediti la questione della democrazia e della partecipazione, mettendo in discussione le forme classiche della rappresentanza sempre di più svuotate dalla concentrazione verso il vertice della piramide del potere globale, mettendo al centro i nodi della democrazia diretta, del controllo popolare dal basso, la costruzione di spazi pubblici che siano al contempo forme di partecipazione e luoghi di pratiche economico-sociali alternative. Questa volontà di riappropriazione dei processi decisionali che passa per una critica della politica come attività separata e ripropone una politica come impegno personale, pratica dell'obiettivo, controllo sociale, autogestione, ha al centro sia una forte connessione tra il dire e il fare che il superamento della tradizionale dicotomia tra tattica e strategia, della politica dei due tempi. Da questo punto di vista il movimento pone - ovviamente senza averlo compiutamente risolto, nemmeno per sè - un problema radicale di riforma della politica. Il movimento eredita cioè quel lento accumulo di elaborazioni ed esperienze avvenuto nel corso degli ultimi venti anni nei mondi dell'impegno civile, dei saperi sociali democraticamente strutturati, dell'associazionismo, del volontariato.
6) Ha espresso - in particolare nell' esperienza del Genoa Social Forum - una significativa capacità di costruire forme nuove di coalizione tra diversi, dando vita ad un "patto" paritario tra oltre 1000 associazioni, partiti, sindacati, che ha permesso la costruzione del percorso di manifestazioni che abbiamo conosciuto e di governare positivamente le differenze sia di impostazione che di pratiche politiche che all'interno di queste si sono espresse.
7) Sempre l'esperienza genovese ha riportato al centro una caratteristica fondante il movimento: la coalizione che si era espressa a Seattle. La partecipazione al movimento di significative componenti del movimento operaio organizzato, a partire dalla FIOM e dall'insieme del sindacalismo autorganizzato ed extraconfederale, è stata infatti una caratteristica centrale dell'appuntamento genovese. Questo fatto positivo e su cui dobbiamo investire fortemente in termini politici e organizzativi non ci deve far pensare però che tutti i problemi siano risolti. La crisi strategica del sindacalismo confederale, imbrigliato nella concertazione e incapace di aprirsi realmente all'organizzazione dei lavoratori non garantiti, la forza che mantiene tutt'ora l'ideologia dell'impresa come unico modo di organizzare la produzione e lo stesso ricatto occupazionale che scaturisce dalla crisi del processo di globalizzazione ci segnalano che accanto ad evidenti e positivi segnali di "disgelo", permane un problema di ripresa allargata del conflitto sociale nel mondo del lavoro e di coinvolgimento più forte dello stesso dentro il movimento "antiglobal".