La catena

Racconto scritto da Gramsci su :
"Il Grido del Popolo", n. 686, 15 settembre 1917

Ritorna a Gramsci racconta

Il signor Borghesi, padrone di casa, è seriamente preoccupato.

 Suo figlio gli domanda danari per fare un viaggio di piacere all’estero;
 sua figlia langue dal desiderio di possedere una magnifica collana di perle, senza la quale non può gareggiare in eleganza con le sue rivali.

Il signor Borghesi è un ottimo padre di famiglia. 

Vorrebbe accordare alla sua prole queste piccole gioie, ma in questo momento è senza quattrini. 

Pochi giorni prima ha fatto grandi spese.

 Previdente formica, ha raccolto nella sua cantina e nel granaio una discreta quantità di tutte le eccellenti cose che oggi sono così rare e il cui prezzo è diventato il nemico dei comuni mortali. 

Certo, non ha inquietudini per l’inverno:

 il burro, le uova, la carne salata e la farina bianca abbondano in casa sua: 

due tonnellate di carbone sono nascoste sotto un cumulo di stracci, ma tutto ciò gli è costato caro ed egli si trova momentaneamente senza quattrini.

Dopo aver ben riflettuto, finalmente il signor Borghesi ha trovato la soluzione del problema, e il suo largo viso si rischiara:

Aumenterò i fitti: 
è semplicissimo  dice tra sé.

L’idea è buona e viene messa in esecuzione.

Al piano terreno c’è un negozio di biancheria. 

Il negoziante pensa subito al modo migliore di recuperare questa passività inattesa, procuratagli dall’aumento del fitto. 

Dopo lunghi calcoli decide di licenziare uno dei suoi impiegati, di diminuire di 20 centesimi per camicia e di 10 centesimi per cravatta il salario delle operaie e di sopprimere il caro viveri che il personale era riuscito a strappargli. 

Prese queste decisioni, egli respira più liberamente.

Così, quindici operaie dovettero lavorare un’ora di più al giorno per guadagnare il primitivo salario.

 L’impiegato licenziato aprì un negozietto, fece cattivi affari, si rovinò ed emigrò finalmente nel Canadà.

Un secondo negozio è tenuto da un salsicciaio. 

Il rincaro del fitto procura dei grattacapi anche a lui: ma anch’egli trova una magnifica soluzione al problema. 

— Nessuno vede ciò che metto nelle mie salsicce-,

 dice tra sé. 

-Mettendovi meno carne e più bucce di patate, mi rifarò del maggior fitto-. 

Nessun sentimentalismo nel commercio.

Al primo piano alloggia un ricco pensionato.

 Sulle prime si incollerisce un po’, ma riacquistato il sangue freddo, decide di dimettersi da una società di beneficenza, di non sottoscrivere più al "Momento", di sopprimere il latte al mattino alla donna di servizio e di fare la spesa da sé, per tentare di comprare più a buon mercato.

Allo stesso piano abita un avvocato. 

Una istitutrice impartisce lezioni private a sua figlia. 

L’onorario dell’istitutrice vien diminuito di dieci lire al mese.

 Essa perciò non può più dare lezioni gratuite al figlio del portinaio, e si rassegna a non comprare un mantello, di cui aveva bisogno, sperando che l’inverno non sia molto rigido.

Un giovane contabile abita con sua madre al secondo piano.

 L’aumento di fitto è per lui una rude sorpresa. 

Cerca invano un’occupazione per la sera; infine, disperato, domanda al principale un aumento di salario. 

Il principale strilla, e l’impiegato avendo insistito, viene licenziato e deve accettare altrove un lavoro ancor meno rimunerativo, per non morir di fame.

Un medico che alloggia di fronte al contabile, viene chiamato in soffitta dove abita un operaio da lungo tempo malato. 

Domanda cinque lire per visita, quantunque sappia che la moglie dell’ammalato gli dà i suoi ultimi quattrini e si trova priva di ogni mezzo. 

Ma il medico non può più a lungo fare il benefattore: il fitto è stato talmente rincarato!

Un pubblico funzionario abita al terzo piano. 

Finora è stato un impiegato onesto e a nessun costo si sarebbe lasciato corrompere. 

Ma le condizioni dell’esistenza diventano sempre piè difficili: bisogna pur vivere. Così si propone di non lasciar più passare le occasioni che possono procurargli una buona mancia.

Una famiglia d’operai dimora nel medesimo piano:
 essa si decide a cedere una delle tre camere dell’appartamento ad un muratore.

Poco tempo dopo i tre bambini di questa famiglia muoiono per difterite.

 Il dozzinante era stato visitato da un parente lontano i cui figli erano ammalati e che propagarono l’infezione.

Un calzolaio è alloggiato nelle soffitte, vicine all’operaio moribondo. 

Quando ricevette l’avviso che gli annunziava il rincaro dell’affitto, decide di mandare suo figlio come manovale in una fabbrica, invece di fargli trascorrere un periodo di garzonato come prima aveva disposto; 
quanto al garzone le sue porzioni al desinare potrebbero dirne qualcosa...

La catena continua così all’infinito.

 E perché tutti questi rivolgimenti?

 Perché il figlio del padrone di casa voleva fare un viaggio e la figlia voleva comparsi una collana di perle per far morire di invidia le sue amiche.

Ritorna a 
"I racconti di Nonno Gramsci"